CAPITOLO I
Il mattino successivo la ragazza si risvegliò nel letto dell’amico. Si
stropicciò gli occhi e dopo aver trovato le sue scarpe, ai piedi del letto,
scese dal suo giaciglio e si diresse con calma nella piccola cucina che era
accanto alla stanza da letto. Guardò in direzione del soggiorno, che faceva
anche da sala da pranzo, e notò Andrea sdraiato sul divano con una piccola
coperta che a mala pena gli ricopriva le spalle. Sorrise all’amico e tornò
indietro per prendere una delle coperte che aveva adagiato sul “suo” letto.
Facendo attenzione a non svegliare l’amico, sistemò la coperta sulle sue
spalle e dopo si diresse in cucina.
Nel silenzio più assoluto, e cercando di non fare
il minimo rumore, al buio preparò il caffè. Dal frigo tirò fuori il cartone
col latte, versò un po’ del contenuto in un pentolino che mise a riscaldare
sul fornello. Preparò il vassoio dove mise delle fette biscottate e marmellata
alla ciliegia, la preferita di Andrea, versò il caffè parte in una tazzina,
parte in una tazza dove già era stato versato il latte appena scaldato, e
silenziosamente andò dall’amico. Poggiò il vassoio sul tavolino, dove ancora
giacevano i rifiuti della serata precedente, e spintonando delicatamente Andrea,
iniziò a chiamarlo. Il ragazzo mugugnò un paio di volte prima di aprire gli
occhi verdi e dopo un sonoro sbadiglio salutò l’amica.
- Buongiorno Scimmia. Sai che dovresti metterti a
dieta? Ieri, per portarti a letto, a momenti mi veniva l’ernia.
- Molto gentile da parte tua Capellone.
Andrea fece una smorfia non appena sentì il
nomignolo affibiatolgli dall’amica; si passò una mano tra i capelli, anzi tra
ciò che ne restava, infatti, aveva deciso di rasarli perché iniziava a
perderli, sbuffò e si girò a fissare Sara che, mentre parlava, aveva tirato le
tende.
Fuori pioveva come ormai accadeva da tre giorni.
Sara guardò la pioggia cadere e si sentì sprofondare nella depressione più
nera, si volse verso l’amico che canticchiando si regalava un’abbondante
dose di marmellata. Si avvicinò e sedendosi al suo fianco, e coprendosi le
gambe con la coperta che aveva usato poco prima con lui, iniziò a sorseggiare
il latte e caffè caldo.
- Appena finisco di bere devo scappare in ospedale.
Andrea si voltò a guardarla con espressione
perplessa. Cercò un orologio ma non lo trovò, dove lo aveva messo?
- Sara… ma che ore sono?
- Le sei.
Andrea quasi cascò dal divano per la sorpresa. Lui
aveva la mattina libera, poteva dormire fino a tardi e quella pazza della sua
amica cosa faceva? Lo chiamava all’alba. Si passò una mano a stropicciare
ancora una volta gli occhi. Si accomodò meglio sul divano e portò la testa
indietro. Sospirò rumorosamente e riprese a sorseggiare il latte che aveva
preso prima che Sara gli desse la “lieta novella”.
Andrea dopo aver finito il suo latte si alzò e si
guardò attorno e prese una decisione: perso per perso, questa mattina avrebbe
rimesso in ordine casa sua che iniziava ad apparire come un tugurio. E dire che
Sara glielo ripeteva sempre: “O prendi una donne delle pulizie o giuro che
la prossima volta che vengo qua utilizzerò tua maglia preferita per lavare il
pavimento! ” Era arrivato il momento di prendere una donna delle pulizie?
No, sarebbe stato lui a mettersi a sudare, olio di gomito e tutto splenderà.
- Prendo la giacca e ti accompagno in ospedale. Non
mi va di mandarti in giro da sola a quest’ora.
Sara annuì, conosceva Andrea ed era certa che se
fosse andata senza svegliarlo, l’amico avrebbe fatto fuoco e fiamme per la sua
imprudenza. Andare in giro di “notte” da sola era un’assurdità. Da questo
punto di vista era perfettamente siciliano e maschilista. Perché maschilista?
Perché secondo lui era un’assurdità la sua idea di diventare chirurgo. Ma
poi perché voleva diventare chirurgo? Il suo sogno non era oncologia
pediatrica? La risposta è semplice. La sua era una rivalsa. Contro chi? Quella
è un’altra storia.
- Sono pronto. Andiamo?
E così escono ed insieme, si dirigono verso
l’ospedale Maria Vittoria dove prestavano servizio.
Riprendi
fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio
Ecco il I capitolo della fic. Certo è corto ma ancora non
siamo nel vivo della storia. Credo che continuerò così per altri due, tre
capitoli al massimo. La canzone è, ancora una volta, di Carmen Consoli, ed è
ancora “L’ultimo bacio”. Vorrei ringraziare le 38 persone che hanno letto
il Prologo, sembrano pochi, ma per me sono tantissimi. Passando ai
ringraziamenti:
-
_LAURA_: spero di aver accontentato le tue aspettative e spero di poter
leggere un altro tuo commento. Dimenticavo: grazie per aver messo la storia tra
i preferiti.
-
EGIPT:
spero di ispirarti curiosità ancora una volta con questo capitolo. A presto.