Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Faboulouis_    30/04/2013    4 recensioni
Dal Prologo:
Appena aprii gli occhi, la vidi accanto a me. Mi sorrideva e mi accarezzava la guancia.
Poi sparì.
Cassidy,il suo sorriso dolce,il suo tocco leggero,sparirono come ogni mattina.
Mi soffermai a guardare una foto,posta su una mensola della cucina,che ritraeva me e Cassidy,il giorno del mio ventesimo compleanno.
Le avevo sporcato il naso e la bocca di panna,rubata dalla torta che mi aveva preparato insieme a mia sorella,Lottie.
“Louis,smettila!La rovinerai tutta” mi urlava,mentre rideva e leccava le mie dita,sporche di panna. La sua voce e la sua risata contagiosa rimbombavano nella mia testa.
Le mie lacrime avevano smesso di cadere da un po', forse perché non ce ne erano più,di lacrime.
Ma non pensate che la mia vita sia sempre stata così deprimente. Anzi. Del bello della mia vita,della mia vera vita,ne ho solo accennato.
Ed è qui che inizia la vera storia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

 

                                                   

 

 

Non uscirei con te nemmeno se fossimo gli ultimi umani rimasti sulla Terra e avessimo il compito di mandare avanti la specie!”

 

La mia città natale si chiama Doncaster. E' lì che sono nato e vissuto per molto tempo. Ero il maggiore di quattro sorelle,che vidi tutte

nascere.

Vivere in mezzo a tutte quelle donne non era facile,ma a quanto pareva a loro piaceva l'idea di avere un fratellone e a me piaceva renderle

felici. Charlotte, o Lottie, Felicité,ovvero Fizzy, Daisy e Phoebe erano le donne che più amavo,insieme a mia madre,Johanna.

Ero un mammone,lo ammetto. Fin da piccolo,adoravo accoccolarmi accanto a lei,vicino il camino,d'inverno,quando fuori nevicava molto e

le scuole erano chiuse. Poi,crescendo,mi sono allontanato un po' da lei,anche se non mancavo di dimostrarle il mio affetto,ma da ragazzo

forte e maturo,come avrei dovuto essere, da me ci si aspettava un comportamento adulto e meno mammone. Beh,in effetti a me non

piaceva. Avrei voluto restare per sempre bambino,per sempre giovane,un po' come Peter Pan.

A scuola ero un terremoto,combinavo sempre guai e passavo più tempo in presidenza che in classe. “Cosa hai combinato sta

volta,Tomlinson?” . Così mi accoglieva,ogni volta la preside. E poi mi offriva un cioccolattino e me ne andavo fuori di lì,come se non fosse

successo niente.

Ero fatto così e proprio questo era il bello di essere me stesso.

Adoravo viaggiare,ma non viaggiavo davvero molto. Con una famiglia del genere,essendo l'unico vero uomo di casa,non potevo

permettermi certi divertimenti.

Avevo un migliore amico,Stan. Con lui condividevo ogni cosa, e ci comportavamo peggio di due migliori amiche con problemi ormonali.

Ma lui mi ascoltava,stranamente, anche nelle mie pazzie più assurde. Mi tirava su di morale nelle giornate no e mi aiutava con la scuola

anche se nemmeno lui era una cima.

Non ero un donnaiolo,come si potrebbe pensare,guardandomi. (Modestamente,la mia bellezza è paragonabile a quella di Di Caprio di

Titanic * quanti “di” ho scritto? Bah!* ).

Preferivo divertirmi con gli amici,piuttosto che stare a sbaciucchiarmi o fare altre cose con una ragazza, non che di amiche non ne

avessi,comunque.

Stan era innamorato perso di Stephanie,invece.

<< Oh dai Stephanie,non ti chiedo molto! Solo un appuntamento! >> la pregava così Stan,rincorrendola per i corridoi di scuola. Lei

continuava a negarglielo e intanto rideva sotto i baffi,come tutti gli altri spettatori di quella scena,d'altronde.

