CAPITOLO SEI LA
STANZA BIANCA.
La
porta si aprì ed entrarono sette individui in nero,avvolti
fieri nei loro mantelli.
Entrati,
la stanza si illuminò.
Tutto
monocromatico, tutto al posto giusto,tutto bianco.
Niente
arredamento,niente scaffali, solo una tavola ovale al
centro con sette rispettive sedie, naturalmente bianche.
Dopo
essersi tolto i loro manti rivelarono la loro identità: quattro uomini e tre
donne.
Il
volto di uno dei quattro mostrava i segni della sua età e della sua esperienza
di vita,viste le innumerevoli cicatrici.
Due
delle donne avevano lunghi capelli rossi che in quel generale pallore
spiccavano come fa una rossa in un fascio di rose bianche.
Una
volta accomodatisi, quello che sembrava il più anziano prese
parola:
-io
Iagir,antico saggio della città di Kaftà comunico che
il ragazzo è stato preso- esordì l’uomo– con lui anche un altro ragazzo…-
concluse poi.
Vari
sussurri e sospiri seguirono la frase di Iagir.
-
ma com’è possibile?- chiesero alcuni.
-
e adesso?- dissero altri,tra cui due delle tre donne.
Su
tutti, però, la possente voce dell’antico saggio, che ricondusse tutti
all’ordine.
-
ecco vedete, inizialmente c’è stato un problema. I
minii erano riusciti a scoprire il nostro piano, così hanno
cercato di intervenire e di trasportare il ragazzo dal suo al nostro mondo. CHE SCIOCCHI! Pensavano di poter
trasportare da una realtà ad un’altra un semplice ragazzo, peraltro ignorante
in materia di teletrasporto, semplicemente, io credo, con il sortilegio
di Ramis. POVERI INGENUI! Il sortilegio non ha avuto effetto completamente, e
allora il ragazzo e stato teletrasportato nel bel mezzo della battaglia alle
porte di Kaftà, che ovviamente è stata vinta dai nostri provando la morte di un
centinaio di Minii- Iagir fece una pausa e tutti i
presenti batterono le mani in onore di quella loro ennesima vittoria.
- i nostri due inviati, dicevo, hanno avuto delle
difficoltà a catturare il ragazzo, perché quei maledetti dopo essersi accorti
che il loro stratagemma non aveva funzionato, con un altro sortilegio hanno
reso, e ci sono riusciti, il ragazzo “intoccabile” dai nostri, poiché protetto
da un aura di energia. Così mentre stavano per tornare
a Kaftà hanno incontrato l’altro ragazzo e lo hanno
dovuto catturare- .
Dopo che il vecchio saggio ebbe finito di raccontare
la sua storia il silenzio regnò sovrano sui presenti.
-domande?- chiese Iagir.
-cosa succederà adesso antico
saggio Iagir?- domandò un tale seduto a destra di Iagir.
-cosa succederà?è
curioso sai, Bertam; come tu voglia avere così tante informazioni su
cosa, come, quando, cosa avverrà…è curioso che proprio tu,così
contrario a questa guerra, proprio tu che sei così insofferente alle guerre,
proprio tu che sei la spia che ha riferito tutto ai Minii…-.
Silenzio.
Tutti si scambiarono sguardi rabbiosi, sguardi
curiosi, sguardi di incredulità.
Bertam era lì, fermo,ancora,
sulla sua sedia, nessuno movimento facciale, nessun movimento del corpo,
neanche un minimo provocato dalla tensione.Sapeva che era stato lui la spia dei
minii, era lui l’infiltrato, era lui che aveva spifferato ai Minii che Mike
stava per essere rapito, ed era sempre lui il colpevole se anche Jeremy si
trovava inconsapevolmente in quel mondo.
Ancora silenzio e ancora sguardi.
Iagir il saggio piano si sedette e iniziò a fissare
candidamente la spia:
- vuoi dirci qualcosa Bertam?Non so,
chiederci forse scusa?!Supplicare il nostro perdono?! –
-LURIDA SPIA- urlò contro Bertam l’uomo alla
sinistra di Iagir, chiamato Harold.
-calmo Harold, calma- lo tranquillizzò
il saggio –adesso Bertam ci spiegherà tutto.Vero?- disse Iagir con tono
sarcastico rivolgendosi verso Bertam.
