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Autore: Ever Lights    23/04/2013    5 recensioni
"«Aver paura di amare è come aver paura di vivere ogni singolo giorno della propria vita. Io non voglio che tu abbia timore di amarmi, Bella, perché qui», presi la sua mano e me l'adagiai sul cuore. «sento di provare davvero qualcosa per te. Non so se è amore, o se è qualcosa di differente, ma so che è positivo. Per questo voglio che tu sappia che desidero provarci. Desidero scoprire cose nuove, con te. Mi lascerai provare, per favore? Hai tu la chiave del mio cuore.»"
L'amore può voltarti le spalle come offrirti una mano. Un trentenne, due figlie, una relazione finita. Una donna, un passato da dimenticare, incubi che tornano a galla. Qualcuno metterà il proprio zampino per sconvolgere le loro vite.
E se, in più, il destino decidesse che le carte in tavola vadano cambiate e rimescolate?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ascolta il tuo cuore ♥
Capitolo 13: Abbiamo stanotte, chi ha bisogno di domani?.


BELLA.

L’unica cosa che in quel momento volevo davvero, era che la notte non finisse mai.
Non quando trascorreva in uno dei modi più dolci e romantici che potessero esistere, non quando la persona che ti amava ti era accanto e non quando tutto era perfetto.
Edward mi carezzò la spalla, guardandomi intensamente negli occhi. La sua espressione era carica di amore, mi colmava totalmente, sia il cuore, sia l’anima, ma anche fisicamente.
Avrei voluto congelare quell’immagine per poterla portare sempre con me, ovunque io andassi, ma mi si era impressa nella mente e non c’era modo per eliminarla, e di quello ero felice.
Finalmente avevo trovato qualcuno che mi amasse per quello che ero, che mi accettasse per i miei pregi e difetti, paure e insicurezze.
Non mi serviva nient’altro che Edward, quella notte. Lui mi bastava, mi rendeva felice, e mi soddisfaceva.
Sarebbe potuto crollare il mondo, ma ero fra le sue braccia, felice, appagata, pronta a vivere ancora e ancora, al suo fianco.
Eravamo solo io e lui, avvolti dall’oscurità, con ancora qualche candela accesa, che osservai fino ad addormentarmi abbracciata a Ed, scaldata dal battito del suo cuore.


Battito.
Respiro.
Un secondo battito, un secondo respiro.
Quel ritmo non dava segno di finire, io non avevo alcuna voglia di aprire gli occhi.
Un bacio sulla nuca, una carezza sulla spalla, un sussurro nell'orecchio.
Il fruscio delle lenzuola, spiragli di luce, attimi che scorrono.
Non riuscivo a credere di star vivendo davvero, almeno non di nuovo, non come una volta.
Qualcosa mi sfiorò la fronte, finendo poi fra le ciocche disordinate di capelli.
Fa' che questo bellissimo sogno non finisca qui.
«Ehi...»
Sentii un soffio proprio sopra le mie labbra, ma la voglia di non aprire gli occhi era enorme tanto quanto quella di rivedere il suo viso a pochi centimetri dal mio.
«Vuoi rimanere qui tutto il giorno?»
D'istinto sorrisi, strizzando gli occhi. Fosse stato per me, non avrei mai interrotto quel momento, così perfetto e speciale come pochi nella vita.
«Per me non ci sarebbe problema... Se usassimo il tempo per cose molto utili.»
Colsi nella voce di Edward quel pizzico di maliziosità che mai prima di allora mi era capitato di scorgere. Poche volte aveva fatto battutine a doppio senso, eppure in quell'attimo subito capii che era cambiato qualcosa, nel giro di qualche ora.
La sua mano scivolò lungo il mio addome, procurando così un leggero solletico; le altre dita si intrecciarono fra i miei capelli, le sue labbra si posarono sul mio collo per poi scorrere lente fino alla giuntura delle prime costole allo sterno.
Inarcai di poco la schiena, sfiorando la sua. «Mh...»
Percepii il suo respiro sul profilo della mia mascella, la sua bocca sul mio mento, le sue mani in giro per il mio corpo, ma in ogni caso non aprii gli occhi.
Lentamente, mi mordicchiò il lobo, e rise vedendo che non dicevo nulla. In quel momento, cercai a tentoni il suo petto con la schiena, e quando lo trovai mi ci adagiai contro.
«Allora vuoi veramente passare la mattinata a letto...»
Stropicciai il naso e presi con delicatezza la sua mano che era adagiata sulla mia spalla. «Ti prego...»
Sentii un fastidio molto accentuato, ma non ancora fastidio, dove posai il palmo aperto di Edward, nel tentativo di placare quel disturbo.
«Okay, allora riposati, amore.» Evidentemente, aveva ben capito cosa avevo, e del perché non reagivo alle sue intenzioni.
Ascoltai con poca attenzione le sue parole che scorrevano sopra il mio collo, e che si sperdevano nell'aria intrisa di vaniglia.


EDWARD.

Il mio cuore aveva preso a palpitare quasi con la stessa velocità dei battiti d'ala di un colibrì, facendomi sentire leggero, leggerissimo.
