Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: _TheDarkLadyV_    30/04/2013    5 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cinderella, stay awhile with me

“ Ehi Watson, oggi cosa ti ha preparato la mamma per il pranzo? Un maiale?”

Guardai Amber negli occhi e non risposi. Cercai di fare l'indifferente fallendo miseramente. Non erano tanto quelle a farmi sentire uno schifo, quanto piuttosto le risate che suscitarono. Presi i miei libri e chiusi l'armadietto cercando in quel corridoio, improvvisamente ristretto, un varco di luce per scomparire immediatamente.
“Andiamo di corsa?”- continuò Amber fermandomi per l'ennesima volta.- “oggi sono buona Watson. Volevo invitarti alla mia festa e non sto scherzando.”
Mi diede un bigliettino. Lo aprii confusa, ma vidi chiaramente che c'era il mio nome scritto in una calligrafia perfetta. Diede lo stesso invito anche alle sue amiche e per la prima volta mi sentii lusingata. Chi non voleva essere alle feste di Amber Rush? Erano quelle che si dicevano strepitose, perfette e divertenti. Il mix giusto per far morire di invidia chi non poteva mai andarci, come me.
“Davvero posso venire?”- le chiesi ancora sorpresa. Avrei voluto piangere per la contentezza di essere finalmente presa in considerazione dalla ragazza più popolare della scuola.
“ Certo!”- disse allegramente. Non mi accorsi, però, del lampo di cattiveria dei suoi occhi. Se l'avessi davvero visto avrei rinunciato subito a quel “ sogno”.
Tornai a casa con un grandissimo sorriso stampato sul volto accompagnato dall'incredulità. Non potevo davvero credere a ciò che mi era successo, ma quel biglietto rosa che avevo ancora stretto in mano, per paura che potesse volare via, rendeva effettivo il mio sogno. Era meglio del pizzicotto.
Raccontai tutto a mia madre e dopo mille salti mortali riuscii a trovare un vestito giusto per la mia taglia. L'aveva realizzato mia madre stessa. Ci aveva lavorato una notte intera ed era il più bello che avessi mai visto. Mi faceva sembrare più magra e forse anche più bella.
Sentivo che nessuno sarebbe stato in grado di distruggere quell'emozione che sentivo.

Impaziente stavo aspettando la famosa limousine di Amber davanti la porta di casa. Per me era come se stesse passando l'eternità. Ad un tratto vidi avvicinarsi un auto e il mio cuore iniziò a martellare contro il torace. Sarei morta lì in quell'istante se non fosse stata per la mia parte razionale che continuava a ripetermi di respirare.
Feci un passo avanti mentre l'auto si avvicinava, ma proprio nel momento in cui stavo per aprir bocca e raggiungere la vettura che si era fermata, uscirono due ragazzi, quelli che io chiamavo i gorilla tutto fare di Amber e iniziarono a lanciarmi delle uova insieme a qualche liquido di cui ignoravo l'origine.
“Pensavi davvero che avresti messo piede in casa mia, ammasso di lardo? Povera illusa!”
Sentii la voce di Amber provenire dalla limousine e le risate delle sue amiche. Io invece fra le lacrime continuavo a ripetere: “basta!”

“BASTA!”
Mi accorsi di essere tornata alla realtà soltanto quando mi passai una mano sulla fronte scoprendo quanto fosse imperlata di sudore e mi accorsi con grande gioia di essere all'interno di una stanza buia illuminata dai deboli raggi della luna a me famigliare. Non ero quella Jade giovane e ingenua che aspettava la sua condanna davanti casa. Ero Jade stronza e adulta e mi trovavo ad Helsinki. Insieme al sudore intercettai delle lacrime che, oltre alle guance, bagnarono le mie labbra. Eliminai immediatamente quelle tracce di fragilità e mi alzai dal letto avvicinandomi alla finestra. Ad ogni passo incerto verso la debole luce esterna, sentivo il mio cuore tornare ai suoi battiti normali e gradualmente mi calmai. In quello stesso instante sentii il freddo che gelava le goccioline di sudore rimaste sulle pelle. Mi abbandonai al muro accanto alla finestra e iniziai a piangere. Non era possibile..ero tornata a piangere su me stessa. Era l'ultima cosa che mi sarei immaginata di fare quella sera, e più precisamente, quella notte. Quel maledetto fantasma sembrava proprio che non avesse intenzione di allontanarsi da me per sempre.
