CAPITOLO DUE STRANE
SENSAZIONI.
-EHI!sveglia!hai dormito per tutta l’ora di scienze!-
Mike!Mike!SVEGLIATI!!-
-come?!oh si!!-disse Mike svegliandosi e guardando quel
ragazzo che aveva di fronte e che avrebbe riconosciuto fra mille,era Jeremy il
suo miglior amico.
-dì un po’, russavo??-chiese Mike all’amico.
-no!!…per fortuna-lo schernì Jeremy.Poi riprese- come mai
ti sei addormentato, ore piccole?-
-no,fortunatamente questa notte ho dormito bene,e non so
cosa mi sia potuto accadere…forse avevo sonno arretrato, boh!!-
-che hai sognato-lo interrogò l’amico molto
curioso-qualcosa in particolare e di interessante?-
-non so, non ricordo bene… pioveva e c’era un ragazzo,
sembrava che parlasse da solo quando all’improvviso e intervenuta una voce dal
nulla…-.
Mentre Mike raccontava a Jeremy il suo sogno e si facevano
largo tra la gran folla di studenti che si accingeva ad uscire da scuola,
improvvisamente da dietro di loro si udì una voce che li riguarda entrambi,in
prima persona.
-EHI VOI DUE!!-disse la voce alle loro spalle.
-oh no…-dissero all’unisono i due amici voltandosi.
Quella voce poteva provenire sola da una persona, Leslie,
la loro migliore amica.
Leslie era alta, slanciata, capelli rossi e molto
lentigginosa, la tipica secchiona non solo della classe ma di tutta la scuola,
tuttavia molto simpatica e spiritosa.
-ciao ragazzi- esordì la ragazza -Ragazzi perché siete
così avviliti?Su, raccontate tutto alla vostra amicuccia –suggerì lei con un
pizzico d’ironia nella voce.
-forse la seconda ipotesi-propose Jeremy- stavamo
benissimo finché…-
-…finché la prof. di storia ci ha portato i compiti-
intervenne subito Mike smorzando subito la tensione, che si sarebbe potuta
creare, con un grandissimo sorriso d’urbans.
-peccato, sarà per la prossima volta-disse Lesile
scrollando le spalle e cercando di farli sentire colpevoli di non aver studiato
abbastanza da poter arrivare agli ottimi risultati a cui lei arrivava
facilmente.
-già, peccato-disse Jeremy stizzito con Mike per averlo
bloccato proprio nel momento in cui avrebbe voluto cantarne quattro a Leslie.
I tre amici continuarono a camminare discutendo su quello
che avrebbero fatto il prossimo, ormai alle porte,week-end.
- potremmo andare a fare una nuotata al lago Rola- propose
Jeremy -le giornate sono ancora così belle-disse ammirando lo stupendo panorama
visto da lassù.
La triade di amici abitava nello stesso quartiere, che era
situato sulla zona più alta del loro paese, che, a sua volta, si estendeva su
una piccola montagna.
Adatto, anche per il fisico, più di tutti ad una vita di
montagna era sicuramente Jeremy.Era molto alto, il più alto del gruppo, aveva
capelli ed occhi scuri, inoltre era un abile sciatore, poiché addestrato fin da
piccolo da suo padre, il quale aveva vinto molte competizioni ed era stato il
primo a scalare il monte Lani, un grande ammasso di rocce, dal cui nasceva il
fiume Hidi, raggiungendo di esso la vetta in soli tredici giorni.
-Si, sarebbe bello andarci, ma, questo vorrebbe dire che
dovremmo svegliarci molto presto e soprattutto dovremmo farci una lunga
scarpinata-disse Leslie -ti ricordo Jeremy che il lago Rola e lontano da qui un
paio di miglia-precisò poi con un po’ di presunzione.
-invece io proporrei di starcene qui a Corut- disse Mike
- appoggio la tua proposta-disse prontamente Leslie
alzando la mano-ci sono obbiezioni?bene, allora, la seduta e tolta-.
-ADESSO BASTA!!-esplose Jeremy come un vulcano contro
l’amica divenendo rosso in volto-mi hai stancato con le tue maniere da
saputella e perfettina, ne ho fin sopra i capelli-.
-Dai, calmati adesso, stava solo scherzando-disse Mike
cercando di non far degenerare le cose, ma tutto fu vano.-E invece no, io non
mi calmo affatto, mi avete scocciato, e dico, mi avete perché centri pure tu
Mike -sono stufo! stufo di stare
ai vostri stupidi giochetti..
Mike e Leslie per un momento si guardarono negli occhi.
Leslie più dell’amico era paonazza in volto, quelle parole
che provenivano da uno dei suoi migliori amici, l’avevano ferita profondamente;
mai si sarebbe aspettata da Jeremy un tale atteggiamento.
Guardando il sole tramontare davanti a loro si lasciò
andare ad un pianto silenzioso.
Era delusa e amareggiata, voltò le spalle al sole ormai
tramontato e, stringendo a sé i libri più che poteva, senza salutare Mike corse
via piangendo in direzione di casa sua.
-bravo Jeremy - disse con voce pacata Mike -spero che
andrai fiero di quello che hai fatto, hai rovinato una grand’amicizia per un
attimo di tua follia-.
Anche Mike voltò le spalle al tramonto e all’amico
dirigendosi verso casa sua.
Jeremy restò lì a contemplare il tramonto.
Pensava a ciò che aveva urlato contro Leslie.
Una lacrima scese dal suo volto lungo le guance rosse per
il freddo.Era dispiaciuto di quello che aveva fatto, voleva andare a chiedere
scusa a Leslie, ma il suo orgoglio glielo impedì.
Tornato a casa, Mike si mise subito a fare i compiti.
Di tanto intanto pensava a quello che era accaduto fra i
suoi migliori amici, ma non si fece trasportare tanto dall’accaduto e così
s’immerse nuovamente nei suoi studi.
All’improvviso ebbe una strana sensazione, una sensazione
molto strana, che non aveva mai provata e non sapendo cosa fosse si spaventò.Si
sentiva strano, frastornato, e gli girava la testa.Si alzò e andò in cucina a
bere un bicchier d’acqua, dopodiché si sentì subito meglio.
Decise di interrompere lo studio e così si stese sul
divano accendendo la tv.
Facendo un po’ di zapping si rese conto ben presto che in
tv non c’era niente e che avevano ragione quelli che dicevano “al giorno
d’oggi la televisione è solo tv spazzatura”, Mike si lasciò quindi
avvolgere dal sonno anche se ancora la luna non era visibile in cielo.
Ad un tratto però si svegliò di soprassalto, qualcuno
aveva suonato alla porta, ancora insonnolito si alzò da divano e dirigendosi
verso la porta cadde a terra privo di sensi.
Il campanello continuava a suonare inutilmente, chiunque
ci fosse fuori dalla porta avrebbe atteso invano, perché sicuramente Mike non
avrebbe aperto.
Dopo circa una decina di minuti, Mike si svegliò e si rese
conto che era sul pavimento, non ricordava il perché fosse lì, ricordava solo
di essersi alzato dal divano ma non riusciva a ricordarne il motivo; ma tutto
ad tratto si ricordò: avevano suonato alla porta, chiunque fosse stato se n’era
già andato perché il campanello non suonava più.
Provò allora a mettersi in piedi più volte ma con scarsi
risultati, riuscendo infatti a mettersi a gattoni, sentiva che la forza lo
abbandonava e così cadde nuovamente a terra svenuto.