Argento
fra le stelle
“Lui
era un businessman con un’idea in testa,
lei
ballerina di Jazz.
Leggeva
William Blake vicino a una finestra,
lui
beveva caffè.
Guardando
quelle gambe muoversi pensò: “È una
stella!”.
Pensava
a Fred Astaire… e chi non ha mai visto nascere una dea....
….non
lo sa, che cos’è la felicità”
POV Edward
La
prima volta che la vidi fu per caso in un bar. Era bellissima con il
suo viso
pulito e la coda alta. Aveva un borsone a tracolla, di quelli enormi e
una sciarpa
che le avvolgeva il collo. Non era una di quelle bellezze che vedi
tutti i
giorni. Ma lei era particolare, delicata tanto da non passare
inosservata.
La
seconda fu in biblioteca, durante un giorno di pioggia. Era appoggiata
alla
finestra con un libro sulle ginocchia ed una tazza fumante tra le mani.
Lo
sguardo perso e lontano. Avrei tanto voluto sapere a
“cosa” stesse pensando. Ma
non ebbi il coraggio di avvicinarmi e parlarle.
Perché
nonostante io sia una persona molto sicura di sé, lei mi
sembrava timida e
fragile. E quindi preferì non spezzare quel suo momento di
solitudine.
La
terza fu per le strade affollate di New York. Il cielo sempre nuvolo a
fare da
cornice. E lei che camminava tra la folla, con lo sguardo basso e gli
auricolari nelle orecchie. Tra tutta la gente lei spiccava come una
stella.
Sembrava avere una luce propria, nonostante portasse sempre con lei un
po' di
malinconia, che si percepiva attraverso il suo viso, attraverso i suoi
occhi.
Era
diventata un’ossessione. La mia ossessione. Ormai la
ricercavo d’ovunque e tentavo
di imprimermi nella mente ogni suo gesto.
Lei
non sapeva di me, e come poteva, ma io la spiavo da ogni angolazione
per
cogliere tutte le piccole sfumature di lei. Attento a non farmi
scoprire.
Un
uomo come me alla sua età che spia una ragazza.
Perché ormai ne ero certo, lei
non poteva avere più di vent’anni. Era giovane, ma
sembrava portarne dentro di
sé molti di più.
Avrei
voluto tanto parlarle, incontrarla magari davanti a un
caffè. E conoscerla. E
viverla. E amarla.
Perché
era chiaro. Ne ero sicuro. Mi ero innamorato di lei, come avevo fatto,
non lo
so. Forse il cosiddetto colpo di fulmine. Fatto sta che pensavo
costantemente a
lei. Giorno e notte. Non vedevo altre che lei. E oltre a queste
consapevolezze
si aggiungeva quella più brutta. Ma reale.
Io
non sapevo chi fosse lei e lei non sapeva chi fossi io. Ma ero
intenzionato a
porre rimedio.
****
Questa
mattina mi sono alzato presto, svegliato dai fiochi raggi di sole che
penetravano dalla finestra. Dopo essermi alzato e fatto la solita
doccia
mattutina. Mi sono diretto alla grande vetrata del mio attico,
sorseggiano il
mio caffè nero bollente.
E
osservavo fuori come New York fosse sempre così viva,
frenetica. New York non
dorme mai, le strade non sono mai vuote e i grattacieli non hanno mai
tutte le
luci totalmente spente.
E
mentre mi godevo il panorama, pensavo, alla ragazza misteriosa che da
qualche
tempo mi affolla la mente. Vive qui. È qui in questa
città, ma io non so dove,
potrebbe essere dovunque e in nessun posto e vorrei tanto sapere da
dove
iniziare.
Perché
quanto è vero che mi chiamo Edward Cullen io la
troverò.