Perché mai io ero così debole? Io, la ragazza che era riuscita ad andare avanti solo grazie a se stessa ora stava tornando alle origine.
Qualcuno una volta mi disse che le uniche persone su cui avrei sempre potuto fare affidamento erano “ io, me e me stessa”, poiché sarebbero state le uniche a non tradirti mai. Quel tale aveva ragione. E ora più che mai dovevo fare affidamento su loro per non lasciarmi fagocitare da quel male ancora troppo vivo. Ci sarebbe mai stata una cura adeguata?

Io l'ho capito chi sei.
Chi sarei?
Tu sei la rana delle favole che aspetta il bacio del principe azzurro per trasformarsi in principessa.
E sentiamo. Chi sarebbe il principe in questione?
Non ha un nome ben preciso. Devi essere brava a riconoscerlo.

Ad un tratto mi balenarono alla mente quegli occhi intriganti che mi tennero con il fiato sospeso per tutta la serata. Ricordai il sorriso di Ville e immediatamente mi asciugai gli occhi.
“ Sei una stupida.”- mi dissi a denti stretti. Mi alzai e guardai verso la torre. Vidi una finestra illuminata e sorrisi come una scema pensando a lui e alla sua musa persi chissà in quale mondo, lontano dai comuni mortali e dalla razionalità.
Forse avevo trovato la mia cura, ma ero ancora incapace di saper leggere le istruzioni per l'uso.
Scoprii di non aver più sonno. Sembravo pronta per intraprendere la giornata che ancora non bussava alle porte della notte. Decisi di andare in cucina per bere un bicchiere d'acqua e sperando in qualche modo di riacciuffare Morfeo. Quando arrivai in cucina e accesi la luce feci un balzo degno di una medaglia d'oro. Persa com'ero nei miei pensieri la vista di Jonathan mi aveva spaventata.
“ Che cazzo John!”- esclamai portandomi una mano sul petto.
“ Scusa.”
Restammo in silenzio per qualche minuto e poi decisi di sedermi.
“ Che ci fai qui a quest'ora?”
“ Stessa cosa che potrei chiederti io.”- rispose lui sedendosi a sua volta.
“ Ho fatto un brutto sogno e non riesco più a prendere sonno.”
Jonathan mi studiò attentamente quasi mi stesse facendo una radiografia e in silenzio aspettai che la piantasse.
“ Hai una brutta c'era. Sicura che non sia solo il sonno la causa?”
“ Troppi pensieri.”- risposi sintetica. Sapevo però che quella risposta non sarebbe stata sufficiente per placare le domande.
“ Parliamone davanti ad una bella tazza di latte e cereali.”- disse deciso, sapendo bene la vastità oceanica che c'era dietro alle mie parole.
“ Come ai vecchi tempi!”- esclamai sorridendo. Dopotutto non sarebbe stato un male sfogarsi. Aiutai John ai fornelli e quando finimmo di preparare quello che sarebbe stato il nostro spuntino notturno, tornammo a fissarci.
“ Beh avanti parla. Abbiamo tutta la notte davanti a noi.”
Sospirai giocherellando con il cucchiaio e poi con un enorme sforzo raccontai il mio incontro emozionante non risparmiando nessun aggettivo colorato per il nemico. Jonathan sorrise a quelle parole da camionista, ma il suo sguardo restò attento e serio.
“ Per questo sei andata via!”
Annuii.
“ Jade ma che cazzo! Dovevi restare! In questo modo avrà pensato che sei rimasta sempre la solita pappa molle.”
“ Credimi non ci sono riuscita.”- dissi abbassando lo sguardo e facendomi piccola. Ero semplicemente senza difese e optare per la verità mi sembrò la soluzione ideale.
“ Beh come darti torto. Certe cose non si dimenticano. Ma tu sei Jade e riuscirai a mandare a fanculo anche questi piccoli inconvenienti.”- disse Jonathan con gentilezza e accarezzando la mia mano. Guardai prima questa e poi lui e sorrisi incoraggiata dai suoi occhi vispi e dalla sua aria divertita. John aveva mille difetti, ma la sua dolcezza e la protezione che dimostrava verso le cose e le persone a cui teneva davvero li annullavano tutti.
“ Lo spero.”