<< Non riuscirò mai a conquistarla >> si lamentava con me.

<< Magari la mamma ti invita alla sua festa di compleanno! >> scherzavo io. Sembrava quasi che la madre di Stephanie fosse cotta di

Stan,nonostante avesse un marito e due figlie. Avrebbe finito per essere gelosa della figlia.

<< Simpatico,Lou,davvero simpatico,il mio morale è alle stelle,ora. >> Risi. << Dai,cosa vuoi che faccia? Vuoi che le parli? Magari riesco a

fartelo ottenere,un appuntamento... >> - << Perché con le tue preghiere dovrebbe cedere e con le mie,no? >> chiese Stan,infastidito.

<< Perché io so usare lo sguardo seduttore,tu no! >> - << Fanculo,Tomlinson >> mi disse,imbronciato. Risi sguaiatamente,mentre la

campanella suonava.

 

<< Quindi,Steph,ti chiedo di dargli solo una possibilità! Avanti lo sai che è un bravo ragazzo ed è innamorato di te dall'asilo! >>. Sorrise.

<< Si,lo so... >> sospirò. << Va bene,digli di venire a casa mia per il compleanno di mia madre. Almeno non sarà troppo intimo come

primo appuntamento,poi vedremo! >> - << Grande,Steph! Non te ne pentirai! >> urlai,correndo per andare a comunicare la notizia a

Stan,mentre lei scuoteva la testa,divertita.

 

<< Allora,il tuo sguardo seduttore ha funzionato? >> mi chiese il mio amico,ancora un po' imbronciato per prima. << Oh,si, io sono un

professionista! >> - << Davvero? E quindi dove ci vediamo,a che ora?! >> mi chiese,tutto fremente d'eccitazione.

<< Ehm...beh..quello è il problema. Ti ha invitato a casa sua.Per la festa di compleanno della madre... >>. Il sorriso di Stan scomparve di

botto,lasciando lo spazio a un'espressione sbalordita,che mi fece ridere.

<< Stai scherzando,vero? >> mi chiese lui.

<< No! Beh,almeno non te lo ha chiesto sua madre,direttamente... >> fu la mia risposta,soffocata dalle sue risate. << Fanc.. >> - << Si,si

lo so Stan,lo so che mi vuoi bene >> lo interruppi io,ancora ridendo,mentre lui mi guardava male.

Il giorno seguente lo preparai decentemente per “l'appuntamento”, e ,con tutta la sua impacciataggine, riuscì ad arrivare a quella

maledetta festa. Ogni tanto mi mandava un messaggio per farmi sapere come stava andando,mentre io mi crogiolavo sul divano,giocando

alla play. << Boobear,ma stasera non esci? E' sabato! >>. Ancora mi chiamava con quello stupido soprannome,mia madre. Io la guardai

male,poi risposi << Stan è ad un appuntamento >> - << E gli altri? Qualche ragazza? >> insistì lei,maliziosamente. << Lo sai che non ci

sono ragazze,mamma! Quelle poche amiche che ho sono tutte fidanzate! E poi preferisco giocare alla play piuttosto che stare con una

ragazza! >>. Mia mamma non era mai stata convinta di questo discorso. Infatti la vidi scuotere la testa,sorridendo,ma non replicò.

 

La mattina dopo la mia sveglia suonò alle sette. Alle sette. Di domenica. Dire che distrussi quell'aggeggio con un solo

pugno,frantumandolo in mille piccoli pezzi, è riduttivo. Odiavo quel coso inutile. Ma dopo avermi svegliato,non c'era modo di farmi

riaddormentare. Sgattaiolai fuori dalla mia stanza,in silenzio,per non svegliare tutte le donne. Mi fiondai in cucina,desideroso di cioccolata

calda. Con un po' di latte aggiunto e qualche biscotto,feci la mia colazione,dopodiché non avevo la minima idea di cosa fare. Era ancora

presto. Di studiare,a quell'ora, non se ne parlava. L'unica cosa da poter fare era uscire,vagare per la città di Doncaster,senza preoccuparmi

