Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Femme Fatale    25/04/2013    6 recensioni
Dal prologo: ''Non avevo mai pensato alla mia morte, ma soprattutto non avevo mai pensato ad un ritorno dopo la morte. Sono tornata dopo cinque mesi. Tutti credevano di avermi detto addio alla sepoltura, peccato che il mio corpo non ci fosse in quella bara.
Mi sono risvegliata. In un bosco. Sola. E molto cambiata.''
Dal quarto cap.: ''Appena presi la sua mano tutti i pensieri si dileguarono in un angolo remoto della mia mente, e non furono gli unici, anche la stanchezza che aveva preso posto nel mio corpo si affievolì.
Hai presente quando ti stendi al sole, e il calore ti rilassa tanto da non pensare più a nulla, eppure sai che non puoi rimanere a lungo così perché tutto quel calore è pericoloso? Ecco come mi sentivo, in quel momento.''
''Risorgerò dalle mie ceneri, come una fenice.''
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 17
Scoperte, ricordi e paure.



Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto un sacco di problemi con la scuola, d’amore, di ispirazione.. e posso dire dire di aver risolto solo l'ultimo e solo oggi. E’ stato un parto questo capitolo! :'(
Beh so che non vi interessa quindi vi aggiorno sulla storia, abbiamo più o meno scoperto qualcosa di più sul pugnale, tra un po’ Jane partirà e li conosceremo Dafne per la prima volta. *yeeeeeee*
Vi riscrivo la profezia, perché è il centro della storia in pratica:

Verrà una donna capace di cambiare un’intera famiglia con l’amore.
Verrà una donna capace di togliere ciò che era stato preso in precedenza con il potere.
Verrà una donna capace di governare con la saggezza.
L’odio tra due fratelli li renderà cechi alla verità.

Nel prossimo capitolo ci sarà più azione, perché sarà incentrato su un combattimento e Curt dirà a Jane cosa gli aveva detto Atena quando lo ha chiamato su al Monte, che sarebbe poi il monte Olimpo.
Tra tre capitoli passerò a scrivere al presente perché si arriverà al punto in cui Jane incontra Zeus e penso manchino si e no dieci capitoli alla fine.
Okay ho scritto tutta sta roba, posso anche andarmene, scusate se ci sono degli errori, ma proprio non ce la faccio a rileggere D:
Sono 2.236 parole, contando solo il capitolo, se vi annoiate ditemelo e SE VI ACCORGETE CHE MANCA QUALCOSA DITEMELO ANCHE SE AVETE DEI DUBBI SU QUALCOSA :)
Buona lettura <3
















-Jane, noi due dovremmo parlare non credi?- la voce dura di Aaron mi vece rizzare i capelli della nuca. Mi alzai lenta dal letto e lo seguii sotto gli sguardi  preoccupati di tutti. Camminava proprio davanti a me ed io cercavo di mantenere una certa distanza di sicurezza, oltre che un religioso silenzio. Fu il primo a parlare, non appena si sedette dietro la sua scrivania nera.
-Potrei punirti per ciò che hai fatto. Ci sono provvedimenti seri per questo tipo di azioni avventate.. sai?- un brivido percorse la mia spina dorsale, avevo letto in uno dei libri di Curt che molte volte il Capo delle famiglie di Semidei avevano lasciato i propri Protetti alle grinfie delle Furie, per azioni meno gravi delle mie. Ero certa che da un momento all’altro le mie gambe avrebbero ceduto, così mi sedetti sulla sedia difronte alla sua; mi presi la testa tra le mani, chiusi gli occhi e aspettai che continuasse.
-Ma non servirebbe a nulla, se non a ricevere una punizione per ciò che avrei fatto.- alzai la testa di scatto, corrugando le sopracciglia confusa. – tuo Padre vorrebbe vederti e non solo lui.- i suoi occhi si fecero assenti, segno che stesse pensando a qualcosa e dai suoi gesti agitati capii che non era nulla di buono.
-Perché?- anche quella volta rimasi vaga, era diventata quasi una abitudine. Una sfida a coloro che dovevano rispondermi.
-Non lo so, infatti non mi piace. Di solito i Giovani Semidei non vengono mai reclamati- si accarezzò con l’indice e il pollice la folta barba, con fare pensieroso.
-Ma Curt..- provai a ricordargli che anche lui era stato convocato Su, nonostante la giovane età.
-Si lo so, ma con Atena è diverso. Lei è saggia, non farebbe mai del male alle sue stesse creazioni.- sussultai capendo ciò a cui voleva alludere.
Non era sicuro che mi stessero chiamando per fare due chiacchiere; c’erano altre possibilità e quelle che mi apparvero nella testa, non mi piacquero affatto.
-Raccontami del tuo viaggio- la sua voce non ammetteva repliche, così gli raccontai ciò che ritenevo indispensabile che sapesse. Tralasciando la questione della profezia, non volevo che dubitasse di me e che mi odiasse. Non di nuovo.
Parlai del pugnale e del suo misterioso potere, di cui mi aveva accennato Ade visibilmente intimorito; del bimbo e di ciò che ero riuscita a sapere su di lui. Soffermandomi soprattutto sulla frase detta dal Dio della Morte: ‘Non perdere tempo, con cose che non hanno avuto la possibilità di vivere, ne di morire.’
 
