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Autore: Sabry_Narumaki89    26/04/2013    1 recensioni
Tom Orvoloson Riddle ha sedicanni, già dopo cinque anni alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è diventato tra i migliori e splendidi studenti di tutti i tempi. Ma nessuno sa cosa questo ambizioso ragazzo dall'aspetto affascinante tiene nascosto dentro di sè. Nessuno sa quanto è oscuro e malvagio il suo cuore. Nessuno, tranne i suoi fedeli compagni che sono per lui come dei ammiratori che provano per lui inestimabile rispetto e approvazione, arrivando fino ad amarlo e temerlo allo stesso tempo.
Cosa sarà mai successo, nella fantasia di qualcuno, in quei giorni quando il fatidico Lord Voldemort aveva appena sedicanni?
In questi capitoli racconterò secondo la mia fantasia, le giornate, i pensieri, i sentimenti stessi che forse il vero Tom Riddle non avrà mai provato... ma chi lo sa? Potrebbe anche esistere un amore segreto che nessuno ha mai scoperto.
ps:Tom Orvoloson Riddle Alias Frank Dillane
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Erano quasi le nove e mezza di sera. La notte si era già abbassata su Hogwarts. Le lezioni erano giunte al termine e la cena era stata già servita. Tom aveva pensato a tutto il giorno, il luogo in cui avrebbe ucciso una volta per tutte, Thomas Flerik. Tra tutte le idee, solo una poteva funzionare, in modo che la colpa non sarebbe caduta sugli studenti. In modo che lui non avrebbe rischiato di essere scoperto. Se voleva farlo, quella era l’unica strategia a disposizione.

Nella sala comune della casata serpeverde, c’era un gran baccano di chiacchiere, di chi si raccontava di come si era svolta la giornata, di chi zabbettava sulle altre tre casate, di chi si lamentava per un interrogazione finita male, di chi canticchiava per rilassarsi a suo modo, dopo un giornata di studio e apprendimento.

Tom sedeva sulla solita poltrona, indeciso sul da farsi. Bellatrix era seduta a gambe incrociate, accanto al camino che ardeva con calorose fiamme. Il suo sguardo era puntato come ogni altra volta su di lui. Le ombre sul su viso, erano esageratamente grottesche per colpa dei duri contrasti, che si formavano a causa del fuoco che si dibatteva con frenesia. Tom pensava a Bellatrix come una dea vendicatrice, in quei cinque anni, più quello che era iniziato quest’anno, era riuscito a carpire i lati che componevano il suo carattere. Era fredda e distante con tutti quelli che le rivolgevano la parola, cattiva e dispettosa. Perfida con chi gli mancava di rispetto. Poi il suo carattere si addolciva tutto d’un tratto, quando i suoi occhi si infondevano in quelli di Tom. Nei primi anni era un comportamento che lo faceva innervosire, ma con il passare del tempo, ora gli faceva quasi piacere. Dopo tutto, non era una brutta ragazza, in lei c’era qualcosa che lo attraeva, più di tutte le altre. Anzi, le altre non erano niente in suo confronto. Sarà stato il suo carisma, il suo lato oscuro che dominava su quello benevolo, il suo modo di guardarlo con ammirazione, rispetto e forse amore. Ma in quel momento, i suoi occhi avevano un ché di strano, come se gli stesse leggendo nel pensiero e lo stesse invitando a non farlo. Forse era solo un impressione. Tom decise finalmente di procedere al suo piano. Con calma assoluta, si avvicinò al trio mezzosangue. Thomas Flerik e gli altri due, gli rivolsero la loro attenzione.

Tom non accennò a sorrisi. << Flerik. >>

<< Riddle. >> Thomas Flerik lo guardò di sottecchi.

Mentre Tetra Lowmn e Martin Swiht, lo salutarono a malapena con un cenno del capo.

Cosa che lo fece molto irritare. << Questa notte, come Prefetto mi è stato incaricato, di fare dei piccoli sorvegliamenti presso la foresta proibita. Niente di faticoso e difficile. Mi hanno dato la possibilità di scegliere uno studente della mia casata, che mi accompagnerà in tale compito. Tu, Thomas Flerik sei lo studente che ho scelto. >>

Sì, sei proprio tu lurida feccia.

