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Autore: I m a witch    24/04/2013    2 recensioni
Molto tempo fa, dei e uomini convivevano pacificamente, gli uni beandosi della compagnia degli altri: gli uomini risplendendo alla luce divina, gli dei godendo delle loro lodi e della loro fedeltà. Improvvisamente, però, il male spezzò l'idillio... la terra era troppo corrotta per il sacro piede del divino; così gli dei tornarono nel loro mondo, lasciando gli uomini soli, senza luce, senza pace, ma con una speranza: sarebbero tornati un giorno, qualora li avessero reputati degni... a tal scopo, essi si sarebbero manifestati in forma umana, pronti a metterli severamente sotto esame.
***la mia PRIMA storia originale*** spero che vi piaccia ^.^
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Dea della pace, dea della guerra



L'immensa sala illuminata dalla fievole luce delle fiaccole era gremita di gente. Tra i presenti aleggiava un'atmosfera inquietante, ma nessuno sembrava accorgersene; nessuno tranne due neonate, posizionate sopra l'altare al centro della sala cerimoniale, avvolte in drappi purpurei.
Il loro pianto era l'unico suono che spezzava il silenzio del rito.
Vari sacerdoti dalle vesti dorate ballavano intorno a loro, invocando il favore degli dei. Ad un certo punto interruppero simultaneamente la loro danza. Si presero per mano e alzarono le braccia verso il soffitto, cominciando a recitare preghiere in lingue sconosciute; il loro tono di voce aumentava progressivamente, fino a diventare un urlo, capace di sovrastare il pianto delle neonate. Si interruppero solo quando videro dei segni dorati apparire nella fronte di entrambe le bambine. Si avvicinarono verso di esse, esaminandole e cercando di interpretare quegli strani caratteri.
-Udite udite!- proclamò uno di loro -Le sacre dee della pace e della guerra si sono reincarnate in queste due bambine!-
Bisbigli concitati si sollevarono dall'intera sala. Un solo gesto del Sommo Sacerdote fu capace di riportare il silenzio. Prese due pugnali dorati, uno per mano, e li scagliò contro le neonate. Subito una sfera dorata le avvolse, proteggendole, scagliando lontano i pugnali.
-Avete avuto modo di vederlo con i vostri stessi occhi! Sono loro le predestinate!-
Le bambine vennero sollevate e mostrate a tutti i presenti, i quali si inchinarono immediatamente al loro cospetto. Erano nate due dee; due gemelle, così simili eppure così diverse.

***

Chiunque, osservandola, avrebbe subito capito che non era una qualunque ragazza di vent'anni: capelli castani corti e scompigliati, decorati da due ciocche rosse che sovrastavano la fronte ampia; corpo formoso ma dai saldi muscoli, tesi per l'imminente battaglia. Aveva un abbigliamento insolito per una donna: indossava uno stretto corpetto di pelle molto scollato che le lasciava la pancia scoperta, pantaloni aderenti, anch'essi in pelle e stivali dai tacchi vertiginosi, il tutto rigorosamente nero. Ciò che, tuttavia, colpiva di più in lei era il suo sguardo: i suoi occhi a mandorla, dalla forma vagamente asiatica, neri come le notti senza luna, trasudavano sicurezza; chiunque davanti a quello sguardo era spinto ad inchinarsi al suo cospetto e venerarla. Tuttavia in essa c'era un ché di malvagio, come se degustasse quel timore reverenziale che, inevitabilmente, pervadeva chiunque le fosse innanzi. Erano gli occhi a tradire la sua  vera identità: lei era la reincarnazione della Dea della Guerra, Aika, e da essa prendeva il nome.
-Concentrati, Aika- le disse una voce alla sua destra. Stava fronteggiando cinquanta validi guerrieri, addestrati appositamente in vista di quello scontro. Sorrise sprezzante.
-Li farò fuori in due minuti-
I guerrieri cominciarono a tremare. In fondo Aika li ammirava: non era da tutti sopprimere in quel modo l'istinto di sopravvivenza. Era davvero un peccato che nessuno di loro avrebbe visto l'alba dell'indomani. Beh, se ne sarebbe fatta una ragione. Sfoderò lentamente la sua inseparabile lama, pregustando il fremito dell'attesa che precedeva ogni battaglia.
-Ferma sorella, ti prego!-
Si girò verso l'ingresso. Una ragazza della sua età aveva fatto irruzione. Come diavolo era riuscita a superare le guardie se non era nemmeno in grado di nuocere ad una formica? Oh, già, era vero. Lei aveva l'incredibile capacità di ammaliare chiunque solo con le sue moine. Storse la bocca, disgustata.
-Cosa vuoi, Valise?-
Lei era molto più femminile della sorella. Indossava un aderente abito dorato che metteva in risalto le sue curve, il tutto abbellito da gioielli in oro giallo e smeraldi,  verdi come i suoi occhi a mandorla, la sola cosa che, in essi, la faceva rassomigliare alla gemella. Gli zigomi alti, la bocca carnosa, il naso perfetto la rendevano di una bellezza indescrivibile.
-Sorella, non uccidere questi uomini! Il tuo è un animo nobile, lo so, quindi per favore, non lasciare che si corrompa ulteriormente...-
Aika rise.
-Animo nobile? Se per animo nobile intendi che io non debba avere il coraggio di uccidere, beh, allora non desidero averlo. La mia vita è nel sangue!-
Detto questo si lanciò contro uno dei guerrieri in prima fila.
-No!- gridò Valise, buttandosi a braccia aperte di fronte al soldato, pronta a fargli scudo con il suo stesso corpo. Il guerriero tremava, il sudore gli imperlava la fronte. La spada gli cadde dalle mani e si diede alla fuga.
-E così, sorella, ti diverti a fare da scudo a dei rammolliti come loro?- le chiese, sarcastica.
Aika era indignata. In quel momento persino lei provò reverenza nei suoi confronti. La gemella aveva alzato la testa e la stava guardando con sguardo fiero,  proprio come il suo. C'era però una sostanziale differenza: quello sguardo trasmetteva un senso di pace e tranquillità mai provati prima.
-Nessun uomo è da definirsi codardo se fugge davanti ad una morte insensata: l'istinto si sopravvivenza è radicato in tutti noi-
Aika rinfoderò la spada. Strinse i pugni. Quella stupida le aveva fatto passare la voglia di combattere.
-Andatevene tutti!- ordinò ai soldati -Il vostro sangue non merita di insudiciare la mia lama-
I soldati non se lo fecero ripetere due volte e, veloci come poche volte in  vita loro, uscirono da quella che per poco non era diventata la loro tomba.
-Grazie, Aika...- le disse la sorella con un sorriso sincero, un sorriso capace di scaldare il cuore a chiunque; tranne a lei.
-Non l'ho fatto per te, stupida- rispose con disprezzo, voltandole le spalle. Uscì in fretta dalla palestra, non volendo restare un minuto di più con la sua gemella.
-Potrai mai perdonarmi, sorella mia?- sussurrò Valise singhiozzando.
Aika ignorò quella domanda e, stringendo i pugni, continuò per la sua strada.

