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Autore: Sabry_Narumaki89    23/04/2013    2 recensioni
Tom Orvoloson Riddle ha sedicanni, già dopo cinque anni alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è diventato tra i migliori e splendidi studenti di tutti i tempi. Ma nessuno sa cosa questo ambizioso ragazzo dall'aspetto affascinante tiene nascosto dentro di sè. Nessuno sa quanto è oscuro e malvagio il suo cuore. Nessuno, tranne i suoi fedeli compagni che sono per lui come dei ammiratori che provano per lui inestimabile rispetto e approvazione, arrivando fino ad amarlo e temerlo allo stesso tempo.
Cosa sarà mai successo, nella fantasia di qualcuno, in quei giorni quando il fatidico Lord Voldemort aveva appena sedicanni?
In questi capitoli racconterò secondo la mia fantasia, le giornate, i pensieri, i sentimenti stessi che forse il vero Tom Riddle non avrà mai provato... ma chi lo sa? Potrebbe anche esistere un amore segreto che nessuno ha mai scoperto.
ps:Tom Orvoloson Riddle Alias Frank Dillane
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Quando tutti gli studenti della casata serpeverde si rifugiarono nelle proprie lenzuola, Tom, seduto sulla sua poltrona preferita a rigirare la sua bacchetta bianca ed affilata tra le dita, si ritrovò di fronte i suoi numerosi ammiratori che lo guardavano eccitati. I loro nomi, Walden Macnair, Bellatrix Lestrange, Antonin Dolohov e quel nanerottolo grottesco di Peter Minus. Loro erano solo una parte degli ammiratori. Non sempre aveva l’umore giusto per avere così tanta gente in mezzo alle scatole. Ma doveva agire d’astuzia, se li sarebbe tenuti buoni perché un giorno gli avrebbero fatto comodo. Un giorno sarebbero stati i suo seguaci. Aveva già tutto architettato nella mente.

Bellatrix si sporse verso di lui con gli occhi spalancati. << Tom? >> Tom era del parere che quella ragazza non si sarebbe mai stancata nell’osservarlo ed ammirarlo. Il più delle volte aveva colto sul fatto i suoi occhi che lo squadravano da capo a piedi, lei guardava a terra imbarazzata con un pizzico di pazzia, che era secondo Tom, il pregio migliore in lei. Si era spesso chiesto se oltre all’ammirazione c’era dell’altro. Alzò lo sguardo penetrante su di lei.
<< Hai qualcosa da dire Bellatrix? >>

Lei affogò un risolino frenetico. << A cosa stai pensando? >>

Tom fece scivolare l’indice e il pollice sulla lunga bacchetta che emanava energia oscura. << Prova ad indovinare…>>

Si piegò su se stessa con la braccia strette al grembo. << Pensi di provvedere al comportamento di quel lurido…sporco…stupido…Mezzosangue..?? >> La sua voce era un sibilo che avrebbe dato i brividi a chiunque ma non a lui.

Tom sorrise freddamente. << Bellatrix, fai attenzione cara, qui dentro ci sono occhi e orecchie, chiunque potrebbe ascoltarti… >>

La ragazza incurvò il labbro in un espressione dispiaciuta. << Mi dispiace…hai ragione Tom… >>

Si comportava così quando si sentiva rimproverata, ovviamente solo da lui.

Tom si sporse verso di lei e le prese dolcemente il mento facendole sollevare il viso. << Non ti devi scusare, ho fatto solo un osservazione… >>

L’attenzione di Bellatrix scese tra le sue labbra carnose. << Sì… >>

Tom si ricompose inchiodando la schiena al sedile della poltrona.

Walden e Antonin lo guardarono sempre più sorpresi e ammaliati dalle sue inaspettate rispettabili gesta. Un flash back si frappose nel cervello di Tom, socchiuse gli occhi. Improvvisamente si rivolse a Peter con fare brusco. << Peter dato che sei qui a non fare un accidente vai a vedere se nell’armadietto porta segreti ci sia una bottiglia di vino bianco Palatios! E spicciati! >>

Peter Minus chinò la testa divenendo rosso sulle guance. << Sì, Tom come desideri… >>

Walden e Antonin si alzarono in sincronia per allontanarsi per qualche istante, sapevano quando era ora di tirare aria. Mentre Bellatrix puntò gli occhi dritti a terra infilando le mani tra le ginocchia.

Tom puntò sulla sua fronte, poi lo sguardo andò oltre trafiggendola. Bellatrix aveva detto bene. Doveva provvedere a Thomas Flerik. Quel sudicio Mezzosangue aveva osato guardarlo di sbieco e si era preso pure dell’interessante, si era addirittura preso le sue scuse, le sue, le scuse di Tom Orvoloson Riddle, e qualche oretta fa nella sala comune, dove adesso sedevano loro, blaterava qualcosa ai suoi amichetti di cui i nomi erano Martin Swiht e Tetra Lowmn, e di tanto in tanto si voltava nella sua direzione in modo da fargli perdere ancora di più la ragione. No… non c’era ragione al mondo che quel fetente topo di fogna potesse respirare ancora a lungo. Lo odiava a morte, lo odiava quanto odiava suo padre. Il mostro che c’era in lui lo stava supplicando di farlo uscire. Non adesso… ma lui insistette. Si voltò verso le scale che portavano alla camera da letto. Dove lui era forzato a dormire nella stessa dimora dove Thomas Flerik, il Mezzosangue dormiva. Per fortuna le notti spesso rimaneva sveglio a pensare, pensare e a pensare.

E se salissi per quelle scale… con un incantesimo facessi cadere gli altri studenti nelle più totali profondità del buio… se arrivassi svelto e silenzioso come un serpente… se nella notte pronunciassi senza rumore la più terribile delle maledizioni… la maledizione senza perdono… se come un serpente annientassi il mio nemico… quanto potrebbe essere facile? Quella succulenta scena si formava sempre più velocemente nella sua testa, era come se in quell’attimo l’anima avesse abbandonato il suo corpo, tu resta lì immobile… via, via, la sala comune si allontana dalle sue spalle, i gradini sono freddi, ma la sua anima ammalata d’odio lo è ancor di più, la sua anima fantasma trova chi stava cercando nella mente del suo corpo appartenente, luridi Mezzosangue… la pagherete… questo mondo non appartiene a voi… e lui non vi appartiene e non vi apparterrà mai… solo io posso farlo appartenere a me… nessun’altro avrà questo potere… io metterò fine alle vostre disonorate esistenze… un fascio di luce verde ricordò che l’oscuro, non arrivava mai troppo tardi. 

  
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