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Autore: letyourcolors_burst    27/04/2013    2 recensioni
Austin Mason. Un debole, secondo molti. Un eroe, secondo altri. Ciò che lo portò ad essere considerato tale cominciò a svilupparsi nella sua adolescenza. La morte del padre adottivo lo costrinse a fuggire dall'Inghilterra. Neanche i suoi familiari, quei pochi rimasti, seppero per molto tempo dove cercarlo. Di lui si perse ogni traccia. Quei pochi che lo consideravano un eroe lo diedero per morto. Non potevano immaginare, però, che il loro eroe sarebbe diventato il loro peggior nemico. Stava nascondendo qualcosa di grosso, qualcosa che non avrebbe potuto rimanere così per molto. Toccava a lei fermarlo. Ma l'amava. E questo avrebbe cambiato tutto. L'amore cambia tutto, di solito. E la loro storia sarebbe stata una delle più belle e complicate. Perchè non cominciate a leggere?
Salve a tutti, questa è la mia prima storia. Le recensioni mi aiuterebbero a migliorare, quindi, ringrazierei in anticipo tutti coloro che lo faranno.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Storia di un debole (che imparò a non fidarsi)
Capitolo 3. La storia è come una foto degli anni '80. Si sviluppa.

*Vi ringrazio in anticipo per tutte le visite e/o eventuali commenti, sia negativi che positivi. Lasciatene, grazie.*

