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Autore: Esterflaw    26/04/2013    4 recensioni
La storia ha inizio con gli effetti dovuti alla Missione in cui Naruto e Sasuke rimangono uniti per le mani da una palla di chakra simile a gomma, per poi evolversi nel corso del tempo in qualcosa che travolgerà entrambi.
Dal testo:
''Naturo aveva passato tutta la vita da solo.
Non era qualcosa che lo stupiva, non era qualcosa che lo turbava.
Era la quotidianità, una verità semplice accettata da tempo, eppure una ferita costante.
Delle volte improvvisamente stando accanto a qualcuno gli veniva una voglia improvvisa di appoggiarsi al suo petto, di stringersi tra le sue braccia calde o di strusciare il naso sul suo collo.
Naruto non sapeva cosa volevano dire certi impulsi, non sapeva gestirli.
Tutto quindi era sostenuto da un fragile equilibrio che alternava dosi di solitudine a dosi di compagnia, seppure limitata dal continuo sottrarsi all'affetto che spaventava Naruto.
Tutto questo complicato equilibrio si era spezzato il giorno in cui gli avevano detto che quella stramaledettissima palla sarebbe restata lì per cinque giorni.''
Genere: Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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Naruto aveva passato tutta la vita da solo. Non era qualcosa che lo stupiva, non era qualcosa che lo turbava. Era la quotidianità, una verità semplice accettata da tempo, eppure una ferita costante. Naruto non aveva mai ricevuto uno di quei milioni di gesti che quasi tutti i bambini di 13 anni nella loro vita hanno ricevuto. Nessun bacio trai capelli, nessun ''ben tornato a casa!'', nessun abbraccio, niente coccole. Forse è per questo che Naruto aveva quelli che lui considerava attacchi pericolosi, che non aveva mai provato prima. Delle volte improvvisamente stando accanto a qualcuno gli veniva una voglia improvvisa di appoggiarsi al suo petto, di stringersi tra le sue braccia calde o di strusciare il naso sul suo collo. Naruto non sapeva cosa volevano dire certi impulsi, non sapeva gestirli. Quando succedeva faceva quello che faceva sempre: creava un diversivo. Prendeva a fare battute stupide, attaccava Briga con Sasuke, faceva finta di cascare o qualsiasi altra cosa potesse distrarlo. L'unico momento in cui Naruto poteva tornare ad essere se stesso era quando la porta di casa sua gli si chiudeva dietro alle spalle. Tirava un sospiro di sollievo, buttava la maschera con dipinto il suo sorriso più falso in un angolo e si chiudeva nel suo mondo un po' arretrato, con un po' meno spiegazioni e un po' più di quesiti. Un mondo di un bambino a cui non erano giunte tutte le risposte ai suoi Perchè. Naruto a casa sua si rannicchiava in un angolo, faceva la lavatrice, si curava un po' di se stesso, se andava bene. Se invece era una di quelle serate in cui il peso della solitudine si faceva sentire di più, e la ferita che aveva si dilaniava l'unico modo per cancellare i pensieri e i fantasmi era qualcosa che lo sconvolgesse e lo riscuotesse. Era cominciato tutto dai graffi, piccoli graffi di quelli che non ti fanno male, ti raschiano un po' la pelle e lasciano una linietta bianca, che dopo poco svanisce. Poi le unghie avevano cominciato a premere sulla pelle brunita, creando graffietti rossi, che se ne andavano e prudevano un po'. Adesso le unghie di Naruto scavano nella carne e creano piccolissimi taglietti rossi, un po' profondi,che bruciavano. A Naruto non piaceva, ma lo liberava da tutti i pensieri dolorosa che rischiavano di sopraffarlo. Tutto quindi era sostenuto da un fragile equilibrio che alternava dosi di solitudine a dosi di compagnia, seppure limitata dal continuo sottrarsi all'affetto che spaventava Naruto. Tutto questo complicato equilibrio si era spezzato il giorno in cui gli avevano detto che quella stramaledettissima palla sarebbe restata lì per cinque giorni. Ora Naruto e la sua maschera di sorrisi falsi e polsini per coprire le feritine, poteva durare finchè qualcuno non lo costringeva a una convivenza forzata. Fu così che Naruto si ritrovò in una casa non sua, sempre esposto dagli attacchi che lo spingevano a desiderare un qualsiasi contatto affettuoso, che sapeva che da Sasuke sarebbe stato impossibile da ricevere. Naruto aveva passato quattro giorni a cercare in tutti i modi di sopprimere i propri istinti, ma sopratutto non farsi vedere dietro a quella maschera. Così quando aprì gli occhi per una mano che gli scuoteva la spalla infreddolita scatto seduto ansimante, nemmeno gli avessero dato la scossa. Guardò Sasuke che l'osservava con un sopracciglio alzato e Naruto tirò uno di quei sorrisi falsissimi che tanto gli riuscivano credibili. «Che c'è Teme il gatto ti ha mangiato la lingua? Ah ho capito! Eri incantato a guardare questo spettacolo a petto nudo» rise di una risata vuota, che gli altri etichettavano come da idiota. Vide Sasuke sbuffare. «Veramente ero impegnato a capire come si fai a tenere quell'espressione da mentecatto anche mentre dormi. E ora alzati che devo andare in bagno» Sbuffò e stranamente non si mise a starnazzare per l'offesa ricevuta, piuttosto