Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: neurodramaticfool    29/04/2013    7 recensioni
Cosa succederebbe se Thor, Loki & co vivessero nel nostro mondo, conducendo in tutto e per tutto un'esistenza come la nostra?
E cosa succederebbe se i due ragazzi scoprissero non solo di non essere fratelli ma di essere anche dei?
E se, oltretutto, ci fosse qualcosa di più oltre al legame che lega due fratelli?
Se Loki, scappando da casa, incontrasse un Chitauro poco ben intenzionato?
Non vi resta che leggere questa storia per saperlo.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Hello! Come ve la passate, gente?

*Chia' forse dovresti capire che a nessuno frega delle tue domande imbecilli *

 

Gracias per le belle recensioni e perché avete ignorato, tutte tranne Sbì, ovvio, le mie scarse capacità di descrizione di battaglie. Ma, non temete, sto prendendo appunti su come migliorarmi.

 

 

V- I would fight to death to have you with me

 

-Lui.

Il bibliotecario sbiancò, osservando in modo alterno l'immagine e il ragazzo. Li trovava talmente identici da non capacitarsi di questo.

-Sei pazzo!

-No, era per vedere se mi avreste creduto. Ovviamente no, quindi, mi limito soltanto a prenderlo in prestito. Grazie.

L'anziano riprese un minimo di colore, con un sorriso un po' rassicurato sul viso. Loki gli sorrise, gentile, fornendo i propri dati per il prestito.

 

Si recò subito dopo in ospedale. Era già in ritardo, a causa della sua deviazione. Erano le sette di mattina. Mezz'ora all'ospedale e poi sarebbe tornato a scuola, dopo circa una settimana di assenza. L'ospedale continuava a terrorizzarlo ancora. Non riusciva a dimenticare il senso di orrore che lo aveva preso appena si era svegliato, qualche giorno prima. La voce di Thor gli risuonava ancora forte e chiara nelle orecchie, come se fosse ancora lì accanto a dirgli che, sì, era vivo e viveva per lui, ad anni luce di distanza.

 

Lo psichiatra lo vide arrivare di fretta e gli fece segno di sedersi.

-Allora, come va? Ancora i soliti sogni di un mondo che non c'è?

-Sì.

-Che è successo stanotte?

-Ho rievocato, il mio subconscio lo ha fatto, per dirla meglio, un momento di tenerezza.

-Buono. Con chi eri e dove?

-Non credo che sia una cosa buona.

-Siamo qui per guarire.

Non sono malato. Sono solo fuori posto. Devo tornare ad Asgard. Devo tornare là. Non sono pazzo. Non sono pazzo. Non devo guarire. NO!

-Ero con mio fratello. Il mio fratellastro. Loki non poté fare a meno di sorridere, nel pensare a Thor.

-Scambi di affetto fraterno...interessante come oggetto di un sogno...

Loki rinunciò a spiegare oltre, limitandosi ad affermare che avrebbe preso le pillole necessarie e che si sarebbero visti il giorno dopo.

 

A scuola trovò più o meno per caso Emma White che aspettava di fronte all'entrata, fumando tranquilla una sigaretta. Lui la salutò di fretta, ma lei lo trattenne. -Beh, che effetto fa tornare?

-Ho lezione, Emma. Grazie. E, se fossi tua mamma, ti avvertirei di stare lontano da chi è sotto trattamento psichiatrico. Sono un pazzo, secondo i medici.

-Oh, sai meglio di me che la pazzia è qualcosa a cui nessuno è immune.

Loki la fissò, incuriosito da quelle parole. Forse quella ragazza aveva in sé qualcosa che non aveva mai sospettato: era intelligente davvero.

-Per questo- affermò sorridendo e passando oltre- non voglio contagiarti. Ci vediamo.

-Loki!- insistette la ragazza, spegnendo a terra la sigaretta- Abbiamo lezione insieme! Lo so che hai sempre voluto ignorarmi perché c'era Thor e, beh, non nego che sia più interessante di me, ma stavo pensando a qualcosa...

Si avviarono insieme per i corridoi, raggiungendo l'aula che li avrebbe ospitati. Nel breve tragitto Emma raccontò brevemente il pensiero che le era balenato in testa a Loki, che ascoltò senza esprimersi.