Presi la sua mano nella mia e solo a quel punto notai un piccolo barlume di tristezza nei suoi occhi. O era preoccupazione? Qualsiasi fosse l'emozione, di certo in quel momento ero davanti ad un Jonathan insolito.
“ Ehi che hai?”
“ Nulla.”
“Se fosse davvero nulla non avresti la faccia di uno che sta andando ad un funerale.”
“Sto bene Miranda!”- esclamò. Mise da parte la sua tazza e fissò la finestra. Era leggermente incoerente con quello che diceva.
“Se tu stai bene io ho raggiunto l'estasi.”
“E va bene!”- esclamò alzandosi. Ci mise un bel po' prima di parlare.
“ Mettiamola così: i ragazzi teneri? Piacciono. I ragazzi stronzi? Conquistano in due secondi. Ed io, indovina? Un cazzo. Io faccio un cazzo! Sono uno sfigato!”
A quel punto capii la logica del suo ragionamento. Il mio giovane ballerino era in piena tempesta ormonale. Evidentemente la ragazza che aveva conosciuto alla mostra gli aveva illuminato il cervello.
“ Toglimi una curiosità. Si tratta di quella ragazza vero?”
“Come hai fatto a capirlo?”- mi chiese scioccato.
Sorrisi e mi appoggiai allo schienale della sedia.
“Dimentichi con chi hai a che fare. Ho visto come la guardavi, ma scommetto che lei non c'è stata.”
“ Smettila di leggermi dentro!”- esclamò tappandosi le orecchie.
Scoppiai a ridere.
“Sono in molti a non sopportarmi, ma io so che tu invece mi ami.”
“ Perché continui a leggermi?”
Questa volta anche lui si aggregò alla risata.
“Il tuo non è un caso impossibile da sistemare.”
“Cosa dovrei fare secondo te?”
“ Hai il suo numero?”
“ No, ma so dove abita.”
“ Bene allora se davvero ti interessa, cerca di fare poco il galletto e la femminuccia prima di tutto. Le ragazze intelligenti odiano tutto questo.”
“Seguirò il tuo consiglio. Ora mi dici che avete combinato tu e Ville?”
“ Non so di cosa tu stia parlando.”
“ Ma smettila!”
“ Non è successo niente.”
“ Su quel “ niente” ti do ragione. Non saresti qui altrimenti. Piuttosto cosa è successo durante il tragitto.”
Lo guardai senza rispondere.
“ Vi siete baciati!”- esclamò trionfante.
“ Non urlare!”- dissi irritata.- “ perché devi copiarmi?”
“ Ammetto che leggerti dentro non sia facile, ma basta un pò di impegno per farlo. E ho capito subito ciò che era successo dal tuo sguardo.”
“A quanto pare la cerchia si sta allargando..”- dissi a bassa voce pensando a Ville e al suo modo seppur semplice di capirmi.
“In che senso?”
“Nulla, stavo..stavo parlando con me stessa.”
“ Tu non mi convinci per niente."- disse scuotendo la testa.
“ Capita a volte.”- risposi sorridendo.

Sentii un tocco leggero dietro le spalle. Non capivo se fosse una causa derivante dal sogno che stavo facendo o ero piombata senza saperlo di nuovo nella realtà.
“ Donzella sveglia..”
Quella voce mi fece muovere di poco sotto le coperte. Quasi mi infastidì a dirla tutta.
“Domani!”- dissi scocciata senza seguire una linea logica e poi mi voltai dall'altra parte.
“Donzella..devi svegliarti..”
La voce continuava a risuonare nelle mie orecchie con dolcezza aiutata dal tocco delicato di una mano sulla mia spalla.sembrava che volesse richiamarmi dal mondo in cui ero sprofondata. A quel punto aprii un occhio e poi l'altro con molta lentezza. Vidi una sagoma davanti a me. Più che altro erano due occhi che mi fissavano teneramente mentre un profumo che mi parve di menta si insinuò nelle mie narici dandomi un buongiorno davvero sublime. Alzai di poco la testa strizzando gli occhi e quando fui in grado di intendere e volere, li spalancai del tutto scioccata.
“Ville? VILLE!”
“Lo so di non essere bellissimo, ma fare quella faccia davanti al diretto interessato è un pò offensivo, non ti pare?”
“Non è possibile..”- sussurrai coprendomi imbarazzata.
“Sei già coperta, perché ti copri con le mani?”
