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Autore: Tatuata Bella    29/04/2013    1 recensioni
Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Meggie)
“Meg!! Meggie! Meeeg! Ti prego Meg rispondimi ti prego! Ti prego…Trè! Trè chiama un’ambulanza!”
Sento le mani di John che mi tengono per le spalle e mi tengono su la testa. Il buio è durato solo qualche secondo, ma non riesco più a muovere nessun arto e nemmeno a aprire gli occhi o a parlare.
“John! John quelli dell’ambulanza chiedono che cos’ha…è solo ubriaca vero, ne sei sicuro?” chiede Trè, urlando. E’ in preda al panico, e anche John.
“No…Si è anche fatta tre canne…”
Sento Trè che lo ripete al telefono a quelli dell’ambulanza. C’è gente che parla attorno a me, si dev’essere radunata una folla.
“Allora?”
“Stanno arrivando.” Dice Trè.
John continua a scuotermi e a chiamare il mio nome.
“Cazzo cazzo cazzo…Meggie apri gli occhi ti prego ti prego…”
Non ci riesco a aprire gli occhi. Non riesco a muoverli.
“Oddio…oddio…”
“CAZZO TRE’ CERCA DI MANTENERE LA CALMA!”
“Non si sveglia, John…è per terra svenuta e non si sveglia che cazzo facciamo?”
“NON LO SO OK? NON LO SO…”
Sento le sirene. E’ arrivata l’ambulanza.
“Eccoli.” Borbotta Trè.
Sento gente che mi sposta, voci concitate, bisbigli, voci più alte. Non capisco niente.
“Salgo sull’ambulanza…” dice John.
“O…ok…io devo avvisare gli altri…” dice la voce di Trè.
No. Non ditelo a Billie Joe vi prego.
“…no, Trè…non telefonare…Meggie non vorrebbe che Billie Joe lo sapesse, credo.” Dice. Sei grande. Bravo.
“Ma…perché?”
“Non dirlo a Billie Joe e basta. Per favore.”
“o…Ok…”
Sento le porte dell’ambulanza che si chiudono, e le sirene cominciano a suonare.
 
(Adrienne)
“Ancora un brinisi al contratto dei GREEEEEEEEEN DAYYYYYY”
“Siamo dei grandiiiiii” urla Mike.
Il discografico è andato via da una decina di minuti e siamo al terzo brindisi. Abbiamo un contratto, abbiamo una specie di contratto…è ancora provvisorio, ma ormai è certo. Saremo sotto contratto dalla Reprise Records.
C’è Longview sparata a volume mille dal vecchio stereo di casa di Mary, ci siamo tutti, tutti gli affezionatissimi dei Green Day, tutti i fan che li seguono da sempre e un altro po’ di persone che non ho idea di chi siano. E’ una festa stratosferica!
Billie Joe mi viene vicino ballando come un matto con un’espressione raggiante. Mi stampa un lungo bacio sulle labbra: “E’ tutto fantastico! Abbiamo quasi un contratto, ci sei tu, e io ti amo e tra meno di un mese saremo su mtv!”
Rido e circondo i suo collo con le braccia.
“Adesso non esagerare...addirittura mtv?”
“Ne dubiti? Dubiti dei green day, baby?” mi chiede Billie con tono provocatorio.
Lo bacio.
“No…non dubito mai di voi…”
Sorride, poi viene travolto da Mike, in uno stato di euforia ancora più avanzato di quello di Billlie Joe.
“Woooooooooooooh ehi BJ, si può sapere dove cazzo è il nostro fantastico batterista adesso?”
“E che ne so” risponde Billie, divertito, scrollandosi Mike di dosso con una risata.
“Dai cazzo la sua band è qui a festeggiare e lui non c’è? Ma si può?”
In questo casino mi sembra di sentire il suono del telefono. Che brutte persone le persone che hanno il telefono in casa. Rovina sempre i momenti migliori.
“Amore suona il telefono…” dico.
“Sarà quell’idiota di Trè…si sarà pentito di non essere al giga-mega-party del secolo!” esclama Mike, poi urla, in direzione di Mary: “Amoreeeee rispondo al telefonooo”
Corre a prendere la cornetta, affacciato nella stanza a fianco ma con i piedi ancora nel salone.