Cosa significava? Sappiamo entrambe che tutto ha un anima, escludendo gli oggetti, quindi come poteva essere quella creatura, priva di vita?;
Gli rivelai di aver scoperto chi aveva celato la mia anima, ma non il perché. In fondo non ne ero sicura nemmeno io: Ade mi aveva solo detto che voleva il mio potere prima dei suoi fratelli.
 Sì, ma quale potere?
Non appena ebbi finito mi poggiai sullo schienale della sedia, chiudendo nuovamente gli occhi, mentre aspettavo che elaborasse tutto ciò che gli avevo appena detto.
-Abbiamo sempre saputo che il pugnale aveva un potere strano, altri di più altri di meno.. – In quel momento ricordai dello sguardo preoccupato che mi aveva rivolto Logan, alla scelta dell’arma  nella radura e ne capii il motivo. - Ma complessivamente ne sappiamo ben poco: solo pochi semidei nella Storia hanno avuto l’opportunità di impugnare lei o sua sorella, che come ti ricorderai è quella spada che ti aveva tanto affascinato, ma che non sei riuscita ad impugnare.  Il primo che tenne la tua preziosa arma fra le mani fu Allirozio, figlio di Poseidone che.. em.. non fu molto ben visto dagli dei per le sue azioni..- prese un lungo respiro, guardandomi dritto negli occhi – Dafni, figlio del dio Ermes, uomo infedele verso i propri Fratelli. E poi c’è.. –
-Fammi indovinare Aaron, un altro uomo con un anima molto Sporca, vero?- la mia voce si alzò un po’, ma in quel momento non me ne preoccupai perché queste sue allusioni al fatto che sarei potuta essere anche io simile a loro non mi piacevano per niente.
-Non è come pensi non sto cercando di paragonarti a loro.- spostò lo sguardo verso la finestra. – ti sto solo rivelando ciò che sappiamo. – Il suo sguardo tornò a puntarsi verso di me, era calmo e, per quanto possa suonare strano, rassicurante; presi un lungo respiro e lo incitai a continuare.
- Come ti dicevo, non ne sappiamo molto, ma l’unica cosa di cui siamo certi è che molti Dei davanti a quell’arma sono intimoriti. Viene raccontato anche in molte storie mitologiche umane, nonostante questi cambino un paio di cose ogni volta che decidono di riscrivere un manoscritto antico, con il risultato che non si riesce più a distinguere la verità dalle fantasie aggiunte.-
 
 
 
Erano passate due settimane dal mio incontro con Ade e dopo i primi giorni in cui ero stata trattata come un sospettato di un crimine ad un interrogatorio, tutto sembrava essere tornato alla normalità, la solita routine giornaliera: colazione, allenamento, pranzo, allenamento, cena, ricerche in biblioteca con Curt.
Scoprimmo ben presto che ciò che mi aveva detto Aaron era vero: il pugnale aveva sempre suscitato strane reazioni da parte degli Dei, ma solo giorni più tardi Curt capì cosa si celava in esso.
 
