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Autore: _Char    24/04/2013    1 recensioni
Non avevo mai visto un ragazzo dai suoi stessi tratti. Erano ben delineati, che richiamavano quasi i tratti stranieri, come quelli degli spagnoli. Seducenti, ammalianti. Era uno di quelli per cui saresti uscita dalla classe fino al corridoio per vederlo. Uno di quelli che ti calamitano con lo sguardo. Con cui avresti voluto fare l’amore subito. No. Non amore. Sesso. Focoso, caldo, passionale, in cui s’intrecciavano gemiti e sospiri.
Sesso. Sesso puro.
Rimasi senza parole, sentendomi morire. Cosa stavo facendo?? Andavo a sbavare dietro a un tizio che non avevo mai visto in vita mia?
Ero confusa, troppo. Non ero abituata ad emozioni così forti. Nessun ragazzo fino ad allora era riuscito a risvegliarmi tutti gli ormoni in una sola volta, con un solo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                            CAPITOLO 10



Non facevo altro che pensare a quello che mi aveva detto Francesco.

Io voglio te, Bianca”
Quella sua voce sensuale ed eccitante.
Me.
Allo stesso tempo continuavo a pensare a quando, poco tempo prima, se ne stava appoggiato ad un muro con una ragazza ad accarezzargli i capelli. Tuttavia non mi faceva più così male, ripensare a quelle visione.
Io voglio te”
Da una parte volevo cadere fra le sue braccia, dall'altra qualcosa mi teneva in allerta.
Sembrava essere stato sincero. I suoi occhi non mentivano. Potevo fidarmi ancora?
Guardai il telefono, sentendo dentro di me il desiderio lampante di scrivergli un messaggio per parlargli ancora. Qualcosa mi diceva che mi avrebbe risposto. Potevo chiederglielo, potevo chiederglielo di nuovo che cosa ci facesse con un'altra ragazza proprio quando sembrava manifestare un certo interesse per me. Volevo sentirglielo dire ancora, volevo sentire la sua voce sussurrarmi all'orecchio che esistevo solo io per lui, e che avrebbe voluto farmi sua, in quel momento.
Mi appoggiai stancamente al cuscino, chiudendo gli occhi ; dopo tutti quegli avvenimenti avevo bisogno di rilassarmi e di calmarmi, scombussolata fisicamente e psicologicamente. Sopratutto fisicamente. Non riuscivo a togliermi dalla testa le sue mani che mi sfioravano con desiderio, le sue labbra che mangiavano letteralmente le mie. Avvertii ancora una volta la sensazione che avevo provato poco meno di un mese prima, quando l'avevo visto per la prima volta davanti alla scuola.
Solo che adesso sapevo che ad avvertire quel desiderio eravamo in due.
Sentii la mia passione aumentare. Al solo pensare che stava morendo di desiderio, volendo soltanto sbattermi su un letto e dedicarsi completamente a me per le ore che sarebbero seguite capii che stavo diventando accaldata. Ed eccitata.
Sensazioni più profonde accompagnavano il mio desiderio.
Mi precipitai al telefono di casa, non trovando mia madre da nessuna parte.
-Dove sei finita?- le chiesi, impaziente.
-Al centro commerciale con tua zia, doveva comprarsi un paio di scarpe e mi ha chiesto di accompagnarl...-
-Quando pensi di ritornare?- la ignorai, sentendo crescere dentro di me l'impazienza.
-Quando finiremo, non ne ho idea... perché me lo chiedi?-
-Vado da Margherita, a studiare per il compito- mentii, per la seconda volta in quella giornata.
Dio, al solo realizzare che stavo mentendo per coprire il fatto che stavo andando a fare sesso con Francesco mi pervase un brivido di eccitazione.
-D'accordo, ma cerca di ritirarti, stavolta. E non fare tardi- mi ammonì, e richiusi all'istante la chiamata. Afferrai letteralmente il giubbino, le chiavi e il cellulare e mi catapultai fuori di casa.