Non ero coperta. L'unica cosa che ricordavo perfettamente prima che il sonno giungesse in maniera quasi devastante, era il mio cambiamento d'abito. Avevo sentito un gran caldo e se la logica non era errata, quando si ha caldo si finisce per dormire in due modi: reggiseno e mutande o maglia a maniche corte abbastanza lunga con mutande. Io avevo optato per la seconda scelta. Avevo preso una maglia di Jonathan e mi ero infilata nel letto ancora caldo in quella tenuta, sicura del fatto che nessun estraneo sarebbe entrato in camera mia a svegliarmi.
Era anche vero che non ero del tutto svestita, ma dovevate capirmi: avere Ville Hermanni Valo vicino mi faceva sentire in un imbarazzo colossale.
“ Sei un molestatore.”- dissi ancora sconvolta passandomi una mano fra i capelli.- “ Sei come le sedie di plastica che si attaccano al sedere quando fa caldo.”
Lui mi fissò e scoppiò a ridere.
“E non ridere.”- dissi contrariata spostando le coperte, restando completamente in esposizione.
“Sei una cosa assurda.”- commentò inclinando di poco la testa.
Lo faccio a pezzi.
“Non ridere, perché altrimenti finisco per ridere anche io e mandiamo a fanculo la mia serietà.”- dissi ridendo.
“ Chi ti ha fatto entrare?”- chiesi poco dopo alzandomi.- “ e smettila di guardarmi in quel modo!”
Ridacchiò e disse: “ beh..Elisabeth ha cercato di svegliarti, ma non ci è riuscita. Così mi sono offerto volontario. Sapevo che sarei stato bravo a svegliarti.”- rispose dandosi arie.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
“ E posso saperne il motivo?”
“ Ma come! Non ricordi che oggi dovevamo vederci?”
“Sì..ma è ancora presto. È mattina. Che ore saranno..le dieci?”
Cercai con gli occhi la sveglia, ma lui mi precedette dicendo: “ sono le tre del pomeriggio, darling.”
“Cosa?! Oh mio dio! Ma quando sono andata a letto?”- esclamai scioccata.
“Mmh dunque abbiamo fatto le ore piccole? Con chi sei stata?”
“Ero con un un uomo di bell'aspetto, biondo, fisico da bave e occhi azzurri come gli zaffiri. È passato dalla finestra e come per magia è entrato nella stanza e poi..boom!”
“ E' morto prima ancora che il suo amico si muovesse nei meandri oscuri?”- chiese con un sorrisetto per nulla affabile.
“Volgare!”- esclamai colpendolo con il cuscino. Era ignaro del fatto che i suoi occhi stessero provocando le forze oscure che si muovevano nel mio corpo come serpenti alla ricerca di una vittima da mordere.
“Non ho detto nulla di volgare, sei tu che sei perversa e trovi messaggi subliminali in ciò che dico.”
Bloccò il cuscino e me lo rispedì colpendomi in pieno.
La sua finta aria da innocente complicò il grado di salute della mia mente. Per evitare il disordine dei miei ormoni, dissi: “ su esci! Devo prepararmi.”
“Non vuoi una mano?”- chiese con quel dannato sorrisetto restando seduto sul letto.
“Due ora che mi ci fai pensare: una che ti da uno schiaffo e l'altra che ti strappa via gli occhi.”
A quel punto, continuando a ridacchiare si alzò e disse: “ va bene donzella hai vinto tu. Messaggio ricevuto, ma sbrigati! Non voglio morire su un divano aspettando che tu fossi pronta.”
“Ville, stai sfidando la mia simpatia.”
“Mi sta già stuprando..non oso immaginare il finale.”
Ripresi il cuscino e lo lanciai dicendo: “ esci di qui, volgare!”
Ma lui fu più abile e riuscì a schivare il colpo chiudendosi velocemente la porta alle spalle.
Sorrisi e portando le mani ai fianchi sospirai. Cosa dovevo aspettarmi da quella giornata?


“Agli uomini piacciono le donne semplicemente perché gli opposti si attraggono. Gli uomini sono stupidi e le donne intelligenti. C'è una calamita che li unisce nonostante i continui rifiuti da parte di noi donne di avere a che fare con creature così sciocche. E' un po' come per te l'amore e la morte. Sono due cose completamente opposte ma che allo stesso tempo sono legate indissolubilmente.”
Perché parlavo sempre a sproposito? Avevo ragione, lo sapevo, ma quella giornata era iniziata con l'imbarazzo e sembrava che volesse continuare di questo passo.
