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Autore: HuldraxVilia    28/04/2013    1 recensioni
Una ragazza riesce finalmente a fuggire dal suo oscuro passato che sembra perseguitarla ovenque.
Si ritoverà in inghilterra e si sentirà finalmente al sicuro e protetta.
Ma è davvero al sicuro?
Uno strano susseguirsi di eventi farà ricredere Amber.
Lei non è al sicuro. Nessuno di loro lo è.
Un esperimento genetico. Otto ragazzi. Verità minacciose incombono su di loro.
Potranno Amber, Adam, Beth, Moon, Gareth, Lily, Mattew e Johnathan uscire vivi da quella casa, conosciuta anche come Blay House? E se sì, avranno ancora delle certezze nella loro vita?
***dai capitoli***
Poi, successe qualcosa di assurdo, ed Amber dovette guardare molte volte per assicurarsi di essere sveglia e lucida: la ferita si stava rimarginando da sola. Gli ultimi rivoli di sangue si ritiravano di nuovo all’interno della ferita. La pelle si rimarginava ad una velocità impressionante.Era guarita.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Le lacrime tanto odiate minacciavano di scendere, così, si affrettò ad uscire dalla sala comune, biascicando una scusa, e corse in camera sua. Poco dopo apparve Beth:< Hey darlin’, cosa sta succedendo? >. Amber la guardò a lungo, per poi tirare su col naso:< Niente >. Rispose.
Beth la guardò a lungo, con sospetto, poi si schiarì la voce e disse:< Tesoro, ora vivi qui con me, quindi siamo una famiglia, i tuoi problemi diventeranno i miei, e i miei diventeranno i tuoi, tutti siamo qui per un motivo, sfogati >. La voce di Beth era così convincente che Amber non resistette, e le raccontò tutto:< Sono venuta qui per lasciarmi il passato alle spalle, per stare lontana da coloro che mi hanno rovinato la vita, ed ecco che arrivo qua e tu mi convinci a ripercorrere la mia infanzia raccontandotela; ma va bene, ho davvero bisogno di sfogarmi. Ti chiedo solo di non giudicarmi quando conoscerai la mia storia, trattami come avresti fatto se non avessi saputo niente, ok? >.
 < Ok >.
 < Allora, per farla breve...  >. Amber ripercorse i dolorosi ricordi del suo passato, da quando, a otto anni, andava a scuola con i lividi sul collo, perché sua madre cercava di strangolarla; a quando, a quattordici, si era data all’autolesionismo. Ai problemi economici di suo padre, ai problemi con l’alcol di sua madre. Non sapeva quanto tempo fosse passato, così diede un rapido sguardo alla sveglia: 16:36. Era passata più di un’ora e mezza. Amber si costrinse a fermarsi:< Questo è tutto >. Disse a Beth.
 < Ti senti meglio? >.
 < Sì, grazie >.  
 < Ti va di tornare sotto? >.
 < Sì. Dammi solo un minuto >. Così dicendo Amber si diresse verso l’armadio dove quelle mattina aveva riposto tutti i suoi vestiti nuovi. Ma non cercava un vestito comprato in Inghilterra, cercava l’unica maglia che aveva che aveva portato da Torino. Era una maglia bianca, che lasciava scoperte le spalle ma Amber l’aveva portata per la scritta in tedesco che lei stessa aveva fatto poco prima di partire “wenn Liebe durch alle Zeiten geht” ovvero “quando l’amore passa oltre tutte le epoche”. L’aveva fatta lei, quella scritta. Quella maglia era una delle poche cose provenienti dalla sua vecchia casa che non la faceva stare male. Amber si tolse il maglioncino e si mise la maglia:< Andiamo >. Disse a Beth.
Insieme si avviarono al piano di sotto, scendendo due rampe di scale.
Al suo arrivo in sala comune, prese tutto il coraggio a sua disposizione per superare la figuraccia che aveva fatto dopo pranzo:< Scusatemi per prima, m-mi sono lasciata prendere dai ricordi >. Disse abbozzando un sorriso.
< Tranquilla >. Disse Adam:< Tutti siamo qui perché abbiamo un passato difficile, nessuno ti sta giudicando >. Dopo queste parole Amber si sciolse; le luccicavano gli occhi e sperando di non farsi notare troppo, si asciugò una lacrima fuggitiva con la manica della maglia. Ma quelle erano lacrime di gioia, perché lei sapeva che da quel giorno, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
               
