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Autore: Paddy_Potter    27/04/2013    1 recensioni
Cos'è successo quella notte? Perché Sirius è scappato di casa? Dove è andato? Com'è avvenuto questo paragrafo della vita del nostro Felpato che si accenna solamente?
Questa storia parla di dolore, tristezza, perdita, ma anche di amicizia e promesse rinnovate.
Verranno svelati nuovi segreti, tra le peripezie dei nostri malandrini, con una guerra ad aspettarli, con tutto ciò che possono combinare i nostri sedicienni preferiti!!
Nel primo capitolo...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Potter, Orion Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cenette sfiziose e segreti rivelati


 



 

Quella sera, per addolcire un po' i suoi genitori in vista della grande domanda, James si era dato da fare insieme al suo nuovo vicino di letto, e avevano preparato, con l'aiuto di Tawny, una cenetta squisita.

La tavola era preparata con la tovaglia bianca e argento con i tovaglioli accompagnati e le posate da festa, addobbata con due candele rosse e oro come centrotavola e con mazzetti di lavanda raccolti dall'elfa disposti affianco ai bicchieri di cristallo che luccicavano alla luce del fuoco scoppiettante nel caminetto.

I mobili in legno scuro rilucevano nella luce calda e dorata del fuoco, i quadri alle pareti bisbigliavano silenziosi e le foto di famiglia sulla cassapanca ridacchiavano tranquille.

Era una scena idilliaca.

Ed era per questo che Charlus Potter si fermò sulla porta della sala a bocca aperta, seguito dalla moglie.

 

Dai, Sir!! È un'idea geniale!!”

Ok, ma tu sai cucinare?”

Più o meno...non sono un disastro! Avanti, possiamo farcela!”

...Prendi quel libro di cucina...” aveva acconsentito l'altro, sospirando.

Grande!!!”

E così, visto che i genitori del ragazzo tornavano alle otto, i due grifondoro avevano cominciato alle quattro a cucinare delle sfiziose lasagne con ragù e funghi, un arrosto (cucinato da Tawny, dopo che i ragazzi l'avevano bruciato) con salsa alle carote e un dolce-gelato (visto che quello non lo potevano bruciare) con fragole e meringhe sopra.

James aveva architettato tutto solo per distrarre Sirius: sapeva perfettamente che i suoi avrebbero acconsentito e che ne sarebbero anche stati felici, ma il suo migliore amico non aveva ancora recuperato il suo sguardo malandrino, e questo lo faceva preoccupare.

Così si premurò di farglielo ritrovare, facendo molta attenzione a centrarlo in pieno con una meringa, a fargli finire una giusta quantità di rosmarino bagnato giù per la schiena e farlo ridere il più possibile.

Sirius, visto che il suo migliore amico lo stava conciando come l'arrosto, si diede da fare, dedicandogli una buona porzione di fragole e del succo di zucca.

Dopo soli cinque minuti di quel gioco, sul volto di Felpato c'era di nuovo quella luce malandrina e James, rincuorato, si perse un secondo a guardarlo negli occhi, tempo necessario all'altro per centrarlo con una fragola.

Risero.

Risero come se fossero stati ancora ad Hogwarts.

Risero come se non fosse successo nulla di tutto quello che invece era avvenuto la notte prima.

Sirius sapeva perchè Ramoso lo stava facendo e glien'era infinitamente grato.

 

Quel silezio stupito fu interrotto dalla voce di James che arrivava dalla cucina con quel sorriso angelico che riusciva a stamparsi in faccia solo quando aveva in mente qualcosa, e questo non fece altro che insospettire i suoi.

“Ciao! Avete fame, vero?”

“J-Jamie ma che...?”

“Buonasera signori Potter!”

“Sirius...ma...”

“Niente ma, sedetevi.” ordinò James, prendendo i suoi per i polsi e trascinandoli ai loro posti.

Sirius incrociò imbarazzato lo sguardo di Charlus e Dorea e, stampandosi in faccia lo stesso sorriso di suo fratello, spostò le sedie dove farli accomodare.

La cena non andò poi così male e, a parte qualche resto di bruciatura sull'arrosto, filò tutto liscio.

Arrivati alla fine, la cera delle candele si era sciolta quasi del tutto e le lancette dell'orologio scattavano sulle undici.

