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Autore: LonelyWolf    29/04/2013    2 recensioni
La protagonista della storia si chiama Basma, ed è una ragazza di 16 anni che vive in Arabia Saudita.
Basma, stanca dell'opprimente insistenza del padre, che vuole a tutti i costi organizzare la vita dei suoi sette figli, decide di scappare di casa, senza alcuna meta, affidandosi alla saggezza di Allah, che saprà guidarla verso le giuste direzioni. Non sarà però un viaggio semplice il suo, infatti si imbatterà in un soldato Italiano, Giuseppe, che riesce a fuggire dopo 2 anni di prigionia in Iraq, a cui Basma salva la vita. Insieme decidono di dirigersi in Egitto, in modo che Giuseppe possa raggiungere l'Italia e tornare a casa, mentre per Basma l'Egitto rappresenta un nuovo ambiente, molto stimolante, nel quale vivere. Tra i due ragazzi nasce del tenero durante il viaggio. Questo nuovo amore però risulterà possibile tra due persone così diverse?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Mai guidato cammello.”
Spiegava Giuseppe a Basma, cercando di giustificare la sua scarsa abilità alla guida del quadrupede.
Basma provava compassione per quel ragazzo che tentava disperatamente di domare la bestia, che invece si divertiva a scegliere da sola la strada da seguire.
“No, no, non devi girare…”
Ordinava disperato al cammello, sperando che quello lo ascoltasse. Basma sorrise, e, con dolcezza, prese in mano le redini.
“Sta tutto nel modo in cui tieni queste. Se lui sente che sei nervoso o incapace non ti rispetta: devi avere una presa decisa, non troppo forte, ma abbastanza da fargli capire che sei tu che comandi.”
Gli spiegò dolcemente, conducendo la creatura verso la direzione desiderata. Giuseppe la osservava dubbioso.
“Perché tu riesce?”
“Anche mio padre aveva un cammello, è stato lui ad insegnarmi come fare.”
“Tuo padre è uomo di prima?”
“Oh no, quel signore è un beduino che ho pagato per portarmi via da casa.”
Giuseppe era confuso. In Arabia la gente ti portava via da casa se veniva pagata?
Basma dovette capirlo, perché si affrettò a riformulare la frase.
“Beh non mi ha portata via da casa in senso letterale, sono stata io che ho deciso di andare via e lasciare la mia famiglia, lui mi ha solo dato un passaggio.”
“E perché sei andata via?”
Quella domanda la spiazzò. Anche lei avrebbe voluto chiedere tante cose al ragazzo, ma se le teneva per sé per evitare di sembrare insensibile o insistente. C’era da dire che la domanda era comunque lecita, dopotutto era stata lei a toccare per prima l’argomento.
“Mio padre voleva organizzare la mia vita e a me non stava bene.”
Si affrettò a dire, in maniera piuttosto evasiva, sperando che Giuseppe non facesse altre domande.
“Come?”
No, a quanto pare voleva continuare a discutere. D’altro canto avrebbero dovuto passare insieme circa 7 ore e mezzo (se guidava il ragazzo anche più tempo) e dovevano pur parlare di qualcosa,  e dopotutto non si conoscevano ancora, non c’erano altri possibili argomenti di conversazione.
Basma sospirò e iniziò a raccontare la sua storia.
“Mio padre ha organizzato il mio matrimonio quand’ero ancora una bambina, ma l’uomo che aveva scelto per me era un vero cafone, ed io non avevo nessuna intenzione di sposarlo. Per sfuggire da questa situazione ho abbandonato la mia casa e la mia famiglia e adesso sto cercando di ripartire da zero in una nuova città.”
Giuseppe la guardò con aria intollerante.
“Perché non ti ribelli?”
Aveva chiesto, facendo voltare Basma di scatto.
“Non potevo.”
Si limitò a dire.
“Perché?”
