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Autore: Jawn Dorian    26/04/2013    4 recensioni
Kazoku vuol dire famiglia.
Famiglia vuol dire rispetto.
“Hai davvero esagerato, mocciosa. Adesso chi ci preparerà la cena?”
“Io ho solo tirato a occhialetto innocua palla di neve.”
“Peccato che la tua ‘innocua palla di neve’ fosse grande quanto Sadaharu, piccola ritardata!”
Vuol dire sapersi accettare.
"Non è possibile...quei due deficienti, quei cretini! Sono vergognosi, sono senza creanza!"
Vuol dire collaborazione.
"Gin, corri, vai in farmacia a prenderli!"
"A prendere cosa? Perchè stai sbraitando così? Perchè Kagura è chiusa in bagno?"
"NON HAI ANCORA CAPITO UN TUBO?! Corri a prenderli"
"MA A PRENDERE COSA, AMEBA CON GLI OCCHIALI!"
"MA GLI ASSORBENTI, RAZZA DI IMBECILLE!"
...seh, vabbè.
Gintoki, Shinpachi e Kagura sono una famiglia...solo che ancora non lo sanno.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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家族 (Kazoku) means family.





Lady.





 
Quando Gintoki si svegliò rimase fermo immobile a fissare il soffitto.
Non riusciva a ricordarsi cosa aveva appena sognato. Si sforzò per un paio di minuti, poi finalmente gli ritornò alla mente che nel suo sogno c’era un enorme gelato con un biscotto. Forse al cioccolato, o forse ai frutti di bosco. E latte alle fragole. Tanto latte alle fragole.
Quel pensiero gli fece venire fame, e finalmente si alzò con lentezza.
Fatto qualche passo verso la porta, riacquistate le facoltà motorie, la capacità di intendere e di volere e riacceso il cervello si fece una domanda: perché Shinpachi non l’aveva svegliato?
Ipotizzò di essersi alzato presto, ma la supposizione fu immediatamente ridotta in briciole da un urlo agghiacciante, evidentemente di Kagura.
“Cosa diavolo…?”
Gin corse fuori dalla stanza, e trovò Shinpachi abbracciato alla porta del bagno, che gridava suppliche o rassicuramenti, ottenendo solo grida disperate sempre peggiori.
La prima cosa a cui pensò fu un forte attacco di diarrea, ma fu costretto a ricredersi non appena Shin gli corse in contro quasi saltandogli addosso in preda al panico.
“Gintoki! Meno male che ti sei svegliato!” esclamò esausto “tieni!” gli mise dei soldi in mano.
Ok, che diavolo stava succedendo? Che doveva farci con quelli? Doveva comprarsi la colazione, vero? Sperò che fosse proprio così.
“Cosa…Shinpachi, ma cosa dovrei…”
Il ragazzino lo fissò visibilmente innervosito.
"Gin, corri, vai in farmacia a prenderli!"
"A prendere cosa? Perchè stai sbraitando così? Perchè Kagura è chiusa in bagno?"
"NON HAI ANCORA CAPITO UN TUBO?! Corri a prenderli"
"MA A PRENDERE COSA, AMEBA CON GLI OCCHIALI!"
"MA GLI ASSORBENTI, RAZZA DI IMBECILLE!"
Calò il gelo. L’unica cosa udibile furono le grida di Kagura.
“Vuoi dire che quella mocciosa…”

“Voglio dire, che adesso non puoi più chiamarla mocciosa.”

Gintoki si volatilizzò. Sfondò la porta per uscire senza nemmeno vestirsi e corse a perdifiato, ma alla cieca.
“FARMACIA FARMACI FARMACIA” era l’unica cosa che riusciva a gridare.
Rovesciò carretti, urtò vecchiette, calciò gatti che attraversavano la strada, investì bambini che giocavano a campana.
Farmacia. Ora. Subito.
 