Vedi, Loki, io non sono la cosiddetta ragazza popolare, e tu non sei un ragazzo popolare, almeno da quanto ho visto. Sei un soggetto solitario, se togliamo tuo fratello. Io sono il genere di persona che non viene accettata per quello che è. Dico quello che penso, col rischio di non essere capita, faccio solo quello di cui sono convinta, ma non è questo. È più che altro il fatto che io non abbia un ragazzo carino, non ho un ragazzo in assoluto, in realtà, ma abbia una ragazza, che mi rende estranea a questo posto. Loro non mi vogliono. E io sono sola.

E fu così che Loki, dunque si trovò a stringere amicizia con una vicina di casa che aveva ignorato per diciotto anni, con una persona in qualche modo simile a lui, ma che non riusciva a credere fino in fondo a quello che lui le raccontava su Asgard e sui suoi piani per tornarvi.

Le giornate passavano monotone per il dio dell'Inganno, pillole buttate nello scarico del bagno, ore di lezione, studio nel pomeriggio, solitudine dopo cena, quando leggeva qualcosa, usava il computer o semplicemente fissava il cielo alla ricerca di qualcosa che gli sembrasse familiare. La notte era il suo peggior nemico. Era lì che gli incubi tornavano a fargli visita. Vedeva il suo risveglio all'ospedale, la spada che trafiggeva Thor, Thanos che gli diceva che senza Thor la sua vita non avrebbe avuto senso. E in quel periodo Loki si rese conto che era vero. Che dipendeva interamente dalla persona del fratellastro, che nonostante cercasse di occupare il suo tempo con attività che richiedevano la concentrazione, come lo studio, il senso di vuoto restava a fargli compagnia. E di nuovo pensava che Thanos aveva avuto ragione fin dall'inizio. Quando gli aveva detto, con enfasi, quelle parole sul suo amore fuori dagli schemi per Thor, aveva già pronosticato la sua fine. Se anche il tuo cuore lo odia, beh, mi sembra un po' irrilevante: complessivamente, tu lo ami. Ed era vero, dannatamente vero. Perché in quei mesi di solitudine sulla Terra, Loki aveva provato a convincersi più di una volta che quello che sentiva per Thor era di nuovo odio, ma bastava rievocare alcuni momenti insieme, per capire che viveva di lui e per lui. E infatti stava morendo.

 

**

Thor non aveva più sorriso, Frigga era preoccupata. Sapeva, grazie alle notizie che il guardiano del Bifrost le dava continuamente, che Loki stava bene, nonostante la sua grande tristezza, ma Thor, Thor era messo decisamente peggio. Per giorni non aveva parlato con nessuno, chiuso nelle sue stanze, e chiunque passasse davanti alla sua porta sentiva rumori di singhiozzi o di oggetti sbattuti per rabbia. Il dio non riusciva a stare tranquillo, si riteneva responsabile di quella situazione, voleva di nuovo stringere il più piccolo tra le braccia e sussurrargli che andava bene. Voleva di nuovo respirare il suo odore, fissare quegli occhi quasi innaturalmente verdi, toccare quel volto così serio. Non mangiava, non usciva, non parlava. Thor stava lentamente consumandosi, nel dolore per una perdita che non riusciva ad accettare. Odino da principio si era mostrato irremovibile, poi aveva iniziato a pensare a un ritorno di Loki, ma osservare il minore ricostruirsi una vita tra i mortali lo lasciava indeciso sul da farsi. Strapparlo di nuovo a una vita che si era impegnato per avere o lasciarlo a godersi i frutti di quello che stava pazientemente costruendo?

Non sarebbe mai riuscito a venire a capo di questo dilemma. Frigga non lo aiutava, cercando di riscuotere Thor dalla sua apatia. Era qualcosa che Odino non capiva. Perché si erano innamorati l'uno dell'altro? Erano fratelli, perlomeno di latte, e entrambi maschi. E questo andava doppiamente contro i suoi principi. Tuttavia, doveva ammettere a se stesso che nel periodo in cui era venuto a sapere del loro legame, i due ragazzi erano felici, e si vedeva, mentre adesso...adesso stavano lentamente diventando polvere, si stavano sgretolando sotto le loro sofferenze. Odino non riusciva a vedere una soluzione che potesse soddisfarlo. Se Loki fosse tornato ad Asgard, ma avesse avuto come vincolo quello di essere separato per sempre da Thor, lo avrebbe accettato? No, con ogni probabilità. Se Thor fosse stato costretto a vedere il fratello solo come tale, avrebbe acconsentito a un suo rientro? Sì, con tutte le certezze.

