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Autore: Varro    25/04/2013    0 recensioni
"Tal!"
Le tribune erano letteralmente esplose quanto il Lupo era sceso nuovamente sul campo, armato con la propria panoplia pesante, la lunga spada a due mani che pendeva fiera fra le sue spalle di granito, attorniato dalle ragazze della sua squadra. Nel sole arancio-saturo del pomeriggio, lasciava scorrere lo sguardo sugli spettatori: quasi tutti gli studenti erano là, mentre il suo corpo si preparava allo scontro imminente, una marea di colori diversi. C'erano il rosso e il giallo per la Scuola del Fuoco, il Vulcano Furente, con striscioni che portavano scritte di incoraggiamento, l'azzurro della Scuola dell'Acqua, il Trono delle Maree, i cui allievi quel giorno erano particolarmente più attivi del solito, e poi la muraglia argentata degli studenti della Scuola di Luce, l'Alba d'Argento, che intonavano i canti di battaglia per far sentire ai giovani nell'arena il proprio supporto.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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I suoni della festa nella torre dell'Alba d'Argento parevano lontani anni luce dal piccolo balcone che dava sulle montagne innevate, ricoperte dal permafrost che sembrava la chioma bianca di uno degli anziani del clan dei Lupi Guerrieri.
Casa...

Quanto più Tal osservava quei picchi altissimi, così piccoli che poteva prenderli tutti in una mano ma così lontani dalla sua portata, tanto più saliva la nostalgia. Eppure, tecnicamente, era a casa: l'Accademia aveva sede nel gelido nord, dalla balaustra di marmo intagliato poteva vedere senza molta difficoltà i tetti delle torri di guardia che spuntavano appena dalla roccia ricoperta di neve, piccole costruzioni che fungevano da occhi e orecchie dei villaggi sotterranei. Gli pareva di distinguere le sentinelle in servizio, delle statue incassate nelle proprie armature nere e rosse bordate di pelliccia di lupo e orso, che tenevano sotto controllo con occhio imparziale i territori del clan in cerca di nemici mentre qualche piano più sotto scoppiettava allegro il fuoco che scaldava la birra.

Gli erano sempre sembrate come delle divinità, le sentinelle, perché non si muovevano mai per caso, pareva che fossero sempre dove dovevano essere, fare sempre quello che dovevano fare, precedute dal clangore delle loro armi quasi anonime. Non dicevano mai niente di propria iniziativa, le rare volte che parlavano era solo su domanda di altri, un'indicazione, un dubbio organizzativo, qualche dritta su quando è dove si sarebbe tenuta la tale cerimonia, per il resto niente. Silenzio assoluto.
Era come se i casi della vita non le tangessero, come se per loro ci fosse solo il servizio, che dava quell'aura di mistero. Inutile nascondersi che da piccolo aveva spesso desiderato far parte di quel corpo così misticamente affascinante, portare le placche annerite dal fumo e scorrere i territori del clan per conto del capo, assorto nel proprio silenzio contemplativo, marchiando come 'scarsamente interessante' tutto il resto.

Lasciava scorrere lo sguardo sul parco dell'Accademia, ora ricoperto di neve fresca, una soffice coltre bianca che copriva gentilmente tutto seguendone le curve, e ogni tanto beveva un sorso dal boccale di birra, tendendo l'orecchio ai festeggiamenti distanti appena pochi metri. Ancora nessuno si era corto della sua assenza; forse era un bene, alla fine gli faceva piacere avere un minimo di piace per riflettere.
Da una parte, sentiva come estranei quei ragazzi e quelle ragazze, sia dal punto di vista fisico che psicologico. La sua statura che sfiorava i tre metri, i lunghi capelli rosso-castano, gli occhi rosso fuoco, i lineamenti intagliati e induriti dalla neve erano in netto contrasto con i due metri e mezzo scarsi degli altri, i capelli molto spesso biondi o platino, gli occhi verdi o azzurri e il volto che poteva essere scambiato per androgino. Allo stesso modo come la sua muscolatura strideva con quella degli altri: molti degli Angeli si allenavano fino allo spasmo per potenziare quelli delle braccia, diventando in alcuni casi dei colossi palestrati, mentre il Lupo non dava a vedere i propri duecento chili, prevalentemente concentrati nel torace e la schiena per reggere l'armatura.

Erano due concezioni diverse.
La loro, sull'aspetto: non poteva negare che molti potessero essere definiti 'belli' per la nobiltà e la regolarità della loro figura; la sua, sulla funzionalità: tutto di lui era stato progettato per la guerra, tanto che molti dei suoi compagni lo chiamavano a volte 'Soldato', un po' per spregio un po' perché era vero. E la cosa lo faceva sentire ancora più isolato, nessuno era come lui, anche i suoi conoscenti più vicini, Vala e le gemelle, parevano non capirlo pienamente; lo guardavano, ma senza osservarlo.