E tutto quello era accaduto nel giro di poche ore, così veloce da farmi perdere completamente la cognizione del tempo e la ragione, rendendomi instabile, ma estremamente innamorato.
Sì, ero innamorato, follemente innamorato. Mi ritrovai a paragonare Bella con Tanya, ed erano distanti anni luce l'una dall'altra.
Anche fisicamente, erano molto diverse.
Una bionda, e altra bruna. Una con gli occhi chiari, azzurri cristallini come il cielo terso estivo, l'altra con due pozze di cioccolato fondente fuso, con qualche pagliuzza dorata all'interno.
Psicologicamente, erano come il sole e la luna. Tanya, decisamente eccentrica e intenta a essere sempre al centro della situazione, impaziente per tutto, frettolosa, permalosa e soprattutto, era un cane che si mangiava continuamente la coda.
Bella, la ragazza modesta cresciuta in una famiglia che poteva darle tutto, ma non chiedeva mai nulla; insicura, dolce, sensibile, impacciata ma riusciva a essere perfetta in ogni sua azione.
Era chissà quante volte meglio di Tanya.
Vederla riposare, con il lenzuolo leggero appena posato sopra il suo corpo candido e minuto, era uno spettacolo indescrivibile, sembrava quasi una bambola di porcellana; il respiro si era fatto regolare, il viso, così rosso e affannato fino a qualche ora prima, adesso era di nuovo sereno e roseo, con un piccolo sorriso sulle labbra.
Ero pronto a poter rivivere lo stesso senso di benessere di qualche ora prima, ma quando lei mi aveva chiaramente fatto intendere che non se la sentiva, avevo deciso di lasciar perdere. Doveva essere sfinita, lo avevo intuito da quel suo gesto così dolce ma che suonava come un'implorazione: il fatto che mi avesse preso una mano e strofinata proprio dove qualche ora prima c'ero stato io, aveva dichiarato il suo stato d'animo.
Le carezzai i capelli lunghi sparpagliati sul cuscino bianco; se ne stava prona, con le braccia intrecciate sotto il guanciale. Storse leggermente il naso, per poi voltarsi dall'altra parte.
La sveglia segnava le otto e trenta; flebili raggi di sole filtravano attraverso le persiane, ancora chiuse, e disegnavano forme sulla schiena nuda di Bella. Le posai un bacio tra le scapole, e un altro in mezzo alla schiena; rabbrividì ma non si mosse, e la lasciai riposare.
Dovevo sembrare uno scappato di galera, vista la nottata passata a fare tutt'altro che dormire.
Continuai a pensare per un tempo infinito a quello che era successo durante la notte. Non mi ero mai sentito così vivo, nemmeno quando stavo con Tanya, e fare l'amore – fatta eccezione per gli ultimi mesi, era qualcosa di appagante ma anche liberatorio.
Con Bella, era tutta un'altra storia. Non c'era stata fretta, tutti i gesti erano stati a lungo pensati, non ci furono riconsiderazioni, dubbi, paure. Ci sentivamo liberi, non costretti in una morsa; avevo amato Bella fra le mie braccia come non avevo mai fatto con nessuna donna prima.
Le sue labbra, i suoi movimenti, i suoi sospiri, i nostri gemiti confusi nell'aria impregnata di vaniglia, che per ore aveva reso l'atmosfera ancora più romantica. Le mie mani sul suo corpo, le nostre bocche vicine e congiunte, le frasi sussurrate a fior di pelle.
Strisciai silenziosamente in cucina, deserta e illuminata dalla luce del sole che entrava dalla grande portafinestra affacciata sul terrazzo.
Decisi di preparare qualcosa per colazione, certo del fatto che, quando si sarebbe svegliata, Bella avrebbe confabulato il suo desiderio di cibo, come tutte le mattine.
Amava i pancake che, assiduamente, mi chiedeva e che io le cucinavo; ne andava letteralmente pazza, e se non ci fossi stato io, tutte le volte, a calmarla, ne avrebbe mangiati a tonnellate.
Cucinare senza avere brusii attorno era rilassante ma allo stesso tempo dava quella tipica idea di solitudine, che io odiavo. Accesi la radio che tenevo sempre a portata di mano, impostando il volume a livelli molto bassi, giusto per avere un sottofondo musicale che mi tenesse compagnia.
«Mh, che buon odore.»
Sussultai quando sentii una voce estranea, e quando mi voltai trovai Bella proprio sull'uscio, che si aggiustava la camicia – la mia camicia, e che si sistemava i capelli arruffati.
«Buongiorno, dormigliona.» Le sorrisi, e ricambiò il gesto; il mio cuore perse un battito, vedendola così... felice.
«Buongiorno.», borbottò, stropicciandosi gli occhi, ancora appiccicati dal sonno. Sotto la camicia, indossava un paio di slip chiari; i bottoni della maglia erano sfalsati, ma non glielo feci notare né se ne accorse.
Quando si avvicinò di più, le sfiorai con la punta delle dita la pancia, giocherellando con il tessuto; prese la mia mano fra le sue e si accostò a me, poggiandosi al mio petto.
Come due calamite, le nostre labbra si scontrarono, prima delicatamente, poi presero a inseguirsi sempre più.
