Los Angeles, USA

Una figura scura sta camminando furtiva tra le strade.
Piove, c’è freddo, la gente ha fretta e si muove veloce, senza degnarla di uno sguardo.
Al petto stringe una coperta zuppa d’acqua.
Corre, i passi veloci e incerti sull’asfalto bagnato rischiano di farla scivolare ogni istante che passa, ma la donna procede imperterrita senza fermarsi, il respiro affannoso, i polmoni in fiamme e il cuore che batte rombando nelle orecchie.
Inciampa, cade, la coperta le sfugge di mano e rotola per terra ma nessuno si ferma ad aiutarla.
Gemendo piano si rialza e riafferra la coperta, controllando veloce le condizioni della bambina che vi è avvolta. Si muove, nel sonno. Forse percepisce quello che sta accedendo fuori, forse sta semplicemente sognando.

…c’è qualcuno. Qualcuno che sta soffrendo. Puoi sentire il suo respiro affannato ma non vedi niente. È tutto maledettamente buio. All’improvviso senti urla e rumori metallici e un ruggito fendere l’aria. Hai paura.
Vorresti scappare ma non vedi la strada, non sai dove si trova, non sai dove andare.
Ti raggomitoli più stretta e tremando cerchi di non ascoltare le urla strazianti e le grida di gioia che si mescolano nell’aria.
Qualcuno ti colpisce e rotoli andando a sbattere dolorosamente contro qualcosa di duro. Uno scricchiolio, e una lama di luce irrompe improvvisamente, ferendoti gli occhi. Adesso i suoni provengono molto più forti, molto più vicini. Socchiudi gli occhi e dalla crepa osservi le sagome scure che tagliano e straziano il corpo di tua madre.
I tuoi occhi vengono catturati dal bagliore infuocato di occhi incandescenti.
Per un istante incontri lo sguardo di tua madre, prima che le sue palpebre si abbassino per l’ultima volta.
I rumori si fermano, il silenzio cala di colpo.
Uno spiffero gelido penetra dalla crepa sottile.
Hai freddo…

La donna ricomincia a correre zoppicando malferma, fino a giungere in un vicolo chiuso maleodorante di spazzatura.
Un gatto nero osserva la scena dal suo nascondiglio sotto un muretto che lo protegge dalla pioggia fredda, i suoi occhi gialli risplendono nell’oscurità.
La donna entra nella strada angusta e depone il fagotto bagnato che si agita nel sonno sotto il muretto, come a dargli un riparo, nonostante quello che stia facendo contraddica questo comportamento. Sposta un lembo della coperta, e con una mano bagnata accarezza il caldo viso della bambina per un istante, poi vede il gatto e lo osserva attentamente. Lui le restituisce lo sguardo, inclinando il muso.
La donna fa un cenno, poi con uno scatto si alza e fugge, i passi che sfumano veloci, gli occhi appannati dalle lacrime che si mescolano alla pioggia.
La bambina si muove, scoprendosi.
Il gatto nero osserva la creatura attentamente, poi si alza e si stira, sbadigliando.
Si avvicina senza far rumore con le sue zampe di velluto e annusa la bambina che lo guarda con gli occhi pieni di sonno.
Attende che si sia addormentata di nuovo, sedendosi vicino e riscaldandola col calore del suo corpo.
Il respiro della bambina torna regolare, quieto.
Il gatto si guarda intorno, poi con uno schiocco di coda scompare.
Un uomo prende in braccio il fagotto, delicatamente.
Ricopre la bambina, guardandola con i suoi occhi gialli.
Osserva la strada, le sagome scure delle persone correre frettolose in cerca di un riparo. Si cala il cappello a tesa larga sugli occhi e si incammina.
Sorride, beffardo.
L’aveva trovata.