Quest’ultimo rimase immobile, né una smorfia né una
parola. Teneva gli occhi bassi e sempre in questa posizione disse:
-una sola domanda vecchio mio- disse Bertam con tono
altezzoso evidenziato da un risolino gelido –perché solo adesso? Perché hai aspettato tanto per accorgertene quando io ti
sgattagliolavo davanti al naso per andare dai Minii? Perché lo hai voluto scoprire solo adesso?- finì l’uomo.
-MALEDETTO- disse una delle tre donne
alzandosi dalla sua sedia.
-VIGLIACCO- dissero
all’unisono poi le altre due donne sedute vicino Harold.
-sedetevi pure- disse con tono acido Bertam –voi non
siete degni di parlare, parassiti che vivete a spese
dello stato, voi che credete a tutte le fandonie che vi si dicono. No, voi
proprio non potete e non dovete parlare, per cui
tacete altrimenti grandi sciagure si abbatteranno su di voi e sulla vostra
lingua!- .
Le parole quasi profetiche di Bertam echeggiarono
nella stanza bianca.
-come osi!?- risuonarono
tutte le voci dei presenti.
-vi prego signori sedetevi- li esortò
Iagir –come ho già detto Bertam ci spiegherà tutto. Risponderà a tutti i vostri
quesiti - .
-NON POSSO TOLLERARE TUTTO Ciò!- urlò forte l’uomo che stava di
fronte Iagir dall’altra parte della tavola rotonda.
–ADESSO BASTA- e dopo che l’uomo di disse ciò estrasse da sotto il mantello un pugnale e lo
lanciò contro Bertam.
Il pugnale aveva la lama sottilissima e certamente
molto affilata e tagliente; sul manico, d’oro peraltro, vi erano delle
incisioni, mentre sulla parte opposta erano incise delle figure che non si capì bene cosa rappresentassero, vista la velocità con la
quale l’uomo tirò fuori e lanciò il pugnale.
Non appena il pugnale colpì Bertam in pieno petto,
questo sussultò, ma rimase in ogni caso immobile.
Tutti si alzarono dalle loro sedie e presero ad
avvicinarsi a Bertam. Lui era fermo, con il capo chino quando il suo corpo
iniziò a trasformarsi. Il suo corpo iniziava a dissolversi, diventando sabbia
che piano scivolava dalla sedie facendo cadere il
pugnale, senza una minima macchia di sangue a terra.
Tutti erano stupefatti. Bertam era
sparito, era teletrasportato lasciando a bocca asciutta tutti i presenti
nella stanza bianca.
-non è possibile!- dissero
alcuni
-come ha fatto?- chiesero
perplessi altri.
Tutti guardavano la sedia vuota, eccetto due: Iagir
e l’uomo che aveva lanciato il pugnale che, invece, si guardavano negli occhi.
-Iagir come hai potuto lasciare che accadesse?-
prese a parlare l’uomo.
-tornerà- si limitò a rispondere il
saggio.
-non è questo l’importante. Adesso che se ne andato possiamo parlare tranquillamente.
Come sapete
si è parlato di un testamento nascosto nelle profonde viscere di Kaftà, che
sancisce chi tra i due popoli prescelti debba regnare per sempre su Fìtia,
ebbene è stato trovato e adesso è in nostro possesso.-
-tuttavia è scritto in una forma molto antica del
nostro dialetto, per cui risulta impossibile tradurlo
persino ai nostri migliori sapienti. L’unico uomo della terra
di Fìtia che sappia leggere e decifrare questa scrittura è un uomo che vive
nelle più remote zone del regno in eremitaggio, ai confini con le isole
sommerse. –
-non sappiamo con esattezza dove questo
uomo si trovi , per cui nei prossimi giorni verranno avanzate delle
ipotesi,a questo scopo vi voglio sempre pronti a partire- e guardò l’uomo che
gli stava di fronte, e poi riprese – ma questo non deve distoglierci dal nostro
obbiettivo cardine che, per adesso, non è Bertam. Quello che dobbiamo fare è
cerare Sharcana, e non preoccupatevi dei minii perché anche loro in questo
momento hanno un bel da fare…- concluso il suo
discorso Iagir si diresse verso la porta che piano si aprì.
-Iagir…-disse il padrone del pugnale.
A lui si rivolse il vecchio saggio di Kaftà,
capitale del regno di Fìtia, e gli disse:
-Sharcana…nient’altro…- ed uscì dalla stanza bianca,
lasciando sgomenti tutti i sei Garx.