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Autore: Dridri96    24/04/2013    3 recensioni
«è in ogni cosa, ma niente è adatto a lui.
Se lo incontri è la fine,
se lo sconfiggi è un nuovo inizio.»
La città è impazzita, nulla è come prima. Kyra è l'unica che può evitare la catastrofe, ma il tempo scarseggia. Avrà abbastanza forza e coraggio da non cadere nell'oblio?
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 18







È come se avessi un coltello conficcato in gola che mi impedisce di parlare, come se una frana fosse caduta sul mio cuore seppellendolo. Come può essere?
Non c’è via d’uscita. Non possiamo vincere. Non c’è via d’uscita.
Era il nostro destino: morire. O almeno, quello di uno di noi. E quello che sopravvivrà? Come farà ad andare avanti? Come farà a convivere con il senso di colpa?
Forse morire a questo punto è la soluzione migliore. Mi toglierei da tutto questo pasticcio e non avrei più preoccupazioni.
A quale costo però... dopo aver combattuto così tanto per riuscire a vincere... ma il mio sacrificio non sarà inutile. Noi vinceremo, e la mia vita non è nulla in confronto a quella di tutte quelle persone.

«Morirò io!», esclamiamo entrambi all’unisono. Ci guardiamo sconcertati e ripetiamo di nuovo la stessa cosa.
Metterci d’accordo sarà più difficile di quanto avevo previsto.
«Kyra, davvero, tocca a me», dice posando una mano sul suo petto.
«No!», esclamo, scuotendo la testa. Non ho intenzione di arrendermi. «Tu hai già fatto così tanto... in più hai una relazione con l’ombra, potrebbe esserti utile!»
«È esattamente per questo che devo morire io! Ho un rapporto con lei che potrebbe mantenerla in vita dopo la tua morte, non possiamo correre questo rischio». Non so cosa dire, come controbattere. Ha totalmente ragione, farlo sopravvivere vorrebbe dire mantenere una via aperta all’ombra, permettendole forse di salvarsi.
«E se dovesse comunque rimanere in vita? Magari non basta un nostro suicidio, magari in seguito le servirà il colpo di grazia, e io non sarei in grado di sconfiggerla da sola». Alex si ferma un attimo a pensare sulle mie parole, prendendo in considerazione questa ipotesi. Ciononostante non si schioda dalla sua opinione.
«Ce la faresti, ne sono certo. Sei più forte di quanto immagini. E poi tu non puoi morire! Pensa a tuo padre, a Eveline... spezzeresti il loro cuore. Tu hai ancora delle persone che tengono a te! I miei amici e i miei familiari, per quanto ne so, sono morti. Non sono più legato a questa vita per nessuno», non lo lascio nemmeno terminare la frase.
«Io sono legata a te, okay? Non sopporterei l’idea di vivere al posto tuo! Vivrei per sempre con la tua vita sulla coscienza, non riuscirei a superarlo!», urlo con tutta l’aria che ho nei polmoni e solo in questo momento mi accorgo di stare piangendo a dirotto.

Non riesco a controllarmi, a fermarmi. Dopotutto abbiamo appena perso. O meglio, sicuramente vinceremo, sappiamo ormai come sconfiggere l’ombra, ma la nostra vittoria non sarà completa, non sarà vera. Anche se dovesse sacrificarsi Alex, la mia vita sarebbe distrutta per sempre.
Lui non ha ancora aperto bocca. Mi guarda con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, cercando di nascondere l’imbarazzo, ma senza riuscirci: le sue guance sono rosse.
«Io... ecco... forse dovremmo cercare un posto in cui passare la notte», balbetta alzandosi in piedi e pulendosi i pantaloni dalla terra.
Mi sento una stupida. Alex ha totalmente ignorato le mie parole, come se non avessi mai aperto bocca. Cosa pensavo, di poter essere importante per lui? Devo smetterla di costruire castelli in aria.
Devo rassegnarmi al fatto che non sono il tipo di ragazza che piace a lui, ma tutto questo non è importante. Non ora. Quando la tua vita sta per finire, non è un ragazzo che potrà cambiare le cose.

Decidiamo di tornare in baita: dopotutto quel posto è sicuro, caldo, accogliente e abbastanza vicino. Passeremo la notte lì, in modo da riposarci, ci sveglieremo la mattina presto e decideremo cosa fare. Dobbiamo entrambi dormirci su, una decisione del genere non si può prendere su due piedi. Entrambi abbiamo i nostri motivi per preferire il nostro sacrificio a quello dell’altro, chissà se arriveremo a una scelta comune, o se sarà l’ombra a  mietere la sua vittima preferita.
In poco tempo arriviamo nella baita, che in così poco tempo sembra già la nostra nuova casa. Questa atmosfera accogliente non mi piace per niente, mi sono affezionata in troppo poco tempo a cose che perderò ben presto.
Almeno ho chiamato mio padre, gli ho detto che gli voglio bene. Ora come ora non sarei in grado di dirgli altro e non voglio fargli sapere della mia decisione. Gli spezzerei il cuore. Penso sia meglio che lo sappia quando sarà tutto finito.
Prendo il cellulare e scrivo un messaggio ad Eveline. Sarebbe meglio chiamarla, ma non riesco davvero ad aprire bocca. Da quando Alex mi ha comunicato la notizia sento la gola asciutta e secca.
Non le posso dire che mi sto per sacrificare, non lo permetterebbe, e sicuramente lo farebbe sapere a mio padre.

