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Autore: Rakyr il Solitario    12/11/2007    2 recensioni
Da quel momento si conoscono tutti i principi ed i segreti di questa arcana scienza al massimo, permettendo loro di potere eseguire una trasmutazione senza bisogno di disegnare un cerchio alchemico.
Alcuni di questi sono i fratelli Edward ed Alphonse Elric, oltre alla loro insegnante Izumi, che infransero quell'odiato tabù per riportare in vita le persone a loro più care.
Esistono però anche persone che hanno queste conoscenze in mente fin dalla loro nascita, questi geni dell'alchimia di cui è difficile conoscere il numero esatto sono sparpagliati par tutto il mondo ed è attorno ad alcuni di loro che la storia di cui vado a narrare parla.
Siate pronti a tutto, perché il loro viaggio si perde per le mistiche nebbie dell'incredibile.
Genere: Malinconico, Dark, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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11: Something you can’t run away to

“E rimaniamo tutti, lottando fino a cadere,
Sperando in un giorno migliore senza arrendersi”
Dragonforce - Starfire

Rakyr scattò indietro, la spada ancora incatenata al braccio, mentre il metallo strisciava sulla terra arida.
Un piccolo taglio apparve sulla sua guancia destra, la ragazza era veloce e lui ci era cascato in pieno, tuttavia lo emozionava l’idea di combattere contro di lei, che aveva estratto il pugnale e l’aveva colpito senza che lui riuscisse a schivare del tutto il colpo.

Leccò la goccia di sangue che stava colando, un sorriso crudele sulle labbra.
Feren…davvero una bambina impertinente, però se la cavava, e pure bene.
-Questo significa che sei così stupida da sfidarmi?-
-Oh oh, il giovanotto si da delle arie-
-Taci!- la voce scherzosa della ragazza lo infastidiva, gli faceva sembrare di essere sottovalutato, insultato nell’orgoglio.
-Beh, allora vuol dire che inizio io-
Congiunse le mani, correndo verso il cacciatore, che parò il suo potente calcio con il piatto della lama –Scacco- la ragazza si mise in elevazione sulle mani, compiendo un’alchimia che congelò lo stretto sentiero, per poi colpire con un calcio più forte il giovane, che slittò indietro, usando come ancora la lama della spada, che incise ghiaccio e terra profondamente, fermando l’impeto.

-Vita o morte eh? Mi piace come regola- tagliò un pezzo di ghiaccio, evocando dal suolo di terra una katana che impugnò con la sinistra, correndo poi verso il suo avversario, che leggiadro si spostò, quasi danzando sul gelido terreno, come se fosse normale terra battuta.
Un’altra volta le lame fendettero il terreno, cantando stridule –Sei buffo, non ti reggi quasi in piedi-

Lei evocò una sfera infuocata, che bruciacchiò i vestiti del giovane, sorpreso per una così grande abilità.
Non ebbe tempo di rimuginarci.
Un pugnale volò preciso verso di lui, costringendolo a sbilanciarsi per schivarlo.
Proprio come lei desiderava.
Gli era già dietro e con un veloce gioco di gambe lo fece cadere a terra, lasciando che la katana scivolasse giù dal dirupo.

Feren si allontanò mentre l’alchimista si riprendeva brevemente dal colpo subito, dimostrando un vigore fuori dal comune –Il gioco è durato fin troppo- conficcò la punta della spada a terra e si tolse i guanti.
La ragazza non poté esimersi da un verso sorpreso…sui polpastrelli aveva disegnati, no…incisi dei cerchi alchemici potentissimi –Ma tu…cosa sei?-
-Qualcuno che non ha nulla da perdere-
Fece combaciare pollice e indice, passandoli nel vento.
Il cielo si scurì d’un tratto ed un fulmine solitario incenerì il terreno ai piedi della ragazza –La prossima volta non sbaglierò mira-
Il tono le fece intendere che non prenderla era stata una sua attenzione, e che quello era solo un minimo assaggio delle sue abilità.

Feren rise, non aveva mai trovato nessuno in grado di tenerle testa così, senza nemmeno vacillare davanti al suo sguardo, rivide le cicatrici sui polpastrelli di Rakyr, pensando a quanto a fondo la lama che li aveva incisi si era dovuta spingere.

Era come lei, uno che per vendetta avrebbe potuto sopportare qualsiasi sofferenza, anche quelle più tremende –Per ora mi sono trattenuta fin troppo, ti risparmio la vita questa volta- vide lo sguardo ironico del ragazzo, al quale rispose con uno di profondo odio –Non credere che questa sia una ritirata, o che tu mi faccia pietà, la prossima volta…- si rese conto di aver parlato troppo e svanì nei vicoli della città.

-Ora sono sicuro che questa prossima volta ci sarà, e un po’ ci spero- lasciò che la brezza sparpagliasse le sue parole.
Si guardò i vestiti bruciacchiati e la pelle scorticata in alcuni punti –Merda, Paninya e Garfiel mi uccideranno a vista!- dicendo così rientrò nella casa del forgiatore degli automail la signora lo curò diligentemente, preoccupata per le scottature e le ferite superficiali che aveva riportato, ma conoscendo il suo ospite non fece domande.

In fondo sapeva già che non avrebbe mai risposto.

-Grazie ancora ossan*, magari domani riusciremo a parlare più diffusamente- fece un piccolo inchino e tornò verso il suo appartamento, la spada legata dietro la schiena e la camicia aperta sul davanti perché priva dei bottoni, andati persi nel confronto.

Entrò timoroso, quasi tremante, infatti Paninya, dopo aver visto lo stato suo e dei vestiti lo trascinò in sala per un orecchio, dove un’altra persona stava venendo sgridata pesantemente e pregava una grande armatura di aiutarlo ad evadere.
-Ma Winry, non è stata colpa mia…- si voltò vedendo la giovane.
-Ciao alchimista nanerottolo…- salutò Rakyr soprappensiero.
-Tu…dannato!!-
-E sta zitto!- la bionda lo colpì con una chiave inglese, lasciandolo alle cure del colosso.
-A quanto pare vi siete conosciuti…-
-Beh…il fagiolino si riscalda per poco-
-Si chiama Edward, e quell’armatura gigante è suo fratello Alphonse-

Edward? Alphonse? I nomi gli ricordavano il maestro… come li aveva chiamati? Ah, si…i fratelli Elric.

Cercavano anche loro la pietra filosofale.
Ora però lui aveva trovato loro.

-È un piacere per me conoscervi- disse con un sorriso ambiguo.

Dopo essere tornato in camera rise allegro –Maestro…sono un altro passo più vicino a voi…-

Non poteva sapere che un corpo di metallo non ha bisogno di riposo, né che qualcuno potesse ascoltare i suoi discorsi.

Ma forse fu meglio così…
  
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