Libri > L'ospite
Segui la storia  |       
Autore: Polloistheway    28/04/2013    2 recensioni
E se Melanie e Wanda non fossero nello stesso corpo? Se Melanie non si fosse buttata dal vano di quell'ascensore? Se la frase “Ci hai trovate” pronunciata a stento nel deserto fosse relativa a due corpi distinti? Se Wanda diventasse la migliore amica di Melanie salvandola dalle grinfie dei Cercatori per caso? I libri servono a far immaginare un mondo diverso alla gente. Perché non provare a inventare una storia diversa, un mondo diverso?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CASTLE OF GLASS

 

Because I'm only a crack in this castle of glass 
Hardly anything left for you to see 
For you to see 

 

«Buongiorno...» una mano mi si posò sulla spalla.
«Jared!» mi voltai ancora mezza addormentata ricordandomi solo dopo di essere sola con un'aliena.
«Ehm... io non so ancora il tuo nome» mi disse la ragazza facendo finta di niente.
«Mi chiamo Melanie, Melanie Stryder» risposi alzandomi e stiracchiando i muscoli affaticati «Grazie davvero per ieri sera e se non te la senti di spiegarmi il perché del tuo... isolamento va bene» continuai.
«No! Per una volta voglio raccontarlo a qualcuno, se tu sei disposta ad ascoltare» aggiunse quel “se” come a pregarmi, così mi sedetti, attendendo silenziosa.
«Poco tempo fa la mia ospite... lei mi parlava. Era come avere una voce nella testa, come i pazzi! Poi però io e lei ci siamo iniziate a conoscere e lei era buona. Solo successivamente ho scoperto che era stata offerta come ospite perché la sua aspettativa di vita erano tre mesi. Aveva un tumore allo stadio finale al cervello e era autistica. I Guaritori hanno cercato di convincermi che l'ho salvata, ma ora che nella mia testa non c'è più mi sento persa e... sola. Mi sembra di averla cancellata, di averle tolto i suoi ultimi mesi! È uno strazio! Ti prego tu sei umana, devi aiutarmi!» singhiozzò finendo il discorso tra le lacrime.
Quelle parole mi colpirono come una stilettata in piena schiena.
Quella ragazza in quel momento aveva bisogno di me così mi alzai e l'abbracciai, stringendola dolcemente.
Per la prima volta dalla sera precedente la guardai bene: era minuta, snella, gli occhi nocciola erano grandi e contornati da folte ciglia, le labbra carnose e rosee si stavano ora aprendo in un sorriso che mostrava denti perfettamente bianchi e dritti. I capelli erano di uno strano colore viola ricadevano sulle spalle con leggere onde. Era bella.
«Viandante vorrei poter restare, ma non posso. Devo tornare dalla mia famiglia perché hanno bisogno di me.» sospirai.
«Il problema sta qui Melanie: il palazzo è sotto sorveglianza e non possiamo muoverci di qui. Tu almeno. Infatti ho intenzione di provvedere al tuo sostentamento, ma per qualche settimana dovrai restare qui.» spiegò tristemente.
«No!» strillai terrorizzata.
Non per me.
Non per i Cercatori.
Per Jamie
Per Jared.
Loro avrebbero pensato che... ODDIO!
Dovevo andarmene, ma se mi avessero preso li avrei messo ancora più in pericolo!
Viandante mi rassicurò dicendomi che poco tempo e li saremmo andati a cercare. Chi? Io e lei? Ebbene sì. La sua intenzione era di scappare dalla sua specie. E io l'avrei portata con me in un lungo viaggio per ritrovare il mio cuore: avrei ritrovato Jamie e Jared.
“Giuro che vi troverò a costo di morire”
Mi incamminai avanti e indietro per la stanza fino a quando Viandante non mi disse di smettere. Il rimprovero fu seguito dalla sua discesa al piano di sotto e io la seguii.
«Ora devo andare a prendere qualcosa di commestibile. NON SCAPPARE!» ordinò e io mi strinsi nelle spalle. «Dico sul serio» aggiunse.
Le feci un gesto sbrigativo con la mano e lei se ne andò.
Rimasta sola ripensai alle giornate passate nella vecchia casa di Jared.