5 mesi dopo
 
Erano passati più o meno cinque mesi da quando Amber si era trasferita alla Blay House, che prendeva il nome da Simon Blay, morto in circostanze misteriose, avevano trovato il corpo carbonizzato, ma il viso era integro. Amber aveva scoperto queste cose dalla Sing, la prof. di scienze, ed era rimasta alquanto sconcertata quando l’aveva scoperto.
< Amber! Svegliati o faremo tardi! >. La voce di Beth svegliò Amber dal bel sogno che stava facendo: e dire che tra le sue labbra e quelle di Adam c’erano pochi millimetri. Ma no, come sempre Beth la svegliava sul più bello. E così Amber si svegliò lanciandole insulti in Italiano. Ormai il suo inglese era praticamente perfetto, ma si divertiva ancora a vedere le facce confuse dei suoi amici le poche volte che diceva qualcosa nella sua lingua madre.
Amber si alzò dal letto riluttante, diretta in bagno, ma come al solito era occupato da Lily. Tornò in camera e si vestì, sarebbe andata in bagno più tardi.
Quando fu pronta si diresse a fare colazione con Beth. Come il primo giorno, erano già tutti a tavola, e Amber si accomodò al suo posto con lo    stomaco che brontolava. Passata mezz’ora buona, tutti iniziarono a chiedersi dove fosse Cece, che era la veneratrice della puntualità. Ormai mancavano solo venti minuti all’inizio della scuola e Amber, come gli altri, stava morendo di fame. A Mattew venne la fantastica idea di cucinarsi da soli la colazione, e Amber si offrì volontaria come cuoca. Menu: uova e bacon. Una delle tante cose che Amber sapeva cucinare ma, soprattutto, la più semplice. Quindici minuti dopo erano tutti diretti a scuola con la pancia piena ma, ancora si chiedevano dove fosse finita Cece: lei, da quello che avevano detto ad Amber, non si era mai presa un giorno libero.
Amber passò tutta la mattina a lezione di inglese, perché essendo straniera doveva seguire un paio di corsi di conversazione avanzata, per:< Inserirsi nel modo giusto >. Aveva detto Tacer, il preside della scuola.
Ma Amber non si era mai sentita tanto “inserita” da quando frequentava l’asilo e ormai l’inglese lo parlava, ma soprattutto lo capiva, benissimo.
La campanella, ti prego la campanella… . Amber si ripeteva queste parole all’infinito, finché, come per magia, suonò la campanella proprio alla fine della parola “campanella”. Con la borsa già piena di libri, Amber schizzò fuori dalla classe urlando:< Goodbye! >. Alla professoressa di conversazione.
Amber raggiunse Beth, che era già davanti al suo armadietto:< Credevo che la lezione non finisse più! >. L’amica scoppiò a ridere.
 < Non capisco perché Tacer ti faccia ancora seguire quel corso >. Disse Beth:< Tra un po’ sai l’inglese meglio di me! >.
 < Sono molto lontana dal tuo livello, però me la cavo meglio di Margaret! >. Scoppiarono a ridere entrambe. Margaret era una ragazzina italiana senza alcuna predisposizione per le lingue, e Amber si divertiva sempre un mondo a rimbeccarla per ogni minimo errore di pronuncia che faceva.
< Comunque, pronta per andare a pranzo? >. Beth tirò fuori uno dei suoi fantastici sorrisi e Amber, come sempre, non poté che replicare:< Certo >.
Insieme si incamminarono verso casa, incontrando, strada facendo, Adam, Lily, Mattew, Moon, Gareth e Johnathan.

spazio autrice.
hello!!!! allora ecco il secondo capitolo. fatemi sapere cosa ne pensate! ciaooo!!
xx, gstyleslove! :)
  
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