A passi decisi si recò nella stanza del figlio, trovandolo pallido e smunto in un angolo.

-La tua morte non sarà di utilità alcuna per nessuno di noi! Tantomeno lo sarebbe per Loki. Se è ancora vivo è per la speranza di rivederti, un giorno.

Thor lo fissò con aria grave. Gli occhi arrossati, il corpo che fremeva per l'agitazione. Non parlò subito, e quando lo fece aveva una voce roca, strozzata, come se gli costasse una grande fatica parlare.

-Quel giorno non arriverà mai, e tu lo sai meglio di me. E io non ce la faccio ad aspettare. Il mio corpo mi resiste, non vuole morire. Nonostante abbia provato più e più volte a morire di fame, finisco sempre per ingoiare un boccone. La vita non vuole abbandonarmi. Ma la mia anima è vuota.

Odino, sebbene si aspettasse parole del genere, restò comunque interdetto: la gravità della situazione gli appariva adesso nella sua interezza, facendogli capire del tutto il suo grande errore.

-Accetteresti di vederlo?

Thor lo fissò, una luce di speranza che gli balenava negli occhi. Odino proseguì: -Se potessi soltanto osservarlo nella sua quotidianità da quassù, lo faresti? Senza poter interagire con lui...pochi minuti alla volta...solo osservandolo...

-Sì. Sì...padre, certo che sì. Come potrei rifiutare questa offerta?

-Allora mangia e renditi presentabile, tra poco saremo da Heimdall.

Thor si affrettò. Mangiò con rinnovato piacere le vivande che gli erano state offerte e indossò abiti puliti, spazzolando i capelli e sistemandoli per bene.

Seguì il padre sino alla fine del ponte che si protendeva verso l'infinito universo. Solo al guardiano del Bifrost era permesso osservare tutto, ma Odino era riuscito in qualche modo a creare un piccolo specchio in cui, guardando, si poteva osservare ciò che accadeva a anni luce di distanza. Il padre degli dei porse questo raffinato oggetto al figlio, raccomandandogli di non cercare di interferire con il riflesso.

Loki stava mangiando una mela seduto sul muretto della scuola, Emma White che parlava, senza essere ascoltata, delle ore precedenti. Loki era magro, troppo, senza alcuna luce negli occhi, senza entusiasmo nei movimenti. Thor si domandò perché quei due fossero insieme, ma la faccia spenta dell'amante attirò ben presto la sua attenzione. Perché era così triste? Come mai non aveva nulla di sano nell'aspetto? Loki scese dal muretto, rispondendo alle domande di Emma con gentilezza quasi inaspettata. Poi si diresse verso il vialetto che portava alla segreteria della scuola.

-Oh, Odinson, ti stavamo cercando.

Loki guarda la donna dietro al bancone, senza capire.

-Ti hanno preso ad Harvard.

Il ragazzo è sorpreso, gli occhi sgranati e la bocca in una smorfia di stupore.

-Devo diplomarmi bene, allora... conclude, senza convinzione.

-Tanto lo faresti comunque. Ecco la lettera, tieni.

La prende in mano e la fissa, incredulo. Ma non c'è traccia di felicità sul suo viso. La segretaria lo osserva, un po' stranita. È abituata a scene di tutt'altro genere.

-Non sei felice?

-Oh, sì, non vedo l'ora che i miei lo sappiano... risponde, senza riuscire a trattenere la sua mano dal tremare visibilmente. Emma lo prende per un braccio e lo porta fuori. Lo guarda senza sapere che fare e poi gli prende una mano. Thor fremette di rabbia, perché lei lo stava toccando? Chi era per farlo? La gelosia tornò ad attanagliarlo fino a fargli venire voglia di rompere quello specchio e smettere di guardare.