“Pronto! Oooooooooh Trè, sapevo che eri tu, devi subito correre qui c’è la festa dell’ann…cosa?”
L’espressione sul volto di Mike si fa improvvisamente livida, spalanca gli occhi come se avesse visto un extraterrestre e sbianca di colpo.
“Stai scherzando?”
Billie Joe si avvicina a Mike e io lo seguo. Mike entra completamente dentro la stanza dove c’è il telefono e chiude la porta, con me e Billie dentro.
“Che succede?” chiede Billie, ma Mike non risponde.
Detesto stare in piedi come una cretina a aspettare che qualcuno ci dica qualcosa. Detesto i telefoni, detesto queste situazioni detesto tutto questo. Non ce la faccio più.
Mike allunga la cornetta in direzione di Billie Joe e lui la prende.
Con la porta chiusa e il rumore della musica attenuato riesco a sentire la voce di Trè, urla tantissimo, sembra come fuori di sé.
“Billie…Meggie è all’ospedale, è appena andata via con l’ambulanza adesso…lei…è svenuta, ballava…sul tavolo, poi è caduta è svenuta ma..non si svegliava più…non si svegliava non sapevamo più cosa fare…era…era ferma non si muoveva non parlava..non…John mi aveva detto di non dirtelo ma io non sapevo che fare…sono qui da solo non so che…”
Billie Joe rimane impietrito più o meno come Mike, con la differenza che borbotta qualche sommesso “oddio”.
Prendo il telefono dato che nessuno si sta più calcolando Trè che strilla da solo a caso. Devo fare qualcosa per calmarlo, è davvero fuori di sé.
“Trè. Sono Adrienne…Cerca…cerca di calmarti adesso…chi c’è con Meggie?”
“J…John.”
“Chi?”
“Al.”
Annuisco: “Allora stai tranquillo, non c’è niente che tu possa fare ora, devi solo tranquillizzarti…starà bene, andrà tutto a posto… adesso prendi un tram e vieni qui, siamo a casa di Mary…vuoi che veniamo a prenderti?”
“No…no…vengo io…”
Mi giro e mi accorgo che mentre cercavo di tranquillizzare Trè, Billie Joe è uscito dalla stanza, lasciando la porta aperta e ora è nel salone che si infila la giacca e prende chiavi e portafoglio.
Saluto Trè e metto giù la cornetta.
“Billie, non c’è bisogno che vai a prendere Trè, ha detto che viene lui…”
Billie Joe non alza lo sguardo, continua a guardare qualsiasi punto tranne me.
“Non sto andando da Trè…” dice.
“E dove stai andando?” mentre pronuncio quella domanda mi rendo conto che in realtà so già la risposta.
“Vuoi andare all’ospedale da Meg?”
Finalmente si volta e mi guarda negli occhi: “E’ svenuta perché ha bevuto troppo, e sappiamo benissimo che la colpa è mia…andare da lei adesso mi sembra il minimo.”
“Stai scherzaando? Tu non sei responsabile di quello che fa lei…se ha deciso di uccidersi di alcol non è certo colpa tua. Tra voi è finita, basta se ne deve fare una ragione, e non la aiuti di certo andando in ospedale. Neanche voleva che lo sapessi…”
“Quell’idiota di Al ha detto a Trè di non chiamarci, non certo Meggie. Adie, io…io amo te, lo sai benissimo, ma stavolta devo andare da lei…”
“No, non devi andare da lei…se adesso vai da lei è come se…ah, cazzo…ogni volta che Meg fa la pazza tu corri da lei con la coda tra le gambe a chiedere scusa?”
“Adie, è all’ospedale…è una cosa grave…”
Non me lo calcolo. Sono troppo fuori di me.
“…e tu ti aspetti che io rimanga qui ad aspettare che ti passi lo scrupolo di fare l’infermiere a quella pazza per colmare i tuoi sensi di colpa perché ami me e non lei? Davvero la nostra storia si basa su questo?”
“Dai,  adesso stai esagerando…stai tirando in ballo cose che non c’entrano…”
“Se mi ami non ci andare.”
“Che cosa? Siamo arrivati al ricatto?”