«Sto morendo di fame.» Bella si staccò, massaggiandosi lo stomaco.
«Allora siediti, su.», la incalzai, spingendola leggermente verso il tavolo. Le diedi il piatto colmo di frittelle, passandole poi la salsa di acero e la cioccolata fusa.
«Secondo me, tu sei dotato di telepatia.», gorgogliò, prendendo con la forchetta il primo boccone. «Riesci sempre a capire cosa voglio.»
Risi, prendendole il mento fra le dita. «È un dono naturale, mademoiselle.»
«Dici?», sorrise, posando un veloce bacio sulle mie labbra. Annuii convinto, ammirando i suoi bellissimi occhi. «Oh, già.»
Versò sopra i pancake una generosa dose di cioccolato fuso, fissandomi. Forse pensava che avrei dovuto dirle “basta così”, eppure non lo feci. Ultimamente mangiava più del solito, e a me non interessava, perché se lei era felice così, lo ero anche io.
«In ogni caso, sono venute veramente buone.»
Sorrisi, e preso da uno strano istinto, adagiai la mia bocca contro la sua, macchiata di cioccolato. Rispose al bacio, e subito l'unico neurone che era rimasto sano, nella mia testa, se ne andò a farsi benedire.
«Mh, sulle tue labbra sono ancora meglio.», sussurrai e lei lasciò andare le posate per circondarmi il collo con le mani.
«Sul serio?»
«Oh, beh», mormorai, carezzandole la pelle tesa dell'addome. «Puoi ben scommetterci.»


BELLA.

Di sicuro, il buongiorno si vedeva dal mattino, senza ombra di dubbio. Anche se non avrei mai pensato da un risveglio così dolce, perfetto, come solo Edward poteva regalarmi.
Non era la prima volta che mi ritrovavo con una marea di farfalle nello stomaco, che svolazzavano imperterrite, facendomi sentire così insicura di me stessa.
Era successo tante volte, quando stavo con Christian, di non sentirmi mai veramente pronta ad accoglierlo, ad amarlo, eppure lui era così sereno, tranquillo... Quasi non se ne accorgeva. E quindi dovevo lasciarmi andare, lasciarmi colmare dai suoi modi bruschi, fingere, a volte, di provare veramente piacere... Una delle cose più infami che mai potrebbero capitare in una coppia.
Ma Edward... No, lui non ci riusciva, neanche se lo avessero mai pagato avrebbe deciso di amarmi con le cattive maniere; lo avevo capito la sera prima, quando aveva acceso tutte quelle candele, quando l'aroma di vaniglia circondava i nostri corpi, aveva lasciato al caso che tutto accadesse naturalmente, amorevolmente, liberamente.
Poter sentirmi viva, dopo tanto tempo, era una specie di sollievo; poter amare di nuovo era un miracolo, sapermi accettare per quel che ero era una benedizione, lasciarmi amare era la fine del mondo, tutto quello che potevo veramente desiderare.
E ce l'avevo, finalmente. Tra le mani, nel corpo, nella mente.
Nel mio cuore, che ora batteva impazzito, sotto il tocco speciale di quell'uomo che tanto mi amava.
«Edward...», ebbi la forza di mugolare, ma lui mi zittì posando le labbra sulle mie.
«Shh, non dire nulla.», mormorò, portando le mani sotto le mie cosce. Mi sollevò, dolcemente, per poi adagiarmi sopra il bancone della cucina.
Era come essere in un film, dove i personaggi fanno sesso in cucina, noncuranti del fatto di poter essere visti o scoperti. Sì, con Edward era una cosa del genere, ma nessuno ci avrebbe visto né scoperto, e soprattutto non avremmo fatto sesso, ma ci saremmo amati come due persone che si conoscono da anni, come due anime perfettamente uguali.
Percepire la sua bocca contro la mia era come poter bere nel deserto, era una specie di droga, qualcosa da cui diventi dipendente, da cui non vorresti mai separarti.
«Hai freddo?», sussurrò, vedendomi rabbrividire. Scossi il capo, carezzandogli le mani che teneva sui miei fianchi.
Continuammo a baciarci, stringendoci a vicenda, sfiorandoci e accarezzandoci. Qualche secondo dopo, ci ritrovammo sul letto sfatto, con le mani in giro per il corpo, i capelli scompigliati, il fiato corto.
Le sue dita sfilarono agili i bottoni dalle asole, delicatamente abbassò la camicia. Con i polpastrelli percorse il profilo dello sterno, il suo respiro bruciava sulla mia pelle.
Lasciò una scia di baci lungo tutto l'addome, gli strinsi le spalle, chiusi solo gli occhi.
«Che c'è?»
Mi accarezzò la spalla ormai nuda, costringendomi a guardarlo. «Niente.»
Adagiò le labbra sulle mie, mordendomi quello inferiore. Poco dopo, ci ritrovammo completamente esposti allo sguardo dell'altro; posò un dolce bacio sul collo, la sua mano mi carezzò una coscia.
«Non ti senti indolenzita? Non hai nemmeno un po' di dolore?»
Scossi il capo, mentendo spudoratamente. Il fastidio al basso ventre continuava a essere accentuato, ma non mi importava, non quando Edward mi accarezzava, baciava, toccava in quel modo.