-Emma, io...dei del cielo! Non ne posso più! Non riesco più a fingere che tutto sia normale, che la mia famiglia sia qualche miglia più a sud e che io sia semplicemente un pazzo borderline con una grande capacità nello studio! Devo fare finta che io sia felice mentre il mio mondo mi sta crollando addosso! Devo ripetere ai medici che ho smesso di immaginarmi di aver vissuto su un altro pianeta, dire a loro che continuo a prendere i medicinali che in realtà finiscono nel cesso e tentare di non pensare a lui...

Thor si sorprese a piangere, le gambe non lo reggevano più. Il dolore del fratello gli faceva solo sentire ancora di più l'esigenza di essere lì a stringerlo.

-Loki, non fare cazzate, ora! Tutto tornerà a posto.

-No. Loki si asciuga una lacrima con determinazione, raccoglie la borsa da terra e si dirige a passo svelto verso casa. Thor crollò in ginocchio, singhiozzando, lo specchio in mano. Odino glielo tolse, sospirando. Frigga accorse ad abbracciare il figlio. Thor si alzò in piedi e scosse la testa. Acido, si rivolse al padre: -Ecco cosa hai ottenuto. Due figli che vogliono morire separati perché non possono ritrovarsi, bella scelta, padre.

 

**

Passarono le ore, i giorni, le settimane e anche qualche mese. Loki continuava a studiare e a soffrire in silenzio per la lontananza a cui era stato condannato.

Il liceo era finito e, dopo aver avuto il massimo dei voti per il diploma, ricevuto davanti a una folla di completi estranei, senza nessuno che lo avrebbe abbracciato stretto a casa, si era lasciato la cittadina alle spalle per Harvard. Ma New York non bastava a riempire il suo vuoto, lo aggravava, anzi. Nuovi medici a confermare la sua follia, nuovi incontri che gli facevano solo capire quanto avesse bisogno di Thor, nuovi dubbi. Alla fine si convinse egli stesso di essere pazzo. Nessuno capirà la mia pazzia, nessuno. Io ho immaginato tutto e non riesco a cancellare un sogno dalla mia mente! Io sono pazzo. Io morirò pazzo. Eppure, guardami, sono conscio della mia follia. Un vero folle non sa di esserlo, io lo so ed è ancora peggio.

La sua condizione non gli dava pace, scelse di farla finita, una volta per tutte. Scrisse un biglietto, per spiegare il perché della sua scelta. «Mi dispiace. Mi dispiace non aver saputo amare le persone giuste, in questo periodo, non aver saputo lasciar andare il passato, avere ignorato chi cercava di darmi affetto. Non ce l'ho fatta a dimenticare l'amore che ho sentito per una persona che non può più essere con me. Non sono riuscito a apprezzare quello che veniva da voi, chiuso nell'ostinazione dei miei ricordi. Non vale più la pena di provare a scordare quello che ho passato, quello che per chi mi parla è follia. E, se non lo era, lo è diventata. Per te, se leggerai mai questo, devi solo sapere, fratello, che non c'è stata mai un'altra persona capace di darmi quello che mi hai dato e a cui ho dato tutto quello che ho dato a te. Non ho smesso un solo istante di amarti.» Dopo un po' di riflessioni, la cosa che gli era sembrata meno terribile per morire era stata prendere insieme tutti quei medicinali che in quel tempo non aveva mai preso. Una mano stretta sul bicchiere, un ultimo sguardo al cortile del college sotto di lui. Poi, gli occhi chiusi per rievocare per l'ultima volta gli occhi celesti di Thor. Una manciata di pasticche nella mano che si avvicinava alla bocca. Un respiro, uno degli ultimi. Una lacrima. Non avrebbe mai pensato di poter arrivare a tanto. Eppure era lì. Lì sul letto con un bicchiere d'acqua e le pastiglie che avrebbero rallentato il suo cuore fino a farlo fermare. La sua bocca si spalancò ad accogliere la morte.

-Fermo.