“Posso dirti una cosa?”- chiese Ville sorridendo.
“Spara.”
“Potrei restare ore ed ore ad ascoltare i tuoi ragionamenti contorti. Sono interessanti e anche veri.”
Erano queste le risposte che meno ero in grado di tenere a bada. Non sapevo mai cosa rispondere e di certo fare la stronza e rispondere con tono da bastarda non erano i modi più opportuni. Riusciva sempre a disarmarmi. L'aria fresca, o per meglio dire gelida, proveniva dal mare e più volte portò scompiglio ai miei capelli. Avevo dimenticato di prendere il cappello agitata com'ero dalla presenza di Ville a casa “ mia”. Eravamo seduti su una panchina al porto, lontano da occhi indiscreti, uno accanto all'altro e più volte sentii il mio cuore sciogliersi quando notai di essere fissata ripetutamente.
“Comunque c'è da dire che non tutti gli uomini sono stupidi.”- dissi senza guardarlo.
“Era un complimento?”
“Questo lo stai dicendo tu.”- continuai fissando un punto nel mare. Lo sentii ridere.
“Lo prendo come un complimento allora. Per la cronaca, ne sono compiaciuto.”
Passò qualche minuto prima che riprendessi la mia tranquillità. A quel punto lo guardai e sorridendo dissi: “ sei troppo magro. Ma mangi? Se ti tocco le tue ossa si sgretolano.”
Toccai un punto impreciso al livello del suo torace.
“Jade smettila!”- esclamò colto evidentemente nel suo punto debole.
“Ho toccato una costola! Che impressione!”
“ Donzella, non sfidare le forze della natura.”
Mi fermai continuando a fissarlo divertita.
“Okay, la smetto.”
Poi tornai seria e dopo un piccolo momento di silenzio chiesi: “ mi spieghi per bene le dinamiche che ti hanno portato alla conoscenza di Miss Silicone Andato A Male?”
Mi guardò divertito e disse: “ ero in studio e Seppo mi ha presentato Amber dicendo che sarebbe stata con noi per via di un'intervista che mi avrebbe fatto. Alla fine sono rimasto solo con lei che mi disse fin da subito di essere una nostra grande fan. Durante l'intervista credo che ci abbia provato più volte senza parlare in modo esplicito. Io naturalmente non ci sono cascato. Odio queste cose. Poi c'è stata una festa e c'era anche lei. Quella volta credo di esserci andato giù pesante con il mio vecchio nemico e alla fine è successo quello che è successo. Vuoi anche quei particolari per caso? Non posso aiutarti molto nel ricordo, ma se vuoi improvviso. Sono bravo con queste spiegazioni.”
Sbuffai innervosita.
“ Vai a prenderti un caffè bello lungo a Parigi. Anzi vacci correndo.”
Ville scoppiò a ridere.
“Sei gelosa di una cosa che è successo un secolo fa!”
Forse lo ero un poco. Dannazione! Quella era andata davvero a letto con lui!
Lo fulminai con lo sguardo.
“Secondo me, metti dei cappelli troppo stretti che ti impediscono la circolazione del sangue al cervello.”
“ Mia cara Lady V, vuoi provare come ci si sente quando ci si immerge nelle acque della mia adorata Helsinki? Avanti dimmelo, non essere timida.”- rispose con un tono serio.
Prima che potessi replicare iniziò a farmi il solletico e poi mi prese di peso.
“C-che stai facendo?”- chiesi divertita, ma allo stesso tempo anche preoccupata.
Lui non rispose, caricandomi meglio sulla sua spalla come un sacco di patate.
“Ville! Mettimi giù!”
“Cosa? Non ti sento.”
“Ville!”- urlai. Mi divincolai e dopo continue lotte riuscii a tornare con i piedi per terra. A mia volta iniziai a pizzicarlo.
“Se mi fai cadere le sigarette in acqua puoi dire addio alla tua vita.”- rispose fulminandomi. Non seppi come fece, ma con grande abilità riuscì a bloccare le mie mani. Le portò sulla mia testa e iniziò a colpirmi.
“Ehi! Ehi!”- esclamai.
“Jade che ti prende? Ti stai picchiando da sola!”
“ Ville!”
“Mi stai facendo preoccupare! Non credi che sia il caso di smetterla?”