di niente. Magari avrei fatto la spesa,così mia madre avrebbe trovato una sorpresa e una commissione in meno da dover fare,al suo

risveglio. Presi il mio giubbotto di pelle e uscii,facendo attenzione a non sbattere la porta di casa,uscendo. Salutai con una carezza

affettuosa,Max,il cane di Phoebe e di Daisy. A quell'ora, per le strade di Doncaster c'era ancora una fitta nebbia che permetteva di vedere

ben poco,ma a piedi la strada era facile e l'avevo percorsa così tante volte da non potermi perdere.

Come non detto.

Vagavo da una buona mezz'ora quando realizzai di essermi perso. Per fortuna la nebbia iniziava a diradarsi e le prime macchine a fare la

loro entrata in scena. Aspettai ancora un po',non allontanandomi troppo dalla via che riportava a casa,quando,finalmente, iniziai a vederci

chiaro. Riconobbi le case intorno a me. Non mi ero allontanato molto da casa,al massimo tre isolati. Erano le otto e mezza e ipotizzai che il

supermercato fosse già aperto a quell'ora,così mi diressi verso quello più vicino e dove più spesso andava mia madre. Mentre

camminavo,ero assorto nei pensieri. Pensai a come sarebbe potuto andare il così detto “appuntamento” di Stan,alla faccia di mia madre al

solito discorso “preferisco la play alle ragazze”,al mio menefreghismo riguardo questo argomento che non avevo mai toccato nei miei

pensieri. Pensai che,forse, ero stato troppo tempo circondato da sole donne,per desiderarne un'altra al mio fianco. Pensai di essere

vulnerabile e di volere libertà,non una relazione fissa,intrisa di gelosie e tradimenti. Erano pensieri che,davvero, non avevano mai sfiorato

nemmeno l'anticamera del mio cervello,prima d'ora,nemmeno quando il “problema”,se così si poteva chiamare,mi veniva presentato da

mia madre o da una delle mie sorelle. Quindi ero piuttosto concentrato e avrei potuto superare il supermercato,se non avessi visto

l'insegna luminosa del bar di fronte. Così,essendo le porte scorrevoli già aperte,entrai nel magazzino,che tanto grande non era,ma aveva

tutto l'occorrente. Non avevo fatto una lista della spesa,a dire la verità,ma avevo in mente le cose di cui avevamo bisogno. Iniziai a vagare

per gli scaffali,ancora mezzi vuoti per l'ora e forse perché i rifornimenti erano arrivati in quei giorni e bisognava ancora sistemarli. Avevo

un piccolo carrello in cui gettai qualche bottiglia di latte,formaggio,tovaglioli e qualche schifezza che avrebbe fatto piacere a Lizzy.

Mi stavo dirigendo nel reparto dei biscotti,quando,girato l'angolo, mi scontrai con una ragazza. Anche lei stava girando l'angolo e non mi

aveva visto. << Oddio,scusa! >> mi disse,imbarazzata. Aveva varie cose in mano che le erano cadute a causa dello scontro. Capii che era

una dipendente del supermercato dal completo che aveva e così mi affrettai ad aiutarla a raccogliere le cose cadute. << Scusa tu, non ti

avevo vista >> le sorrisi io. Lei fece lo stesso e mentre raccattavamo le cose,accovacciati a terra, i nostri sguardi si scontrarono. Ebbi il

tempo di perdermi nei suoi occhi. Erano castani,ma di un castano chiaro,tendenti al verde,verde oliva. Stavano fissando i miei azzurri,le

labbra sottili si aprirono un po', per lasciare spazio a un'espressione che sembrò di stupore. Le poche lentiggini spruzzate sul viso,furono

nascoste dall'arrossire delle guance,dovuto forse all'imbarazzo che le fece anche distogliere lo sguardo dal mio. Io rimasi ancora a

guardarla. Era bellissima. Lei,poi si alzò con le sue cose in mano e mormorò un impacciato 'grazie' per poi superarmi e allontanarsi verso

un altro reparto. Rimasi immobile per qualche secondo,nei quali realizzai di aver già visto quella ragazza,tra i corridoi di scuola.