Loki spalancò gli occhi. A vedere quello che aveva davanti i suoi muscoli cedettero e sia il bicchiere che le compresse caddero per terra, il primo inondando il tappeto, le seconde costellandolo. Mentre l'acqua scorreva intorno ai cocci, come a lenire la sua capacità di fare del male, come a smussare i suoi spigoli, Loki strinse la mano che gli si era posata sulla spalla come se fosse il suo ultimo appiglio alla vita, e forse lo era.

-Th-Tho-Thor? Chiese cercando di frenare i singhiozzi che lo stavano scuotendo.

-Sì, piccolo, sono qui, non temere più nulla. Devi stare tranquillo, ora. Sono con te.

Loki continuò a piangere come un bambino. Thor lo strinse, finalmente.

-Perché non sei venuto prima? Perché hai aspettato che cercassi la morte per raggiungermi? Ti odio...

Thor portò le sue mani sul viso del più piccolo, sentendolo più ossuto che mai.

-Hai scritto su quel biglietto che non hai mai smesso di amarmi...

Loki lo guardò, languido. Gli occhi lucidi e pieni di lacrime: -E' la verità, Thor. Non ho mai smesso. Mai.

-Stavi per farlo...

Loki chiuse gli occhi, ammettendo la ragione del fratello a malincuore. Stava per fare il suo errore più grande. E non avrebbe potuto porvi rimedio.

-Sei vivo... proferì il moro, quasi continuando il discorso che avevano lasciato in sospeso l'ultima volta che si erano visti.

-Grazie. Non finirò mai di ringraziarti, Loki.

-Siamo pari, adesso.- sorrise, tra le lacrime- Sono stato sette mesi a chiedermi che fine avessi fatto! Perché non sei venuto prima?

-Padre non lo permetteva! Potevo solo vederti da Asgard.

-Almeno dirmi che eri vivo! Oh Thor, è stato orribile! Mi hanno detto che ero un pazzo, che mi ero inventato tutto...

-Oh mio Dio! Non avrebbero dovuto, sei il mio fratellino, non dovrebbero trattarti così...

Loki non gli lasciò finire il discorso. Gli mise un dito sulle labbra, per zittirlo. Thor lo guardò con dolcezza. Poi lo spinse sdraiato sul letto. Loki sorrise più o meno divertito, tirandolo per la camicia su di sé e costringendolo a baciarlo. Thor non pensò a niente se non alla mancanza che aveva avuto in quel tempo delle labbra e del corpo del fratello. La disperazione di essere stati separati per troppo tempo rese quel bacio ancora più acceso, se possibile. Loki stava piangendo, nel mentre che le labbra del fratello riprendevano possesso delle sue, e Thor stava provando di nuovo qualcosa di simile alla felicità. Quando il più grande si separò dal più piccolo, per asciugargli le lacrime, lo vide sorridere con sincerità. Qualcosa nel suo cuore si smosse e si trovò lui stesso a piangere per l'emozione.

-Thor, sembriamo due cretini..- rise il moro- un secondo a ridere, poi a piangere...baciami ancora! Per piacere, voglio che le mie labbra abbiano il sapore delle tue per sempre...

-Loki, non possiamo restare qui...

-Cosa?

-Loki, padre mi ha mandato qui per salvarti e l'ho fatto...

-Come?

-Ascoltami, cavolo! Padre mi ha mandato qui per salvarti, dobbiamo tornare, insieme, ad Asgard. Però, una volta lasciato questo pianeta, noi due... sospirò forte, stringendo ancora di più i fianchi del fratello sotto i propri. Loki annuì.

-Qualunque cosa pur di poterti vedere e parlare, Thor.

-Non potremo stare insieme in questo senso, amore mio. Accetteresti lo stesso? Mi vedrai, mi parlerai, non mi stringerai mai più. Mai.

Loki annuì di nuovo, sorridendo incoraggiante: -Qualunque cosa purché tu sia con me a sopportare i miei sciocchi dubbi e a dirmi che non sono pazzo e va tutto bene.