La sua bocca tornò sulla mia e amabilmente, dolcemente, perfettamente e semplicemente si unì a me. I nostri corpi combaciavano come due tessere di un unico puzzle... Un'altra prova del fatto che ci completavamo, insieme.
«Ti faccio male?»
Edward, il solito iperprotettivo, che si preoccupava di tutto, anche in un momento come quello...
Non risposi e lasciai che ci amassimo nel migliore dei modi, gemendo sulla bocca dell'altro, accarezzandoci, mormorando parole sconnesse.
«Ti ho già detto quanto ti amo?», sussurrò contro il mio collo, sprofondando sempre di più dentro di me. Ridacchiai fra i gemiti, arpionandogli le spalle per riuscire a mantenere quel minimo di lucidità.
«Sì, amore...»
La sua mano scivolò fra le mie cosce, sfiorando appena il punto dove eravamo uniti, di nuovo. «E allora te lo ripeterò per sempre.»
Mi baciò entrambi i seni, e sussurrò “ti amo”.
Mi pizzicò la pelle del ventre, e mormorò “ti amo”.
Posò le labbra sulle mie, in un dolce e lento bacio, e disse “ti amo”.
Mi prese le mani, chiudendo gli occhi quando il piacere fu troppo elevato, e emise un “ti amo” appena accennato.
Mi guardò negli occhi, e pronunciò “ti amo”.
Appoggiò il capo sul mio seno, affannato, il fiato spezzato, il corpo imperlato di un leggero strato di sudore. Presi ad accarezzargli i capelli ispidi sulla nuca, socchiudendo gli occhi per godere appieno di quel senso di felicità e appagamento che mi pervadeva, che mi faceva sentire leggera.
Rimanemmo in silenzio, ad ascoltare i nostri respiri tornare regolari, a sfiorarci delicatamente, a percepire il cuore dell'altro battere all'impazzata.
«A cosa pensi?», fece ad un certo punto Edward, sollevando il capo dal mio petto, per osservarmi meglio. Non incrociai il suo sguardo, ma rimasi a fissare il soffitto, con quel sorrisino ebete sul viso.
«A quanto sono felice...», mormorai appena, sospirando. Uscì da me e improvvisamente mi sentii vuota, ma mi voltai per poterlo vedere.
Con i polpastrelli, mi toccò la guancia, baciandomi lievemente. «Ti amo.»
«Anche io...» In quel momento, una lacrima, una traditrice, solcò silenziosamente la mia gote, andandosi a scontrare contro le dita di Edward.
«Ehi, perché piangi?», si allarmò ma io scemai la situazione con un gesto confuso del capo, asciugandomi la guancia con il dorso della mano.
«Perché sono felice.», sussurrai, ridendo. «Sono solo felice, perché ci sei tu.»
Salii a cavalcioni su di lui e quello che successe poco dopo fu l'ennesima prova di quanto ci amassimo. Le mani di Edward su di me, gli ansimi, le spinte... Tutto fu perfetto, di nuovo, e lo sarebbe sempre stato, in realtà. Lo amai, e lui amò me, come se fossero stati gli ultimi istanti insieme; godemmo appieno della presenza della persona che ci completava, ricordammo ogni istante per quanto prezioso fosse, ci sfiorammo con amore, aspettammo l'altro nel riprendere fiato, ci tendemmo la mano quando fu necessario, ci dicemmo “ti amo” quando ne sentimmo il bisogno, ci guardammo quando non trovammo le parole per definire quello che provavamo. Tracciai la forma del suo cuore sul petto, mi carezzò la spina dorsale calcando ogni piccola fessura tra le vertebre. Gli sfiorai le labbra con delicatezza, mi toccò con passione ma con il timore di farmi male.
«Grazie.», mormorai sul suo petto, posando un piccolo bacio proprio sopra il suo cuore. Mi guardò perplesso, la sua mano disegnava cerchi sulla mia schiena nuda.
Eravamo sudati, bollenti e ancora ansimanti, ma poco importava, nessuno dei due voleva rovinare quel momento dividendosi.
«Mi sono perso qualcosa?»
Risi per la sua ingenuità che lo rendeva proprio un bambino, ma anche quello era una piccola parte di lui, e io la amavo, così come amavo Edward.
«Grazie per aver reso la prima volta così speciale, grazie per avermi amata e resa unica come mai prima di adesso, grazie per avermi aspettata, e non aver indugiato un secondo su di me.»
Mi prese il volto fra le mani, gli occhi lucidi, la fronte madida di sudore. Le sue labbra tornarono sulle mie, toccandosi lentamente e inseguendosi.
«Un “grazie” è troppo banale, mi sa.», sussurrò quando ci staccammo per riprendere fiato. «Però penso che basti farti sapere che ti amo, e farei qualunque cosa per te...»
Sorrisi alle sue parole e con amore mi lasciai baciare e coccolare di nuovo, sotto la fievole luce che penetrava dalle finestre.


«Penso che dovremmo darci una lavata.», borbottò Edward, asciugandosi il viso umido.