“Tu non conosci il mio paese, si basa su regole e tradizioni antiche. Se avessi disobbedito a mio padre, la nostra famiglia sarebbe sprofondata nella vergogna e non hai idea di cosa significhi…”
Gli occhi del soldato si fecero grandi e molto seri, e la sua voce tremò un poco quando disse.
“Io so. In Iraq ho visto cosa uomini musulmani fanno a donne. In Italia non permettiamo ciò. E’ orribile.”
Questa volta fu Basma a rispondere stizzita.
“Ma di che stai parlando?”
“Io ho visto come uomini trattano donne. Niente rispetto.”
“Cosa ti fa pensare che gli uomini musulmani non provino rispetto nei confronti delle donne?”
“Guardati, coperta da testa a piedi, perché?”
Basma era furente, chi era quello li e come si permetteva di insultare il suo paese e la sua religione?
“Noi donne arabe preserviamo il nostro corpo per una questione religiosa, non c’entra nulla il maschilismo o la mancanza di rispetto! Allah stesso ha ordinato al Profeta di dire alle credenti: proteggete i vostri sguardi e siate caste. Noi donne arabe siamo pure e per questo veniamo rispettate, e tu, che non conosci la mia religione, osi insultare? Come vestono invece le donne Italiane? Permettete loro di fare sfoggia del loro corpo? Permettete che i loro corpi vengano mostrati a tutti? In quel caso siete voi a mancar loro di rispetto.”
Gli aveva urlato col volto in fiamme, abbandonando le redini e gesticolando con veemenza.
Anche Giuseppe aveva il volto arrosato dalla rabbia.
“Anche donne Italiane coperte, però no viso! Io vedo occhi e naso e bocca di donne Italiane, vedo capelli, tanti colori di capelli. Io no vedo niente di tuo viso e mi arrabbio perché voglio vedere viso di donna che salva me.”
“Non puoi vedere il mio viso, i miei occhi o il mio naso, non puoi vedere le mie labbra e neanche i miei capelli! Ma credi che siano questi particolari a fare di me qualcuno? La vera me si nasconde sotto la mia pelle, e non sotto il mio velo. E poi non importa che tu voglia vedermi, io sono cresciuta con gli ideali che mi hanno trasmesso i miei genitori, loro mi hanno insegnato a portare il burqa ed io lo farò.”
“Io capisco, io pure religioso, ma ho visto altre donne con velo ma faccia scoperta. Perché tu ti nasconde tutta tutta? Sei brutta?”
Basma sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Avrebbe voluto gridargli contro tutta la sua rabbia, avrebbe voluto sbattergli in faccia il fatto di essere un ignorante pieno di pregiudizi infondati, ma invece fece un profondo respiro e cercò di mantenere la calma, pesando per bene ogni parola.
“Tu non sai niente di me, né della mia religione, eppure credi di poter dire la tua e cambiare il mondo, beh, non è così che funziona, quindi, per una pacifica convivenza, suggerirei di non toccare più l’argomento, dal momento che dobbiamo percorrere ancora molta, molta strada insieme.”
Giuseppe aprì la bocca per replicare, ma la chiuse subito e abbassò lo sguardo. Basma rimase in silenzio, con le mani sui fianchi, attendendo la sua risposta. Giuseppe afferrò le redini e le fece danzare a mo’ di frusta con la giusta forza, poi guardò di nuovo la ragazza al suo fianco, che aveva ancora il viso rivolto verso di lui.
“Okay, molto bene.”
E continuarono il loro viaggio senza fiatare.
 
Le ore passavano molto lentamente e la strada per raggiungere Tayma era ancora lunga. Basma teneva la mappa chiusa in mano e Giuseppe, di tanto in tanto, la guardava, senza però aprire bocca.