*****
Così
per scaricare tutta quest’ansia sono andato a sfogarmi in
palestra, pensando
almeno di tenere la mente occupata. Ma mentre continuavo a tirare colpi
al
sacco da box, mi accorsi che non era così. Così
stufo di non risolvere niente
smisi. Ma nel momento in cui fermai il sacco, vidi il mio angelo attraversare la palestra e
dirigersi in una sala più in
fondo.
Guardai
l’orologio appeso alla parete e notai che era davvero presto.
Infatti, in
palestra non c’era quasi nessuno e chissà come lei
non mi abbia neanche notato.
Ma si è subito infilata dietro quella porta blu.
Ero
intenzionato a mantenere la mia promessa e lei mi era piombata davanti
così
come fosse destino, quindi era la mia occasione. Lentamente mi diressi
verso di
lei.
E
quello che vidi una volta socchiusa la porta, mi bruciò gli
occhi.
Mi
diede alla testa.
Mi
tolse ogni facoltà di pensare.
Mi
fece mancare il respiro.
Quella
bellissima ragazza stava ballando, come una farfalla, sulle note di una
dolce
melodia.
“È
una stella”pensai. Si muoveva sinuosa e capace. Aveva un
talento unico. In
poche parole era magnifica, nei suoi movimenti c’era gioia,
sollievo, ma anche
dolore e sofferenza. Ed il mio cuore perse un battito a quel pensiero.
Chissà
cosa aveva subito e che cosa le era successo. Per ballare non serviva
solo la
tecnica, ma anche l’immedesimazione e lei si stava lasciando
travolgere. Il suo
volto era un mix di emozioni, che nessuno avrebbe potuto eguagliare.
Ringraziai
che ballasse con gli occhi chiusi, come se sapesse già cosa
fare. O come se i
passi fossero ben impressi nella sua mente. Questo mi permise di
osservarla
meglio. Era altra e snella. Aveva i piedini piccoli, le gambe sode e
snelle,
una vita sottile e delle spalle ben delineate, le braccia piccole ma
muscolose.
Il collo fine e lungo e il viso che trasmetteva tutto ciò
che stava provando
come fosse un libro aperto.
Ma
la musica finì troppo presto e lei improvvisamente
aprì gli occhi e li incatenò
ai miei. E mi accorsi che erano tra i più particolari che
avessi mai visto
grandi, espressivi e profondi, di colore verde intenso.
E
in quel momento capì mi ero innamorato di lei e non
c’era modo di tirarmi
fuori.
******
POV
Bella
Era
lì.
L’uomo
dei miei sogni era lì.
Bellissimo
anche in tenuta sportiva. Con i pantaloncini e la canotta bianca che
gli
fasciava il busto e lo avvolgeva mettendo in risalto tutto i suoi
muscoli.
“Da
quanto tempo era lì?” mi chiesi.
E
perché era lì?
Venivo
di proposito la mattina prestissimo per non incontrare nessuno e non
essere
disturbata. Ed anche perché potevo farlo solo in quei
momenti perché dopo avevo
l’università e la sera dopo il lavoro, ero sempre
troppo stanca. Stremata.
«Cosa
vuoi?» gli domandai andando a prendere la mia felpa
sentendomi d’un tratto
vulnerabile.
«Sei
bravissima» rispose lui invece. Quello mi fece arrossire.
«Grazie
ma non è quello che ti ho chiesto» lo accusai con
un tono canzonario.
«Te
lo dico se vieni a prenderti un caffè con me,
vuoi?» mi chiese gentile e Bella
si sentì pervadere da una scia di brividi. Lui vide il suo
tentennamento ed
insistette «Dai solo un caffè non mordo
mica» concluse ridendo.
E
Bella pensò che non ci fosse niente migliore di quello,
sembrava un dio. Ed
accettò solo per non essere scortese. Anche se la
verità le era più che chiara:
lui le piaceva, e molto.
******
«Quindi
balli?» mi chiese sorseggiando il suo caffè.
«Sembra
di si» risposi e lui mi sorrise conscio di ciò che
sto facendo.