Ridacchiai, pensando a quello che era successo poco prima... Di certo, non era colpa mia se si era lasciato andare “un po' troppo”.
«Allora prima mi lavo io, poi facciamo a cambio.», dissi, cercando di alzarmi ma lui mi bloccò.
«No, non vai da nessuna parte.» Mi afferrò per il braccio e mi fece ricadere tra i cuscini, procurando così un fiotto di risate da parte mia. «Io avrei un'altra idea...»
Nella sua voce ritrovai quella nota maliziosa e ben preso le sue labbra si impossessarono delle mie, e le sue mani trovarono subito i punti più sensibili del mio corpo.
«Edward...», mugolai mentre la sua bocca tracciava su tutto il seno una scia bollente. «Dai, ora basta.»
Non mi ascoltò e anzi proseguì per la sua strada, scendendo sempre più giù. «Amore, non possiamo...»
«Non c'è nessuno che ci corre dietro.», mormorò, tornando sopra i miei seni. «E direi che abbiamo tutta la giornata a nostra disposizione.»
Sospirai e, a malincuore, scivolai via da sotto la sua presa; sul suo volto comparve una smorfia indignata, il labbro di sotto divenne sporgente, proprio come quello di un bambino a cui è stato tolto il lecca-lecca.
«Dai, Bella...», provò a persuadermi, ma quella volta riuscii ad alzarmi e a fissarlo con attenzione... Anche se lui era intento a fissare ben altro.
«No, niente “dai, Bella”.», risi, baciandogli il naso. «Vado di là.»
Ero quasi sull'uscio, pronta a dirigermi in bagno, quando comparve alle mie spalle e mi circondò i fianchi con le braccia. «E non vuoi nemmeno sentire la mia proposta?»
Alzai il sopracciglio, voltandomi. «Pensavo fosse dissuadermi e finire con fare sesso un'altra volta.»
«Intanto non è sesso, ma fare l'amore.», borbottò sulla mia bocca. «In ogni caso, la mia idea era di fare il bagno assieme.»
Scossi il capo, alzando gli occhi al cielo. «Gesù, Edward, ma non ti stanchi mai?»
Rise dell'esasperazione nella mia voce. «Peccato che non volessi farlo di nuovo, ma solo stare un po' con la donna che amo, giusto il tempo di farle due coccole...»
Sorrisi e gli carezzai la guancia, intenerita. «Oh...»
Sembrò arrossire un poco, poi mi prese la mano e mi condusse in bagno, dove preparò la vasca, riempiendola di acqua calda e versandoci dentro il suo bagnoschiuma preferito, quello per cui davo di matto... Non per niente amavo l'odore della pelle di Edward.
«Ora sei più rilassata?», mi chiese non appena adagiai la schiena al suo petto, immersi nel vapore che aleggiava nella stanza. Annuii convinta, intrecciando le mie dita alle sue. «Sì, sto decisamente meglio.»
Mi baciò i capelli, per poi stringermi. «Ti fa tanto male?»
Capii a cosa si riferisse. Forse stava ripensando a quello che era successo prima, in camera da letto...
«Un po'... Amore, perdonami per prima.», sussurrai, imbarazzata per il discorso.
«Non dirlo. È... colpa mia, è solo colpa mia se è successo, davvero. Non potevo andare a immaginare che...»
Mi voltai e posai il dito sulle sue labbra, così da non lasciargli il tempo di terminare la frase. «Shh... Sto bene, okay? Fa... un po' male, è vero, ma capita, giusto?»
Abbozzai un sorriso, che lui subito ricambiò. Era vero, nessuno di noi due poteva pensare che potesse farmi del male, ma era stato totalmente involontario...
«Sì, in teoria sì, ma...»
«... ma è stato perfetto, chiaro? Non ti incolpare.», conclusi io per lui, sfiorando il profilo della sua mascella. «Io non avrei mai potuto andare che sarebbe andata meglio di così...»
«Avrei voluto non rovinare tutto.», borbottò, abbassando lo sguardo, che subito alzai. «Edward, ti prego, no. Non hai rovinato niente, come devo dirtelo?», quasi sbottai, perché era testardo, peggio di me. «Io... dio, sono così felice, perché non lo capisci? Ieri notte, oggi, prima, ho capito quanto ti amo, ho capito cosa sei tu per me.»
«Lo sai cosa vorrei poter dirti, Bella. Lo sai che per me è la stessa cosa, ma dovresti essere infuriata con me.»
Mi scansai dalle sue braccia, facendo uscire l'acqua dalla vasca. «No! Non lo sono! Edward, pensi che tu sia l'unico che ha fatto male alla propria donna donandogli piacere? Facendo l'amore? Nel farla sentire totalmente e incondizionatamente amata?»
«Non in quel modo, però.», aggiunse, incrociando le braccia al petto.
Ora cominciava davvero a farmi arrabbiare. «Cavolo, ora giuro che prendo le mie cose e me ne vado, se continui in questo modo. Tu, tu non mi hai fatto nulla, okay? Era un po' di sangue, niente di che, cosa vuoi che sia stato? Mi hai fatta stare bene, prima, mi hai fatto sentire la donna più felice della Terra, mentre ero nelle tue braccia, mentre eri dentro di me, mentre sentivo l'amore sprigionarsi in ogni mia cellula del corpo. Come te lo devo dire?»