-Sai sono stanca, basta per oggi.. – chiusi il libro che avevo in mano, allontanandomi da lui, tornando poi a mani vuote. Lo abbracciai da dietro, cercando di capire cosa stesse leggendo, ma era scritto in greco antico così rinunciai quasi subito.
Passarono svariati minuti, i quali li impiegai a tentar di smuovere Curt da quel dannato tomo, ma capii ben presto che non riusciva ad ascoltarmi; era così assorto che si era dimenticato di rimanere in contatto con la realtà mentre usava il suo potere.
Appoggiai la testa sul banco ripensando a tutto quello che mi era capitato dalla mia morte: mi ero ritrovata vicino ad un lago sola; ogni persona che avevo incontrato guardandomi vedeva solo una bimba che probabilmente aveva perso i suoi genitori; la scoperta che per qualche motivo anche Daniel e Louise mi vedevano come una ragazzina o come una bambina e da allora non è cambiato nulla, infatti se ne avrò la possibilità chiederò delle spiegazioni a Zeus; la mia amicizia verso Logan che aveva scemato durante questi mesi, ormai ci vedevamo solo duranti i pasti e quando combattevamo insieme alla radura. Sapevo che provava ancora qualcosa per me ed ogni tanto lo sorprendevo a fissarmi, perché lo ammetto anche io mi giravo per fare la stessa cosa. Poi il bacio con Curt e il nostro rapporto che si stava fortificando. Ogni sera, quando tornavamo dalla biblioteca, veniva da me e rimanevamo abbracciati parlando di tutto, persino delle nostre vite da Umani. Era diventato la mia ancora, il mio punto fermo, il ragazzo che amavo e amo.
Voltai la testa disgustata quando il volto di Ade mi balenò in testa, erano passati quattro giorni dal nostro incontro e facevo fatica a dormire la notte senza Curt vicino; l’unica cosa positiva da quel viaggio è stata Matt.
Matt è il bambino della landa, ho deciso io di chiamarlo così, più avanti ti spiegherò.
Tornai indietro ripensando alla scelta della mia arma, che era diventata come la mia migliore amica, con lei al mio fianco mi sentivo protetta; pensai al mio primo allenamento e a Daniel, ero felice che non ci fosse nessun mostro in me e dopo avergli detto ciò che avevo scoperto sembrò convincersene finalmente anche lui. Da quel giorno, nonostante cercasse di non darmelo a vedere era sempre rimasto a una certa distanza da me, soprattutto durante gli allenamenti.
Mi tornarono in mente i film visti insieme a Abigail e Sarah, i nostri pigiama party, le gare di velocità che facevo con Hector, - lo so non te ne ho mai parlato, ma il tempo stringe - le frecciatine di Blodey e tutti i pomeriggi in cui saltavo gli allenamenti passando il pomeriggio insieme a Louise.
Loro sono la mia famiglia e farò di tutto per proteggerli, Dafne.
Mi addormentai lì, fui svegliata da Curt il mattino dopo e dalle sue occhiaie capii che aveva appena riposto quel tomo, ma nonostante ciò un meraviglioso sorriso gli illuminava il viso.
-Ho scoperto il potere del pugnale. – mi disse mentre mi accarezzava il viso. Mugugnai qualcosa ancora assonnata e lui ricominciò a parlare: - Ho letto che inizialmente fu creata da un fabbro presso la corte di re Artù, ma non era nulla di più che un pugnale. Mentre questo si recava in un villaggio vicino per vendere le sue opere, perse l’arma che fu ritrovata in seguito da una ninfa. Insieme alle altre ninfe decisero di infonderci un po’ del loro potere. In seguito ad un attacco, anni dopo, il pugnale tornò nelle mani degli umani. Da lì in poi passo di mano in mano, trapassando varie vite, vite umane, di ninfe, di centauri, semidei. La purezza del potere datogli delle ninfe si mischiò con la morte, questo lo rese nero come la pece, attraversato da vene di purezza. Da qui in poi tutto diventa meno chiaro, penso che un titano gli abbia dato il potere di ferire gli Dei, il che avrebbe senso, ma non ne sono sicuro.- non appena smise di parlare gli gettai le braccia al collo, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.
-Sei stato bravissimo, ma ora vai a letto ti copro io con Aaron. – gli sussurrai all’orecchio, prima di portarlo con la forza nella sua stanza.
 