«Sono soltanto linee e lo zio Jeb è un vecchio lunatico. Un rintronato, come tutti i parenti di mio padre.» cerco di strappare il libro dalle mani di Jared, che a malapena si accorge del mio sforzo.
«Un rintronato come la mamma di Sharon?» ribatte lui, studiando i segni scuri di matita che imbrattano il retro della copertina del vecchio album di foto. È l'unico oggetto che non ho perso, in tutto il mio fuggire. Persino i segni che vi ha lasciato lo zio Jeb durante la sua ultima visita hanno assunto un valore affettivo.
«Te lo concedo» Se Sharon sarà ancora viva, dovremo ringraziare sua madre, la matta zia Maggie, degna di contendere allo svitato zio Jeb il titolo di Re dei Pazzi Fratelli Stryder. Mio padre è stato solo scalfito dalla follia di famiglia: non nascondeva rifugi segreti in cortile, o cose del genere. Gli altri, la zia Maggie, lo zio Jeb e lo zio Guy, erano devoti in tutto e per tutto alle teorie della cospirazione.
Jared interrompe la rievocazione. «Sono proprio gli svitati ad essere sopravvissuti. Quelli che vedevano il Grande Fratello dappertutto. Quelli che sospettavano della razza umana prima che la razza umana diventasse pericolosa. Quelli che avevano un nascondiglio pronto.» Jared sorrise, senza staccare gli occhi dalle linee. Poi la sua voce si fa più seria «Quelli come mio padre. Se lui e i miei fratelli si fossero nascosti ,anziché combattere... be' sarebbero ancora tra noi.»
Intuisco il suo dolore e rispondo con delicatezza «Okay la tua teoria è fondata. Ma queste linee non vogliono dire niente.»
«Ripetimi cosa ti disse quando le disegnò»
Sospiro. «Stavano discutendo... zio Jeb e papà. Lo zio cercava di convincerlo che c'era qualcosa di strano,che non doveva fidarsi di nessuno. Papà gli rise in faccia. Jeb afferrò l'album di foto dal tavolino e iniziò a... tracciare le linee sul retro della copertina con la matita. A papà saltarono i nervi, disse che mia madre si sarebbe arrabbiata. Jeb rispose: “La madre di Linda vi ha chiesto di andarla a trovare vero? Strano così all'improvviso? E si è arrabbiata vedendo arrivare Linda sola? Se vuoi la verità Trev, non credo che Linda baderà molto a certi particolari quando torna. Oh, sì, magari farà finta, ma noterai la differenza.”. All'epoca erano frasi senza senso, ma mio padre ci rimase davvero male. Gli ordinò di uscire da casa nostra. Sulle prime Jeb si rifiutò. Continuava a ripeterci di non aspettare che fosse troppo tardi. Mi afferrò per una spalla e mi strinse a sé. “Non lasciarti catturare piccola” sussurrò. “Segui le linee. Inizia dalla prima e segui le linee. Lo zio Jeb ti terrà un posto sicuro.” A quel punto papà lo sbatté fuori dalla porta.»
Jared annuisce distrattamente, e studia la pagina. «L'inizio.. l'inizio... deve avere un senso.»
«Dici? Sono scarabocchi, Jared. Non è una mappa. Non sono neanche collegati.»
«Il primo mi ricorda qualcosa però. Qualcosa di noto. Giuro di averlo già visto da qualche parte.»
Sospiro. «Forse ha detto qualcosa a zia Maggie. Forse le ha dato indicazioni migliori.»
«Forse» risponde, e continua a fissare gli scarabocchi di zio Jeb.
Poi un altro ricordo mi percorse la mente. Questa volta non sono con Jared, ma con mio padre.
«Ricordi che posto è questo?» chiede papà, e indica la vecchia foto ingrigita in cima alla pagina. La carta è più sottile di quella delle altre fotografie, come se si fosse consumata- appiattendosi sempre di più- dopo chissà quale bis-bis-bisnonno l'ebbe scattata.
«É il posto da cui vengono gli Stryder» dico, ripetendo la risposta a memoria.
«Giusto. È il vecchio ranch degli Stryder. Una volta ci sei stata, ma scommetto che non te lo ricordi. Avevi un anno e mezzo, più o meno» Papà ride. «È sempre stata terra degli Stryder...»
Poi arriva il ricordo della foto. Guardata mille volte senza davvero vederla. In primo piano una casetta, una staccionata... E sullo sfondo, il profilo aguzzo e noto..
C'era una didascalia sul bordo superiore:
Ranch Stryder, 1904, mattina all'ombra di...
«Picacho Peak» mormorai.
Sbarrai gli occhi. Ma certo! Pensai al mio ragionamento : non faceva una piega!
Tre quarti d'ora dopo Viandante tornò a casa con tre borse della spesa piene fino all'orlo.
«Hai fame?» mi chiese sorridente.
Annuii avvicinandomi ed agognando il pacchetto di patatine al formaggio nella prima busta.
Lei me lo passò e appena fu aperto mi ingozzai.
Quando il mio stomaco fu sazio mi scolai un'intera bottiglia di succo e una d'acqua. Dopo un anno di saccheggi mi sentivo... piena.
Viandante mi fissò divertita fino a quando non smisi di mangiare/bere, ma la sua espressione cambiò quando le raccontai la mia intuizione.
«Possiamo provare! Abbiamo una possibilità!» strillò entusiasta saltellando per la stanza. Dopo un attimo di sgomento la seguii stringendole le mani e facendola girare.
Eravamo diventate amiche.