I suoi occhi verdi si illuminarono, e le sue mani presero le mie, facendomi avvicinare di nuovo a lui. «Per me è stata la stessa cosa, amore...»
«E allora perché continui ad incolparti?»
Sospirò. «Non lo so... Amore, davvero, non lo so.»
Catturai le sue labbra in un bacio veloce, per poi sorridergli. «Allora smettila, e goditi questo momento, okay?»
Tornai al mio posto, carezzandogli le mani lisce, mentre lui mi baciava il collo, la nuca, le spalle.
Mi lasciai insaponare, e gemetti quando si soffermò in alcuni punti. Lo maledetti mentalmente quando le sue mani finirono fra le mie cosce, accarezzando delicatamente quel tratto di pelle, e anche quando mi prese fra le mani il seno, ma solo per pochi secondi. Dopotutto, aveva promesso, non saremmo di nuovo finiti sotto le coperte a sudare, anche perché il bagno si sarebbe rivelato inutile.
«Stavo pensando...», mormorai, squarciando il silenzio attorno a noi. «Stavo pensando al mio passato.»
«A che parte?» Ed mi baciò la spalla, accarezzandomi l'addome e le gambe.
«A quando stavo con Christian.», buttai lì e di colpo, lui si fermò. Le sue mani rimasero ferme sulle mie ginocchia, le labbra si scostarono dalla mia pelle.
«E perché?», domandò, aggiustandomi i capelli umidi. «Perché?»
«Perché... perché con lui non è mai stato così.», borbottai, e davanti ai miei occhi rividi i tempi passati con quell'uomo: le urla, le minacce, le liti, le sue mani addosso a me, ma non mi accarezzavano, no, affatto. Vidi il suo volto nei ricordi, e qualche lacrima sfuggì al mio controllo.
«Con lui la prima volta è stata... terribile. Non avevo sentito nulla, avevo pianto dal dolore, avevo perso sangue, avevo avuto bisogno di giorni per riprendermi e per poterlo rivedere. Le volte dopo furono migliori, ma mai al massimo dell'amore; mancava sempre quella punta di qualcosa, che non ho mai trovato stando con lui.»
Mi girai, per guardare meglio Edward; il suo volto era piegato da una smorfia di disgusto, gli occhi si erano spenti, il respiro si era fatto pesante all'improvviso.
«E poi... C'è stato quel terribile periodo, lì non sapevo più cosa fosse l'amore, quali fossero i miei sentimenti verso Christian...»
Abbassai il capo, intristita e completamente alla deriva, ma Ed calmò velocemente il mio animo. «Non ci devi più pensare, okay? È acqua passata, non ti farà più del male, amore mio.»
«Ma con te, è tutto diverso», singhiozzai, sorridendogli. «Con te ogni cosa è diversa. Quando mi tocchi, quando mi baci, quando sei dentro di me... Niente è come prima, nulla. Ieri notte, mi sono sentita di nuovo me stessa, ho sentito di nuovo quella parte della vecchia Bella tornare dentro di me. Ho capito di aver bisogno di te come non mai, perché ti amo, perché adoro tutto di te, e...»
Con urgenza, come a placare quel lamento, Edward premette la sua bocca contro la mia, ma sempre con dolcezza. Le mie mani si intrufolarono fra i suoi capelli, le sue sulla mia schiena; mi spinse a cavalcioni sul suo bacino, premette il mio petto contro il proprio. Fu una necessità, un bisogno primitivo, quello di sentirlo così vicino a me, e probabilmente lo stesso era per lui.
«Io non potrei mai farti niente di tutto quello, chiaro? Niente, perché io non immaginerei mai di procurarti dolore o farti piangere... Okay, forse prima è stato diverso, ma non è stato intenzionale. Io ti amo, non so cosa farei senza di te.»
Gli carezzai le guance arrossate, le labbra gonfie così come le mie, e mi persi in quegli smeraldi luminescenti, che brillavano davanti a me. Con lui, non avevo paura, non ne avrei mai avuta.



Ero rimasta a fissare fuori dalla finestra per così tanto tempo che il sole, con il suo chiarore pallido, mi aveva stordito. Edward era uscito per andare a comprare qualcosa per cena, e io avevo deciso di aspettarlo a casa, anche perché il fastidio al basso ventre e alle gambe non aveva dato segno di miglioramento.
Il silenzio che si espandeva tra le pareti era assordante, fischiava, mi tappai le orecchie per provare sollievo, ma niente, non sparì, e divenne sempre più intenso.
Mi sentivo terribilmente sola; era come se all'improvviso il mio corpo fosse stato svuotato dal suo calore, come se all'improvviso fosse sparito il sole, come se fosse mancata una parte del mio corpo.
Eppure non era successo proprio nulla, mi ero solo separata per due secondi dalla persona che amavo... Ma era forse quello il sentimento che si prova quando si è veramente innamorati?
Per troppo tempo non l'avevo testato, dopo tutte quelle vicende terribili che perseguitavano il mio passato avevo decisamente scordato cosa volesse dire amare e essere amati...