Presi in fretta il cellulare e toccai lo schermo fino a che non comparve l'icona del nuovo messaggio; le mie dita si muovevano febbrilmente sul display.
Ti prego rispondimi”
Sperai che lo facesse davvero.
Cosa c'è?”
Il cuore iniziò a battere a mille, accompagnato da una pulsazione più profonda.
Ti voglio, Francesco. Ti voglio adesso
Pochi secondi dopo riapparve la sua risposta.
Ci hai messo un po' per capirlo, eh?”
Smettila di fare l'idiota e scendi sotto casa tua”
Non chiedermi altro”
Non chiedermi altro. Dio, se solo avesse potuto sentire quando mi aveva eccitato quella frase.
Quasi correvo per la strada, tanto non avevo più la pazienza per aspettare.
Ancora pochi metri e sarei arrivata.
La sua casa.
Cercai impaziente la sua figura, mentre sentivo le pulsazioni aumentare dentro di me.
Le sue mani.
Era comparso dietro di me, prevedendo le mie mosse.
Il loro calore sulla mia vita, il suo petto caldo dietro le mie spalle.
Mi voltai e gli affondai il viso nel collo. Era bollente.
Gli cinsi la schiena con le braccia, accarezzandogliela desiderosa con le mani.
-Bianca...- sussurrò sospirando, mentre al suono della sua voce sospiravo con appagamento sulla sua pelle.
-Voglio solo te, adesso. Ne sono sicura- dissi, sforzandomi di non sospirare ancora dal piacere. Al solo vederlo su di me sentivo che avrei potuto venire.
-Andiamo allora- disse lui con tono suadente, scivolando sul mio collo.
-Abbiamo campo libero?- mi fermai; capì a cosa alludessi.
-Anche se non ce l'avessimo non m'importerebbe nulla, Bianca...- sussurrò ancora il mio nome, con voce sensuale, -voglio farti urlare dal piacere fino a che non riuscirai a muovere più un muscolo, ora-
Cercai avidamente le sue labbra, iniziando a baciargliele con passione; gli ci vollero pochissimi istanti per iniziare a leccarmi la lingua con la sua, unendo le labbra nelle mie con un trasporto che sapeva di sesso. Le nostre lingue si intrecciavano, si univano, come se stessero danzando. Una danza passionale. Un tango.
Mi staccai da lui, lasciandomi sfuggire un mezzo sorriso impertinente, e corsi ad aprire il portone con il pulsante, mentre Francesco mi raggiungeva celermente.
Salimmo le scale di corsa, e arrivati al pianerottolo Francesco mi prese con decisione per i fianchi, portandomi a sbattere contro il muro; le sue labbra scendevano, risalivano e leccavano ogni centimetro del mio collo, mentre le mie mani si intrecciavano tra i suoi capelli scuri, la mia bocca semi-dischiusa dal piacere mentre mi sforzavo di non sospirare. Volevo dimostrargli che non mi aveva in mano. Ero io che mi concedevo a lui.
-Apri la porta- sussurrai, respirando a fatica.
Estrasse le chiavi dalla tasca dei jeans e le infilò nella toppa; uno, due, tre giri. Ad ogni schiocco mi sentivo morire.
-Avevi paura ti entrasse un ladro in casa?- lo beffeggiai.
-Volevo essere sicuro che ci saremmo stati solo noi- rispose senza perdere il suo tono ammiccante.
Dio, lo avrei sbattuto sul letto in quel preciso istante.
Richiuse la porta alle nostre spalle e, neanche il tempo di voltarmi, mi cercò con le labbra per continuare a baciarmi, mentre mi induceva ad indietreggiare lungo il corridoio. Avvertii lo stupite della porta dietro la mia schiena.
-Ti piace sbatterti ogni ragazza contro qualcosa?- lo provocai ancora.
-Sta zitta- soffiò a un centimetro dalle mie labbra, mentre con la lingua andava a toccarmele nel centro.