Thomas Flerik diventò bianco come un cencio, si puntò un dito contro. << I-io? >>

Tom annuì deciso. << Sì, proprio tu. >>

<< Posso sapere il motivo? >>

Tom sorrise. Devo rassicurarlo. Esatto! La serpe avvinghiata alle sue cervella, non attese un istante a sostenerlo. Lui deve fidarsi di te, in questo modo cadrà facilmente nella tua trappola.

Tom serrò le palpebre per un lampo di luce, e quando li riaprì, osservò che Thomas Flerik, lo scrutava perplesso.

<< Ho scelto te, per sdebitarmi. Voglio farmi perdonare, per l’offesa che ti ho recato l’altro giorno. Facciamo due chiacchiere, come si fa normalmente con i proprio compagni. >> Normalmente, sì, ma Tom non lo era.

Thomas Flerik iniziò a deglutire velocemente. << Non devi sdebitarti con me, le tue scuse me le hai già porte, facciamo finta come se non fosse successo niente. >>

Facciamo-finta-come-se-non-fosse-successo-niente-?

Ma chi si credeva di essere quello stolto? Lo prendeva in giro per caso? Tom strinse i denti talmente forte, da riuscire a frantumarli. Quello schifoso doveva stare attento. Non doveva fargli perdere la pazienza, sarebbe stato molto pericoloso, se avesse perso la pazienza ci sarebbe stato il rischio che lo avrebbe freddato lì dov’era. Decise di alzare il tono di voce, quel poco che bastava, impedendo alla serpe interiore di non spingerlo ad urlare. << Flerik! Io sono un Prefetto, io do gli ordini e tu li esegui, non discutere con me o prenderò nota del tuo comportamento e lo riferirò a chi di dovere, ti farò togliere cinquanta punti se non obbedisci! E’ chiaro ora? >> Gli occhi di Tom, si trasformarono in due saette.

Thomas Flerik chinò il capo imbarazzato. << Ok, sono a tua disposizione, se è proprio necessario. >>

<< Lo è infatti. Ci vediamo tra un ora, giù nei corridoi. E non farmi attendere. Ricordati che sono… >> Sono una serpe affamata, che vorrebbe nutrirsi della tua anima. << Sono un Prefetto. >> Terminò secco la conversazione.

Imbestialito, salì le scale che portavano al dormitorio. Camminò spedito tra i letti, arrivando a pochi centimetri dal vetro della finestra, in cui si era riflesso quella mattina. Si armò della sua bacchetta, la strinse con forza nel palmo della mano, si accorse che tremava da capo a piedi, tremava di rabbia, di frustrazione. Quanto era stata vicina la voglia ucciderlo davanti a tutti, davanti ai suoi amichetti mezzosangue, che lo guardavano come se lui fosse stato l’idiota che aveva parlato a vanvera. Con un incantesimo dettato dal pensiero, causò una crepa lunga tutto il vetro, udiva con piacere lo scricchiolio che assopiva il dolore, che lo implorava di smettere.

Ci siamo quasi… fra poco toccherà a te… Thomas Flerik.

 

Per fortuna Tom, si era fatto intendere a meraviglia. Thomas Flerik non lo aveva fatto aspettare neanche un po’. Armati di lanterna, avanzarono lontani dal castello, in direzione della foresta proibita. Il mezzosangue fissava davanti a sé, rigido come un pezzo di ghiaccio. Tom si voltò verso di lui. << Hai paura Flerik? >>

<< N-no, perché dovrei avercene? >>

<< Non so, sei così tirato, più tirato di una corda di violino, direi. >>

<< Si può sapere che cosa dobbiamo speculare nella foresta proibita? >>

Tom ghignò. << Speculare? Chi ha parlato di speculazione? >>

Thomas Flerik si voltò di scatto, sempre più spaventato. << Che vuoi dire? >>

Ormai erano sul confine proibito. Erano vicini. Per fortuna Hagrid non presenziava quell’anno. Tom sapeva il perché. << Io ho parlato di sorveglianza. Forse non mi hai dato perfettamente ascolto. >> I suoi denti digrignarono, come una belva feroce.

<< E cosa dobbiamo sorvegliare? Qui non c’è nulla! >> Ora anche la sua voce, stava perdendo il senso della dignità.

I giganteschi alberi li sovrastarono, rendendo tutto quanto invisibile agli occhi di chiunque. Tom afferrò rapido la bacchetta e la puntò contro il mezzosangue. << Everte Statem!! >>

Thomas Flerik si ritrovò improvvisamente nell’aria, con un tonfo sordo cadde a terra tramortito. La bocca era spalancata verso il cielo scuro, respirò tutto l’ossigeno necessario, il cuore voleva esplodere, la paura lo stava uccidendo. Aveva paura, troppa paura. Che intenzioni aveva Riddle? Il davanti dei suoi pantaloni si bagnò come un lago.

