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Autore: Sylvia Ruth    30/04/2013    1 recensioni
Il cuore di Dave Gahan si è fermato per tre minuti... Questa è cronaca...
Ma se non fosse tutto qui?
Se la sua morte fosse stato solo un nuovo inizio?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo n. 28



Una risata alternata a lunghi sibili fa girare loro la testa. Un ragazzino esile, la testa coperta da quelli che potrebbero essere capelli rossi, ma che si capisce appena, tanto sono corti e sottili, lo guarda divertito.
"Ciao. Se tu il mezzo gigante che è quasi caduto per terra?"
Ottiene un borbottio indistinto.
"Credo proprio di sì. Io sono Martin e tu?" Chiede porgendogli la mano libera.
"Piacere. Andrew John Porter." La stringe con la serietà di un adulto.

"Andrew... John?? Ti chiami come me!" Esclama Fletch.
"Ah, sì? Due nomi stupidi, non trovi? In onore di un tizio che piace a quella fessa della mia vecchia. Un imbecille con gli occhiali che suona nel suo gruppo preferito. Un mucchio di sfigati, sballati e fusi di testa. Chi ha mai sentito nominare i... Depeche mode?" Dice infervortato. "Vuoi mettere i Backstreet Boy? Quelli sì che spaccano!!"
Martin ride all'espressione apparsa sul viso dell'amico. "Io... Noi due... li conosciamo."
Riceve un'occhiata di compatimento. "Prima volta, eh? Non vi ho mai visto... e qui conosco tutti."

Alle sue parole sentono un brivido lungo la schiena. "Vieni qui... spesso?" Chiede Andy. Gli pare indelicato e inopportuno approfondire.
Lui addenta una mela." Due volte la settimana." Risponde con una calma che li sgomenta. "Una noia aspettare il mio turno. Speravo di giocare con Jalal, ma oggi non me lo lasciano vedere..."
"Due volte... la settimana?" Andy quasi si strozza.
"Dialisi." Spiega il giovane Andrew con indifferenza. "Sono in lista per un trapianto. Il rene di mia madre non è adatto."

I due adulti si guardano, ammuttoliti. "E... tuo padre?"
"Mai conosciuto. Mia madre dice che lo stronzo l'ha mollata, ma secondo me non si ricorda nemmeno il suo nome. Saranno stati sbronzi o troppo fatti per pensare al dopo." Commenta stringendosi nelle spalle. "Magari è proprio quel musicista... Ho sentito dire che avevano sempre un gruppo di troiette a portata di mano e mamma è carina."
"Andy? Forza che tocca a te!" Un infermiere lo trascina via e il ragazzino li saluta con la mano.
"Oh, Dio Santo..."

"Respira piano e a lungo. " Martin preme il pulsante che pende dal muro. Accorre la stessa giovane infermiera. "Mi scusi, poco fa è entrato un ragazzino... Magro, capeli rossi, corti..."
"Andrew." Sorride. "Sempre a gironzolare dove non dovrebbe. Ormai è come se fosse casa sua." Con pochi gesti stacca gli aghi, li medica e ripone le sacche piene su un carrello.
"E' da molto che è ammalato?"
"Praticamente da quando aveva pochi mesi. Prima ha perso la funzione del destro... Ora è toccato al sinisto. Poverino... Sente la lontananza dalla sua famiglia..."
"Ne ha una?" Si sorprendono.
"Sua madre lo adora, ma non è facile per lei... Da sola..." Scuote la testa. "Il padre non ha avuto la forza di affrontare la malattia e... Se l'è svignata... Lo stiamo cercando, con ogni mezzo. Potrebbe essere una delle poche speranze che gli restano..."
"Ha... un padre?" Andy chiude i pugni e stride i denti.
"Come tutti... Scusate, ma... siamo in pochi e..." Si allontana a passo rapido, lasciandoli immersi in cupi pensieri.

"Salve." La testa grigia di Jafar fa capolino. "Tutto bene?"
"Per niente."
"Jafar... Quandi bambini ospita questo reparto?" Chiede Martin, distratto.