Thor si avventò sulle labbra di Loki a suggellare quel triste patto. Odino, che osservava dall'alto, disapprovò totalmente, ma era consapevole di quello che avevano appena deciso. Ad Asgard sarebbero stati solo due fratelli. Al padre degli dei si tolse un peso dal cuore. Quando nello specchio aveva visto, insieme a Thor, il più piccolo dei suoi figli scrivere un biglietto di addio, non aveva atteso un momento a mandare Thor da lui per salvarlo. Nel fare ciò sapeva già che avrebbe dovuto assistere a qualche scena di tenerezza tra i due, ma un po' di irritazione era niente in confronto alla vita che avevano appena salvato. Loki era vivo ed era quello che contava. Vederli baciarsi non fu nemmeno così terribile come si aspettava, alla fine riconosceva che si trattava di amore e che era sbagliato separarli, ma era quello che avevano scelto loro stessi.

Il modo disperato in cui si aggrappano l'uno all'altro mi fa male. Ho creato tutto questo per un capriccio. Le colpe di Loki non meritavano questa punizione così grande, non dopo che aveva fatto qualsiasi cosa per cancellarle. E io sono riuscito a creare tutta questa sofferenza. Che padre sciocco sono stato.

-Odino,- intervenne Frigga, scuotendolo dalle riflessioni amare- sono arrivati, vorrei che tu li vedessi.

Odino e Frigga si recarono velocemente nella sala in cui i due principi erano approdati. Gli apparvero davanti come due statue, emblemi della determinazione. Il più piccolo era ormai magrissimo fino allo sfinimento, vestito con un paio di pantaloni attillati e una maglietta verdastra strappata. I capelli erano disordinatamente sparsi intorno al viso troppo pallido. Ma la sicurezza che vi era dipinta non lasciava dubbi sul fatto che il suo stato di salute fosse complessivamente buono. Thor era vestito alla maniera asgardiana, con i capelli sciolti e lievemente spettinati. Odino non ebbe alcun dubbio che a scompigliarglieli fosse stato il bel moro, ma scelse di non dire nulla.

-Loki. Disse Odino, carico di dispiacere.

-Padre- rispose l'interpellato, inchinandosi in segno di rispetto- perdonami.

-No, stavolta sei tu a dover perdonare me. Ti ho spinto al suicidio.

-Hai mandato chi lo ha evitato.

Odino apprezzò la gratitudine del proprio figlio adottivo e corse ad abbracciarlo. Loki si abbandonò a quel gesto di affetto così sincero. Dopo tutto quello che aveva fatto non se lo aspettava.

-Padre, dopo la tua ultima condanna... starò qui senza alcuna condizione?

Odino respirò profondamente: -I tuoi poteri...per ancora qualche tempo credo sia meglio che tu stia senza..

Il dio annuì, senza finzioni. Thor sorrise debolmente e si allontanò lievemente dal minore, per confermare al padre quanto avevano deciso.

 

**

Loki sedeva su un balcone, le gambe penzoloni, perso nell'osservazione del paesaggio che si vedeva da uno dei saloni. Alte montagne, verdi e lussureggianti pianure e fiumi rumorosi si stendevano davanti ai suoi occhi, interminabili, affascinanti. L'aria era calda, il sole alto, tutto risplendeva di felicità, scaldando anche l'animo del giovane dio che, dopo tante tribolazioni, poteva finalmente godere di un po' di pace. Scuotendo la testa, tornò a leggere il libro poggiato sulle sue cosce, girando pagina.

Thor lo ossevava, senza essere visto. Sorrideva debolmente, come i bambini allo zoo quando, con il naso appiccicato al vetro della gabbia, osservano i lupi andare su e giù per il loro spazio. Vedendo il fratellino sereno, si sentiva meglio, ma la sua angoscia di fondo non era ancora del tutto sparita. Sapere che Loki era stato a un passo dalla morte per suicidio non lo tranquillizzava affatto, anzi, lo portava a pensare che avrebbe potuto farlo nuovamente. Credeva che non avrebbe mai avuto la certezza che sarebbe andato tutto bene.

Loki sapeva benissimo che Thor era lì. Lo sapeva, ma non voleva rovinare quel momento. In fondo, era pur sempre l'unica cosa che gli era ancora permessa: vederlo e essere visto e scambiare due chiacchiere. A testa bassa, continuò a leggere, senza concentrarsi del tutto. Una ventata lo costrinse a spostare i capelli dagli occhi, ridendo ad alto volume per questo. Thor continuava a osservare, silente, cercando di non essere scoperto. Il riso di Loki lo spinse a sorridere pienamente.

