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Autore: L_aura_grey    27/04/2013    1 recensioni
L'Argentato
Il Dorato
Il Guercio
Vi può essere qualcosa oltre al destino che possa accomunare creature più diverse?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il Guercio§*
sangue

 
 







 
 
 
Il vento tagliente, le grida ricche di sangue.
                                          
Era quello il principale ricordo legato a quella notte di re. L’aria nemica che fendeva la sua pelle, le ferite, nude e aperte, e quei versi quasi animali che nascevano e morivano nello stesso istante, fiori rari e preziosi, che si sperava di non udire mai.
Non c’era colore, in quei ricordi, se non il rosso del sangue e blu che lo ricopriva.
Vi erano solo il freddo del vento. Il Rosso e il Blu del sangue suo, dei suoi nemici e dei suoi amici. E la luce soffusa in fondo alla scalinata del Tempio.
Quella luce che, dopo tanto distruttivo e faticoso camminare, disgraziatamente raggiungeva, e si rivelava nelle ghiacciate fiamme azzurre che si muovevano placide nello spazio in cui erano confinate.
Lì quella strana bolla di sole sensazioni scompariva, e le urla lasciavano piano il suo fianco, facendo giungere ai suoi occhi altro, oltre al rosso ed al blu. Il ghiaccio di quelle maestose pareti, gli ingegnosi ed elaborati intarsi che adornavano quel luogo sacro. E l’altare.
 
Il suo posto era occupato, quella sera. Qualcun altro aveva, prima di lui, salito tutti quei gradini, scivolato grosso e sgraziato verso il centro di quell’enorme sala circolare, trovandosi e chinandosi su quell’altare che prometteva un sacrificio più che sacro e più che terribile.
Qualcun’alto era giunto lì sporco di Guerra, trascinandosi su, gradino per gradino.
 
Si avvicinò, posando l’unico occhio che gli era rimasto su quel fagotto disperato e urlante, su quella vita che ostinata era decisa a non cedere, neppure in quelle ore fredde e terribili, in cui anche lui si era ritrovato a domandarsi se vi era ancora qualcosa che degnasse un suo altro passo, un suo altro battito.
 
“Come potrei dimenticarmene… di questo sventurato incontro tessuto nel destino. Come sarebbero state più semplici le cose, se non fosse mia avvenuto” l’altro aveva un tono triste, malinconico.
“Mi stupii quando le mie mani, così sporche del suo stesso sangue, riuscirono a sfiorarlo. Mi aspettavo che scoppiasse in centinaia di frammenti di ghiaccio da un momento all’altro, percependo quanti ne avessi distrutti in quel modo… Non so perché, ma per quanto mi aspettassi ciò, ero anche desideroso di pulirmi… Tutto il resto arrivò dopo, mentre osservavo quella pelle mutare. Quell’essere che, come me, come Thor, era nato per essere Re, ma che non lo sarebbe mai divenuto”
 
Il silenzio che era stato rotto tornò a regnare, mentre i due continuavano a non osservarsi. Infondo, non ve n’era bisogno. Uno sapeva come era stato. L’altro era solo un ricordo tirato fuori da uno scrigno, spolverato, e messo sulla mensola più alta nel soggiorno della sua mente, o di ciò che rimaneva.
 
“Odino…” bisbigliò quel ricordo, dalle vesti lacerate, l’armatura spaccata, già privo della luce di uno dei suoi occhi, e la battaglia ancora dentro e addosso “Quando venni qui non mi aspettavo di trovare qualcosa, ma ciò che trovai… non era solo per me. Era di tutti. Quando lo vidi per la prima volta, così piccolo. Così puro. Semplicemente non potevo lasciare che quella piccola gemma andasse perduta come tante altre”
 
Sentì lo sguardo dell’altro posarsi su di lui, calmo e saggio.
 