“Se vai da lei adesso con me hai chiuso.”
Billie Joe mi guarda con gli occhi spalancati e un po’ umidi.
“Lo sai che ti amo, lo sai meglio di me…ma io devo andare, non lo capisci? E’ colpa mia quello che è successo…devo andare…ma ti prego non buttiamo a puttane tutto quello che c’è tra di noi così facilmente.”
Scuoto la testa.
“Và pure da lei, ma non cercarmi più quando torni. E’ finita e basta. Devi deciderti tra me e lei una volta per tutte, e dato che non ne sei capace non ho altra scelta. Mi sono rotta.”
Billie cerca di chiamarmi, ma non lo calcolo.
Gli volto le spalle e mi chiudo in bagno, dando due giri di chiave.
Non voglio che nessuno mi veda piangere.
 
(Maggie)
 Apro gli occhi, di botto.
Non ho idea di dove sono. E’ tutto tendente al bianco attorno a me, e di solito pareti bianche, lenzuola bianche e tendine bianche si associano alla mia idea di ospedale. Mi giro di lato e scorgo il filo di una flebo e lo seguo con lo sguardo fino all’ago conficcato nel mio braccio destro.
Sospiro. Ho dei ricordi confusi di cosa è successo, ma sono sicura di aver bevuto troppo.
Poi improvvisamente sobbalzo: fuori dalla porta è cominciato un discreto casino. Ci sono delle voci maschili che hanno cominciato a parlare a volume molto alto, credo stiano litigando. Pensandoci bene assomiglia moltissimo alla voce di John…no. E’ la voce di John. Non riesco a distinguere le parole da questo stupido letto. Mi alzo. Mi gira la testa, ma penso di riuscire ad arrivare alla porta. Muovo qualche passo un po’ incerto e penso a quanto deve sembrare squallida la scena di cui sono protagonista in questo momento: cammino barcollando in una stanza di ospedale avvolta in una camicia da notte bianca extralarge trascinandomi dietro il carrellino della flebo.
Scaccio questi pensieri dalla mia testa e appoggio l’orecchio alla porta, per sentire cosa sta dicendo John.
“Te lo ripeto un’altra volta, ok? Vattene da qui.”
“E io ti ho detto che non me ne frega niente. Voglio vederla.”
Oddiosanto. E’ la voce di Billie Joe. C’è Billie Joe qui. E perché?
“Lei non ti vuole vedere.”
“E che ne sai te?”
“Io le sono stato vicino in questo periodo, dopo che tu l’avevi piantata.”
Trattengo il respiro, incapace di pensare in maniera razionale.
“Forse era meglio se le stavi lontano, visto come l’hai ridotta.”
Sento un tonfo contro il muro. Non è possibile che si stiano picchiando in ospedale.
“Che cazzo credi di fare, tieni giù le mani!”
O forse sì.
Comincio a pensare che quei due siano capaci di tutto.
Sembra che si stiano calmando, c’è un attimo di silenzio, poi John rompe quest’attimo di quiete, ma con un tono più calmo.
“Non provare a dare la colpa a me, Armstrong. Non ci provare.”
“Coda di paglia?”
“E tu…?”
Billie Joe tace.
“Che cosa le è successo?” chiede, cambiando discorso, in tono calmo ma serio.
“Ha bevuto troppo. E’ andata in alcolemia…”
E’ stranissimo venire a sapere che cosa cavolo ho sentendolo dire origliando una conversazione attraverso la porta.
“Non era cosciente, non si riprendeva. L’hanno messa in coma indotto.”
“Oddio.”
“Non fare l’imbecille, perché è colpa tua.”
“Adesso sei tu che mi stai scaricando la colpa…”
“Ok, mi sono rotto, adesso vattene.” Sbotta John.
“No, non hai capito io adesso sono qui e non la lascio da sola in un letto di ospedale.” Dice Billie, serio.
Prendo un respiro profondo e cerco di controllare le palpitazioni che mi sono salite a mille. Non avrei mai immaginato che Billie Joe potesse dire una frase così protettiva nei miei confronti e improvvisamente la porta che ci separa mi sembra un inutile ostacolo, vorrei solo spalancarla e uscire chiedendo un abbraccio, perché è tutto quello che vorrei in questo momento.