Quella mattina, alla fine dell’allenamento, mi avvicinai al Figlio di Efesto dicendogli che Curt non sarebbe arrivato e lo misi al corrente di ciò che avevamo scoperto.
Ero così concentrata per cercare di ricordare il racconto sul pugnale, dato che quando il figlio di Atena me lo aveva raccontato ero praticamente ancora nel mondo dei sogni, che non mi accorsi della poca attenzione che Aaron mi stava rivolgendo.
-Jane dobbiamo parlare..-esordì infine in un sussurro appena udibile.- Sta mattina ho avuto un messaggio da Ermes, tuo Padre ti ha convocata.- sentii qualcosa in petto, come se mi avessero appena pugnalata. Rimasi in silenzio, facendo saettare i miei occhi nei suoi, aspettando.. non so cosa stessi aspettando.. probabilmente che mi rassicurasse, che mi dicesse che non c’era nulla da preoccuparti e che le nostre ipotesi sul perché di  un probabile convocamento erano di sicuro sbagliate.
-Partiremo alla fine di questo mese..- disse invece.
Mi voltai e corsi verso casa, senza nemmeno rispondergli, avevo bisogno di stare da sola. Salii le scale i fretta e furia, sentendo a mala pena ciò che mi disse Blodey quando ci incrociammo. Corsi così veloce che impiegai pochi minuti ad arrivare davanti alla porta della mia camera, avevo bisogno di mettere più distanza possibile da Aaron e da ciò che mi aveva detto. Purtroppo da quest’ultima era impossibile fuggire.
 
Non appena entrai, notai nella penombra due figure sul letto, una più grande che dai capelli scompigliati capii fosse Curt e una più piccola, il bambino.
-Cosa ci fate qui?- gli domandai cercando di avere una voce per quanto possibile poco irritata.
-Volevamo parlarti- disse Curt accarezzando i capelli neri del piccolo. – e lui voleva vederti- finii indicando il bambino accanto a lui. Sentendo ciò gli occhi del bambino si spalancarono ed io non riuscii a trattenere un sorriso, anche io avevo voglia di vederlo da quando Louise lo aveva portato via per lavarlo non lo avevo visto molto. C’era da dire che aveva proprio fatto un bel lavoro con lui: i capelli erano neri e non più grigi di polvere o rossi di sangue; gli occhi risplendevano come quelli di un vero e proprio bambino e quegli stracci erano stati sostituito da un pigiamino blu. Mi avvicinai a loro, sedendomi proprio al suo fianco.
-Dovremmo darti un nome sai? – gli misi un braccio intorno alle spalle. Quella situazione era veramente bizzarra, da fuori potevamo facilmente passare per una coppia che ha dimenticato di usare le precauzioni.
- Ade.. beh dice che non si può dare un nome a ciò che non ha anima..- il suo sussurro fu quasi impercettibile ed ebbi l’impressione che stesse parlando più a se stesso che a noi.  Curt si porse in avanti, portando la sua mano vicina al viso del piccolo, forse per asciugargli una lacrima che mi era sfuggita.
- Matt..-
-Cosa?- la testa del bambino si alzò di scattò guardandomi dritta in volto, così lo presi posizionandolo sulle mie gambe, avvicinandomi al tempo stesso a Curt. Mi era mancato nonostante non lo avessi visto per poche ore.
-Ti chiamerai Matt- esordii infine sorridendo.  – e tutti hanno un’anima sai? Altrimenti non staremo parlando ora, cioè io starei parlando ma tu saresti una sottospecie di zombi- mi feci scappare un risolino divertito, seguito a ruota da una sua risata. Una vera però, una di quelle che ti rischiarano la giornata e la mia ne aveva certamente bisogno.
 
Ero sola nella camera: Curt era appena uscito per portare Matt nella sua cameretta. Mi stesi sul letto, cercando di rilassarmi; appena la porta si era chiusa , mi erano tornate in mente le parole di Aaron, mancavano solo due settimane alla fine del mese ed io non ero pronta a ciò che mi avrebbe aspettato. O almeno non mi sentivo pronta a ciò che pensavo mi avrebbe aspettato, quindi figurati quanto sono preparata per un incontro con Zeus, il tuo Zio Cielo.
 
 


 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Femme Fatale