Ciao Ev, come va?
Volevo solo dirti che io sto bene.
Ancora per poco, aggiungo mentalmente.
Stavo ripensando ai bei momenti passati assieme, sai, con tutto il casino che c’è qua mi capita di fare pensieri profondi (già, chi l’avrebbe mai detto?)
Volevo solo dirti che sei davvero l’amica migliore che potessi desiderare, anche se sembra banale come frase. Sul serio, sei stata come una sorella per me, non scherzavo quando dicevo che sei la mia sorella adottiva, lo pensavo sul serio. Nemmeno mi ricordo di quando non ci conoscevamo, abbiamo passato la vita insieme.
Ho un sacco di cose da dirti, ma non sono molto brava con le parole. Quindi ti saluto! Buona serata, ti voglio bene.


Chiudo il cellulare e lo infilo nello zaino. Non voglio leggere la sua risposta.
Io e Alex non ci rivolgiamo più la parola. Lui sarà imbarazzato per il mio comportamento, e io mi sono pentita di avergli detto tutte quelle cose. Inoltre siamo immersi nei nostri pensieri, opposti eppure così simili.
Alex accende il fuoco, mentre io preparo qualcosa da mangiare: dopo circa una settimana, per la prima volta, mangiamo qualcosa di cotto: una bella pasta. Voglio che i miei ultimi pasti siano qualcosa di più di un pacchetto di crackers.
Ci sediamo a tavola e gustiamo la nostra cena, prima di infilarci il pigiama e andare a letto.
Ci diamo le spalle e non ci diamo nemmeno la buonanotte.

Odio tutto questo. L’ombra ha informato Alex su come ucciderla solamente per rovinare i nostri ultimi giorni, o forse l’ultimo giorno. Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci.
Dovremmo goderci appieno i nostri ultimi istanti, dovremmo dirci tutto quello che non ci siamo mai detti, conoscerci a fondo, perché non ne avremo più l’occasione, confessare quanto ci siamo odiati fino a pochi giorni fa, ricordare come lentamente siamo diventati amici, ridere assieme, perché tra poco il volto di uno di noi due sarà immobile e freddo per sempre.
Invece eccoci qua: in silenzio, tesi, imbarazzati, immersi nei nostri mondi privati, senza avere l’intenzione di condividere una sola parola con l’altro.
Vorrei cambiare la situazione, iniziare a conversare, ma non ne ho il coraggio. Ho la bocca sigillata.
Me ne pentirò forse, o forse sarò io a morire, e a quel punto non avrò più alcuna preoccupazione.
Non riesco nemmeno a capirlo davvero. Domani potrei non respirare più, non esistere più. Per me queste potrebbero essere le ultime ore.
Non ho salutato Eveline. Non ho detto davvero addio a mio padre, non gli ho mai detto quanto sia stato importante per me. Vorrei dirgli che è sempre stato il mio punto di riferimento e che è stato il genitore migliore che potessi desiderare, ma posso farlo solamente attraverso il cellulare. Non è la stessa cosa.
Domani mattina lo chiamerò e lo saluterò, perché sarò io a morire. Forse non riuscirò a parlare, ma lui capirà cosa sta succedendo.
Affondo il viso nel cuscino e mi lascio andare in un pianto triste, malinconico, rabbioso e liberatorio, fino a quando non mi addormento.

Mi sveglio non appena sorge il sole: saranno circa le sei. Sento gli occhi gonfi e la testa pesante, ma decido comunque di sollevarmi sui gomiti. Questa è la mia ultima alba, voglio godermela. Osservo il cielo fino a quando il sole non è ben visibile sopra la linea dell’orizzonte. Sento il mio cuore più leggero, questa visione mi ha dato la forza di affrontare questa giornata infernale. Questa ultima giornata.
Sono stata così stupida ieri a sprecare la mia ultima sera. Avrei dovuto parlare con Alex e ora ho così tante cose da dirgli prima di prendere la nostra decisione finale.
Mi volto verso di lui e noto che il suo lato del letto è vuoto. Le coperte sono disfatte e sul materasso c’è un biglietto.
Il mio cuore perde un colpo. Mi si è chiusa la gola dall’ansia. Non mi serve leggerlo per capire cos’ha fatto. Lo prendo in mano e lo stringo tra le dita tremanti, senza leggerlo. Mi alzo dal letto e esco dalla camera.