"Decine." Sospira. "Quasi tutti in gravi condizioni o... inguaribili... Leucemie, tumori, cancro..." Si siede al suo capezzale. "Avete cambiato idea? Non saresti i primi a fuggire da questo girone infernale..."
"Tornare indietro? Non ci penso nemmeno per un secondo." Risponde deciso Andy. "A costo di risvegliarmi ogni volta sul pavimento."

Il medico sorride. "Degni amici di Dave." Il suo elogio li riempie d'orgoglio.
"Poco fa c'era un piccolo paziente... Parlava di... turni..."
"Deve trattarsi di uno di quelli in dialisi. I letti sono sempre pochi e campano sperando che non passi troppo tempo tra una seduta e l'altra..."
"Quanto costa un letto?" Domanda Andy.
"O due..." Aggiunge Martin.
"Migliaia di sterline. Non è semplice." Allarga le mani. "Dipende dallo spazio disponibile, dalle attrezzature, dal personale specializzato..."

I due si scambiano una silenziosa promessa. "Come sta David?"
"Dorme ancora. Lo abbiamo sistemato accanto al bambino... Vegliato dalla signora Sklias e da Safija."
"Possiamo vederlo?"
"Dopo esservi rifocillati con una tazza di the zuccherato e con un paio di biscotti. I vampiri che comandano vi vogliono in forze... Per la prossima bevuta." Dice allontanandosi.

"Telefono a Jonathan... Saprà a chi rivolgersi... Senza sbandierarlo ai quattro venti." Mormora scendendo piano. La testa gli gira e le gambe tremano.
"Martin... Sarà solo una goccia... nel mare..." Geme Andy.
"E' un inizio. Abbiamo un mucchio di conoscenze... Basterà... passare parola. Anche un piccolissimo gesto può fare la differenza." Mormora. Ha espresso il concetto anni addietro e solo ora ne ha capito la validità.


I due osservano Dave che riposa, la mano stretta tra quelle di Jennifer. Safija passa delicatamente le dita tra i capelli del figlio.
Martin prova un desiderio fortissino di correre a svegliarlo per vedere la sorpresa illuminare quel viso pallido, ma retrocede. Che diritti può vantare?

Jenny li ha notati ed li raggiunge. "Come vi sentite?"
"Leggermente... strani... Puoi telefonarci, quando si sveglierà?" Risponde per entrambi Fletch.
"Non restate?"
"Hai la precedenza." Martin si sforza di sorridere e parlare normalmente. "Sarà... contento... di trovarti, anche se tenterà di non dimostrarlo."

"Andrew, mi permetti di scambiare due parole con Martin, in privato?"
"Ti aspetto giù."
Martin continua a fissarla, inerte.
"Rimani... Ti prego. Ti chiamava..."
"Sei... sicura?" Bisbiglia.
"Sì." Lo prende per mano e lo avvicina al letto. "Più che sicura."

Proprio in quel momento Dave apre gli occhi. "Il bambino... Il bambino..." Mormora.
"Dorme, caro. Si salverà."
Li mette a fuoco. "Jen?... Mart?..."

"Ciao, cretinetti." Martin si esibisce in uno dei suoi ampi sorrisi. "Basta scherzi! Adesso ti lascio nelle mani di questa poveretta." Si volta nella sua direzione. "Trattameno bene." Le chiede, facendo due passi all'indietro. "Riparleremo di quella... questione privata... quando sarai fuori."
Avverte il peso dei loro occhi sulle sue spalle e allunga il passo.

Trova Andy che gli apre le braccia. "Portami via... Via..." Geme contro il suo petto.
E' stato messo davanti alla cruda realtà. Per gli altri, per il mondo lui non ha il diritto di tenergli la mano. Per conservare il ruolo di amico, di amico sincero e affezionato, deve sedersi in disparte... Nell'angolo che gli spetta.

Andy cammina al suo fianco, in silenzio. "Dove...?"
"A... casa... Devo... devo pensare..."