3 settimane dopo_

Io e Viandante eravamo diventate inseparabili, non che lo potessimo fare, ma ognuna di noi sapeva tutto dell'altra. Ed eravamo pronte: le valigie, i viveri a lunga conservazione...
Il problema erano i Cercatori: quasi tutti si erano scoraggiati dopo qualche giorno, convinti che io fossi scappata, ma una non voleva saperne.
Era minuta, vestita di nero dal mento ai polsi: giacca di taglio classico sopra un dolcevita nero. Anche i capelli erano neri. Dovevano arrivarle al mento, ma li teneva raccolti dietro alle orecchie. La sua pelle era olivastra. Era davvero convinta che io non me ne fossi andata e sfortunatamente non sbagliava.
Ogni due giorni veniva a chiedere alla mia amica a fare un interrogatorio, ma da brava attrice come le avevo insegnato, lei rispondeva a tutte le domande su di me negativamente.
«Sei migliorata» le dissi un giorno. Lei mi aveva sorriso e strizzato l'occhio, io l'avevo fissata sbalordita per un po' per poi mettermi a ridere.
Il giorno di tre settimane dopo il nostro incontro stavamo mangiando quando Viandante mi disse di andare al piano superiore. Era terrorizzata.
Mi fiondai in soffitta seguita da lui e dalla valigia.
Dal piano di sotto giunsero le voci concitate di due-tre persone.
La voce fastidiosa della Cercatrice era più stridula e acuta delle altre, e fu così che la riconobbi.
La sentii strillare ordini a destra e a manca per poi zittire i presenti e bussare forte alla porta.
«Melanie dobbiamo andare via» sussurrò Viandante spaventata.
«Aspetta. Falli entrare. Ci metteranno di più a raggiungerci dovendo uscire.» proposi.
«No. Adesso!» mi trascinò via, verso una porticina alla fine della stanza.
“MAX 120 KG”
C'era scritto a caratteri cubitali.
“Un montacarichi! Geniale!”
«Quanto pesi?» le domandai.
«Meno di cinquanta chili» rispose infilandosi nell'anfratto «Mel ci tiene! Muovi il culo ed entra» mi tirò all'interno schiacciando il pulsante per la discesa.
Arrivata al piano terra alzai la guardia, pronta a combattere, ma non ce ne fu bisogno: proseguimmo in basso.
«Ci porta al parcheggio sotterraneo» mormorò, rispondendo alla mia domanda silenziosa.
Ci arrestammo.
«Ora... corri. Nasconditi il tempo che mi serve per trovare un'auto.» ordinò mentre si alzava e iniziava a correre. Io la seguii ignorando il suo consiglio e la presi per mano.
«La macchina la rubo.» spiegai.
«No. Non ho intenzione di lasciare tracce. Non voglio che sappiano che macchina cercare. Non voglio che rovinino tutto. Noi anime siamo altruiste e sincere. Non dubiteranno di me se “chiedo in prestito” una
macchina. Dico sul serio.»
Io annuii e ricominciammo a correre verso un giovane che stava parcheggiando la sua auto.
«Scusa! Sì tu! Come ti chiami?» chiese Viandante.
«Mi chiamo Foglie Al Vento. Che cosa ti serve?» rispose lui.
«Ehm... potresti prestarci la tua macchina? È molto importante.» disse la mia amica.
Lui le lanciò le chiavi.«Ecco. Tieni pure. È molto comoda e ho appena fatto il pieno.» sorrise.
Io salii sulla vettura al posto di guida e ignorando Viandante che lo salutava gentilmente dal finestrino ingranai la marcia e uscii dal parcheggio.