“Ah. Adesso sei qui? E’ un po’ tardi, Billie.” Risponde John, con un tono duro e gelido che non gli ho mai sentito usare prima d’ora.
“Può darsi, ma voglio che sia lei a dirmelo, non il primo stronzo che si è messo in mezzo perché si è preso una cotta come un ragazzino.”
Un altro tonfo, stavolta contro la porta della mia camera. Mi ritraggo di botto.
“Tu non hai capito un cazzo.” Dice John ancora con quel tono. E’ irriconoscibile, non l’ho mai sentito parlare così.
“Toglimi di dosso queste cazzo di mani”
Adesso esco. Non posso lasciarli lì fuori a prendersi a botte.
Metto una mano sulla maniglia ma indugio ancora un secondo ad abbassarla. Non mi sono mai trovata in una situazione simile, non ho idea di come comportarmi.
Nel frattempo sento dei passi frenetici in corridoio e un’altra voce che urla : “Ma che sta succedendo qui?”
Uno scricchiolio della porta mi fa capire che Billie Joe non è più spappolato con la schiena contro la maniglia.
“Niente.” Borbotta John.
“Lei chi è?” chiede la voce, credo sia un infermiere.
“Sono un amico della ragazza ricoverata in quella stanza.” Dice la voce di Billie.
“Non è orario di visite, se ne vada per favore.”
“E perché lui può restare?” sbotta Billie Joe, velenoso.
“Ha accompagnato la ragazza sull’ambulanza. Se lei non è un familiare se ne deve andare”
Sento Billie Joe che sospira.
“Me ne vado…ma Al, io devo parlarle e le parlerò e tu non ci potrai fare niente.”
John non ribatte. I passi di Billie Joe si allontanano. Io prendo di nuovo un respiro profondo, mi volto e appoggio la schiena alla porta, lasciandomi scivolare in basso finchè la flebo me lo permette.
Non so nemmeno cosa pensare, vorrei solo urlare e piangere. In realtà l’unico pensiero chiaro nella mia testa in questo momento è che adesso la mia immagine vista dall’esterno, mezza accasciata per terra con le lacrime agli occhi, la solita camicia la solita flebo nella solita camera di ospedale è veramente, profondamente squallida.
 
Vedo la maniglia della porta che si abbassa. Cerco di tornare verso il letto con uno scatto prima che John entri nella stanza, ma la mia flebo non facilita l’operazione, e in verità non riesco neanche a trovare il tempo di alzarmi prima che John apra la porta.
“Ma che…” lo sento che borbotta mentre non riesce ad aprire la porta perché ci sono io appoggiata dietro. “Meggie ma che ci fai lì?” entra nella stanza e si accuccia vicino a me per vedere se sto bene.
“Chiamo l’infermiera?” chiede.
“No, no, sto bene…mi sono alzata io…”
Mi tende una mano e mi aiuta a alzarmi, poi si siede ai piedi del letto mentre io mi ri-infilo sotto le lenzuola.
“Stavi ascoltando, vero?” chiede.
Annuisco.
“Io…non so cosa mi è preso, non volevo arrivare alle mani, ma…”
“John. “ lo interrompo. “Non importa.”
John non dice niente.
“Mi dispiace.” Dico. “Non volevo causare tutto questo casino…mi sento terribilmente in colpa, tipo che vorrei scomparire adesso e non tornare più.”
Mi sorride e strofina una mano sulla mia: “E’ tutto a posto, non è successo niente. Ci siamo solo spaventati un sacco, ma ormai è passata. Tua madre sta arrivando. Rimango finchè non arriva…”
“Grazie…”
Mi sorride di nuovo, si alza e si siede nella sedia in fondo alla stanza: “Cerca di dormire un po’, magari.”
Annuisco. Ma in realtà sto già dormendo.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Salveeeee :D
Allora in realtà non ho niente da dire, volevo solo ringraziare come sempre chi mi segue e mi commenta (soprattutto franci_stellina che è sempre puntualissima e gentilissima :D).
E niente buona settimana a tutti, a venerdì :D
Baci!
Ire
  
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