Lo spinsi indietro con le braccia, restando attaccata alla sua bocca, e gli presi il colletto del giubbotto facendoglielo scivolare dietro le spalle, di modo da spogliarlo dell'indumento. Mi attirò verso la camera dietro di lui, cingendomi la vita con le mani e cominciò a togliermi rapidamente il giubbino; fece scivolare il lembo della maglia lungo la spalla, e spostò la sua bocca su di essa, avvicinandosi pericolosamente alla piega del collo. Declinai la testa e mi lasciai andare alle emozioni, permettendogli di avvertire il mio sospiro appagato. Mi spogliò rapido della maglietta e della canotta, facendomi cadere sul suo letto.
Riprese a baciarmi il collo, scivolando giù tra i seni e sul ventre, mentre mi contorcevo convulsamente sulle lenzuola.
-Togliti la maglietta- dissi, tentando di avere la voce ferma, cosa impossibile dato il suo impeto di desiderio. Gli alzai i lembi della maglietta dalla pancia ai pettorali, mentre lui piegava leggermente le braccia per far scivolare via il misero indumento. Portò le braccia accanto alle mie spalle e si piegò su di me, facendo risalire lentamente la lingua lungo il mio collo; gemetti, socchiudendo lo sguardo, tentando di eccitarlo con i miei sospiri almeno quanto lui faceva eccitare me con la sua lingua.
Si fermò, guardandomi da sopra, ancora su di me.
Gli sfiorai lievemente la guancia con la punta delle dita, leggendo nei suoi occhi il desiderio puro.
-Bianca...- sussurrò, quasi ansimando.
Mi sollevai e mi strinsi al suo corpo, una mano lungo la sua schiena e l'altra giù ad accarezzargli i pettorali; continuai a farla scendere ancora, ancora, e ancora.
Capì dove volessi arrivare, e m'istigò mordicchiandomi il lobo dell'orecchio sinistro.
Tentai di scivolare nei suoi pantaloni, ma il bottone impediva l'accesso, come un importuno ostacolo.
-Dio, che esistono a fare quei cazzo di bottoni?!- esclamai, fremendo impaziente mentre Francesco si lasciò andare a un sorrisetto misto a un breve ridacchiare.
Portai le mani sulla cintura dei suoi pantaloni e presi a slacciarglieli, lentamente. Il contatto con le mie dita e il cavallo dei suoi pantaloni gli causava un fremito nei boxer, quasi di impazienza.
Tirai giù la zip e gli accarezzai la sua eccitazione con due dita da sopra il tessuto.
-Non istigarmi... - sussurrò impaziente da sopra di me, colto nel vivo.
Gli bloccai le parole nelle labbra con la mia bocca, mentre immergevo la mia mano nei suoi boxer.
Dopo pochi secondi si tirò leggermente indietro dalle mie labbra, sospirando con eccitazione.
-Non fermarti...- sussurrò con la voce che gli tremava dal piacere, e approfittai della sua debolezza per portarlo sotto di me.
La mia mano continuava a muoversi con lentezza, quasi a volerlo istigare.
Velocizzai il movimento, ponendo fine alla tortura di farlo attendere, e non mi fermai fino a che non venne. La sua espressione di godimento mi appagava.
-Già stanco?- chiesi maliziosa dopo qualche istante.
Ribaltò rapidamente le posizioni, quasi l'eccitazione non avesse fatto altro che eccitarlo ancora, invece che spossarlo, e prese a liberarsi dei miei jeans; infilò le mani sotto la mia schiena ed avvertii le sue dita manovrare con i ganci del mio reggiseno. Lo tolse via senza troppi problemi e non appena ne fui libera usò ancora quella maledetta fonte di piacere per leccarmi un seno con veemenza.
La sua mano scivolò abile verso il mio bacino, mentre spostava la sua attenzione sul mio viso riempendolo di baci passionali.
Sentii le sue dita pericolosamente vicine alla mia intimità.