Tom rimase in piedi, imponente su di lui, con la bacchetta di osso ancora puntatagli contro.

Thomas lo guardò con gli occhi spalancati e terrorizzati. Gli occhi verdi di Riddle, sembravano brillare attraverso la notte, i suoi occhi si erano trasformati in occhi che non aveva mai visto, dentro ad essi, sembrava lampeggiare un colore come il sangue. Il suo viso era spaventoso come quello di un serpente. E’ vero, Lui parlava con i serpenti. Parlava serpentese. << Che cosa vuoi da me!? >>

<< Lurido mezzosangue, vuoi davvero saperlo? Io, Tom Orvoloson Riddle, ti voglio uccidere. Perché ti odio!! Schifoso mezzosangue!! >>

Agitò la bacchetta, la maledizione più crudele, la maledizione senza perdono, vagava sulla punta della sua lingua. << Avada k… >>

Una forza improvvisa lo spinse di lato, facendolo ritrovare a terra. La bacchetta gli cadde dalla mano. Tom cercò con gli occhi, chi aveva osato ostacolarlo. Piegata in due sopra di lui, c’era Bellatrix Lestrange. Bellatrix?

Tom si issò in piedi furioso come non mai. << Tu…! >>

Bellatrix indietreggiò spaventata. << Tom, io… >>

Lo schiaffo la colpì in piena guancia, lo schiocco rimbombò nell’aria, il vento iniziò a scuotere con insistenza le foglie, dei giganteschi alberi. Bellatrix si coprì con una mano la guancia che bruciava.

Tom gli fu sotto a muso duro. << Come hai osato! Non ci posso credere che tu me lo abbia impedito! >> Cercò di riacquistare il suo autocontrollo o l’avrebbe uccisa. << Ora dimmi la ragione, per cui mi hai fermato. Dimmelo o ti strangolo. >> Tom si voltò, puntando nuovamente Thomas Flerik con la bacchetta. Il mezzosangue era supino, intenzionato a fuggire, forse. << Immobilus! >> Tom lo immobilizzò a dovere, poi si voltò a guardare Bellatrix, che lo stava fissando. << Allora? Vuoi rispondermi?? >>

<< Tom, mi dispiace, io l’ho fatto per te, per la scuola e anche per me. Ti prego non odiarmi… ti scongiuro… >>

I loro volti erano a pochi centimetri, gli ansimi di Tom, imponevano a Bellatrix di sbattere continuamente le palpebre. << Se tu ora lo uccidi, non ci sarà il rischio che ti scopriranno, ho capito il tuo piano…>>

<< O meglio, mi hai seguito?? >>

<< Anche, perché ho capito a che conclusione eri arrivato, ma… per omicidio, lo sai anche tu, ci sarebbe il rischio che la scuola venga chiusa, e tu non vuoi tornare nel mondo babbano, vero Tom? Ti ricordi l’anno scorso? Quando volevano chiuderla per l’omicidio di Mirtilla Malcontenta? >>

Tom le prese una parte del viso serrandola dolcemente. << Sì, me lo ricordo. >> Tom iniziò ad accarezzarla. << Brava Bellatrix, sei una maga intelligente, che stupido non ci avevo pensato… >>

Bellatrix a quel tocco si sciolse. << Perdonami Tom, ma non voglio rischiare di… >> Si bloccò, non riusciva a dirlo.

Tom le guardò le labbra. << Che cosa? >>

Bellatrix chiuse gli occhi. << Di tornare a casa. >> Di non vederti per tutto l’anno, pensò.

Tom si staccò da lei e raggiunse il corpo immobilizzato di Thomas Flerik. << Alla fine sei ancora qui tra i piedi? Ringrazia Bellatrix Lestrange, se sei ancora vivo. >> Ghignò. << E’ inutile che mi guardi così, tanto fra poco non ti ricorderai più nulla. Ma per te non finisce qui, ci rivedremo quando saremo fuori di qui. >> Per la quarta volta gli puntò la bacchetta contro, e silenziosamente compose l’unico incantesimo, in grado di far perdere la memoria. << Oblivion. >>

Ci rivedremo Mezzosangue.

  
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