-Vieni avanti, fratello! Lo apostrofò il moro.

Thor restò interdetto un attimo, poi si fece avanti, raggiungendo il più piccolo sulla terrazza. -Come..?

-Ah, lascia stare...

-Loki.

-Thor.

-Rispondi, dai..

Loki sorrise per restare in silenzio. Il fratello lo fissò intensamente e scosse la testa a sua volta: -Sempre il solito, eh!

-Ovvio! Non cambio il mio carattere a seconda della distanza dal mio pianeta!

-Che sarebbe questo, no?

-No.

-Già...scusa per avere girato il dito nella piaga.

-Sta' tranquillo, non fa niente! Ormai, non ha più importanza. Solo la mia stupidità poteva permettermi di arrabbiarmi nel modo in cui ho fatto e di combinare tutte le disgrazie che sono accadute a causa mia.

-Oh, non pensarci più! Adesso sei qui, puoi smettere di pensare alle tue colpe.

Certo, se solo padre ti rendesse i poteri, tutto andrebbe meglio, potresti fare più cose..

Loki lo interruppe, mettendogli una mano sulla gamba. Thor sentì una scossa molto piacevole da quel contatto, ma decise di ignorarla saggiamente.

-Fratello. Con quei poteri ho fatto solo disastri. Sei quasi morto per quelli. Riavendoli, li userei soltanto per fare danni.

Thor gli strinse la mano, la scossa si ripresentò, Loki si morse un labbro.

-Loki...non dire questo...

-No? E perchè? È la verità!

-No, non lo è! Li useresti, come hai fatto già, per porre rimedio ai danni che fai...sono vivo, in fondo, no?

Loki chiuse gli occhi. Pensò intensamente a qualcosa di orrendo, per trattenere l'implacabile impulso di attaccarsi a Thor per non lasciarlo mai più andare. Non doveva fare in modo che Odino avesse di che lagnarsi anche stavolta. Doveva mostrare di essere un bravo figlio, per una volta. Quando il suo battito cardiaco fu rallentato quanto bastava per assicurargli che il rischio era sconfitto, aprì gli occhi.

-Stai bene, fratellino? Dal tuo polso sembrava che il tuo cuore stesse esplodendo...

-Non infieriamo, eh! Rise, sorridendo al fratello, che ricambiò con gioia.

-Finirà?

-Cosa?

-Questo... rispose Thor indicando con un vago gesto della mano loro due.

Loki sorrise, gentile: -Non lo so...

-Mentimi, allora. Dimmi una bugia. Una delle tue, ma sarà la più bella... dimmi che ne sei certo, che anche se dovremo per forza essere divisi non finirà mai.

Loki si alzò, svincolandosi dalla presa del maggiore sui suoi polsi. Arrivò quasi alla porta che riconduceva all'interno. Poi, si voltò, guardò il biondo negli occhi e ripetè: -Non lo so. Thor ho mentito a tutti, ma a te non posso mentire. Non lo so.

Se ne andò all'interno e scomparve alla vista del biondo che, delicatamente, passò una mano sul libro che era rimasto lì e si mise a leggerlo. Era un libro terrestre, avrebbe detto, una semplice raccolta di racconti di uno scrittore irlandese. Eppure Loki la stava apprezzando. Thor sospirò. Ho mentito a tutti, ma a te non posso mentire. Thor si passò una mano tra i capelli. Perché lui non sa se questo finirà? Perché? È per me? Per lui? Perché?? Oh dei, dei... lui è incomprensibile, a volte. E io riuscivo a capirlo, una volta, ero nel suo cervello e capivo benissimo cosa succedeva. E ora? Che è successo? Perché si frena, si trattiene? Padre, perché lo hai tolto a me? Vederlo non mi basta già più. Ho un bisogno irrefrenabile della sua pelle, del suo odore. Ma non posso. E lui non ha intenzione di cedere in nessun modo, ho visto cosa ha fatto. Ho sentito il suo cuore battere per la mia vicinanza. Lui ancora mi ama. Ma poi? Tra qualche tempo? Devo esserne certo, non posso non saperlo... ma lui non lo sa...però ha scelto di dirmi la verità. Come devo interpretarla?