"Gradite un passaggio?" Kit li stava apettando.
*No...No...* Pensa. *Basta bugie pietose... Per favore...* Ma il calore di quegli occhi, la comprensione sul suo viso gli impediscono un rifiuto.
"Dave sarà di ritorno domani." Li informa. "Smaltiti gli effetti dell'anestesia e dopo un ultimo controllo."
"Che sollievo!" Esclama Andy. Martin annuisce, muto.
Kit guida con perizia, silenzioso e concentrato, nel traffico congestionato. "Mr. Fletcher..."
Andy si accorge di essere già arrivati al suo portone. "Gra... Grazie..." Lancia un'occhiata preoccupata verso la figura rannicchiata in fondo al sedile che fissa il finestrino con occhi persi.

"Ci penso io..." Lo rassicura, rimettendo in moto. "Martin? Martin?" Lo chiama. Lui si riscuote dal suo torpore. "Ho mentito al tuo amico. Potrai riabbracciarlo, sempre se ti va, questa sera... Sul tardi."
"Perchè... perchè a me??" Kit non sa se la domanda è rivolta lui o a se stesso.
"Lo capirai... Lo capirete..." Risponde sibillino. "Ti chiedo di obbedire, senza discutere, agli ordini  che che riceverai... Per il TUO bene e per quello di Dave... E' ora di terminare questa commedia..." Brontola.

"Commedia? Con il classico lieto fine?" Trova la forza di replicare con ironia.
"Lieto fine?" Kit alza gli occhi dalla strada e Martin nota li nota nello specchietto. Ha di nuovo lo sguardo del primo incontro... Vecchio... stanco... "E' la vita che decide... Non noi."
D'un tratto Martin si sente sommergere da una nuvola di dolore e confusione che lo avvolge e lo rende debole e svuotato. Scuote la testa, per allontanarla. "Chi sei?" Domanda.
Kit stira le labbra in un ghigno sardonico. "Devi pazientare fino a questa sera per saperlo."

Ferma l'auto e lo invita a seguirlo. Si guarda attorno. Dove lo ha portato? Niente di familiare lo circonda.
"Vieni..." Lo esorta.
Scendono per una scaletta e, dall'umidità che trasudano i muri, intuisce che devono essere vicini al fiume.
"Dove andiamo?"
"Nel cuore di casa mia. Nella parte più antica e segreta." Lo sorregge per un braccio. "Promettimi che eviterai il minimo rumore. Muoviti il meno possibile. Simon non sa della sua esistenza..."
"Tu sì e lui no?" Si chiede che altre sorprese lo aspetteranno.
"Uno dei tanti segreti dei Marlowe che l'hanno abitata... La parte costruita dal primo e da alcuni... amici fidati." Per un attimo vede brillare il bianco dei suoi denti.
"E... Lo riveli a... ME? Un estraneo?"
"La notte è ancora lontana." Riprende a camminare con sicurezza, mentre lui procede a tentoni.

Arrivano in un vasto locale senza finestre ed illuminato dalla fievole luce di una lampadina.
"Ti dovrai accontentare. Lì troverai un bagno rudimentale." Su un tavolo sbilenco alcune bottiglie di acqua minerale ed alcuni pacchetti. "Brava Maggie, previdente come sempre. Ha pensato ai viveri..."
Doveva immaginarselo che fosse implicata pure lei.
"Ama... Wolly ti verrà a prendere quando sarà il momento."

Martin si volta per replicare, ma è solo. La stanza è deserta.
*Nervi saldi. Non hai più dodici anni e non stai guardando uno sceneggiato della BBC.* Prova il vecchio divano. "L'immaginavo... Duro come il marmo. Cosa usavano per imbottirli? Sassi?... Dunque... Jonathan dice, e ha controllato, che Kit è ricco a palate... Quindi questo non è un rapimento, nè un tentativo di estorsione... Aspettiamo e vediamo in che guaio ti sei... Non ti...Ci...Oh, David!"
   
 
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