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Autore: LilliSheeran    28/04/2013    3 recensioni
“Salvami.” sussurrò lui in un attimo. Rimasi scioccata da quell’affermazione; da come era piena di supplica. Mille domande rimbalzarono immediatamente nella mia mente. Salvarlo? E da cosa? Da chi? Come avrei fatto? Mi presi qualche secondo di silenzio per riflettere. Era frustrante il fatto che con una sola parola mi avesse ammutolita. Non sapevo davvero cosa dire; avevo paura che qualunque cosa dicessi potesse risultare stupida o banale.
“Vorrei farlo” risposi stringendomi nelle spalle, sperando di risultare meno prevedibile possibile. Lewis sorrise.
“Perché non lo fai, allora?” chiese tornando a guardarmi. A quel punto non sapevo se facesse sul serio o meno. Boccheggiai qualcosa al vento, incapace di ragionare e di rispondere. Per la seconda volta in pochi minuti mi aveva lasciata senza parole, e chissà quante altre volte ancora sarebbe riuscito nel suo intento.
“Perché non sono capace…” sussurrai imbarazzata abbassando il capo.
“E’ facile!” rispose lui tranquillamente, stendendosi a terra e incrociando le mani dietro la testa.
“Dimmi come fare…” qualche secondo di silenzio distanziò le nostre frasi, mentre imbarazzata mi passavo una mano fra i folti capelli.
“Resta.”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo due.