Avrebbe voluto aprirla e dare un’occhiata, ma non aveva intenzione di chiederla a Basma ed essere il primo a spezzare il silenzio per una questione di orgoglio. Eppure Basma non stava controllando, la teneva chiusa in mano da quasi due ore, per quanto ne sapeva avrebbe anche potuto sbagliare strada e finire in qualche piccola e sperduta cittadina. Per un attimo l’idea di strappare la mappa dalle mani della ragazza le sfiorò la mente, ma lui la cacciò subito per non causare altri problemi.
“Puoi aprire mappa, per favore?”
Chiese infine borbottando, senza degnare la ragazza di uno sguardo. Lei, d’altro canto, gliela passò in mano senza neanche rispondergli. Giuseppe sbuffò e aprì il foglio, tenendolo davanti la faccia per un paio di secondi. Rimase in silenzio a guardare la cartina senza emettere un suono, poi guardò Basma, cercando di dirle qualcosa, ma ci ripensò e tornò a fissare la mappa con le ciglia aggrottate, sbuffando e facendo fastidiosi rumori con la lingua.
“C’è qualche problema?”
Si decise a domandare Basma, alquanto irritata, e il ragazzo annuì.
“Non so leggere.”
Disse infine, semplicemente, ripassandole la mappa. Basma inarcò la schiena e prese l’oggetto in mano, dandogli un’occhiata e poggiandoci un dito sopra.
“Stiamo percorrendo questa strada qui, vedi? Ma come sarebbe a dire che non sai leggere?”
“Io so leggere, so leggere mia lingua. Non capisco vostra, parlo un poco, ma non capisco scrittura.”
Replicò infastidito. Si aspettava di essere deriso, ma Basma non lo fece.
“Questo è un problema. Non sai leggere proprio nulla?”
Scosse la testa.
“Allora dovrò insegnarti tutto io. Sarà faticoso, ma per lo meno parli un po’ la nostra lingua, quindi dovrebbe essere più facile.”
“Vuoi insegnarmi tua scrittura?”
“Voglio insegnarti a leggere, a riconoscere le lettere ed i suoni di queste. Sei d’accordo?”
Giuseppe annuì impercettibilmente con la testa, ma sul volto aveva disegnata un’espressione incredula, come se volesse dire “sei sicura di poter riuscirci?”
“Sì, si può provare.”
Concluse, cercando di convincere più sé stesso che la ragazza.
“Bene, cominceremo quando saremo a Tayma. Dobbiamo percorrere altri 200 km circa, ci impiegheremo 4 ore al massimo, anche meno se...”
“Possiamo mangiare?”
Chiese improvvisamente il ragazzo interrompendola, e il brontolio del suo stomaco fece da eco. Anche Basma aveva fame.
“Sì, buona idea. Ferma il cammello, facciamo mangiare anche lui.”
Giuseppe obbedì e fermò il cammello. Scese dalla carrozza e si stava avvicinando all’animale, ma un colpo di tosse richiamò la sua attenzione. Basma, in piedi sulla carrozza, indicava il pavimento con il dito indice. Il ragazzo indietreggiò e allargò le braccia, avvicinandosi alle sue gambe.
“Cosa stai facendo? Dammi la mano.”
Ma lui non l’ascoltò e la prese in braccio contro la volontà di lei che si dimenava per sfuggire alla sua presa, emettendo degli strilli.
“Non provarci mai più.”
Lo rimproverò dopo che fu per terra, con le gambe che le tremavano. Giuseppe sorrise e corse a prendere alcune provviste.
“E’ stato divertente.”
Esclamò infine, alzando le spalle.
Basma teneva le braccia incrociate e batteva il piede destro per terra, ma, dietro il velo, nascondeva un sorriso.
Era stato davvero divertente!
 
 
 
PS- Questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere, a causa dei contenuti. Spero di non aver offeso nessuno, è chiaro che la mia non è una forma di razzismo, non mi permetterei completamente…
Spero solo che nessuno fraintenda, e, come sempre, per ogni giudizio o critica, potete commentare!
Buona lettura =)
  
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