Dopo un altro paio di giri,mi avviai alla cassa dove ritrovai lei.

<< Cassidy Osborne! >> esclamai,ripresentandomi di fronte a lei. Cassidy alzò lo sguardo dalle carte che stava guardando e con

nonchalance disse: << Si,Louis Tomlinson >>. Riprese a guardare le carte. << Allora,posso pagare queste cose? >>. Lei sbuffò e iniziò a

passare le mie compre. Dopo un secondo ricominciai. << Sono famoso,a quanto pare! >> dissi spudoratamente.

<< Anche io, a quanto pare! >> disse lei ,indifferente,imitando il mio tono. << Per me si! >> le sorrisi. Lei finì il suo lavoro e mi fece,quasi

scocciata,il conto. Pagai e aspettai che mi desse il resto. << Allora, a che ora ti passo a prendere? >> le chiesi,curioso della sua risposta. <<

All'ora che si chiama 'mai' >>. Aspettavo di peggio,è recuperabile,pensai. Feci una risatina,mentre lei mi guardava con gli occhi ridotti a

due fessure. << Ho altri clienti,vedi di sparire >> mi disse,tagliente. In fila c'erano altre due persone che aspettavano,impazienti. Mi

spostai dalla fila e mi accostai a lei,lasciando spazio agli altri clienti. << Me ne vado solo se tu mi dici di si! >>. Lei fece una risata. << No.

>>. Mi guardò davvero male. << Bene,allora starò qui tutto il giorno a tormentarti! >> - << Il latte andrà a male se non lo metti in

frigorifero,va' a casa >> mi disse,come se fossi un bambino. Sorrisi. Il suo umorismo mi piaceva. << Il latte è a lunga conservazione >>

risposi,compiaciuto di stare al suo stesso livello. Lei sospirò,irritata, poi mi guardò e con il suo sguardo mi trafisse. << Non uscirei con

te,Tomlinson, nemmeno se fossimo gli ultimi umani rimasti sulla Terra e avessimo il compito di mandare avanti la specie, non mi affiderei

a te nemmeno se stessi per cadere in un burrone e tu fossi l'unica mano libera per aiutarmi. Non parlerei con te nemmeno se fossi l'unico

disponibile a farlo, non mi fidanzerei con te nemmeno se il mio oroscopo dicesse che sposerò un certo Louis Tomlinson e io mi fido

MOLTO dell'oroscopo! Non farei nulla con te, nemmeno se minacciassi di toglierti la vita per me,Tomlinson! >> concluse,riprendendo

fiato. Io ci rimasi di stucco,ma non mi arresi. << Tu non mi conosci,Osborne! >> risposi a denti stretti. << Oh,si, che ti

conosco,Tomlinson,dalla prima elementare! Sei tu che non conosci me! >> disse,spazientita. << Che ne sai che io non ti conosca meglio

di quanto tu conosci me?! >> chiesi,avvicinando il mio sguardo al suo. Lei mi fissò e dopo qualche secondo mi rispose,sempre tagliente:

<< Non mi avresti chiesto di uscire con te,se mi avessi conosciuta davvero >>.

 

TADAAAAAAAAAAAAN (?)

ALLORA VI E' MUCHATO IL CAPITOLO?

FATEMI SAPERE LA VOSTRA FLASH OPININIONE E...

PASSIAMO ALLE NOTIZIE DELLE 13.30.

 

 

ADIOS MUCHACHOS (NON CHIEDETEMI COME L'HO SCRITTO PERCHE' NON SO UN H DI SPAGNOLO. )

TAAAANTE GRAZIE A Sara_Scrive per il banner! *-*

ci sentiamo donne <3 recensite, e a 3 recenzzzzioni (?) posto il prossimo capitolino!

Noe:)

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Faboulouis_