Percorsi il salone lentamente, accarezzando tutti i mobili attorno a me; ognuno di loro sembrava volermi raccontare una parte della vita di Edward, di Meredith, della loro famiglia, di tutti i ricordi belli e anche quelli brutti. Il divano rovinato, con la pelle scura graffiata dal passare degli anni; i mobiletti consunti, i libri accuratamente riposti sulle mensole; accanto a essi, i DVD di alcuni musical e vari CD musicali. Su un ripiano, c’erano delle foto di quella famiglia dove cominciavo a sentirmi partecipe: il battesimo di Mary, i primi scatti delle bambine avvolte nelle copertine nelle nursery dell’ospedale, Ed con loro, il primo giorno di scuola della più grande, i sorrisi e le risate nei momenti più sereni che avevano già passato assieme.
Mi ricordarono quegli istanti vissuti con Charlie e Renée, quando ero più piccola e viaggiavamo ovunque. Casa dei miei genitori era piena di miei ritratti e gigantografie, foto e quant’altro, il mio volto era ovunque, dai primi attimi di vita, fra le braccia dei miei genitori, a qualche mese prima del mio trasferimento a Londra, o ancora nei saggi di danza, o in quelli del coro, al diploma…
Tutto ciò che mi mancava era una famiglia solida e unita, non essere più costretta a scappare e tornare per poco tempo. Volevo rimanere stabile per sempre, trovare il mio posto nell’universo, riuscire ad amare qualcuno come se fosse l’ultima persona sulla Terra.
Piano piano, stavo raggiungendo quel mio obiettivo, ero contenta ma anche spaventata, perché sapevo che dietro l’angolo c’erano sempre sorprese inaspettate, per lo più sempre negative… Era capitato ormai tante volte, e mi ci ero abituata.
Il silenzio mi trapanava le orecchie, così presi un disco di musica classica e lo posizionai nel lettore, aspettando che le note cominciassero a propagarsi, zittendo così tutta quella solitudine.
Io e Edward, in ogni caso, eravamo perfetti l’uno per l’altra: tutto fra di noi poteva funzionare, ci amavamo a vicenda, eravamo due tessere di un puzzle senza fine.
Sospirai, pensando a tutto quello che era successo nei mesi precedenti, e di come il tempo, e l’affetto, potesse rimarginare le ferite del passato, che sembravano irreparabili, ma che in realtà erano solo superficiali, in alcuni punti.
Chiusi per un secondo gli occhi e subito percepii un calore proprio sulla pelle attorno, al che mi spaventai e provai a divincolarmi, ma qualcuno dietro di me rise, e allora capii.
«Ed, che stai facendo?» Sorrisi e gli sfiorai la mano, coprendola con la mia. Le sue labbra si posarono contro il mio orecchio, ridacchiando.
«Oh, niente, signorina Swan. Ho solamente una cosa per lei.» Mentre diceva quelle parole, tolse le dita dal mio viso, ma io tenni gli occhi chiusi.
«Che succede? Guarda, hai paura?» Il suo tonto sembrò divertito e giocherellò per un attimo con i miei capelli.
«Non devo preoccuparmi?», chiesi, ma non ottenni risposta, così obbedii. Davanti a me, c’era un grande mazzo di rose rosse, avvolte da un tulle color pastello, il tutto legato con un fiocco.
«Buon San Valentino.», mormorò contro il mio orecchio. Percepii il suo sorriso compiaciuto davanti alla mia espressione esterrefatta, e fui così colta di sorpresa che mi girai e con irruenza incollai le labbra sulle sue.
Non oppose resistenza, ma impiegò qualche secondi a rispondere con dolcezza, posando entrambe le mani sui miei fianchi e sollevandomi dal bordo del divano.
«Tu sei pazzo.», sussurrai, accarezzandogli la folta zazzera di capelli ramati, provocando così un altro sorriso.
«Per così poco.» Con me fra le braccia, si spinse verso lo stereo e cambiò la traccia audio, fino ad arrivare a “We’ve got tonight”, canzone che avevo sentito parecchie volte ma mai veramente apprezzato.
«A cosa stai pensando?» Mentre la canzone cominciava, le sue mani vagavano sulla mia schiena, stringendomi sempre di più al suo petto.
Alzai il capo, fissandolo. «A quanto sono felice.»
Sorridendo, di nuovo, mi baciò la fronte, girando lentamente su di sé. «Sei stanca?»
«Un po’.», risposi, ma subito mi affrettai ad aggiungere: «Ma vista la giornata di oggi, direi che è tutto giustificato.»
Ridemmo assieme, come due bambini, le mani intrecciate, i corpi vicini, i respiri sincronizzati.
«Non sai quanto ti amo…» Squarciò il silenzio fra di noi all’improvviso, con le labbra fra i miei capelli, con dolcezza.
«Oh, ne ho una vaga idea.», scherzai su, sfiorandogli la guancia con i polpastrelli: la barba ispida, molto corta e leggera, mi faceva il solletico.
Mi prese il mento fra le dita, facendomi così alzare il viso per guardarlo meglio. «Ma come fai?»
«A fare cosa?»
