Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |      
Autore: Pitu    12/11/2007    7 recensioni
[...]La base musicale partì: le note della chitarra del chitarrista, più simile ad un mocio vileda, risuonarono nell’aria. Un suo sosia dai capelli pettinati con l’elettroshock (più simile ad uno swiffer) iniziò a cantare a squarcia gola. Insomma…Sorbitesi circa due ore di concerto, le povere ragazze tentarono di scappare: speranza vana. Una luce bluastra le illuminò, come fossero delle evase (ed effettivamente, quello erano…). Solo una parola risuonò nella mente delle quattro “CAZZO” . [...]
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LE VERE FAN DEI TOKYO HOTEL

LE VERE FAN DEI TOKYO HOTEL

 

Era sera: quattro splendide fanciulle camminavano tranquille per le vie di Milano, consumando vigorson alla menta. I loro nomi erano Francesca, Isabel, Giulia e Martina.

Una aveva dei lunghi e lucenti capelli castano scuro legati in due simpatiche codine. Indossava uno splendido maglione sintetico color fucsia e dei pantaloni jeans CK  all’ultimo grido.

Un’altra, aveva dei capelli mossi e castani che le incorniciavano il volto, illuminato da due splendidi smeraldi e portava una maglietta di PUCCA nera, con rifiniture dorate, una cinta abbinata con delle converse identiche a quelle della ragazza sopra citata.

La terza ragazza, dall’aspetto sinistro, si aggirava per le strade con in mano una ventina di giornaletti altrettanto inquietanti, a detta delle amiche, chiamati manga ed indossava una maglia grigia e fucsia, shocks abbinate, jeans grigi, una cinta, anche questa fucsia, ed era ricoperta di borchie e teschi.

L’ultima, invece, aveva i capelli castani raccolti in una coda alta e indossava uno splendido maglioncino di cachemire nero.

Erano del tutto ignare del fatto che a pochi metri da loro, stava per iniziare l’attesissimo concerto dei Tokio Hotel. Quindi non badarono al fatto che dietro di loro  tanti pericoli urlanti  (ergo una mandria di fan inferocite) puntava proprio in quella direzione.

In men che non si dica i loro corpi si trovarono guarda caso proprio sotto un palco sul quale, quattro SPLENDIDE ragazze…No: ragazzi…Beh, no, il cantante è una donna, con la sorpresa, ma credo sia una donna….un uomo?? Ah, si…Un uomo, ok…insomma: quattro marmocchi erano proprio su quel palco e cantavano in una lingua derivante dall’aramaico antico.

La base musicale partì: le note della chitarra del chitarrista, più simile ad un mocio vileda, risuonarono nell’aria.

Un suo sosia dai capelli pettinati con l’elettroshock (più simile ad uno swiffer) iniziò a cantare a squarcia gola.

Insomma…Sorbitesi circa due ore di concerto, le povere ragazze tentarono di scappare: speranza  vana.

Una luce bluastra le illuminò, come fossero delle evase (ed effettivamente, quello erano…).

Solo una parola risuonò nella mente delle quattro “CAZZO” .

Non sapevano di cosa si trattasse, ma sapevano che non gli sarebbe piaciuto. Intuirono, la situazione alquanto tragica, quando vennero trascinate di peso da una ventina di uomini-armadio vestiti di nero, nel backstage di Bill, Tom, Gustav e Georg….I TOKYO HOTEL!!!

Non riuscirono neanche a notare la folla di ragazzine inferocite che cercavano di attentare, gelose, alla loro vita, e tanto meno, ebbero l’opportunità di filarsela.

Le portarono in una stanza lussuosissima e per circa un secondo pensarono che poi non gli era andata tanto male… fino a quando non videro entrare dalla porta i 4 donnuom…. Ragazzi… che prima stavano sul palco. Quando le informarono di aver vinto un concorso ( a cui però non avevano mai partecipato) che avrebbe loro dato la possibilità di incontrare i Tokio Hotel… beh, almeno due di loro iniziarono a fare testamento.

La prima ad incontrarli fu la ragazza con le codine. Aveva paura.

Molta paura.

Soprattutto dell’uomo-porcospino.

