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Autore: renachan    14/11/2007    7 recensioni
Era lì. Che ghignava divertito e si prendeva beffe degli assurdi desideri di chi aveva sempre avuto una propria esistenza. -*- Rideva. Rideva delle speranze di un ingenuo ragazzo a cui sarebbe stato divertente distruggere tutto. -*- Maligno. Cattiverie di un essere senza un’esistenza reale. -*- Disgusto. Ecco cosa prova per quella proiezione di se stesso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hichigo, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avviso: io conosco la storia solo perché mio fratello me la racconta puntata per puntata e perché ho visto così tanti amv da avere la nausea, ma non ho mai visto le puntate quindi mi scuso se ho reso approssimative molte cose. L’ambientazione stessa non ha tempo, è sicuramente dopo essere tornati dalla soul society, ma non è un periodo preciso. Forse alla fine Ichigo è un po’ OOC, ma volevo renderlo un po’ più umano e un po’ meno eroe. Quando parlo del suo rapporto con Rukia non voglio intendere nulla di particolarmente intimo, perché pendo che il loro rapporto sia semplicemente quello che vediamo. Sono troppo imbranati entrambi d’altronde >_>

Spero vi piaccia la mia interpretazione dell’alter ego di Ichigo, ci tengo molto perché è un personaggio che mi piace e non vorrei sfigurarlo >.<

Buona lettura ^_^

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Strano tipo.

È inevitabile pensarlo.

Capelli di un assurdo castano aranciato, occhi marroni di una serietà e determinazione ineguagliabili, un fisico da atleta e un carattere scorbutico e serio.

Ma se lo conosceste meglio…capireste che la sua stranezza è davvero incomparabile.

Non solo perché è uno shinigami che va a caccia di hollow, non perché ha rischiato la vita per salvare una ragazza che ha vissuto nel suo armadio, non perché sua madre è stata uccisa da un "mostro" e un suo compagno ha tentato di ucciderlo. Non perché mezzo aldilà ha tentato di farlo fuori, non perché ha una spada di nome Zangetsu e neanche perché ha in casa un pupazzo di nome Kon che parla e cammina, ma soprattutto rompe.

È strano per qualcos’altro, oltre la sua stramba ordinaria quotidianità.

La sua personalità è insolita.

Fammi uscire!

C’è Ichigo, quello irascibile e scontroso, quello che ha voluto salvare Rukia, quello che tutti conoscono.

Fammi uscire, Ichigo!

Poi c’è un altro Ichigo.

Quello dai capelli bianchi e gli occhi neri e oro. Quello dal sorriso inquietante e cattivo, quel ghigno tanto largo quanto angosciante.

Io posso farti diventare molto più forte di così

Quella è la parte di Ichigo maliziosa e malvagia.

La parte che non sente rimorsi nell’uccidere.

La parte che Ichigo combatte.

È inutile che mi opponi resistenza,

prima o poi cederai

Ancora non ha compreso bene quello che è, questa nemesi dagli occhi pazzi.

Forse un Hollow che è dentro di lui, forse la sua pazzia che cerca di uscire, forse una seconda personalità, forse solo la sua parte cattiva.

Sta di fatto che a volte questo Ichigo un po’ pazzo e maligno si manifesta.

Di solito nei casi di estremo pericolo in cui fa si che l’Ichigo che tutti conoscono si salvi. Ma a volte si manifesta, in piccole dosi, anche durante la stramba quotidianità del ragazzo in cui dimora.

Non riuscirai sempre a opporti, Ichigo

E quando tu non ce la farai più…

Io uscirò

Ed è in quei momenti che le labbra sempre imbronciate e scettiche di Ichigo, si piegano verso l’alto, in un ghigno malizioso e sfrontato. Un sorriso che non gli appartiene.

Vivi ora,

perché quando riuscirò a prendere il sopravvento

Sognerai l’inferno

Ed Hichigo viene fuori.

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Era una di quelle volte in cui dentro di lui sentiva confusione.

Caos creato da ‘lui’.

Quel turbino di emozioni, sentimenti, paure e desideri che si mescolavano fino a fargli venire la nausea. Quei momenti in cui capiva poco di ciò che gli succedeva intorno perché occupato a sentirsi la testa esplodere.

Hichigo, così aveva iniziato a chiamarlo senza neanche pensarci troppo, era stato naturale dare un nome a un qualcosa che oramai viveva in lui da tempo, si faceva sentire nei momenti più strani.