«Non
conosco ancora il tuo nome» affermò guardandomi
negli occhi.
«Isabella,
ma chiamami Bella» risposi semplicemente stringendogli la
mano. Lui replicò cordialmente,
anche se io lo conoscevo già. Era tu tutte le riviste uno
degli uomini più
ricchi e affascinanti della terra. Ma perché ancora
m’illudevo che tra me e lui
potesse succedere qualcosa.
Non
seppi il perché ma quella mattina mi aprì con lui
e gli dissi più di quanto
avrei dovuto. Parlammo di tutto, della mia vita e della sua. Ma ad un
tratto
dovetti congedarmi per andare a lezione.
Lo
salutai, ringraziandolo anche del caffè. Anche se sapevo che
non ci saremmo più
rivisti; i nostri due mondi non combaciavano affatto.
POV
Edward
Era
una ballerina.
Ballava
sin da quando era piccola. Per seguire le orme della mamma, che
purtroppo era
venuta a mancare anni fa assieme a suo padre, che però
voleva lei studiasse e
si laureasse. Infatti, Isabella è iscritta a medicina,
pensando di far felice
il padre. Ma la sua passione più grande era appunto il
ballo, mirava a
diventare una delle ballerine più brave al mondo. Purtroppo
però i corsi sono
costosi quindi lavora in un locale per pagarsi gli studi.
Mi
ha detto poco ma mi sembra di conoscerla da sempre. Lei e quel suo
sorriso che
mozza il fiato.
Per
tutta la mattinata in ufficio non ho fatto che pensare a lei e a
ciò che la
riguarda, quindi mi decisi a volerla invitare a cena.
Però
in quel momento pensai di non sapere nemmeno dove abitasse. Decisi di
aspettarla
fuori dall’università. Munito di un mazzo enorme
di garofani rossi, i miei
preferiti, in mano per convincerla ad uscire con me.
Aspettai
davanti al cancello. Bella scendeva le scale da sola, con gli
auricolari nelle
orecchie come suo solito. Quando alzò lo sguardo e mi vide,
sorrise. Uno si
quei sorrisi che mi facevano morire.
Appena
fu vicino a me, le porsi il grande mazzo di fiori. Lei gli
annusò e mi
ringraziò.
Così
le dissi ciò che avevo in mente, lei tentennò ma
poi accettò. E decidemmo che
ci saremmo visti sabato al Girasole,
un ristorante molto carino
sulla 5th Avenue. Bella mi disse che lo conosceva.
Ci
salutammo e pregai che quei giorni volassero e non mi facessero sentire
troppo la
mancanza di Bella.
Tre
giorni dopo…
Se
me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto le trentasei ore
più lunghe
della mia vita. Sembrava che il tempo fosse rallentato, che lo facesse
apposta.
Le
ore in ufficio sembravano non finire mai, e per tenermi occupato ero
andato al
lavoro sempre più spesso.
Finalmente
quel tanto atteso sabato sera arrivò. E mi presentai
puntuale al ristorante.
Non
dovetti aspettare molto perché Bella arrivò poco
dopo. E credetemi dire che era
straordinaria era riduttivo.
Se
in jeans e maglietta era favolosa, con quel vestito blu notte addosso
era la
dea afrodite.
Magnifica.
Splendida .
Eccezionale. Non riuscivo a
staccarle gli occhi di dosso e notai che nel ristorante non ero
l’unico. Mi si
irrigidì la mascella a quel pensiero.
La
feci accomodare e ordinammo.
La
serata si prospettava tranquilla, tra una portata e l’altra
parlavamo di cosa
avevamo fatto questi giorni e mi sorprese sapere che anche per Bella il
tempo
era triplicato. Forse anche lei provava qualcosa per me.
A
fine serata, non ero ancora pronto a lasciarla andare così
le proposi di fare
una passeggiata per Central Park. Mi disse che lei abitava in un
appartamento
lì vicino che divideva con una sua compagna di corso. Feci
tesoro di quella
confessione, pensando che mi sarebbe tornata utile.