 
“Kagura, ti prego, stai calma, va tutto bene!”
“PER NIENTE! TU NON SAI!”
Shinpachi si morse il labbro.
Pensandoci, la madre di Kagura era morta tempo prima, e certamente nessuno le aveva spiegato che le femminucce ad una certa età cominciano ad avere il ciclo. Kagura non era certo una ragazzina che si faceva impressionare dalla vista del sangue, ma in quel caso…
Lui era un ragazzo, e per quanto riusciva a ricordare sua sorella era riuscita ad affrontare il problema come se non esistesse.
“Kagura, ti prego, stai calma. Succede a tutte le donne!”
“Cambiato idea! Non voglio essere donna! Voglio restare sempre poppante!” strepitò la piccola Yato dando dei calci alla porta.  
“Ascoltami…succede solo per poco, ok? Solo una volta al mese…”
“VAI VIA! Fa male la pancia, non lo sopporto!” rincarò lei, con gli occhi pieni di lacrime.
Shin si accasciò a terra, passandosi una mano sulla faccia, esasperato.
Non sapeva come fare. Avrebbe voluto aiutarla ma era un maschio. In casa purtroppo non c’era nessuno per darle conforto.

“Vedo che c’è una tragedia in corso, eh?”

Il ragazzo alzò lo sguardo. Una figura di donna coronata di luce, come un angelo, gli stava davanti. Porse la mano in avanti.
Un'apparizione. Finalmente, finalmente la luce, LA SALVEZZA!

Poi si sistemò gli occhiali.

“OTOSE?”
“Levati  di mezzo, ragazzino. Qui la situazione è più grave di quel che sembra…” la donna si scrocchiò le mani. Shinpachi sgusciò via spaventato, facendole spazio.
Non disse nulla, si limitò ad aprire la porta del bagno, quasi sfondando la serratura, e se la chiuse alle spalle.
All’inizio si sentirono dei rumori aberranti, come di lotta fra un uomo e una bestia feroce, poi un pianto, poi dei colpi, qualche lamento, e infine il silenzio tombale.
Intanto Gintoki rientrò in casa trafelato.
“Li ho trovati!” urlò trionfante porgendo il pacchetto a Shinpachi che aprì solo leggermente la porta del bagno per buttarceli dentro, come quando si deve dare la carne ad un giaguaro.
 
 

Otose uscì dieci minuti dopo, con la non-più-mocciosa sotto braccio, che non piangeva ma era imbronciata come non mai.
“Kagura, come ti senti?” si informò subito Shinpachi.
“Io…molta voglia di cioccolato, non so perché” rispose lei, tirando su col naso.
Gintoki sorrise: “Bene, andiamo tutti a prenderci un gelato, allora?”
Finalmente il visetto di Kagura si illuminò.
 


Sulla via del ritorno Gintoki, gustandosi il suo gelato, si chiese come avesse fatto a non accorgersi di quanto Kagura e Shinpachi crescevano in fretta. Era ormai molto tempo che loro tre stavano insieme, eppure a Gin sembrava fosse passato pochissimo da quando aveva incontrato Shinpachi in quel bar e da quando aveva investito accidentalmente Kagura.
Quanto crescevano in fretta. Mentre lui ora poteva solo invecchiare...
“Kagura, ma che combini?! Non puoi dare il gelato a Sadaharu, gli farà male!”
“Zitto, occhialetto! Ora io signorina e so quello che faccio!”
L’argenteo sospirò. Come non detto, non sarebbero mai cresciuti.
Andò a fare da semipacere fra i due prima che esplodesse il finimondo: “Insomma, basta con questo casino, mi farete passare l’appetito!”
E così dicendo, divorò una buona parte di gelato.
 
Ok, no. La verità era che nemmeno lui sarebbe mai cresciuto.



ANGOLO DI DICCHAN

GENTE CHE MI SEGUE! YU-UH! ♫
Benvenuti nell'era di Fluff ingiustificato e Virgole arrrrrrrrrandom. 
Well, grazie delle poche recensioni, vi amo, sì. *inserire cuori qui*
Non so che dire. Questo capitolo lo odio.
Non scherzo. Mi fa proprio schifo. 
Non fa ridere, non fa piangere, non fa...non fa niente, gente, niente.
Vabbè, mi volete bene lo stesso, vero? VERO?

 
  
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