 

**

 

Odino stava camminando in su e giù per la sala del trono, quando sentì nella sua testa, il brutto del dono dell'onniscenza, le voci dei suoi due figli parlare.

-Fratello. Con quei poteri ho fatto solo disastri. Sei quasi morto per quelli. Riavendoli, li userei soltanto per fare danni.

Odino si fermò, stupito. C'erano due cose che non andavano in quella frase. La prima era il tono in cui era pronunciata, troppo triste, troppo serio, eppure carico di un'energia che non doveva esserci. Era pieno di amore, apprensione, tenerezza nei confronti dell'interlocutore. Quella parola, fratello, era pienissima di questi sentimenti. Come se non fosse altro che la condensazione di tutto quello che i due avevano passato. Odino ancora una volta sentì il suo cuore stringersi per questo, come poteva continuare a separarli? La seconda era la consapevolezza, quasi eccessiva, delle colpe. E del fatto che erano state sciocchezze. Odino rimpianse le condanne che gli aveva infilitto. Se le era meritate, ma non così pesanti. Se erano salvi era quasi tutto merito suo.

-Oh, basta con questi sensi di colpa!

Sbottò il padre degli dei, dandosi un colpetto sulla fronte. Deciso, si diresse al suo trono, prese il grande scettro che gli conferiva il potere e proferì qualche parola. Immediatamente, una luce si scatenò intorno a lui. Sospirò, soddisfatto.

-Figlio mio, sei in possesso dei tuoi vecchi poteri, ora.

 

Loki stava sdraiato sul letto, tentando di ignorare i suoi pensieri e le lacrime che, ancora una volta, scorrevano sulle sue guance. Thor non sarebbe mai stato con lui e non aveva avuto il coraggio di dirglielo. Sentì una scossa attraverso se stesso e sperò che finalmente qualcuno lo avesse accontentato, trasformandolo in un'aquila e lasciandolo libero dalla prigione della sua mente. Si osservò il corpo ed era sempre uguale. Allora si alzò e ricominciò a passeggiare su e giù per la stanza. Se fosse stato in pieno possesso dei suoi poteri, avrebbe fatto crescere un paio di alberelli per sfogare la sua rabbia. La sua mente vagava, pensando appunto alle formule per far nascere alberelli, quando il dio inciampò in qualcosa, finendo steso sul pavimento.

-Non può essere. No. THOR!

Le loro stanze adesso erano vicinissime e il più grande lo sentì. Lo raggiunse e chiese cosa fosse successo.

-Ecco! Fece Loki evocando un suo doppio.

-Ma allora..

-Non so come...

-E' meraviglioso!

Loki trattenne con un gesto il fratello dall'abbracciarlo, non sarebbe stato responsabile di cosa sarebbe successo dopo.

-Ho paura, Thor.

-Non averne...

-Ne ho, e tanta... e non solo di questi... cosi assurdi!

-Oh, piccolo mio...

Loki si asciugò una lacrima.

-No..-protestò debolmente- non stringermi così...

Thor lo stava stringendo come se non ci fosse un domani e Loki si aggrappava a lui, di nuovo. Sospirando si separarono.

-Thor, non possiamo.. dovresti capirlo!

-Sono stupido, lo sai!

Loki rise e lo prese per mano.

 

 

Yep! La prossima parte sarà l'ultima.

Quindi, boh, un po' mi spiace.

So che questo è un capitolo di passaggio, noiosissimo... perdonatemi!

 

Grazie a Gaia, che è la mia anima gemella, mi sopporta alle ore più assurde, aspetta gli aggiornamenti come pochi altri e mi aiuta psicologicamente.

Grazie a Otta, che mi accompagna per il tè e per i film, insieme a Gaia.

Grazie a Elena, che mi supporta come poche altre.

Grazie a MariaGraziaKilljoy che c'è sempre

Grazie a MusicAddicted che pure c'è sempre

grazie a chi ha recensito e ai 300 e passa che leggono sempre. Pazzoidi! :D

 

Bye for now!

Chiara

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: neurodramaticfool