New
York di notte acquista ancora più fascino, rispetto al
giorno. Si mostra più
per la città misteriosa che è, dove ogni angolo,
ogni vicolo, brulica di vita.
Ed
è forse per questo che stasera non mi rendo nemmeno conto di
tutto il caos che
c’è attorno ma riesco solo ad ammirare, Bella, che
sembra una ragazza, ma che
al tempo stesso è una donna di nome e di fatto.
Dopo
la lunghissima passeggiata che abbiamo fatto, l’ho
riaccompagnato a
casa. Non ho resistito e l’ho baciata. Lei
non si è tirata indietro anzi ha risposto con ardore al mio
bacio, rendendomi
l’uomo più felice del mondo.
Quando
ci staccammo ansanti per la mancanza di ossigeno, la guardai nei suoi
luminosi
occhi verdi e le promisi che ci saremmo rivisti presto.
Mi
confessò che avrebbe debuttato al New
York Ballet Theatre la prossima settimana e che sarebbe stata
felice se io
fossi venuto. Non me lo feci ripetere due volte, accettai e la baciai.
Tanto.
Lui:
garofano rosso e parole, una
vecchia cabriolet.
Lei:
vestita come la Rogers,
fulmini
e saette, lassù nel cielo blu,
il loro nome: argento
fra le stelle
New
York! New York! È una scommessa
d’amore
tu chiamami e ti
vestirò, come una stella di Broadway.
POV Bella
Mi
chiesi se si poteva impazzire per un uomo in così poco
tempo. A me era successo
e da quel momento ero felice. Felice che Edward condividesse i miei
sentimenti,
anche se ci conoscevamo da poco mi sembrava che noi due fossimo uniti
da un
filo invisibile.
Era
dolce e premuroso. Ed io lo adoravo. Mi chiamava spesso. E quando non
poteva mi
mandava messaggi che mi facevano arrossire come una scolaretta alla sua
prima
cotta.
Con
Edward era tutto nuovo, inaspettato. Ma maledettamente fantastico, lui
faceva
sembrare ogni cosa unica. Questa sera andava in scena il saggio della
mia
scuola ed io ero stata scelta per la parte principale. Dopo che avevo
sudato
ore e giorni su quelle coreografie.
Avevo
raggiunto un piccolo traguardo e sperai di raggiungerne altri visto che
in sala
vi erano molti direttori artistici. Avevo degli obbiettivi, dei sogni e
li
avrei realizzarli, anche facendo dei sacrifici che fino ad allora non
era mai
mancati.
Ma
non mi lamentavo.
Bussarono
alla porta del mio camerino, anche se sapevo perfettamente chi era.
Edward.
Ed
infatti dopo aver aperto la porta la sua testa fece capolino con solito
mazzo
di garofani in mano, ormai non sapevo più quanti me ne aveva
regalati. Il mio
appartamento ne era pieno.
«Questi
sono per la mia donna, che stasera lascerà tutti a bocca
aperta con il suo
talento» mi disse porgendomeli.
«Grazie
tesoro» risposi, prima che le sue labbra catturassero le mie
in bacio che mi
fece perdere il senso delle cose. La sua lingua si fece spazio nella
mia bocca
e risucchiò tutto ciò che trovò,
compreso il mio respiro. Tanto che quando ci
staccammo boccheggianti mi sembrò di aver corso la maratona.
Era
questo che mi provocavano i baci di Edward mi mandavano in tilt il
cervello.
«Ora
vai, lo spettacolo sta per iniziare» lo informai baciandolo
un’ultima volta «E grazie
ancora per i fiori»
«Non
c’è di che piccola» e si chiuse la porta
alle spalle.
Era
arrivato il momento. Trassi un profondo respiro e mi diressi su per le
scale
che portavano al palco.