“Venni qui per ferire ancora di più gli Jotun, non ancora sazio del loro sangue azzurro, e vi trovai invece la pace, la fine. La soluzioni a secoli e secoli di guerriglie, morte e distruzione. La fine di quella stupida ma comprensibile ambizione, che nonostante tutto non potevo accettare, e che mi portò via il mio Occhio migliore, il mio Tempo, la mia voglia di Sangue”
 
“No…” un sospiro… il muoversi placido di un ricordo dimenticato “In tutta quella morte, in mezzo, in bella vista, la Vita. Piccola e appena nata. Ma pur sempre Viva. E lo capii. Che se vi era una ragione per andare avanti era solo per quello. Per la Vita. Mia e degli altri. Non importava se lo meritassero o meno. C’è chi adora la Morte, nell’universo. Io mi consacrai alla Vita”
 
“Quindi questo fu…”
“Questa fu il prima… prima che quella piccola vita mutasse in qualcosa di velenoso e autodistruttivo, a causa tua, del tuo necessitare solo del meglio, e di chi ti circondava prendendo te ad esempio, prima che tutto ciò ti facesse diventare cieco e sordo a… questo!” indicò quel piccolo essere che per se stesso lottava, ergendosi ancora più maestoso, ignorando la fatica, la paura e il sangue sulle sue spalle e osservando con paura quasi quella piccola creatura ancora pura, ma già abbandonata.
“Il sangue! Fu per questo che venni qui… per versarne scioccamente ancora in onore di linfa vitale andata già perduta, per pulire. Ma pulire come? Come può il sangue pulire altro sangue? Come? Come?”
 
E dopo quel fiume di parole, una più forte e vera dell’altro, riabbassò le braccia. Il Ricordo si allontanò, muovendosi piano verso l’enorme apertura del tempio, che dava su quella Jhotunem ormai devastata, che piangeva e richiamava i suoi figli perduti. La battaglia era finita, e tra lo scintillare del ghiaccio sotto la luce delle stelle vi si trovava anche il brillare di centinaia e centinaia di elmi, scudi e spade di origine aesir.
Sotto quelle lune piangenti, il ghiaccio, era anche rosso.
 
“Già… e per loro… per loro ho cominciato questa guerra. Mi sono lanciato verso il nemico, senza guardare cosa mi lasciavo indietro, e soprattutto cosa mi sarei ritrovato davanti…”
“Non sei sempre stato questo”
“Ma non potevo non diventarlo”
“Hai fatto questo…”
“Pe loro. Per il nostro futuro”
 
“E poi la luce troppo forte per il tuo unico occhi rimasto, quando sei riuscito a toglierti il sangue dagli occhi…”
“Ciò che visto…”
 
“Però ci hanno voluto bene. Forse troppo”
“I nostri piccoli orgogli. E la nostra vergogna, anche”
“Non siamo stati buoni padri”
“Ma siamo stati buoni Re. Per il bene di Asgard. Per il bene del regno. Con quell’unico occhio che ci è rimasto… potevamo vedere solo oltre. Vedere solo il Futuro”
“La nostra più grande pecca è stata non vedere quei due Pilastri nello stesso modo…”
 
“Thor…”
“Tanto sciocco… tanto orgoglioso… Troppo nostro figlio, nostra copia troppo fedele”
“Lui con la sua ingenua cattiveria che non abbiamo fatto altro che nutrire”
“Chi eravamo, noi, per lui?”
“Il Padre”
“Il Re”
“Colui da eguagliare”
“Colui da superare”
 
“Loki…”
“Tanto furbo… tanto orgoglioso… Troppo figlio di guerra e sangue, troppo distante, così distante da poter essere distinto solo come Futuro”
“Lui con la sua anima già fragile e ferita che non abbiamo fatto altro che continuare stracciare”
“Chi eravamo, noi, per lui?”
“Il Padre”
“Il Re”
“Colui da eguagliare”
“Colui da rendere orgoglioso”
 
“Li ho amato come si possono amare i figli. Li odio come si può odiare chi sbaglia…”
“Li ami o li odi?”  Odino  si ritrovò a puntare i propri occhi in quelli del Ricordo, tanto verdi, tanto giovani e intatti. Brillavano, quasi, mentre i suoi erano opachi e consumati, da ciò che si era visto subire, e da ciò che aveva visto compiere.
“Non lo so…” ammise. E non era facile, per quel dio così forte e complesso, famoso e conosciuto per la sua sapienza e saggezza, ammetter una cosa come quella “ Spesso sono la stessa cosa…”
Il più giovane se tornò a osservare la volta celeste, per poi alzare piano un braccio, e indicargli le stelle “Non volevo essere come loro?” domandò, mentre Odino seguì il braccio e si ritrovò ad osservare quella trapunta trafitta e bucata.












Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, seguito e commentato!
   
 
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