6 ORE DOPO_

«Melanie ci siamo quasi! Ecco la stazione di servizio. Accosta» consigliò Viandante: il serbatoio era quasi vuoto e con la fretta di scappare dai Cercatori e il montavivande non avevamo niente.
Scesi e iniziai a fare benzina.
L'altra ragazza invece entrò nell'area di servizio e iniziò a recuperare prima due borse capienti, seguite da cibi energetici e poco salati.
Quando la porta trillò indicando il mio arrivo mi nascosi velocemente dietro uno scaffale.
«Passami la borsa.» dissi a Viandante
Lei me la porse e io la riempii con più di dieci litri d'acqua. La mia schiena poteva reggere carichi anche più pesanti, ma ero preoccupata per quella della mia amica.
«Vado fuori tu paga... no fai “l'inventario”, pesca una cartina e chiedi degli occhiali da sole.» sussurrai mentre arraffavo altri cibi.
Lei annuì e io mi diressi all'auto.
Poco dopo la vidi uscire con il tizio del bancone alle calcagna che le teneva la borsa.
Corsi ad aiutarlo senza però farmi troppo notare e tenendo la testa bassa e aprii il cofano del veicolo.
«Grazie mille» lo salutò Viandante.
Io mi infilai gli occhiali e iniziai a guidare per il sentiero poco distante, cercando di non lasciare troppi segni con gli pneumatici.
«Eccola!» urlò la ragazza.
«Fino lì andiamo in macchina e poi avvistato il secondo punto se potremo raggiungerlo con questa bene, se no andremo a piedi.» spiegai.
La nostra meta era lontana, ma non ci mettemmo molto. Da quel punto si poteva vedere la seconda linea: uno zig-zag frastagliato, quattro tornanti stretti, il quinto stranamente morbido, come spezzato. Questo coincideva ad una catena di quattro vette appuntite più una quinta che sembrava spezzata.
Dal nostro punto di vista però si poteva anche vedere la terza indicazione.
«Raggiungiamo prima quella precedente. Magari da lì vediamo il quarto.» propose Viandante.
Jared c'era arrivato? Ci speravo tanto!
Jamie, Jamie, Jamie. Quel ragazzo mi mancava come l'aria e non potevo più resistere senza di lui!
I miei pensieri vagarono mentre ci avvicinavamo al punto due.
“Chissà... ci saranno altri umani? Zio Jeb, Jamie, Jared... magari anche zia Maggie e Sharon sono riuscite a scappare da Chicago.”
La mia felicità si spense quando arrivammo: da lì non si vedeva l'onda regolare di roccia, interrotta da uno sperone come un dito lungo e magro verso il cielo.
Viandante mugolò.
«Cazzo» imprecai.
La mia amica mi fissò come per rimproverarmi, ma poi si scusò per il cattivo consiglio. Io mi strinsi nelle spalle, invertii la rotta verso il terzo punto e mi accorsi troppo tardi che la maggior parte del carburante era stato utilizzato per raggiungere il secondo.
La lasciai andare per inerzia ed essa si fermò in mezzo al letto di un torrente in secca.
«Buona notte» sospirai reclinando il mio sedile e chiudendo gli occhi.
«Qui?» gridò isterica Viandante.
«Sì qui. Oppure preferisci la terra fuori?» chiesi sarcastica.
«No, no. Buona notte.» sussurrò in risposta.
“Jared, Jamie, sto arrivando” fu il mio ultimo pensiero coerente.

 

OOOOOOOOOOOOH YES!!!
Ero in astinenza dallo scrivere!
dio non avevo mai tempo di andare sul computer e 
mia madre non me lo concedeva neanche :(
Adesso ho aggionato!
Yeah Buddy!
Ragazze/i alla prossima.
Vorrei fare un ringraziamento speciale alle ragazze che
hanno recensito, ma anche ai lettori silenziosi.
GRAZIE!
Love you
Gaia

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > L'ospite / Vai alla pagina dell'autore: Polloistheway