Sentivo
il presentatore che elencava i ballerini con i rispettivi ruoli e il pubblico
applaudire.
Sperai
solo che andasse tutto bene e che il destino non mi giocasse brutti
scherzi.
Trassi
un altro profondo respiro.
Il
sipario si aprì, le luci mi colpirono.
Entrai
in scena sicura di me.
POV
Edward
Fino
ad adesso avevo avuto gli occhi foderati di prosciutto. Per non aver
percepito
tutta quella carica che adesso Bella emanava da lì.
Era
concentrata e non sbagliava un passo, dio quanto l’amavo e
questa sera
gliel’avrei ampliamente dimostrato.
Ora
però mi godevo lo spettacolo della mia piccola stella che
coronava un suo
sogno. Ero felice per lei sapevo che era capace e che dalla vita
avrebbe
ottenuto tanto. Io mi ritenevo fortunato soltanto ad averla al mio
fianco.
Durante
tutto lo spettacolo non staccai mai gli occhi da lei, non seppi dire a
cosa
stesse pensando ma sembrava certamente rapita.
Nessuno
su quel palco la eguagliava in quanto a bellezza e capacità.
Non lo avevo
notato solo io.
A
fine spettacolo. Fui uno dei primi ad alzarsi ed applaudire. Poi mi
diressi
subito al suo camerino per complimentarmi con lei che appena mi vide si
fiondò
tra le mie braccia e pianse.
«Amore
sono qui…ssh…non piangere è andato
tutto bene» cercai di calmarla.
«Lo
so. Piango perché sono felice» mi disse ed io
l’abbracciai ancora più stretta.
«Ti amo» mi sussurrò ed il mio povero
cuore esplose di gioia.
La
baciai tenendola stretta a me, per farle capire quanto
l’amassi anch’io.
******
Quella
sera Bella fu intercettata da molti coreografi, e lessi chiaramente la
gioia
nei suoi occhi.
Stava
pian piano ottenendo ciò che aveva sempre desiderato.
Io
la aspettai con calma tenendola sempre vicino a me. Infatti dopo ogni
complimento si voltava verso di me più felice che mai.
Arrivammo
a casa molto tardi, Bella era euforica per essere riuscita a dare il
meglio di
sé, io invece non vedevo l’ora di baciarla. Per
cui non appena varcammo la
soglia del mio attico il mio corpo si addossò al suo, come
mosso da una
calamita.
Continuammo
a baciarci fino ad arrivare in camera da letto. Io non ne potevo
più e neanche
Bella evidentemente perché mi spogliò in tutta
fretta “ti amo” le sussurrai
prima di sprofondare dentro di lei e perdermi nei sensi più
remoti del piacere.
E
capì di non poterla più lasciare che in quel
momento mi era entrata sotto la
pelle e che ormai non potevo più toglierla. Per me lei era
l’ossigeno, il sole,
la luce. Tutto ciò di cui avevo bisogno.
Lui
si svegliò senza lei, nudo nella
tempesta.
Là
fuori Union Square. Entrava luce al neon
dal
vetro di una finestra. L’odore del
caffè.
Guardando
quelle gambe muoversi, pensò: “È una
stella”,
pensava
a Fred Astaire
e
chi non ha mai visto nascere una dea…
….non
lo sa, che cos’è la felicità.
Mi
svegliai di
colpo sentendo un vuoto sul materasso accanto a me. Pensai ad un
milione di
cose. Ma sperai solo che non se ne fosse andata.
Poi
sentì
nell’aria profumo di caffè e mi diressi in cucina.
Bella era lì sul bancone intenta
a preparare la colazione.
«Ce
l’hai fatta,
dormiglione. Pensavo di doverti svegliare gettandoti
dell’acqua gelida addosso»
mi informò ridacchiando. Non le diedi tempo e mi tuffai su
di lei.
«Ora
vediamo chi
ride, cucciolotta» facendole il solletico mentre lei
implorava pietà.