Sussurrò al traduttore un flebile “quell’uomo mi intimorisce” ma tutto quello che questo fece fu una semplice alzata di spalle.

Decise allora di adottare un metodo di rilassamento psicofisico: LO YOGA.

Si accomodò a terra e a gambe incrociate iniziò a fare strani versi come “AUMMMMMMMH”.

Ebbene, non  appena i ragazzi videro la giovane fanciulla in posizione del pesce morto, si scambiarono un’ occhiata interrogativa. Uno dei quattro, un giovane dai capelli biondi e la faccia da scemo, cercò di sfiorare la dolce ragazza con una delle bacchette della sua batteria. Quest’ultima, aprì di scatto gli occhi e, con la sua soave voce, disse: -NON TI AZZARDARE A SFIORARMI, ESSERE IMMONDO. N-O-N P-R-O-V-A-R-E A T-O-C-C-A-R-M-I!!-

Il poveretto, saltò in braccio al bassista dai capelli leccati da una mucca. Indietreggiarono e guardarono la fanciulla spaventati. Lei li fissò con uno sguardo dolce e, pacata, aggiunse:-  Mantenete la calma, liberate la mente dagli influssi negativi, e lasciate andare anima e corpo-

Il traduttore ripeté in tedesco le suddette parole: i ragazzi si guardarono nuovamente, questa volta, però sorrisero. Fecero cenno a tutti i presenti di uscire e restarono soli con la loro nuova insegnate di YOGA. Passarono circa 60 minuti ed il ragazzo con i rasta, apprese nuove posizioni da sperimentare nel letto (con l’orsacchiotto, disse lui…), finché non portarono all’interno della stanza un’altra delle ragazze.

Insieme al traduttore, entrò la ragazza dagli occhi verdi e, vedendoli in posizione fetale, si sbalordirono entrambi non poco. I Tokyo hotel, dopo essersi resi conto della situazione, si ricomposero alla meno peggio e si presentarono alla ragazza. Non appena quest’ultima sfiorò la mano del rasta (povero rasta) urlò indignata: -Ma che schifo: ma da quant’è che non ti lavi i capelli??-

Tom la fissò per un istante, rivolgendosi poi al traduttore :-Errr…ha detto che…sei molto bravo- rispose in tedesco il pover’uomo. Il mocio vileda fece un sorriso a trentadue denti e, sensuale, sussurrò qualcosa alla giovane Isabel, che per tutta risposta, senza neanche sapere cosa avesse detto, gli lanciò un ceffone in pieno viso facendolo finire addosso a suo fratello.

-Ma quindi ‘sti quattro so tedeschi?- domandò al traduttore. Quest’ultimo fece un cenno affermativo e lei, infuriata come non mai, li linciò con lo sguardo.

-Ma bravi!! Io sono ebrea…Si sono divertiti i vostri nonni ad uccidere i miei??- domandò Isabel con fare tragico. I poveri Tokyo hotel, sentendosi in colpa, si misero in un angolino a fare cerchietti.

-Ma sei davvero ebrea?- fecero domandare i quattro. –No, sono mezza spagnola- Allibiti, i ragazzi tentarono di sforzarsi di sorridere e ricomporsi nuovamente, per quanto gli fosse possibile.

Senza peli sulla lingua, la giovane si avvicinò al bassista, gli toccò i capelli, si guardò le mani e disse :- Tu vai dalle stesso parrucchiere di Renato Zero e Riccardo Scamarcio, vero?-

Il traduttore non ebbe neanche la forza di parlare, mentre Georg la guardò di sbieco.

Speravano che la ragazza, dopo quelle affermazioni, si sarebbe fermata, ma non fu così.

Continuò a inferire: -Tom, tu sei il donnaiolo di turno, ma lo sai che può capitare a tutti il preservativo bucato??- il traduttore si astenne dal tagliarsi in due dalle risate e tradusse. Bill guardò con rimprovero il gemello e, pronunciando parole incomprensibili, diede ragione alla balda Isabel.

PER NOSTRA GRANDE FORTUNA, anche il secondo incontro terminò, lasciando a dir poco sconcertati i poveri Tokyo Hotel.