Certo, si manifestava quando aveva urgente bisogno d’aiuto, per farlo cedere, per farlo sentire debole e inutile. Gli trasmetteva un chiaro messaggio, che senza di lui era una nullità. E questa conclusione gli arrivava sempre chiara e inconfondibile, come la vergogna e l’umiliazione che la seguivano subito dopo.

Quella sua nemesi arrivava sempre nel momento più adatto a farlo sentire un’incompetente, proprio nel momento in cui stava per essere sconfitto e solo il suo aiuto lo avrebbe salvato. Proprio quando ne aveva più bisogno. Era rimasto in vita grazie a quel suo alter ego, certo, ma il suo orgoglio cominciava a risentirne; specialmente la sua anima, insieme al suo corpo, cominciavano a non reggere più lo sforzo.

Di solito lo sottometteva in quei momenti, ma ultimamente cominciava a farsi sentire anche nella sua solita stramba quotidianità. Già, ultimamente aveva cercato di prender possesso del suo corpo per ben tre volte.

Non c’era pericolo di morte, non c’era stress, paura, solitudine né altra situazione favorevole per l’Hollow dentro di lui.

Era semplicemente uscito perché ne aveva voglia, giusto per sconvolgere un po’ la vita del nostro eroe dagli assurdi capelli.

- Ichigooo-

Il ragazzo si girò alla ricerca di chi lo aveva chiamato, ma non vide nessuno. Guardò i compagni con i quali stava tornando a casa, ma loro continuarono a camminare per la loro strada. Conosceva quella voce.

- no Ichigo, se guardi così superficialmente non mi troverai mai-

Si mise una mano tra i capelli e artigliò con forza.

- si Ichigo, ora stai guardando bene-

- che…cosa vuoi…?-

Lo sguardo concentrato, fisso a terra. Non lo avrebbe di certo trovato nel mondo reale, anche se quella voce che parlava in quel modo così irritante non era di certo invenzione.

- sai cosa voglio-

Chiuse gli occhi e poggiò una mano sul viso, tenendola come se scottasse o avesse paura che da un momento all’altro un pezzo potesse cadere. Si artigliò il polso della mano che aveva posato sulla testa, come se avesse paura di perdere qualcosa di importante.

- non avrai mai il mio corpo-

A guardarlo sembrava un pazzo; come un matto che sente delle voci che non esistono.

- ihihih sei davvero così convinto che non crollerai mai, eh Ichigo?-

-stai zitto! Stai zitto maledizione! Vattene via dal mio corpo!-

Urlava come un posseduto. Si disperava come un dannato. Era determinato come un ragazzo che pretende di riavere la propria autonomia.

- non posso andarmene, lo sai, perché senza di me perderesti una parte di te stesso-

Alzò lo sguardo.

Era lì. Che ghignava divertito

e si prendeva beffe degli assurdi desideri

di chi aveva sempre avuto una propria esistenza.

- io non sono te, non perderei un bel niente-

Rideva.

Rideva delle speranze di un ingenuo ragazzo

a cui sarebbe stato divertente distruggere

tutto.

- stai attento Ichigo, perché un giorno, quando mi chiamerai chiedendomi aiuto, potrò chiederti un prezzo molto alto da pagare in cambio-

Maligno.

Cattiverie di un essere senza un’esistenza reale.

E in un attimo scomparve.

Sparì rientrando dentro la sua testa, violentando il suo corpo, spiando la sua anima.

E Ichigo raggiunse i suoi compagni.

Oltre ad avvertirlo, Hichigo lo aveva anche minacciato. Niente di straordinario, s’ intende, era normale che venisse minacciato dal suo nemico naturale, ma lo aveva ritenuto lo stesso insolito in quell’occasione.

Rukia era lì, che dormiva sul futon appoggiato a terra, Ichigo la osservava e pensava a tutto quello che avevano passato insieme. Strana coppia che erano. Che il destino li avesse fatti incontrare non si può negare, senza quel avvenimento non sarebbero successe tutte quelle cose di conseguenza e, anche se si sentiva sempre colpevole di averla fatta quasi giustiziare, non poteva certo pentirsi di essere diventato uno Shinigami. Anche perché se non l’avesse fatto non l’avrebbe conosciuta così a fondo. Ed era felice di questo. Era grato a qualsiasi potenza ultraterrena di poterla avere li vicino in quel momento.

Le era davvero molto cara.

Si sentiva a suo agio con lei, stava bene e si divertiva. Lo faceva sentire sereno.