A quel punto si fermò e mi lasciò libera. Ripresi il controllo e gli diedi una piccola spinta.
“Scemo.”
Mi guardò e nello stesso tempo, con un gesto imparato a memoria e quindi indegno di ricevere attenzioni varie, sfilò dalla tasca il suo fedele pacchetto di sigarette e ne prese una.
“Sei uno stress con queste sigarette.”- sbuffai sedendomi di nuovo.
“Ti da fastidio se fumo?”- chiese divertito e imitandomi si sedette ma più vicino.
Lo guardai indecisa se ridere o dargli una sberla.
“ Ne hai fumate cinque da quando siamo qui senza dirmi nulla e solo adesso ti ricordi di fare l'educato.”
Lui ridacchiò e aspirò la prima boccata di fumo. Cercai di non rendere evidente il mio sguardo da pesce lesso. Come faceva ad essere così fottutamente sensuale con una cazzo di sigaretta in bocca?
Fui abile nel mascherare i flussi di pensieri impuri scuotendo la testa appena lui si voltò verso di me.
“ Comunque finché non mi fumi in faccia mi va anche bene. Ma fai arrivare il fumo alle mie narici e ti ritroverai il resto della sigaretta su per il..”
“Donzella! Oggi siamo di una finezza unica.”
“Lo so.”
“E come mai?”
“ Sono nervosa.”
“E per quale motivo?”
Non potevo di certo dire che il motivo era un essere umano che stava respirando ossigeno misto a fumo di fronte a me.
“ Non riesco ad ottenere la concentrazione giusta per andare avanti con il mio libro.”- buttai lì a caso.
“ In queste settimane abbiamo parlato di tutto, ma non mi hai detto fino a quando resterai qui.”- disse guardando il mare.
“Non lo so. Quello che so di sicuro è che andrò via.. a meno che..”
“A meno che?”- ripeté voltandosi immediatamente verso di me. Sorrisi e guardando il mare a mia volta risposi: “ a meno che non arrivino gli alieni e mi costringano a restare qui.”
“ Beh speriamo che arrivino. Sarei davvero curioso di sapere come reagiranno alla tua dolcezza.”
“Smettila di prendermi in giro, stecchino.”
Ci guardammo divertiti e poi ad un tratto sentii una piccola goccia cadere sulla mia mano e guardai immediatamente il cielo. In tutto quel tempo non mi ero accorta che il cielo era mutato per l'ennesima volta in maniera rapida e che le nubi si erano fatte spazio come regine indiscusse.
“Ville?”
“Mh?”
“Sta iniziando a piovere!”
“E io che pensavo a chissà quale genialata volevi dirmi.”
In quel preciso istante le gocce si fecero più insistenti e lui disse: “  su andiamo.”


Quando il taxi ci lasciò quasi vicino alla torre, in quel piccolo tragitto a piedi la pioggia finì per inzupparci quasi completamente. Nel frattempo cercai di prendere le chiavi nella mia borsa, ma scoprii che non c'erano. Mi fermai un secondo ed esclamai: “ maledizione!”
“Cosa c'è?”- chiese Ville fermandosi.
“Ho dimenticato le chiavi a casa e a quest'ora non c'è nessuno.”
“Perfetto!”
“Perfetto? Vuoi che ti sputi in un occhio?”
Quella volta fu lui ad alzare gli occhi al cielo.
“ Se continui a rispondermi in questo modo col cavolo che ti ospito a casa mia.”
“Ospitarmi.. a casa tua?”- dissi lentamente. Il senso di panico prese il sopravvento su di me mentre mi avvicinai a lui.
“Preferisci restare sotto la pioggia? Per me non ci sono problemi.”- disse con tranquillità mentre apriva velocemente il cancello.- “ avanti entra.”
“Vuoi uccidermi, vero?”- chiesi restando sulla soglia del cancello.
“ Se non ti sbrighi con tutto il cuore.”
“Chi mi assicura che uscirò sana e salva dalla torre dopo la pioggia?”- continuai senza saliva nella bocca.
“ Devi rischiare. Dai muoviti! Di sicuro ti asciugherai e poi male che va conoscerai solo qualche fantasma.”
“Fantasma?”
“ Su non fare la timida e seguimi.”
Deglutii guardandomi intorno e poi dissi: “ okay..”
In fondo non c'era una vasta gamma di scelta.
Perfetto Jade, adesso sei fottuta a vita.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: _TheDarkLadyV_