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Autore: Vally98    29/04/2013    0 recensioni
una ragazza. improvvisamente sola, cambiata, col cuore spezzato. è inciampata, ha toccato il fondo, ma forse, con un piccolo aiuto e l'amore, riuscirà a rialzarsi, più forte di prima
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quello è stato un duro periodo per me.
Credevo di essere cresciuta perché avevo iniziato il liceo. Mi sbagliavo. Crebbi nei mesi successivi, in cui rimasi sola, completamente sola.
Matteo non fu l’unico a spezzarmi il cuore e ad abbandonarmi.
Da un giorno all’altro mi resi conto che mi ero circondata dalle persone sbagliate. A partire dalle mie migliori amiche.
Eravamo in cinque, proprio un bel gruppo. Oltre a me c’erano Tunzi (la mia Migliore Amica per eccellenza), Chiara, Matilde e la Muna.
Ci conoscevamo da tre anni, e in tre anni ne avevamo passate tante. Credevo fossero le persone che mi conoscessero meglio sulla faccia della Terra. A quanto pare non era così.
Mi accusarono di parlare male di loro con una ragazza che proprio non sopportavano, Erika, che si sfogava con me parlandomi di loro.
Secondo il loro parere le insultavo. Ora mi chiedo...: che cosa pensavano? Tre anni insieme non erano stati davvero così poco importanti? Davvero mi credevano capace di parlare male delle mie migliori amiche? Non mi conoscevano, a quanto pare, oppure cercavano solo una scusa per allontanarmi. Ci riuscirono.
Ci stetti davvero male, non credevo di contare così poco, ma ormai mi dovevo arrendere all’idea di essere inutile, visto che nel giro di una settimana tutte le persone che avevo accanto me lo avevano dimostrato.
Pazienza decisi che forse se la gente riusciva a fregarsi di me così facilmente avrei potuto fare lo stesso, per la prima volta nella mia vita.
Così decisi di ricominciare, ripartire da zero.
E il mio punto di partenza era la mia nuova scuola, un liceo scientifico vicino a casa.
Lì avevo legato molto con Ilaria, una ragazza che in certi versi mi assomigliava molto. Ci trovammo subito in sintonia, tanto che la gente ci chiedeva spesso: “Da quanti anni vi conoscete?”
E noi rispondevamo tutte orgogliose: “Ci siamo conosciute qualche mese fa”
Non avevo mai incontrato qualcuno come lei. Diventai presto la sua migliore amica e lei la mia. Anche lei stava uscendo da una brutta storia con la sua ex “best friend”, così ci trovammo a supportarci a vicenda e a volerci bene. Ne avevamo bisogno.
 
- Ehy bellaa – esclamò entusiasta Ilaria – allora oggi vengo da te? –
- Va bien mon amour – le stampai un bacio sulla guancia, inforcando la borsa carica di libri.
La campanella era appena suonata, le lezioni erano finite, finalmente. Sentii il mio stomaco ruggire.
- Hai fame, eh!? – ridacchiò la mia amica.
- Un po’ – sussurrai mordendomi il labbro inferiore com’ero solita fare, il che mi conferiva un’aria piuttosto tenera, con gli occhi luccicanti e l’aria da bambina.
- Dai muoviti che perdiamo il pullman! – mi intimò lei.
Afferrai il foulard appeso al gancio in fondo all’aula e lo lasciai svolazzare dietro di me mentre correvo verso la porta dell’aula, imitata da Ilaria.
Rallentammo l’andatura appena sbucate nel corridoio, passammo l’entrata e ci avviammo lungo il viale cementato nel cortile della scuola, che conduceva al cancello.
La lunga recinzione di metallo color ruggine separava il cortile dell’istituto da un enorme parcheggio, sempre trafficato nelle ore di inizio e fine delle lezioni.
Sbirciai oltre le macchine, raggiungendo con lo sguardo la fermata della 221, il pullman che prendevo per andare a casa.
- Non c’è nessuno – osservai sbuffando – è già passato –
Ilaria si lasciò fuggire un cenno di disappunto mentre ci dirigevamo verso un’altra fermata, dal lato opposto di quella della 221. Proseguimmo verso sinistra, attraversammo la strada e camminammo davanti ai massicci edifici gialli che si ergevano affianco alla scuola.
Finalmente raggiungemmo l’altra fermata. Lì passava un altro pullman. Anche quello mi portava a casa, ma ci metteva circa una mezz’oretta in più. Il primo ormai l’avevo perso, non potevo fare altrimenti.
Alla fermata trovammo solo un trio di ragazzi più grandi, di cui uno molto altro, biondino, con le ciglia lunghe e gli occhi verdi; uno più basso, i capelli castani e gli occhiali grandi; e una ragazza dai capelli scuri raccolti in una tiratissima coda di cavallo e gli occhi scuri. Stavano in piedi e si punzecchiavano a vicenda con gli ombrelli che tenevano in mano.
Sulla panchina, invece, stavano sedute due ragazze dall’aria snob, il make up impeccabile e gli atteggiamenti da spocchiose.
Sospirai: il mio pranzo avrebbe dovuto attendere.
   
 
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