Ed
avrei dato
qualsiasi cosa per svegliarmi così mille altre volte.
Epilogo
Cinque
anni dopo…..
POV Edward
Mi
sudavano le
mani e mi sentivo insicuro ed impacciato.
E
se mi avesse
detto di no. E se mi avesse lasciato. Ultimamente era un po' strana.
Oddio
sembravo
un cretino. Dovevo chiederle di sposarla mica di scalare
l’Everest.
Avevo
preparato
tutto. La cena, i fiori, le candele.
Mancava
solo
lei. Sarebbe dovuta rincasare tra poco. Io ero tornato prima dal
lavoro, per
preparare tutto l’occorrente.
Ma
Bella non lo
sapeva e quindi sarebbe tornata tardi come al solito.
Sentì
la chiave
girare nella toppa e mi agitai ancora di più, d’un
tratto non ero più sicuro di
niente.
«Amore
ma che
fai?» mi domandò Bella non appena mi vide.
«Ti
avevo
preparato una cena romantica, e volevo chiedertelo alla fine, ma non
credo di
poter più aspettare. Bella noi ormai stiamo insieme da
tantissimo. Io ti amo
più della mia stessa vita e voglio un futuro con te; una
vita con te. Per cui
diverresti mia moglie facendomi diventare l’uomo
più felice della terra?» glielo
dissi inginocchiandomi e porgendole l’anello. Attesi in
silenzio la sua
risposta che non tardò ad arrivare.
«Si»
sussurrò
abbracciandomi. «Edward devo dirti una cosa
anch’io. Oggi sono stata dal
medico» mi confessò.
«Che
c’è amore,
non stai bene?» le domandai preoccupato.
«No
amore sto
bene….stiamo bene»
mi rassicurò
portando una delle mie mani al suo addome.
E
nella mia
mente ci fu come un lampo. Capì. Bella era incinta.
Aspettava
un
figlio da me. L’abbraccia teneramente sussurrandole una
quantità infinita di
grazie.
Quella
sera
facemmo l’amore in modo lento e dolce. Fui più
attento possibile.
Tre
mesi dopo ci
sposammo sulle spiagge della Florida. Fu un matrimonio intimo e piccolo
con
pochi invitati. Come voleva Bella, che indossava un vestito bianco
stile impero
svolazzante, la mia famiglia era contentissima che avessi trovato
l’amore della
mia vita.
E
lo fui anch’io
quando il prete ci dichiarò marito e moglie.
Cinque
mesi dopo
nacque Tommy. Il mio campione uguale alla sua mamma, con i suoi occhi
ma con il
mio colore dei capelli.
Non
potevo
essere più felice.
Pensai
veramente
che la nostra era una vera storia d’amore. E che New York era
veramente magica.
Capace di far innamorare chiunque.
Lui:
garofano rosso e parole, una vecchia cabriolet.
Lei:
vestita come la Rogers,
fulmini
e saette, lassù nel cielo blu,
il loro nome: argento fra le
stelle.
New
York! New York è una scommessa d’amore,
tu
chiamami e ti vestirò, come una stella di Broadway.
-Cesare
Cremonini
La
nuova stella di Broadway-
The End
ANGOLO
AUTRICE:
Eccomi
ragazze, con una storia che francamente
non so nemmeno io da dove mi è uscita. Ma mi sono innamorata
di questa canzone
di Cesare Cremonini che devo dire non mi è mai piaciuto, ma
questa canzone è
qualcosa di spettacolare. Quindi mi sono immaginata i suoi protagonisti
come
Edward e Bella. L’ho scritta così come
l’ho pensata, spero che vi piaccia e che
la apprezziate.
Amori
e Motori procederà normalmente quindi
tranquille ;). Che altro dirvi: lasciatemi una piccola recensione
di cosa ne pensate che io vi ascolto sempre e mi fa
piacere sentire i vostri pareri un bacio a tutte. <3 <3