Questo pensava mentre dal suo letto, con le braccia al mento, la osservava.

- I-chi-go-

Il suo nome era stato scandito con un insopportabile tono stridulo e perfido. Un tono che stava cominciando a riconoscere.

-Ichi, sembri un idiota! Già non capisco come fai a trovare piacevole una ragazza come questa, ma oltretutto ce l’hai nella tua stanza e neanche la tocchi! Mi fai proprio schifo, è per questo che voglio il tuo corpo-

Le parole erano velenose come al solito. Sputava astio da ogni sillaba.

Ed eccolo di nuovo lì, con quel odioso ghigno malefico, le pozze nere troppo buie anche per la notte che dominava nella stanza e la punta d’oro che risplendeva di una luce troppo genuinamente perfida per essere umana.

Chino sulla figura della fanciulla,

pronto a fare qualsiasi cosa ritenga essere abbastanza

crudele

- non avvicinarti! Sparisci!-

- mpf sei monotono Ichigo, sai che non posso andarmene, non senza di te-

Risposta maledetta dalla bocca di un mostro

Destino crudele

- forse non lo sai, ma durante la fase del sonno le proprie difese si riducono, una notte potresti svegliarti e ritrovare qualcosa di cambiato vicino a te-

Pura crudeltà mista a gelosia e goduria nel vedere

l’inutile determinazione in quelle iridi così piene di vita

- qualcosa che tu stesso hai distrutto nel buio della notte-

Come una preda che poi diventa cacciatore

E la vendetta lo tormenta

- forse dovrei provarci, in seguito al crollo emotivo potresti diventare così debole da cedere ai miei desideri-

Quale vendetta?

Chiederà un pubblico attento

Forse la vendetta di un pazzo

Per cui tutti sono peccatori e colpevoli

O la vendetta di un egoista

Che desidera qualcosa che rivendica suo

E che non può avere

E il nostro ragazzo strano non aveva la forza di ribattere, non sapeva cosa dire perché urlare l’avrebbe svegliata, minacciarlo lo avrebbe irritato, struggersi lo avrebbe fatto diventare più forte, sentirsi triste sarebbe stato inutile e aver paura non sarebbe stato da Ichigo.

Ogni cosa era inutile perché la sua nemesi era forte, lo sapeva, e non sarebbe servito farlo arrabbiare ancora di più o, peggio, farlo divertire più di quanto già faceva.

Con la punta delle dita le sfiorò i capelli.

Un deviato che contempla una fanciulla pura

Un essere oscuro che cerca di trovare la bellezza nella luce

- sparisci-

Una sola parola aveva osato uscire dalla bocca di Ichigo, pronunciata con iracondia e sdegno.

Disgusto

Ecco cosa prova per quella proiezione di se stesso

- quando lo capirai che sono la tua metà? Non puoi farmi ‘sparire’-

Ma può ignorare

In fondo…

Non sapere è meglio

Fa sentire protetti

La visione sinistra davanti a se prese tra le dita una ciocca dei capelli neri di Rukia e la strinse con irritazione. Poi scomparve.

La mente di Ichigo in quel momento scoppiò, esplose di mille sensazioni e pensieri differenti e Hichigo cominciò a prendere il sopravvento.

La maschera iniziò a materializzarsi davanti ai suoi occhi, nonostante gli sforzi di strapparla dalla faccia, e la ragione sembrava dissolversi come delle bolle di sapone lasciate libere in una bufera.

Incoerenza e distruzione regnava dentro la sua nemesi e il caos prese parte del suo cervello e della sua anima.

La maschera continuava a fondersi con il suo viso.

Dolore lancinante per tutta la testa.

Non era come durante un combattimento, non era già sotto stress e teso a percepire ogni segnale di pericolo.

Era troppo debole e rilassato in quel momento e tutti i suoi sforzi non bastarono a rimanere in se.

Una risata riecheggiò dentro la sua testa, una risata malvagia e deridente.

Un – hai perso- detto con velenoso compiacimento poi buio.

Sembrava passato qualche secondo da quando aveva perso la coscienza di se, ma qualcosa lo riportò a percepire quello che aveva intorno.

Un suono che ormai conosceva bene.

La voce di Rukia che invocava il suo nome.

La voce della ragazza gli giungeva chiara. Sempre più chiara.

In qualche secondo riacquistò la capacità di muoversi e di vedere.

Era di nuovo nella sua stanza, disteso sul letto. La stanza era buia. Era notte? Rukia era piegata su di lui e lo guardava allarmata.