Appena tornato a casa, Austin si sdraiò sul letto. La madre ed il padre adottivo lo guardavano, straniti. Era entrato, socchiudendo la porta e camminando con fare insolito. Non notarono, però, i numerosi lividi che il ragazzo aveva sparsi per tutto il corpo. E fu una fortuna, poichè i genitori erano all'oscuro delle lotte clandestine. Avrebbe approfittato delle poche ore rimaste prima dell'ennesimo incontro per riposarsi e ripensare al pomeriggio passato con Avalon. Alle undici uscì di casa. Senza farsi notare o fare il minimo rumore, si trovò immerso nella notte e pronto per farsi massacrare. Arrivò al solito capannone. Avalon conosceva dal giorno precedente la storia di Austin. Inutile dire che ne fu sorpresa e, allo stesso tempo, furiosa con lui, per averle mentito su una questione così pericolosa ed importante.
<< Perchè non mi hai mai parlato di questi incontri, Austin? Sai che è pericoloso, sai di rischiare la vita ogni volta che affronti qualcuno con un peso doppio rispetto al tuo? Io non ti capisco. Perchè mai dovresti finire in un giro clandestino ed illegale? Per divertimento o cos'altro? >>
<< Avalon... Non lo faccio per divertimento, se è questo che credi. Lo faccio per riuscire a tirare avanti. Non ho trovato niente di meglio. In tempi come questi, farsi massacrare sembra l'unica alternativa per arrivare ad avere qualcosa di più degli spiccioli in tasca. E, sì. So di rischiare la vita, combattendo. Ma, come ho già detto, non ho avuto, nè avrò, altra scelta. >>
<< Mi prendi in giro? Te ed io sappiamo benissimo che una seconda scelta c'è sempre. Sempre, Austin. E se non riusciamo a trovarla, è perchè ci accontentiamo di quella che abbiamo, giusta o sbagliata che sia. L'unica scelta è la scusa di quelli che non vogliono staccarsi dalla massa. La ricerca della seconda scelta riguarda pochi, a questo mondo. Include solo quelli che vogliono davvero cambiare le cose in meglio, a qualsiasi costo. >>
Austin entrò nel capannone, senza rispondere ad Avalon. Le sembrò offeso dalle sue parole, ma si consolò credendo che quelle fossero vere, dall'inizio alla fine. Ancora infuriata, lo seguì; entrò nel capannone anche lei, ed aspettò il ragazzo fuori dagli spogliatoi. Come prevedibile, erano solo maschili, poichè non si riteneva possibile o, quantomeno, concepibile, far partecipare una donna ad un incontro di quel genere. Appena uscito, Austin scappò via da Avalon; salì sul ring, pronto o quasi, ad affrontare il suo sfidante di routine. Era da sempre chiamato "the Bull", facile intuirne il motivo. 1,88 di altezza per 95 chili, di cui buona parte erano muscoli, a 26 anni, "the Bull" era tra i dieci lottatori più temuti di quel capannone. Anche Austin fu barbaramente sconfitto, come gli altri lottatori di quella serata che affrontarono il toro. Aveva 20 anni, 1,76 di altezza e 78 chili di peso, ma non riuscì a sconfiggerlo. Mason fu portato, da un paio di compagni abbastanza in simpatia, all'ospedale più vicino. Dopo l'operazione, fu portato in camera, fuori dalla quale Avalon stava aspettando l'esito dell'operazione. Austin riprese conoscenza tre ore dopo l'intervento, ed i due ripresero il discorso cominciato alcune ore prima.
<< Dicevamo... Che c'è sempre un'altra scelta. >>
<< Avrai anche ragione, ok. E se c'è, come dici tu, dov'è? Ho cercato un lavoro in lungo ed in largo, ed è giunta l'ora che io me ne vada da casa. Non voglio aiuti economici nè di nessun altro genere dai miei. Hanno già fatto troppo per me, non vorrei farmi aiutare in tutto e per tutto. Cerca di capirmi. >>
<< Già. Credi di aver vinto? Sbagli. Ti aiuterò a trovare un lavoro per cui non rischi l'ospedale, ok? Cominceremo appena uscirai da qui. Una settimana, secondo quanto è scritto sulla tua cartella clinica. >>
<< Perchè perdi tempo con me? >>
<< Prego? >>
<< Perchè ti ostini a voler cambiare la mia vita in meglio? Nel senso, cosa ne trai? >>
<< Niente. Ed è questo il bello. Fare qualcosa per gli altri senza riceverne in cambio niente mi piace un sacco.  E' una delle cose più gratificanti su questa Terra. E poi, voglio che tu non getti la tua vita come fosse spazzatura. Devi tenerci come ci tengo io. >>
<< Sei la prima che mi parla così. Nessuno aveva mai usato parole del genere con me, e ne sono contento, perchè sono riuscito ad apprezzarle al meglio. Sai, ho bisogno di dirti una cosa. >>
<< Spara. Sono curiosa. >>
<< Vedi, io... >>
Due voci esterne sopraggiunsero, coprendone una terza, quella dell'infermiere che imprecava contro di loro. Entrarono furiosi nella stanza in cui si trovavano Avalon ed Austin. Uno dei due si scagliò verso il ragazzo.
<< Sul serio? Sei finito all'ospedale a causa di un incontro clandestino? Ti prego, Austin, dimmi che si sono sbagliati. >>
Si tirò su con le braccia doloranti, poi disse: << M-mamma!? Tu sei qui? E papà, anche tu... Come l'avete scoperto? >>
Rispose il padre, con ferocia, nonostante fosse più tranquillo della moglie. << Tu. Sei in guai seri, ragazzo mio. L'unica cosa che vedrai nel prossimo mese sarà la tua camera. Non uscirai, non userai il cellulare, non sentirai nè Avalon nè gli altri. Pensavo di conoscerti meglio. Mi ero illuso di poter contare sulla fiducia e sulla buona educazione di mio figlio che, evidentemente, non si considera tale. E, da oggi in poi, ti considereò anche io un estraneo. O quasi. Vergognati di ciò che hai fatto, riflettici a fondo. >>
<< Saresti potuto morire, diamine! Pensaci, ogni tanto! Austin, sarai sempre mio figlio, sappi. - la madre rivolse uno sguardo di dissenso verso il marito - Ma considerati mezzo morto. Faremo i conti quando uscirai di qui. Avalon, quando sarà? >> rivolse lo sguardo verso la ragazza, rimasta in disparte nell'angolo della stanza d'ospedale.
<< Fra una settimana, se tutto va bene. Io non vorrei intromettermi negli affari di famiglia, ma... Austin conosceva i rischi che correva lottando. Prima mi ha detto che vorrebbe andarsene di casa, ha espresso chiaramente il desiderio di non voler sovraccaricare la famiglia con le spese per la nuova casa e così, senza alternativa, ha voluto cercare un lavoro, anche rischioso. Ma, credetemi, i suoi propositi erano e sono buoni. >>
<< Ehi, tu. Ringrazia Avalon. E, comunque,  i guai restano. Non adagiarti sugli allori. Da oggi in poi saranno fatti tuoi. Ricordati che hai perso buona parte della nostra fiducia, Austin. >> la madre del ragazzo aveva cominciato già da un po' a versare qualche lacrima. Il padre era diventato paonazzo dalla rabbia. Entrambi uscirono sotto lo sguardo perplesso dell'infermiere, che fece uscire anche la ragazza a causa dell'orario per le visite, ormai finito. Prima di uscire, Avalon rivolse alcune parole al ragazzo. << Il discorso non è finito qui. Considerati quasi salvo dai tuoi, ma non da me. I conti li farai anche con la sottoscritta. >>
<< Non vedo l'ora. E, Avalon... >>
<< Sì? >>
<< Grazie. >> abbozzò un sorriso, mettendo in mostra le fossette all'angolo sinistro delle labbra.
<< Come farei senza di te, la tua voglia di ridere e la tua tenerezza? >>
<< Non faresti, punto. Ciao. >>
<< Tornerò domani. >>

                                   



                                                                                                                                                                                            Grazie ancora per la visita, letyourcolors_burst.
  
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