Capitolo 1.
Le luci dei fari erano puntate sulla strada deserta di Tokyo, come due paia di occhi che sfidavano l’oscurità della notte. I motori ruggivano, vogliosi di correre. Le carrozzerie scintillavano alla luce dei lampioni, sempre lucide e impeccabili.
I giovani che
accerchiavano le due auto si spostarono accanto alle
proprie, lasciando spazio ai due sfidanti, mentre una ragazza avanzava
ancheggiando tra di loro. Si fermò a un metro dalle
auto, sfilò una fascia colorata dai passanti dei corti jeans e la alzò in aria,
sorridendo ammiccante. Le auto fecero rombare i motori all’unisono. Bill e Tom si scambiarono
un’ultima occhiata, poi si concentrarono solo sulla gara imminente. All’improvviso,
la ragazza lasciò cadere il fazzoletto. Non appena toccò terra, le ruote
stridettero e le due auto scattarono in avanti, passando ai lati della giovane
e sfiorandola, prima di allontanarsi superando già in pochi istanti i
Bill scalava le marce con sicurezza, reggendo il volante con un’unica mano, l’altra sempre vicina alla leva del cambio e al freno a mano.
Tom teneva lo sguardo fisso davanti a sé, i muscoli contratti, entrambe le braccia tese sul volante, mentre la destra continuava a spostarsi sul cambio freneticamente.
Giunsero alla
prima curva e Bill rallentò un poco prendendola
larga. Tom invece cercò di passare all’interno e
superarlo, ma fece male i conti e sbandò mentre
cercava di recuperare la traiettoria, osservando furioso
In breve si ritrovarono in un cantiere. Bill era in vantaggio, ed evitava senza sforzo i detriti e le buche disseminati lungo il tragitto, controllando abilmente la macchina. Tom non era da meno, ma non riusciva comunque a raggiungere l’avversario. Un autocarro però fece al caso suo. Sterzò all’improvviso, e le ruote della sua auto imboccarono con precisione la rampa abbassata del piano superiore per il trasporto dei mezzi danneggiati. Senza frenare, si lanciò verso la fine della rampa, volando oltre la cabina del camion e atterrando qualche istante dopo sulla strada proprio di fronte alla Lamborghini di Bill, che fu costretto ad inchiodare per non scontrarsi con lui.
Tom recuperò subito il controllo della sua auto, e proseguì la corsa, soddisfatto, mentre osservava nello specchietto retrovisore la figura dell’avversario allontanarsi.
La sfida proseguì
per alcuni minuti, e
Bill, nella sua scia, faceva lo stesso, imboccando le curve a grande velocità e contro-sterzando all’istante per mantenere la traiettoria, ma ciò non bastava per recuperare la prima posizione.
Infine giunsero
all’ultima svolta del percorso: una pericolosa curva a gomito alla fine della
stretta via che li avrebbe ricondotti al punto di partenza. Tom
iniziò inevitabilmente a rallentare, preparandosi ad imboccarla, e in un attimo
«Bill! NO! »
- Flash -
«Kyle! NO!»
- Flash -
Scosse la testa, mentre già si immaginava l’auto schiantarsi contro il palazzo che avevano di fronte, accartocciandosi su se stessa e imprigionando l’autista in un groviglio mortale di lamiere.
Ma non fu così.
Bill staccò il piede dall’acceleratore a pochi metri dalla curva e tirò con forza il freno a mano, mentre sterzava più che poteva. L’auto ruotò di 90 gradi in un istante, mentre le ruote scivolavano ancora nella direzione precedente, avvicinandosi sempre di più al muro. Quando ormai mancava poco all’impatto, lasciò il freno a mano e premette il piede sull’acceleratore, controsterzando, mantenendo il volante dritto con entrambe le mani. Le ruote slittarono, ma alla fine l’auto balzò in avanti, proprio un istante prima di sfiorare la parete, e imboccò la direzione giusta, sfrecciando verso la meta finale.
Tom trasse un sospiro di sollievo,
poi tornò ad occuparsi della guida. Rallentò ancora, ormai consapevole
della sconfitta, e imboccò la curva ben sotto i
Tutti i ragazzi si erano stretti attorno ad essa, saltando e gridando, complimentandosi della manovra spettacolare alla quale erano riusciti ad assistere, acclamando il suo soprannome con entusiasmo.
«Freiheit! Freiheit!»
Le loro urla
festanti si tramutarono in fischi quando Tom arrestò
«Congratulazioni … fratellino.»
Bill lo fissò con odio al suono di quell’appellativo. Non gli strinse la mano, ma si limitò ad avvicinarsi pericolosamente al suo orecchio e sibilare tra i denti, in un sussurro che poterono udire solo loro due:
«Non considerarmi più tuo fratello, non dopo quello che è successo!»
Il suo sguardo e il suo tono di voce esprimevano tutto il suo disprezzo.
«E ora sparisci. Hai perso.»
Con queste parole, si voltò, e risalì in auto, dopo aver fatto cenno a un paio di ragazze. Queste presero posto nei sedili posteriori, ridendo, e lui sgommò via, allontanandosi a tutta velocità nel cuore di Tokyo.
Lentamente, anche gli altri ragazzi entrarono nelle loro auto sportive e se ne andarono, svuotando la piazza.
Alla fine, a Tom non rimase altro da fare che avviare nuovamente il motore, e imboccare silenzioso la via che lo avrebbe portato fuori dalla città, mentre due parole gli riecheggiavano ancora nella mente:
Hai perso.
Sapeva benissimo che Bill non si riferiva solo alla gara.
Rieccomi con il primo capitolo!
Ok, forse mi sono fatta prendere un po’ la mano, con la gara…^^’
Dite che ho esagerato?! Be’, dai, un po’ di effetti speciali ogni tanto ci vogliono! XD E poi volevo
far vedere quanto sono in gamba i gemellini!
Comunque, che dire? È evidente che Tom deve aver fatto qualcosa di terribile per meritarsi tutto quest’odio da parte di suo fratello. Cosa potrà mai essere? E cosa farà ora che ha perso la gara ed è costretto a lasciare la città? Eheh, dovrete aspettare un po’, per saperlo U.U
Io, intanto, attendo i commenti di qualche anima pia che abbia voglia di spostare il mouse sul pulsante qui in basso … XD e approfitto dell’ultimo spazio delle note per ringraziare SweetPissy che ha recensito il prologo: danke shon!
Al prossimo capitolo!
Fedy