- che è successo?-

Già, che era successo?

Per ultimo scoprì che Hichigo era attratto dalle persone con il reiatsu più potente.

Ovviamente non era una giustificazione accettabile per quello che si ritrovò a fare.

Successe esattamente come quella notte con Rukia.

Ad un certo punto riacquistò la coscienza delle proprie azioni e la percezione del mondo che lo circondava.

Tuttavia capì tutto troppo tardi e non riuscì ad evitare un attacco dal suo ‘maestro’ in pieno stomaco. Il sangue cominciò ad uscire a fiotti e si accasciò a terra, con le mani alla ferita, rigurgitando quel liquido rosso e ferruginoso oramai tanto conosciuto.

Appena ripresa, perse di nuovo la percezione del mondo, per qualche secondo, fino a quando l’uomo, stranamente notò che non aveva il solito cappello, non si avvicinò con cautela e lo guardò negli occhi.

- n-non…ero…i-i…-

Non riuscì a finire la frase per una fitta di dolore così lancinante da non farlo respirare.

La solita risatina stridula e crudele

- non c’è due senza tre, Ichigo-

Si lettori

È sempre lui

Il cattivo della situazione

Il malvagio

Il crudele

L’egoista

L’incompreso

Il pazzo

La nemesi bianca dagli occhi come pozzi di catrame

Dalle pupille come antiche lame dorate

Che feriscono chiunque ci posi, anche solo per caso, lo sguardo

L’alter ero che colpisce poi ride

La maledizione del nostro strambo protagonista

Il protagonista stesso

L’inconscio

La forza

Il tutto materializzato in un demone che ride divertito

Quella volta svenne senza lottare, arrendevole. Chiuse gli occhi per scappare da quella creatura che lo perseguitava, dalla forza che lo chiamava, dalla battaglia che dominava sempre sulla sua vita.

Quella volta, sapendosi al sicuro, si arrese al dolore lancinante che lo faceva tremare e vomitare sangue.

Quella volta prima di cadere nell’oblio, vide il viso di Urahara preoccupato e comprensivo. Dandogli anche solo un’occhiata aveva capito che il suo esperto maestro sapeva cosa succedeva dentro la sua anima. Soprattutto per essersi arreso così velocemente, lo rimproverava. C’era un’accusa in quegli occhi preoccupati.

Prima di vedere tutto nero percepì tutta la vergogna che, se avesse capito qualcosa all’infuori del dolore, avrebbe provato.

Ichigo Kurosaki in quel momento si spaventò, perché capì che si stava arrendendo alla parte di se che aveva sempre combattuto.

Ebbe, in quel breve istante, terrore che perdendo conoscenza Hichigo avrebbe regnato sul suo corpo, ferendo ciò che gli era caro e distruggendo il suo mondo.

Ebbe paura perché capì che la sua parte malvagia stava veramente prendendo il sopravvento.

Vi sembrerà strano, provare tutte queste sensazioni in qualche secondo

Ma posso assicurarvi che fu così

Perché mentre il nostro eroe stava pensando tutto questo

Il nostro caro antagonista se la rideva di gusto, dentro la sua testa

Ripetendo canticchiando una crudele sentenza

- Dormi, eroe

Sogna il paradiso

Inventa un mondo in cui gli eroi vincono

E i cattivi perdono

Immagina di essere felice

E possessore del tuo corpo e della tua mente

Sogna finche puoi, eroe

Perché quando ti sveglierai

Vedrai l’inferno –

Ichigo si addormentò, sconfitto dal dolore e dalla pressione psicologica, perché sapeva che non avrebbe resistito per sempre a se stesso.

Volete sapere altro lettori?

Se siete arrivati fin qui, probabilmente desiderate una fine

È ironico, sapere?

Anche io vorrei conoscere la fine

Ma, come si sa,

la mente di un pazzo non ha logica né coerenza

Quel che so è che, dormendo, non sognò il paradiso

e, svegliandosi, non trovò l’inferno

Quel che anche voi sapete

è che ogni tanto questo antagonista si mostra

e fa penare il nostro eroe

Quel che possiamo intuire è che entrambi sono un poco pazzi

O forse è solo un pazzo

che crede di esser due

Direi di concludere così

Non accusando il cattivo

E non deridendo il protagonista per quel atto di umanità

Direi di continuare a vedere come si evolverà la storia

Sperando che non sognino mai

Il paradiso

O

L’inferno.

§ Fine del racconto §

Non della storia.

  
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