Pochi secondi dopo le muoveva abilmente, scivolando nel centro della mia femminilità.
-Fr-Francesco...- sussurrai, in preda al piacere.
-Dillo ancora...- disse con voce sensuale, guardandomi in viso.
Gemetti per tutta risposta in modo poco trattenuto, mentre sentivo scivolare via anche l'ultimo indumento che impediva ogni cosa.
Le sue braccia si spostarono accanto al mio corpo, incontrollato per le emozioni, e sentii il contatto più intimo tra noi due; dopo pochi secondi assunsi un'espressione di fastidio sul viso, bloccata da un lieve dolore, ma lui continuò a scendere dentro di me fino a che, poco alla volta, non arrivò col petto il più vicino possibile al mio; mi coccolò con un bacio dolce, che non aveva niente a che vedere con la passione fiorita fino ad allora, sulle labbra e sulla guancia, prima di iniziare dolcemente.
-Ah...- sussurrai dopo pochi momenti.
Velocizzò il movimento; -Bianca...- sussurrò, senza fermarsi.
I nostri gemiti si intrecciavano, sfiorandosi nell'aria, avvicinandosi nella carne.
Una sua ultima spinta appagante segnò il culmine del piacere per entrambi.
Riprendemmo lentamente il respiro, sospirando ancora lievemente; gli portai una mano al viso, guardandolo negli occhi.
-Ti amo- mormorai con dolcezza, mentre lui si abbandonava accanto a me. Mi attirò a sé con un braccio sulla vita e mi baciò dolcemente la tempia, mentre chiudevo gli occhi accanto alla sua spalla.

 

-Dimmi che non è vero- esclamò Margherita.
Eravamo al tavolino di un bar, davanti a due tazzine di caffè. Il cielo bluastro annunciava l'arrivo imminente della sera.
-Non urlare, Marghe- sbottai stancamente.
Si guardò attorno, nervosamente.
-Ne hai parlato con Carlotta?- si abbassò verso di me.
-Scherzi? Mi uccide se lo viene a sapere!- replicai, nervosamente.
Dovevo andare a dirle solo questo. Se in quel momento si sarebbe limitata a fucilarmi dopo una notizia del genere mi avrebbe gettata giù da un dirupo stile spartano senza troppi complimenti.
Margherita notò la mia espressione abbattuta.
-Ascolta Bianca, non ne hai colpa. Tu ami Francesco, e lui ama te. Non puoi costringerti a non amarlo solo perché un'altra ne è innamorata- parlò in tono ragionevole.
-Ma è la mia migliore amica! Tu e Carlotta siete tutto per me: ci conosciamo da anni ormai, non riesco a gettare al vento un'amicizia del genere- ribattei tristemente.
-Hai ragione, tesoro, hai ragione. Ma guarda la situazione, Carlotta dovrebbe capirlo; invece no, continua a restare sulla sua posizione. Se le importasse davvero di te dovrebbe rinunciare a Francesco, o almeno a non provarci ancora. Ormai tu e lui state insieme, no?- continuò, addolcendo la voce.
La guardai, senza mutare espressione.
-Dai Bianca, non guardarmi con quell'aria da cagnolino... mi viene voglia di prenderti in braccio e coccolarti- sorrise furbetta.
Sorrisi debolmente.
-Visto? Sono riuscita a farti sorridere- si vantò, fingendo di aver conseguito una grande vittoria.
-Cosa dovrei fare secondo te?- ripresi il discorso.
-Parlale. Ne hai bisogno. E ne ha bisogno anche lei- rispose tornando seria, con un sorriso di conforto.
-Mi odierà a morte- sospirai abbattuta, accasciandomi sullo schienale della sedia.
-Se è quello che deve succedere allora lascia che succeda- si limitò a dire lei, -dovrete parlare prima o poi. Come hai fatto con me-
Fissai la tazzina di caffè, ancora mezza piena.
-Se deve uccidermi dovrà farlo, prima o poi- dissi.

  
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