«Alex...?», sussurro guardandomi attorno. «Alex...?», domando ancora a voce più alta. Lo faccio fino a quando non mi metto ad urlare con tutto il fiato che ho nei polmoni mentre corro in tutte le stanze della casa, ma nessuno risponde. Mi butto in ginocchio, nascondendo il viso tra le mani, tremando.
So dov’è, so perché è lì, so quali sono le sue intenzioni. So soprattutto che se voglio salvarlo devo alzarmi in piedi e reagire, ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Sono stufa di reagire. Stufa di continuare a scavare dentro di me per ritrovare energia, perché ormai non ne ho più. È come se il mio corpo fosse un involucro vuoto e pulsante, il mio cuore sta per scoppiare e frantumarsi in mille pezzi. O forse è già distrutto.
Ormai cosa mi resta da fare se non leggere il biglietto che stringo tra le dita? Lo osservo e non ho il coraggio di aprirlo. So cosa c’è scritto: che è andato dall’ombra per farsi uccidere. Eppure non riesco a farmene una ragione, non riesco ad accettarlo.
Forse è già morto. Qualcosa mi trafigge il petto e mi impedisce di respirare.
E se invece fosse vivo? E se potessi ancora salvarlo? Provo ad alzarmi, ma non ci riesco, le mie ginocchia tremano troppo.
Devo agire, in fretta. Devo recuperare energie, non mi importa quanto possa costarmi questo sforzo. Non posso arrendermi proprio ora. Lui non mi avrebbe abbandonata.
Sospiro e apro il biglietto.

Buongiorno Kyra,
come avrai notato io non sono a casa. Me ne sono andato quando tu stavi ancora dormendo, ho scritto questo biglietto durante la notte, non appena hai smesso di piangere. Sì, ti ho sentita, ma non ho avuto il coraggio di chiederti il perché o di consolarti, non avrei sopportato anche la tua tristezza, la mia era già sufficiente.
Lo so, sono un codardo.
Avrei dovuto dirti queste cose a voce, ma non ce l’ho fatta.
Ieri mi hai detto che sei legata a me, che ci tieni, e non ho trovato le parole per risponderti. Avrai pensato che di te non mi importa nulla, ma non è così. Non sono più il bastardo che ero fino a qualche giorno fa. Tutta questa situazione mi ha cambiato, rischiare la vita così tante volte mi ha fatto capire cos’è giusto e cosa è sbagliato.
La verità è che è proprio perché tu sei legata a me che devo sacrificarmi io. Tu sei la cosa più importante, l’unica che mi è rimasta. Se perdessi anche te non avrei più nulla.
Ieri non ti ho baciata solamente perché pensavo fosse utile, ma perché lo volevo!
Ti odiavo, ma stando con te in questi ultimi giorni ho capito che sono sempre stato un idiota, proprio come dicevi sempre tu. Sei una ragazza forte, determinata, simpatica, bella... non avrei potuto avere compagna migliore in questa lotta contro l’ombra. Per questo mi sono innamorato di te.
Lo so, non sembra un discorso da me, così smielato, ma dopotutto ormai a cosa serve fare il duro? E pensare che prendevo sempre per il culo i ragazzini innamorati che si facevano dediche. Sarò anche cambiato, ma sappi che mi considero patetico per averti scritto questa lettera, quindi ritienilo un enorme gesto d’affetto!
Sei una tipa sveglia, credo tu abbia capito dove sono e cosa sto per fare. Non venirmi a cercare, non provare a salvarmi. Credimi, è la cosa giusta, devo sacrificarmi io.
Mi dispiace non averti salutata come avresti meritato, questo è uno dei miei rimorsi più grandi, ma non mi avresti lasciato andare.
Ora vado, o ti sveglierai e non saprò che scusa inventarmi. Non riuscirei mai a dirti tutte queste cose a voce. Lo sai, non sono coraggioso quanto te.
Quindi, addio, Kyra.

Quell’idiota di Alex Hunt.


 

Angolo Autrice_

*Colpo di tosse imbarazzato* Saaaalve. *Silenzio* 
Ok, lo so, I KNOW, dopo un finale del genere avete voglia di scoprire dove abito, venire a casa mia e prendermi a calci sui denti. E avete pure ragione D: 
Ormai mi conoscete, no? C: sono tipo ODIOSA. 
Davvero, voi dovete essere tutte personcine magicamente PAZIENTI per riuscire a sopportare i miei finali :D 
Anyway, spero che a parte questo vi sia piaciuto pure questo capitolo :) Ovviamente lasciatemi una recensione per dirmi cosa ne pensate e, perché no, insultarmi per sto finale C: 
E, cosa posso aggiungere... Buh, questo è il terzultimo capitolo *conto alla rovescia* ç__ç 

(Ogni volta penso: ok, nel prossimo "Angolo Autrice" scrivo qualcosa di intelligente e utile, e poi puntualmente lo riempio di ragionamenti senza senso. SORRY). 

Spero di vedervi tutti al prossimo capitolo (?) che sarà il penultimo (WOW , so contare) :D SCIAO BELLI!



SPOILER

Dico solo: battaglia finale. 

 

DriDri_


 

  
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