“A questo punto, credo abbiamo il diritto di sapere il motivo di questa cenetta sfiziosa.” li incalzò la madre di James.

“Beh, ecco...è che...c'è stato...è solo che...Sirius può restare qui da noi?” se ne uscì quello.

“Certo, Sirius hai chiesto ai tuoi genitori se puoi?”

“No.”

“Chiediglielo, non è un problema.”

“Non...io non posso.”

“Perchè?”

“Sono scappato di casa.”

Un silenzio glaciale calò sulla stanza.

Il fuoco scoppiettava solitario sulle ultime braci, ma, a parte quel rumore, tutto taceva.

Sembrava che il tempo avesse deciso di fermarsi e, se non fosse stato per le lancette del pendolo che si spostavano pigre, James lo avrebbe sospettato senza problemi.

Il ragazzo sentì un brivido percorrergli la schiena da cima a fondo e il suo sguardo si spostò dal fratello ai genitori, ai quali inviò una preghiera silenziosa, sperando con tutto il cuore che capissero.

“S-Sirius...”

“Certo che puoi restare.” l'anticipò sicuro Charlus “Vero, Dorea?”

“M-ma certo, ovviamente. Non preoccuparti Sirius, puoi rimanere qui quanto vuoi. James ti ha già preparato la camera?”

Il tempo riprese a scorrere come un fiume in piena, assieme alle emozioni di Ramoso che benedisse il cielo e i suoi genitori per quello slancio di bontà e, euforico, rispose: “Ho portato un letto in più in camera mia, può rimanere lì, giusto?”

Charlus sorrise. “Va bene.”

“Grazie” mormorò Sirius.

“Vieni a prendere una boccata d'aria.” lo invitò il padre di James, avviandosi verso l'uscita.

Sirius lo seguì e l'altro grifondoro rimase solo con la madre.

“Sei stato molto gentile ad accoglierlo così, Jamie.”

“È mio fratello, è il minimo che possa fare.”

Dorea sorrise: questo era il suo figliolo, quel ragazzo che si preoccupava che nessuno che gli stava a cuore soffrisse e che si faceva in quattro per i suoi amici, non lo sbruffocello che le sventolava un boccino davanti al naso ogni volta che poteva.

“Buono l'arrosto.” gli disse baciandolo sulla guancia.

James sorrise, non rivelandole che era l'unica cosa che non aveva preparato lui.

 

**************

 

La porta della veranda si aprì e Charlus e Sirius uscirono, passeggiando sulle assi scricchiolanti del pavimento tra i fiori che Dorea coltivava in piccole fioriere di terracotta, alcune per terra, altre che pendevano da alcune mensole del soffitto.

La luna splendeva alta nel cielo nero trapuntao di stelle e il giardino respirava alla fresca brezza estiva.

La notte abbracciava e permeava ogni cosa con il suo manto di silenzio.

“Mi dispiace molto, Sirius.”

“Se non succedeva ora, sarebbe successo tra poco.” riuscì a rispondere dopo un lungo e doloroso respiro.

Il ragazzo sentì una mano calda accarezzargli i capelli, proprio come faceva lui con Regulus ogni volta che il fratellino aveva paura.

Lacrime calde sgorgarono dai suoi occhi, nonostante stesse facendo di tutto per impedirlo.

Sirius si abbandonò all'abbraccio di quell'uomo che, prorpio come suo figlio, l'aveva capito, aveva visto il dolore che voleva mascherare e non l'aveva punito per questo, non l'aveva accusato di portare disonore, ma l'aveva accolto e rassicurato dalla solitudine vorticante in cui precipitava ogni volta.

“Qualsiasi cosa ti serva, noi ci siamo. Io, Dorea, James, ti aiuteremo Sirius, non sei da solo.” mormorò Charlus, indovinando i suoi pensieri come faceva Jamie ogni volta.

Sorrise con il volto ancora rigato dalle lacrime abbandonato contro il petto dell'uomo.

“Grazie.” riuscì solo a rispondere.

 

**************

 

Rientrati, il ragazzo salutò il padre del suo migliore amico e si diresse verso la cucina.

Vi trovò solo Dorea che chiudeva le ante di un armadio di legno scuro sul quale ardevano ancora le luci danzanti del fuoco. I colori caldi di quel luogo gli ricordavano tanto la Sala Comune di Grifondoro, a Hogwarts, la sua prima vera casa.