«A rendermi così… Felice. Dio, quando sono vicino a te, mi sento tremendamente leggero, è una sensazione strana, non so neanche come definirla. Quando tu mi sei accanto, il mondo potrebbe crollare e io non me ne accorgerei, non quando tu mi stringi la mano, non quando i tuoi occhi si illuminano se ti parlo, non quando sono me stesso.»
Cercai di dire qualcosa ma lui mi fermò solo con un’occhiata, poi prese un respiro profondo e continuò. «Hai stravolto la mia vita, Bella. Completamente. Sei arrivata così improvvisamente che fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di poter amare qualcuno oltre alle mie figlie. Hai reso tutto migliore, sia per me sia per le bambine. Sono così… felici, da quando sei entrata nelle nostre vite. È qualcosa di straordinario e meraviglioso come una persona possa renderti migliore…»
Posò un bacio delicato sulle mie labbra, premendo le mani al lato del mio viso, mentre le note continuavano sotto di noi.
«Se penso a come quell’uomo abbia potuto farti del male… Non lo capisco, veramente, come ha potuto? Tu per me sei una delle cose migliori che mi sia mai capitata in tutta la mia vita, non saprei come descriverti, forse come parte di me, o del mio universo, non ci sarebbe una parola capace di rappresentarti. Ma su una cosa sono sicuro: non potrò mai fare male alla donna che più amo al mondo, e neanche lascerò qualcuno toccare la mia ragazza.»
Sorpresa, lo squadrai, cercando nei suoi occhi la verità delle parole appena dette. «La tua ragazza?»
«Non posso definirti così?» Sembrava sconcertato, ma sotto sotto vedevo che se la rideva.
«È solo che mai prima di adesso mi hai mai chiamata in questo modo… Non pensavo che…»
Mi zittì baciandomi e poi prese ad accarezzarmi i capelli. «Mi sembrava fosse sottointeso che eri “la mia ragazza”, no?»
Annuii convinta, con un sorrisino sulle labbra. «Be’, ormai niente è sottointeso, conoscendoti.»
Rise, stringendomi. Era così felice… E tutto grazie a me. Finalmente nella mia vita avevo fatto qualcosa di buono per qualcuno. Ero sull’orlo delle lacrime, non potevo crederci, ma ormai ero con lui, tutto era reale.
«Quindi… Questa è una dichiarazione alla tua ragazza?», lo scimmiottai, senza distogliere lo sguardo dal suo viso.
«Mi pare ovvio, signorina.»
Mi alzai sulla punta dei piedi, fino ad arrivare alla sua bocca, fino a sfiorarla e a morderla. «E allora non possiamo renderla concreta?»
Mi sfiorò l’addome, prendendomi fra le sue braccia. «Oh. Ma certo.»
Fra le risate, mi portò in camera, dove ci amammo con tutta la serenità possibile, senza pensare a quello che sarebbe potuto succedere, senza pensare alla fine del mondo.
Non quando eravamo insieme, vicini, stretti l’uno all’altra.
Avevamo tutta la notte, e il “domani” non ci sarebbe servito.

___________
Ehm... Salve?
Okay, non dovrei neanche farmi vedere, sono una vergogna, ma uff, giuro che non è colpa mia... O in parte sì.
Va beeeeene, colpa mia, ma anche del mio vecchio pc che ha deciso di andarsi a fare benedire... Anche se quello è avvenuto dopo Natale, ma va bene lo stesso... Insomma.
Cmq, no, veramente, non potete immaginare. Allora, sono al primo anno di liceo, e alcune cose le avevo prese in considerazione già da settembre, tra cui il fattore aggiornamenti.
Avevo avvertito che non sarei stata molto regolare, ma in realtà non pensavo in questo modo. È vero che una pausa di due mesi ci può anche stare... ma di 5, quasi 6? Non direi, no. *si picchia*
Perciò, perdonatemi veramente, ma questo capitolo è stato un calvario, sia per il momento in sé sia per ciò che è stato descritto... Povera bambina ingenua che non sa cosa scrivere... bah.
Anyway, spero che vi sia piaciuto, io ci ho messo il cuore, la pelle, l'anima e anche il sudore! (le mie dita ringraziano con amore).
Non vi posso dire il prossimo aggiornamento quando avverrà, il tempo di racimolare due idee e mi metto giù di sana pianta (che poi so già cosa scrivere, ho solo bisogno dello stimolo adatto... Vallo a trovare mo'.)
In ogni caso, mi scuso ancora per tutta questa attesa, ma vi voglio far sapere che sono stata veramente male sapendo di farvi stare sulle spine per tutto questo tempo, perciò spero che il prossimo aggiornamento avvenga il prima possibile, magari già a maggio... Tanto ho il ponte, dovrei riuscire a scrivere qualcosa :)
Con questo, spero di ricevere qualche recensione, soprattutto per dirmi cosa vi è parso del capitolo: se troppo pieno, troppo poco, bello, brutto, da cestinare... Ditemi un po' voi :)
Questo è il mio gruppo di Facebook dove seguirmi, con scleri, spoiler e tormenti compresi. :) E QUI il mio profilo :)
Bom, finisco qui.
Aspetto le vostre recensioni <3 un bacio!
Giulia

   
 
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