Bevve un altro sorso dal boccale per voltarsi, intenzionato ad andare a dormire, ma vide sulla soglia proprio Vala, vestita con una tunica rossa con bordi argentati che risaltavano il fiume di rame liquido dei suoi capelli e delle labbra, che lo guardava; aveva uno strano sorriso sulle labbra, come divertito e rattristato al contempo.
"Eccoti! È un po' che ti cerco; non partecipi alla festa?"
Il Lupo scosse la testa, la schiena nuda che rabbrividiva per il passaggio di un refolo freddo.
"Non mi va."
"Perché?"
"Non lo so."

La ragazza mosse qualche passo in avanti dubbiosa, le sue supposizioni erano state confermate: Tal aveva qualcosa che non andava, ma che ancora non riusciva ad identificare. Da un po' era chiuso, parlava pochissimo le sue pupille parevano guardare oltre il confine geografico nostalgiche... e, non sapeva perché, ma le faceva male solo vedere una cosa del genere: il Lupo era sempre stato una presenza rassicurante, diretta ma al contempo sempre rispettosa, una spalla sempre presente anche se magari non se ne era mai accorto.
"Bellissimo combattimento, comunque; come sempre, del resto..."
"Anche tu non te la sei cavata male."
"Figurati, ho appena curato un paio di lividi qua e là."
"Ma sei riuscita a rimettere insieme Varak, la sorella e il capitano dopo che avevo finito con loro; mica da tutti."
Si passò una mano sulla nuca sorridendogli imbarazzata, in effetti si era operata per abbreviare i tempi del recupero dei giocatori avversari, scelta che non tutti avevano approvato nell'Alba.

"Non condividi?"
"Al contrario. Siamo fratelli, ancorché diversi, il Maestro ci ha creati perché agissimo come un corpo solo: lasciarsi influenzare da stupide questioni faziose sarebbe un insulto al nostro scopo."
L'espressione di Vala prese profondità, era d'accordo con Tal sulla necessaria unità fra gli Antichi, e le faceva piacere sentire la sua voce calda che riempiva il piccolo spazio del balcone. Era... rassicurante.
"Meno male che qualcuno ancora non si è lasciato prendere dalla mentalità di clan."

Fece una piccola pausa, nuovamente imbarazzata, anche se per motivi diversi. Da una parte non voleva suonare invadente, ma dall'altra aveva come un bisogno impellente di sapere cosa stesse tormentando così il guerriero, cosa le causava quel dispiacere che da tanto tempo vedeva nei suoi occhi e nel suo spirito.
Così gli appoggiò lentamente una mano sull'avambraccio destro, guardandolo involontariamente rattristata, e gli si avvicinò, irradiata dal calore del suo corpo.
"Che ti succede, Tal?"
Lui non rispose subito, impiegò un altro sorso di birra, mentre lasciava scorrere lo sguardo sul parco innevato dell'Accademia, un posto così familiare ma che sentiva così distante.
"Non mi considerate uno di voi, vero?"

Di tutti i problemi che si era figurata, la solitudine era l'ultimo. Insomma, il Lupo era sempre stato l'orgoglio guerriero della Scuola, salutato e visto da tutti come un eroe per i suoi atti superiori sul campo, un combattente che non si lasciava mai battere ma che al contempo non aveva mai perso il controllo. Un guerriero della Luce, un Protettore. Anzi, per lei Tal era sempre stato Il Protettore, che non si risparmiava mai per i propri alleati.
Più volte, in situazioni estreme nell'arena, era stata letteralmente protetta dal guerriero col suo corpo contro alcuni orchi gladiatori. Aveva passato due mesi fra i druidi guaritori e in quel periodo tutti non avevano fatto altro che decantare le sue lodi, come se fosse stato ucciso. Lei era l'unica che era andata a fargli visita, a stargli vicino.
"Certo che sei uno di noi! Sei uno dei guerrieri più ammirati nella Scuola e temuti fuori, è ovvio che tu sia uno di noi."
"Non sto parlando di questo."

Le sue parole erano poche, brevi, pronunciate con tono sordo, che colpiva come una roccia; le faceva male sentirle, come se fosse stata colpa sua, ma al contempo provava un bisogno più forte di aiutarlo, di stargli vicino. Forse perché quella situazione era così strana che si sentiva spaesata e Tal la faceva in qualche modo sentire al sicuro... per quanto assurdo potesse essere.
"E allora di cosa stai parlando?"
"Senti, lo so che non lo fate apposta... ma mi sento un estraneo, qui."
"Quindi...."
"Non è la fama che mi interessa, o essere tenuto fuori dall'Alba. Quelle non sono cose degne di un Lupo Guerriero."
Prese un po' di coraggio per fargli una fugace carezza sul braccio muscoloso, facendo involontariamente più attenzione del dovuto alla forma. Ora capiva: Tal non si sentiva semplicemente solo, ma non compreso, che era ben diverso. Lei stessa, che poteva dire di conoscerlo bene rispetto agli altri studenti, ancora non aveva ben chiare le motivazioni di certi suoi comportamenti, come non separarsi mai dagli stivali dell'armatura o rifuggire sistematicamente qualunque forma di arte nelle cose che faceva o indossava, però da che conosceva il guerriero non aveva fatto altro che osservarlo, incuriosita da un Antico che apparteneva ad un popolo così giustamente famoso.

