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Autore: Caleido    27/04/2013    1 recensioni
Ed eccomi qui. Mi chiamo Hana. No, non "Hannah" o "Hanna" o simili. Hana. In giapponese vuol dire "fiore". E mia madre ha una passione per il Giappone. E' lì che lei e mio padre si sono conosciuti. Nessuno dei due è giapponese, se ve lo steste chiedendo. (...) Comunque, questo non ci interessa. Io mi chiamo Hana e ho sedici anni. Quest'anno io e la mia famiglia, che oltre a me e ai miei sopra citati genitori comprende mio fratello minore Peter (niente nome giapponese per lui), un gatto di nome Toulouse e due criceti dagli originalissimi nomi di Cricio e Criceta, ci siamo trasferiti nell'Ohio. E oggi è stato il mio primo giorno al liceo McKinley. Per essere stato un primo giorno non è stato poi così male. Io non sono una delle persone più espansive del mondo, capiamoci. Non rivolgo la parola e se mi viene rivolta rispondo a monosillabi. (...) Non trovavo la mia classe di storia, così ho chiesto indicazioni a una ragazza. E' stata molto carina. Si chiama Marley. Mi ha accompagnata alla classe, e abbiamo chiacchierato un po'. Mi ha chiesto se vorrei far parte del Glee club.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ryder Lynn, Ryder Lynn, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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GIORNO 14: E’ tutta colpa di mio padre!

Ho passato al telefono due ore e mezza, narrando ogni minimo dettaglio della gestualità di Ryder quel giorno e in quelli passati. Purtroppo c’è un motivo per cui sono amica di Allison e Skyler: hanno la stessa esperienza di rapporti umani che ho io. Siamo tre lupi solitari che si sono incontrati e hanno deciso di diventare un branco in cui vige la democrazia. Quando il fratello di Skyler ha iniziato a tormentarla perché gli serviva il telefono, e le urla della madre di Allison che la chiamava per cena si sono fatte sentire in tutta la mia casa, abbiamo staccato. Aspettano miei aggiornamenti domani.
Per parte mia sono rimasta distesa per terra, spalmata come un formaggino sul mio tappeto, finché non ho sentito la porta di casa chiudersi e mia madre gridare:
- Chi c’è?! Ho portato i viveri!
Il giovedì è giornata di pizza, che mia madre compra mentre torna dal lavoro. Insegna religioni e filosofie orientali all’università. E’ per questo che ci siamo trasferiti qui. Prima stavamo nel New Jersey. Papà invece è uno psichiatra, cosa che trovo fighissima perché posso spulciare tutti i suoi tomi di medicina e autodiagnosticarmi tante malattie. O meglio, lo potevo fare finché per un periodo verso i tredici anni non mi sono convinta che di lì a poco mi sarebbero comparse le vene varicose e ho iniziato a mangiare solo mirtilli per prevenzione, e allora mi è stato proibito di avvicinarmi alla libreria nello studio di mio padre, chiusa a chiave 24 ore su 24.
Dato che nessuno ha risposto al richiamo di mamma orsa perché Peter era sotto la doccia e io ero il fantasma formaggino, lei ha detto:
- Yu-hu? Nessuno in casa? Hana? – Ha aperto la mia porta e si è affacciata. – Che fai?
- Mi deprimo. – ho risposto con voce roca. Ally e Sky parlano a voce abbastanza alta, e per stare dietro a loro devo urlare. Anche se probabilmente quel pomeriggio ero talmente concitata che avrei urlato comunque. – Domani sarà un disastro. Non so cosa mettermi, non capisco un accidente di football e non potrò dare delle vere opinioni, a cena non saprò cosa ordinare per non fargli spendere troppo, dopo lui mi accompagnerà a casa e mi vorrà baciare e io probabilmente avrò una crisi di panico perché non ho idea di come si faccia. Si inclina la testa di lato? Si schiudono le labbra? Rischiando di fare entrare una zanzara in bocca nel caso in cui lui non abbia intenzione di baciarmi perché è chiaro che in realtà non gli piaccio ma voleva essere gentile con me e distrarsi dal fatto che in realtà gli piace Marley ma lei non ha occhi per nessun se non per Jake e visto che San Valentino si avvicina lui non voleva essere solo o forse perché in realtà vuole vedere se lei si ingelosirà e.. – stavo parlando così a raffica che nemmeno io seguivo il filo del mio discorso.
- Tesoro, che cavolo dici? Smettila, va bene? Mi sto arrabbiando. – E’ entrata nella stanza e ha spalancato il mio armadio, tirando fuori alcuni vestiti. Nel frattempo ha continuato a parlare: - Devi smetterla di sottovalutarti. Non c’è motivo per cui tu non possa piacergli sul serio. Soprattutto considerando come si è comportato con te ultimamente. – Avevo raccontato ogni dettaglio alla mia mami giorno per giorno. Era la mia confidente number one. – Perciò mettiti i tuoi stivali preferiti con la gonna a righe blu. E una camicetta con il maglioncino che ti ha fatto la nonna per Natale – mia nonna era una guru dell’uncinetto, e da qualche anno aveva anche un negozio tutto suo in cui vendeva le sue opere d’arte – e il cappello bianco. E il mio cappotto blu scuro, quello con i bottoni argentati che ti piace tanto. Per quanto riguarda i baci…
- Sai una cosa? E’ tutta colpa di papà. – ho detto ad un certo punto, mettendomi a sedere, furibonda. Lei mi ha guardato perplessa, così ho chiarito meglio: - I padri di solito non sono autoritari e impediscono alle figlie di uscire con i ragazzi fino ai trent’anni? Lui perché non mi proibisce di uscire? A quest’ora avrei avuto la scusa perfetta per declinare l’invito!
- E poi, quando a trent’anni te l’avrebbe permesso, che avresti fatto? Saresti stata ancora più inesperiente.
- Sì ma…
- E poi non mi pare che l’autoritarismo degli altri padri funzioni. O sbaglio? Anche le più secchione escono dieci volte più di quanto non faccia tu. E no – ha detto bloccando con la mano la mia prevedibile protesta – andare a piedi fino a casa di Allison o Skyler non è considerata “uscita”. E ora vai a darti una rinfrescata, quando tuo padre torna si mangia.
Così mi sono trascinata in bagno e ho lavato via le mie preoccupazioni con bagnoschiuma al fiordaliso e poi le ho ammorbidite con olio Johnson’s baby alla camomilla. Ma quando sono scesa a cenare, sfoggiando dei capelli bagnati che mi davano l’aria di un papavero in balia al vento, l’ansia mi ha assalita di nuovo, e ho accolto mio padre dicendogli:
- Perché non segui il football come tutti i padri, tartassandoci tutti con nomi e commenti che a nessuno in casa interessano, ma che potrebbero tornare utili alle ragazze che escono con ragazzi che praticano questo sport? E’ tutta colpa tua!! – E ho preso una fetta di pizza e sono tornata in camera mia a rimuginare sull’ingiustizia della mia vita, sotto lo sguardo perplesso dei miei familiari.

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Scusate, dovevo pubblicare ieri ma proprio non ho avuto testa per farlo. Spero di essere meno incasinata venerdì prossimo. Buona lettura! :)

   
 
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