La terza ad entrare fu Giulia, timida, timida. Si sedette su una sedia e i quattro sventurati pensarono di aver finalmente trovato una ragazza più calma.

La ragazzina alzò la mano in segno di saluto.

-Allora…- I tokyo hotel la guardarono accigliati in attesa che continuasse – Ciao!- i ragazzi salutarono. –Come và?- il traduttore tradusse e i quattro risposero: -Bene.-

-Ah, che bello…- disse Giulia in difficoltà, senza sapere cosa aggiungere. Ad un tratto ebbe un lampo di genio:- Sapete dire qualcosa in italiano?-

Non appena gli furono tradotte queste parole, Gustav sorrise, si alzò in piedi, prese aria e, con aria solenne, guardò la ragazza e disse –VAFFANCULO!!-

Giulia, presa alla sprovvista, sentì il sangue ribollirgli nelle vene, si alzò in piedi e cominciò a pestare i quattro.

-MALEDUCATI, NON SI TRATTA COSì UNA GIOVANE PULZELLA COSTRETTA A CONOSCERVI!! CERCATE ALMENO DI AVERE UN COLLOQUIO NORMALE, VISTO CHE è Già TANTO CHE SONO RIMASTA QUI AD ASCOLTARVI-

La ragazza venne trascinata via dalla stanza, mentre si dimenava e tentava di strappare i capelli al povero Gustav.

Finalmente, fu il turno dell’ultima: Martina.

Con la sua sfilza di borchie e giornaletti entrò all’interno della stanza, si guardò intorno, gettò i manga a terra e fissò intensamente Bill. Il ragazzo indietreggiò, preoccupato. –Tu…- sussurrò la ragazza –Tu…per caso ti chiami Goku?- il traduttore scoppiò a ridere. –Se non sei Goku ti sei pettinato i capelli con le scosse elettriche di Lamu??- a Bill prese un tic all’occhio, dopo che, a fatica, ottenne la traduzione di quanto detto. –Dai, sei sicuramente uscito da un manga: hai lineamenti femminili e i capelli sparati. Con quella matita nera…sembri…sembri…L!! IL MIO L!!! RYUZAKI!!!   Kira l’ha ucciso…- Martina si disperò e i quattro cercarono di consolarla.

Non appena si riprese, la ragazza disse: -Sentite, voi prendete il nome da Tokyo: Tokyo è in Giappone!!! Vi piace il Giappone? Perché?? Per i videogiochi?? Per i Manga?? Io adoro i videogiochi e i manga. Li disegno pure…O magari vi interessa la musica giapponese…Vi piace Gackt??- la fanciulla continuò a pronunciare nomi e parole incomprensibili come “ Dattebayo”, “Kira”, “Suzaku”, “Baka” e simili…Sconcertati, i Tokyo Hotel si limitarono a fissarla.

Alla fine, si riunirono le quattro amiche e, il gruppo di ragazzi, si avvicinarono a loro. Sussurrarono qualcosa al traduttore che guardò basito prima loro, poi le ragazzine.

-Ecco- proferì – I Tokyo Hotel, colpiti dai vostri caratteri, vorrebbero chiedere la vostra mano. Tom a Isabel, l’unica donna riuscita a colpire il suo cuore e le sue palle; Bill a Martina, perché ha apprezzato la sua capigliatura e riconosciuto il suo stile; Gustav con Giulia, per la sua dolcezza e il suo modo di fare; ed infine Georg e Francesca, per le sue capacità nello yoga e la sua disciplina. Volete sposarli- le ragazze fissarono inorridite il traduttore e poi rivolsero lo sguardo verso ai quattro ragazzi che si erano inginocchiati ai loro piedi con degli anelli in mano.

Emozionate ed eccitate iniziarono a balbettare e ad arrossire, senza sapere cosa dire. –Oh….beh…ecco…noi…è difficile…emh…è inaspettato….che sorpresa….si…emh…noi….- ci rifletterono su e poi diedero la fatidica risposta: -No! Ci dispiace, ma proprio no- e detto ciò, si defilarono all’orizzonte, mentre i Tokyo Hotel vennero trasportati via da un “MONSOON”.

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Pitu