gli diede uno strattone facendolo cadere sul letto e alzandosi impettito, ghignando. Sasuke assottigliò lo sguardo e se lo tiro addosso a sua volta, facendoselo cadere addosso, piegando un ginocchio in modo da farci scontrare l'addome di Naruto. Il quale gemette di dolore e con la mano sinstra gli schiaffeggiò in modo davvero molto virile la guancia. «Stronzo mi hai fatto male» «Era quello l'intento idiota, e non schiaffeggiarmi come una ragazzina, Sakura è più mascolina di te» «Brutto Bastardo io almeno non ho i capelli da ragazza emo!» «Ti ho già detto che è una pettinatura naturale, e non è ne da femmina ne da emo!» In quel breve scambio di battute le posizioni si erano ribaltate almeno una decina di volte e quello che doveva essere uno scontro tra ninja, grazie al palloncino di gomma sembrava più una partita a Twister. Alla fine Sasuke si sedette vittorioso sul sedere di Naruto, con le braccia unite dalla palla di chacka bloccate in una morsa a favore di Sasuke, che ghignava soddisfatto. «Dai Dobe, ora chi è la femminuccia? Sembri un Uke messo così» Naruto mugugnò qualcosa con la faccia contro il cuscino, completamente rosso di rabbia e imbarazzo. La situazione era imbarazzante e pochi secondi dopo Sasuke se ne rese conto, spostandosi bruscamente da Naruto, e trascinandolo in bagno. «Ora fai il bravo cucciolo di testa quadra che devo ancora farla» Naruto si chiese dentro di se per quale assurdo motivo sentire il calore di qualcuno sopra di se lo aveva fatto sentire bene, per qualche secondo. *** Alla fine anche quell'ultimo giorno stava per finire e Naruto e Sasuke avevano allegramente scazzottato per tutto il giorno. Sembrava che l'aria pesante che li aveva straniti per quei giorni si fosse magicamente dissolta. La verità era che Naruto si era deciso finalmente a riprendere a pieno possesso della sua maschera, bisticciando con Sasuke nel tentativo di distrarsi in tutti i modi dal desiderio di sentire di nuovo il calore del suo corpo sul proprio. Erano arrivati alla cena con qualche livido in più, si erano decisi a fare una doccia, cercando di guardarsi il meno possibile, anche se qualche occhiata ogni tanto sfuggiva ad entrambi, e si erano rivestiti solo dalla vita in giù dato che infilarsi una maglietta con quella palla al braccio era un impresa da contorsionisti. Infine si erano lasciati cadere sul letto, lottando per decidere se dormire entrambi a pancia in giù come voleva Naruto o a pancia in su come voleva Sasuke, ovviamente finirono con il rannicchiarsi entrambi l'uno davanti all'altro, guardandosi in cagnesco per un po'. Poi semplicemente Sasuke aveva parlato, e aveva distrutto per un secondo la maschera di Naruto. «Che ti era preso in questi giorni Dobe?» Quella semplice domanda costò a Sasuke molto più di quello che voleva lasciar credere, di solito interessarsi di qualcun'altro non rientrava nell'immagine che voleva dare di se. E sopratutto interessarsi a Naruto era una cosa che non si addiceva per niente a quella parte di se che mostrava agli altri. Naruto deglutì prima di parlare, e per una volta disse qualcosa che infondo si avvicinava parecchio alla verità, o almeno a quello che lui pensava fosse vero. «Avevo solo voglia di stare da solo» Vide Sasuke sbattere le palpebre in un attimo di confusione. Per come lo vedeva Sasuke e il resto delle persone del villaggio che lo frequentavano, Naruto era solo un ragazzo stupido e arrogante che voleva sempre, sempre stare al centro dell'attenzione. E secondo tutti, anche se nessuno mai ne aveva parlato era ovvio che uno che aveva passato l'infanzia abbandonato non volesse più stare da solo. In quel momento quella certezza venne incrinata, e Sasuke per una volta si chiese per quale motivo oltre agli allenamenti, alle missioni e alle cene subito dopo non avesse mai visto Naruto interessarsi ad uscire, nemmeno durante le festività o i giorni di riposo. «Ti piace stare da solo» Non era una domanda, aveva solo pensato ad alta voce. Naruto si era morso il labbro nervosamente, aveva abbassato lo sguardo e in una tacita preghiera di smettere di parlarne aveva chiuso gli occhi, facendo finta di dormire. Sasuke aveva accettato la cosa, non aveva mai molta voglia di parlare e in quel momento doveva assimilare la notizia che aveva sconvolto le poche notizie che aveva sul suo compagno. Sì, solo in quel momento Sasuke capì che sapeva veramente poco di Naruto, che non avevano un rapporto oltre quello di compagni/rivali e che quello che il ragazzo davanti a lui mostrava agli altri probabilmente era diverso da quello che realmente era. Tutte quelle informazioni si accumularono nella sua testa, e i pensieri vennero pian piano a diradarsi fino a sparire, sommersi dai sogni. Solo a quel punto Naruto si azzardò ad aprire gli occhi, e a guardare il viso di Sasuke addormentato a nemmeno mezzo metro da lui. Si avvicinò, sapendo di star commettendo un grandissimo errore, e quando sentì il calore dell'altro irradiarlo sotto le coperte si decise a chiudere gli occhi, e a lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.
  
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