Di loro, nel corso dei quattro anni di frequentazione, aveva capito molto più dei suoi compagni: i Lupi avevano in comune con gli Angeli l'afflato quasi religioso che li spronava a proteggere gli altri, sì, ma i primi si vedevano come l'ultima e più nobile linea di difesa della purezza nel mondo, i secondi invece avevano una visione assai più paritaria. Per loro il mondo era una guerra continua, da cui si poteva uscire solo collaborando tutti, per cui la vita era il dono più grande che si poteva fare ai propri compagni. Era questa la ragione per cui quasi preferiva la visione lupesca: quella angelica era, sì, grandiosa, il cavaliere nella lucente armatura che combatté il male ligio al dovere fino alla propria morte nella gloria eterna, ma poteva facilmente condurre all'orgoglio che oramai da secoli caratterizzava la loro società. Quella dei fieri abitanti del nord invece era assai più semplice, per certi versi anche sensibile: una visione del mondo che aveva a cuore gli altri, pur senza vederli come incapaci da difendere, ma come compagni con cui affrontare insieme la vita, tutti uniti.

Aveva più volte pensato a come avrebbe potuto essere la sua vita senza conoscere Tal, ed ogni volta la risposta era sempre la stessa: vuota. Il Lupo era oramai diventato parte di lei, la sua carica nei momenti difficili, la spalla su cui appoggiarsi quando era triste, le mancavano i suoi genitori e sua sorella, quella figura che non diceva mai niente ma la cui presenza silenziosa le dava la forza di cui aveva bisogno.
Inoltre... dal punto di vista prettamente fisico... no, non era a quello che doveva pensare.
"Sai... magari detto adesso è tardi, ma è a quando sei arrivato che ti osservo e ho imparato su di te tantissimo, più di quanto immagini."

Quello Tal non se lo aspettava. Aveva sempre visto Vala come una delle tante persone che lo guardavano sotto la luce del grande guerriero che faceva vincere le edizioni l torneo, anche se lei era sempre spiccata sugli altri per perspicacia, gentilezza nei suoi confronti e... perché no, bellezza. Innegabile che fosse una delle ragazze più attraenti che avesse mai visto.
Non aveva mai pensato che si sarebbe davvero presa la briga d studiarlo, di cercare di capire la sua mentalità.
"Qualcosa di positivo, spero."
"Oh, sì, tantissimo. Se tu sei rappresentativo del tuo popolo, allora è un posto in cui vorrei vivere."

In più... sì, lui era davvero bellissimo, così posato, sempre calmo, anche in battaglia non perdeva il controllo come altri Lupi diventando una macchina da guerra priva di cervello, bensì una visione nobile, che sollevava lo spirito. Anche il suo corpo, così diverso da quello degli Angeli, la faceva sentire strana. La muscolatura superiore, il torace d'acciaio che lì per lì non si vedeva, ma sotto sforzo dava il meglio di sé raddoppiando di volume, ora che ci rifletteva con più calma le mettevano una voglia incontenibile di toccarli, di proseguire il contatto col braccio.
Appoggiò anche l'altra mano sulla pelle calda del guerriero, leggermente confusa.
"Non credere che non voglia che ti senta escluso, Tal, non siamo tutti orgogliosi e, ahimè, arroganti come la maggior parte dei miei connazionali; ci sono anche persone che ti vogliono bene, come il Maestro Azorius e le gemelle, anche se non sembra, persone che ti amano, come la tua famiglia e, bhe... me."

Ecco, lo aveva detto.
A lui, ma soprattutto a sé stessa, per essere sicura che fosse vero. Doveva sentirlo dalla propria bocca, vedere la reazione sul suo volto, reazione che non tardò a manifestarsi. La prese fra le braccia, facendole istintivamente appoggiare la testa sul cuore che batteva forte. Quel solo gesto fu sufficiente a capire il resto: la delicatezza con cui la teneva stretta, il calore del suo corpo sensibilmente più alto di prima, la paura smodata di farle male che sentiva nella sua anima, tutte gridavano una cosa sola: ti amo, inciso a caratteri cubitali nello spirito del Lupo.
Quando sentì lui avvicinarsi al suo volto, guardarla negli occhi con quei due lampi rossi che erano i suoi e schiuderle labbra con la lingua nel miele del bacio, cedette, si lasciò completamente andare alla passione. Oramai non aveva più senso prendersi in giro.
"Dormi da me, stasera?"
"Sì, ho bisogno di staccare..."

Vala gli prese le mani fra le proprie, uno squilibrio che non la impacciata minimamente, e lo attrasse dentro la soglia, dall'altra parte, dove ancora la festa imperversava; nessuno li notò mentre salivano la scala che conduceva alle stanze, entravano in quella della giovane Templare e si sdraiavano guardandosi teneramente negli occhi.
  
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