“James ti aspetta in camera.” rispose lei alla sua domanda ancora non formulata. In quella famiglia avevano forse il dono di saper leggere nel pensiero?

“Grazie.”

“Sirius?”

“Sì?”

Dorea si avvicinò e gli accarezzò il volto ancora umido, donandogli un bacio sulla guancia. Lo aveva già accettato come figlio suo. A questo pensiero, altre lacrime bussarono prepotenti agli occhi del ragazzo, che si constrinse a forza a non farle uscire, ma la donna lo notò.

Era una bella donna, osservò Sirius, dal fisico snello e piuttosto alta, con capelli neri stretti in una coda, occhi nocciola come quelli di suo figlio e un sorriso rassicurante che spiccava sul volto appena segnato dall'età. I riflessi delle ultime lingue di fuoco lo illuminavano.

“Prendi queste.” gli disse porgendogli due coperte di lana a quadretti. “Buona notte.”

“Anche a lei signora Potter.”

“Chiamami Dorea.”

Annuendo Sirius si voltò e si incamminò verso le scale.

Quella era una famiglia meravigliosa e James era davvero fortunato ad averla avuta fin da piccolo. Solo ora Sirius si rendeva veramente conto di quanti abbracci, quante carezze, quanti baci, quanto affetto non gli era mai stato donato, ma cacciò indietro quel pensiero, concentrandosi sulla felicità che provava per essere entrato a far parte di quella famiglia, per aver ricevuto già così tanto amore da quelle persone, perchè ora poteva stare tutto il tempo con suo fratello, perchè non sarebbe più dovuto tornare indietro.

Perchè era libero.

Entrò in camera e intavvide James in bagno.

La camera era illumiata in modo molto diverso dalla cucina: era freddamente rischiarata da qualche candela su una cassettiera e dalla luna gelida che proiettava la sua luce bianca attraverso le vetrate sulle tende dei baldacchini e sui letti immacolati, dando alla stanza una parvenza d'immobilità statuaria che ricordò a Sirius i corridoi di Hogwarts di notte.

“Ah, le coferfe!” sputacchiò suo fratello dal bagno con la bocca piena di dentifricio “Meffile pufe denfo fuei caffetti...”

Ridacchiando per la spiccata pronuncia oxfordiana di James, Sirius si avvicinò alla cassettiera dall'altro lato della stanza e aprì l'ultimo cassetto.

Infilando dentro le coperte, sentì l'odore della naftalina inondargli le narici e pizzicargli il naso.

James aveva finito di sciacquarsi la bocca dal dentifricio e che aveva chiuso l'acqua.

Felpato stava ritirando la mano per chiudere la cassettiera, quando notò quello che sembrava un pezzo di carta incastrato in fondo al cassetto.

Lo prese e lo sfilò.

Non era, stranamente, spiegazzato e non c'era segno di piegature sugli angoli.

Si alzò in piedi per guardarlo alla luce delle candele sopra il mobile.

Era una foto, piuttosto vecchia.

C'erano Charlus e Dorea, più giovani di una decina d'anni, c'era James da bambino e...chi era quella bimba di fianco a lui?

“Sir, che stai guardando?” lo raggiunse il fratello da dietro.

“Chi è lei?” gli rispose il grifondoro, indicando la bambina nella foto.

James sbiancò immobilizzandosi come colpito da un “Petrificus Totalus”, sbarrando gli occhi e serrando i pugni.

Il suo respiro si bloccò per un secondo e il suo cuore fece lo stesso.

Deglutendo a fatica, riuscì a mormorare.

“Ecco dov'era quella foto.”

 

 

Spazietto autrice....

Ma quanto sono rompi, vero?? Finire un capitolo così!

Ciao a tutti!! Ringrazio infinitamente chi ha lasciato una recensione alla mia storia e vi invito a dirmi cosa ne pensate di questo nuovo capitolo. Ho dovuto scrivrne uno che fa da ponte per il prossimo e subito non ne ero così felice, ma, visto il risultato, sono molto contenta!!

Vi annuncio che il prossimo sarà una rivelazione!!

Ma non dico niente, lascio il mistero....scusate, ma oggi mi sento un po' vipera...

Spero vi sia comunque piaciuto.

Grazie in anticipo....ciao!!!

 

PS: Sì, avevo un filino di fame...

  
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