Avevamo appena finito di cenare nella grande mensa del secondo piano, quando mi alzai dal tavolo dicendo a chi mi stava intorno che sarei tornata nella mia stanza per riposare un po’. Chiusi di nuovo la porta dietro di me, dopo essermi assicurata di essere sola. Finalmente un po’ di tranquillità dopo un’intera ora seduta in mezzo a Charlie e Vanessa.  Mi colpii la fronte con la mano quando ricordai di aver dimenticato di avvertire Vanessa riguardo alla serata; molto probabilmente avrei dovuto fare affidamento su Jacob una volta essere stata cacciata dalla stanza. Poco male: adoravo Jacob. Ormai il sole era quasi del tutto calato e il cielo aveva un colore simile al viola. Mi stesi sul letto, battendo la testa sulla pallina da basket che avevo lanciato lo stesso pomeriggio; la presi fra le mani e la lanciai in aria qualche volta per poi riprenderla al volo. Prima che potessi accorgermene la porta si aprì velocemente, e Charlie entrò in stanza tenendo nella sua piccola mano quella di Justin. Mi sollevai dal cuscino facendo leva sui gomiti e li guardai perplessa. Loro stavano in piedi sulla porta, guardandomi negli occhi, aspettandosi che mi alzassi e me ne andassi. Rimasi in quella posizione per qualche secondo, tanto per far innervosire Charlie.
“Smamma, Marney!” urlò lei ridendo, poi scattò verso di me. Mi stesi di nuovo sul letto e risi anch’io, prima che Charlie mi desse una spinta per buttarmi giù da esso; sentii una risatina provenire da Justin, quando balzai di nuovo in piedi aggiustandomi la camicia a quadri che avevo addosso. I lunghi capelli castani mi cadevano lungo le spalle, mentre qualche ciuffo mi ricadeva sugli occhi; aggiustai anche i capelli e feci il giro del letto, mettendomi in piedi davanti a Charlie. Per quanto la mia bassa statura non fosse mai stato un problema per me, l’altezza di Charlie quasi torreggiava sulla mia, mentre mi impegnavo ad alzarmi sulle punte per raggiungerla.
“Domani facciamo i conti!” dissi ironica, puntandole un dito contro il naso. Il suo ragazzo mi fissava con un’aria mista tra il divertito e il confuso. Probabilmente in quel momento si stava chiedendo se stessi scherzando o se stessi seriamente minacciando entrambi per avermi cacciata. Afferrai di tutta fretta i pantaloni della tuta che avrebbero sostituito il pigiama e uscii dalla stanza, sbattendo la porta. Mossi quei due passi che mi servirono per fronteggiare la porta della camera da letto di Vanessa, alla quale avrei chiesto di ospitarmi. Sapevo già che la sua risposta sarebbe stata negativa, in quanto la sua compagna di stanza era ormai stufa delle mie stupide pretese. Decisi di tentare lo stesso; muovendo freneticamente il mio piccolo polso, bussai contro la porta di legno producendo un suono che riecheggiò lungo tutto il corridoio. La voce stridula e infantile di Vanessa venne fuori in piccoli farfugli, prima che lei si presentasse davanti a me, reggendo con una mano la porta semi aperta. Il suo fisico minuto era incorniciato dai lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle in piccole onde sinuose; sorrise radiosa quando mi vide, per poi spostarsi di lato e lasciarmi entrare. La superai e, una volta sentito il rumore della porta chiusa, mi voltai verso di lei pronta ad esibire il mio discorso pieno di convinzione. Prima che potessi proferire parola, però, la parlantina adolescenziale di Vanessa mi precedette.
“Come mai il pigiama?” disse indicando i vestiti che avevo sotto braccio. Sbuffai e sorrisi angelicamente, lanciando la tuta vecchia e grigia sul letto della sua coinquilina.
“Justin dorme da noi…” Mi sedetti sul letto e poggiai il mento sulla mano. Evidentemente anche lei, come me precedentemente, aveva dimenticato il fatto che era ormai un’abitudine che Justin dormisse nella mia stanza ogni venerdì. Qualche secondo dopo mi stesi sul letto, non curante del fatto che la coinquilina di Vanessa si sarebbe arrabbiata per la mia piccola intrusione.
“Ah già… E’ venerdì! Ho perso il conto dei giorni, con l’inizio delle vacanze!”
Risi pensando che succedeva lo stesso anche a me ogni anno. Era incredibilmente spaventoso il fatto che io e Vanessa fossimo tanto uguali quanto diverse. In alcuni aspetti potevamo tranquillamente vivere in pace e serenità, condividendo ogni comportamento e altro. Dall’altro lato eravamo completamente diverse: bastava, per esempio, notare la perfezione e l’ordine che regnava ogni giorno nella camera di Vanessa. Ripensando a tutto ciò la guardai, e mi convinsi dell’ultima cosa che avevo mentalmente affermato. Mi stupii notando che la sua perfezione traspariva anche dal suo aspetto: in ogni momento della giornata i suoi capelli erano sistemati adeguatamente in una coda di cavallo o le ricadevano sinuosi oltre le spalle. Sorrisi teneramente quando mi resi conto di quanto Vanessa fosse cresciuta da quando l’avevo conosciuta, e non potei fare a meno di notare che era diventata una delle più belle ragazze che conoscessi.
“Puoi dormire qui, comunque!” gridò allegramente mettendo al loro posto due paia di magliette. Mi destai immediatamente dai miei pensieri e mi misi a sedere sul letto. Avrei sicuramente accettato, anche se questo comportava il convincere la sua frivola e superficiale compagna di stanza a dormire altrove. Sorrisi quando lei mi guardò nell’attesa di una risposta. Ancora un volta, nella stessa sera, l’irrefrenabile parlantina di lei mi precedette.
“Davina è tornata a casa per le vacanze…” si giustificò mandando i capelli oltre le spalle. Mi rasserenai, essendo felice di non doverla affrontare anche quella sera. Dovevo ammettere che Davina non era esattamente il genere di persona che andava a genio a me e alle altre; da quando eravamo arrivate al college ci eravamo dovute dividere in due stanze e Vanessa ne aveva scelta una da sola. Fui mortificata dal primo momento, quando scoprii che avrebbe avuto Davina come compagna. Essendo una ragazza di buona famiglia e bene educata, Vanessa non si era mai lamentata della sua coinquilina, e di questo le ero molto riconoscente.
“Mi stai salvando la vita!” affermai buttandomi sul cuscino. La ragazza che mi stava di fronte mi lanciò in faccia i capi che avrei dovuto indossare al posto del pigiama. Risi insieme a lei, balzando oltre il letto e rizzandomi in piedi. Ormai la notte stava arrivando e il cielo si era rabbuiato; l’abat-jour sul comodino di Vanessa illuminava debolmente la stanza, emanando una luce giallina e fioca. Sbadigliai fissando la stanza intorno a me, quando Vanessa si stese sul letto. La stanchezza le si percepiva dagli occhi, mentre stringeva le braccia sotto il cuscino.
“La prossima settimana abbiamo il gemellaggio con Brisbane…” farfugliò tra uno sbadiglio e l’altro. Annuii ricordandomi che la settimana seguente il college sarebbe stato pieno di persone, e che il nostro riposo estivo sarebbe quindi cessato. Rimasi a pensare per qualche minuto, seduta sul materasso del comodo letto di Davina; quando guardai di nuovo Vanessa, lei aveva già chiuso gli occhi. Sorrisi e mi stesi sulle lenzuola fresche anche io, riascoltando i suoni che provenivano dall’esterno della stanza.



Note dell'autrice:
avevo detto che l'avrei messo ieri, ma ho finito di scriverlo circa alle due di notte...
mi dispiace tanto :)
ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno letto e recensito
e spero che continuerete a farlo!
Un bacio. a presto xx

Lilli
  
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