 

-Aika, giochiamo a nascondino?-
Valise la stava implorando con due occhioni da cucciola. Come poteva dirle di no?
-Certamente, sorellina!- le rispose sorridendo -Comincio a contare io. Vai a nasconderti!-
Si girò verso una parete esterna del loro palazzo e cominciò a contare, mentre sua sorella correva cercando un luogo in cui nascondersi.
-Uno... due...-
-Aika!- tuonò una voce possente. La bambina si girò, terrorizzata. Era il suo maestro di scherma: un uomo robusto e imponente, la testa completamente liscia e due occhi sempre arcigni e carichi d'odio. L'afferrò violentemente per un braccio.
-Non hai tempo da perdere con questi stupidi giochi! Corri ad allenarti e, per punizione, stasera non avrai la cena-
-Ma non è giusto... e poi Valise sta aspettando che vada a cercarla...-
-Non voglio sentire scuse, stupida mocciosa!- le gridò quello contro -Sei solo una bambina viziata che venerano sotto il nome della Dea della Guerra... in realtà, quel giorno infausto, tu e tua sorella sareste dovute morire- ridacchiò maligno.
Il corpo di Aika venne invaso da una furia cieca. Non ebbe tempo di riflettere: i suoi muscoli la anticiparono. Saltò addosso al suo maestro, graffiandogli il volto. Dopo un istante di stupore, l'uomo l'afferrò per entrambe le braccia sollevandola da terra fino ad avere i loro volti allo stesso livello.
-Te la farò pagare cara, mocciosa...-
Aika però riuscì a liberarsi sferrandogli un calcio con entrambi i piedi in pieno volto. Non appena toccò terra, scattò in avanti sfoderando la spada dal fodero dell'uomo che, intanto, si era coperto il volto con entrambe le mani. Lo infilzò. Senza pietà, senza esitazione, sotto gli occhi di Valise che, incredula, aveva assistito a tutta la scena.
-Aika... cosa...- balbettò, sgranando gli occhi.
Aika si voltò verso la sua vittima. Il corpo esanime del maestro si stava afflosciando su di lei, schiacciandola con la sua enorme mole. La bambina si scansò facendolo cadere a terra, prono. La prima cosa che notò furono gli occhi: spenti, senza alcuna traccia di emozione, vuoti perfino dell'odio che li aveva invasi per così tanti anni.
Non ricordava bene cosa era successo. Sapeva solo che, non appena il suo maestro aveva osato insultare sua sorella era saltata su tutte le furie. Fin quando si limitava a insultare lei, poco importava: vi era fin troppo abituata. Ma non avrebbe mai permesso a nessuno di infangare Valise. Mai.
-Valise... non volevo...- disse, avvicinandosi a lei.
-Sta lontana da me! Sei diventata un mostro!- le gridò contro -Non sei più mia sorella!-
Aika si bloccò sul suo posto. Fu come se il mondo intero le fosse crollato addosso. Sperava che stesse scherzando ma gli occhi di Valise infransero questa speranza. Erano occhi carichi di orrore e paura. Avrebbe preferito essere guardata mille volte dagli occhi colmi d'odio del maestro piuttosto che soccombere sotto quello sguardo anche una sola volta. Fu proprio come morire. In testa le rimbombava solo quella frase, “non sei più mia sorella”.
Poi, nulla. Valise scappò via da lei, lasciandola sola e ferita. Aika cercò di inseguirla ma le gambe molli non la ressero. Cadde a terra in ginocchio, guardandosi le mani sporche di sangue. Non aveva mai visto un rosso talmente intenso e ormai quasi... seducente. Fu d'allora che cominciò ad amare quel colore. Fu da allora che cominciò ad amare quell'odore.
Fu da allora che cominciò a diventare una macchina assassina.



NdA

Salve a tutti! Spero che fin qui la storia vi abbia incuriositi...!=)
Questo, ovviamente, è solo un capitolo introduttivo e la storia vera deve ancora iniziare... diciamo che è una specie di prologo!
Spero che vogliate contiunare a seguirmi e, soprattutto, per favore, recensite, anche e soprattutto per criticarmi... vorrei avere una minima idea se vale la pena continuare o no... nah, chi voglio prendere in giro, serve solo al mio ego!!xD
Qualunque sia il motivo, fatelo, ne sarei molto felice =D
Alla prossima! ^.^

  
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