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Autore: Stella_Styles    30/04/2013    4 recensioni
Stella finalmente capì che un semplice sito della scuola e un numero ti può trasformare la vita.
Può contare solo su due persone nella sua vita e su uno sconosciuto.. Non sa che quello sconosciuto è uno dei ragazzi amici di suo fratello, Zayn, ai quali sta sempre alla larga..
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 31
 
Zayn’s pov
 
‘Dobbiamo parlare, al bar tra venti minuti’.
Il messaggio di Niall mi era arrivato appena ero uscito con Louis dalla scuola e mi aveva preoccupato alquanto.
Lui, nei suoi messaggi soliti aveva sempre aggiunto faccine o cazzate varie ma quello era freddo ed era incredibile come riuscivo a percepirlo attraverso un semplice messaggio.
Louis: Ehi, tutto bene?
Mi chiese Louis dal basso delle scale, dopo aver letto il messaggio ero rimasto incantato davanti all’ingresso.
Zayn: Oh, sì, scusa.. Io.. Andiamo.
Andai verso la macchina in silenzio e sentii Louis seguirmi.
Salii in macchina e sovrappensiero misi in moto.
L: Harry?
Z: Cazzo, giusto.
Aspettammo finché non sentimmo la porta aprirsi e uno zaino volare sopra i sedili dietro e andarsi a scontrare nella portiera dietro, era arrivato Harry.
Harry: Porca puttana.
L: Che succede?
H: Tu aiuti le persone e loro non ti ringraziano neanche.
Z: Perché? Te aiuti le persone?
H: Sì. Ho aiutato una ragazza.
L: Indovino, te la sei scopata per bene e poi, dopo averle dato l’ultima botta, gli hai sussurrato qualcosa di dolce all’orecchio, ti sei rivestito e l’hai lasciata lì, no?
Risi alla dettagliata descrizione di Louis sul presunto aiuto di Harry e finalmente misi in moto, cercai di cambiare marcia mentre Harry ribatteva indignato.
H: Io aiuto molte persone, soprattutto ragazze.
L: Harry, mio caro Harry.
La faccia di Louis si trasformò in una smorfia e si girò dietro guardandolo.
L: Andare a letto con tante ragazze non è aiutare la gente, capisci?
Scoppiai a ridere e ricordai come aveva ‘aiutato’ mia sorella portandola all’autolesionismo e lasciandola sola, Louis aveva perfettamente ragione.
Stella, fortunatamente, adesso stava meglio ma io ero ancora dell’idea di dire tutto a nostra madre.
Il suo mestiere è quello di capire le persone e avrebbe sicuramente aiutato Stella con il suo problema.
Ma lei aveva rifiutato l’aiuto della madre dicendo che lei non poteva capire, nessuno poteva capire il dolore che provava a vedere la gente perfetta che la criticava.
Le sue parole restavano impresse nella mia mente anche se me le aveva dette mesi fa. I suoi occhi così doloranti mi erano restati impressi nei ricordi e difficilmente li avrei dimenticati o repressi.
H: Non intendevo quello.
L: Va bene, va bene, hai aiutato una ma non ti ha ringraziato.
H: Solo perché, beh, forse potrei averla portata a letto.
L: Ed ecco la parte dove si scopre che, effettivamente, ha ragione lei.
H: Che?
Z: Zitto Harry. Hai torto. È deciso.
Louis scoppiò a ridere e Harry rimase in silenzio finché non accostai la macchina davanti a casa sua. Scese senza salutare e andò dentro casa sua accompagnato ancora dalle risate imperterrite di Louis.
L: Quand’è la prossima partita?
Z: Domani, vieni?
L: Come può mancare il capitano?
Z: Giusto.
L: Dove vai adesso?
Z: Al bar.
L: Ok, passo da casa, accompagno Eleanor al suo nuovo lavoro e poi ti raggiungo, va bene?
Annuii per poi salutarlo e guardarlo entrare a casa sua.
Partii per andare al bar che raggiunsi dopo 10 minuti, maledetto traffico.
Mi accesi una sigaretta e aspettai Niall attaccato al muro del bar guardando le persone uscire dal bar.
Incredibile. Per una settimana non ero andato a letto con nessuna, non mi ricordavo neanche com’era andare a letto con qualcuna. Non ero abituato a una pausa così lunga.
Hope mi aveva cambiato e solo in quel momento me ne ero reso conto, dell’effetto che mi facevano i suoi occhi, il suo sorriso e soprattutto la sua terza scarsa di reggiseno.
Non mi era mai piaciuta una ragazza, soprattutto non mi ero mai seriamente innamorato del carattere di una donna. Tutte erano uguali, rompicoglioni e grandissime teste di cazzo.
Ma Hope, per quanto potesse essere un’enorme testa di cazzo, mi piaceva, soprattutto mi piaceva farla sorridere.
N: Eccoti. Vieni.
Lo seguii in silenzio nel bar e sorrisi alla vista di quel posto che aveva così tanti ricordi per me.
Il ricordo del mio primo bacio sul tavolo nell’angolo, il nostro tavolo, ormai.
Il ricordo di tutte le birre e di tutti gli alcolici scolati con i ragazzi sempre allo stesso tavolo.
Il ricordo del compleanno di Niall, l’ultimo a compiere diciott’anni, dove avevamo invitato la scuola nel bar e poi noi 5 eravamo andati a fare cazzate.
Il ricordo di mio padre che veniva a fare colazione qui e io lo seguivo imitandolo.
È mio padre che ci ha fatto scoprire il nostro locale.
N: Il solito Wendy.
Wendy: Ok ragazzi, arriva subito.
Niall mi fissò attentamente e poi prese a torture le chiavi, molto probabilmente di casa.
N: Mi piace Hope.
Sputato così, senza preavviso e senza una lavorazione prima. Avevo notato che era cambiato anche lui ma non me lo sarei mai aspettato che fosse colpa di Hope. Della ragazza che, alla fine, era riuscita a cambiare anche me.
N: Eravamo scopa amici.
Loro avevano fatto sesso. Per troppe volte forse.
Ne avevo sentito parlare ma non ci volevo credere: Niall era troppo gentile per fare quelle cose, per usare una ragazza per sesso.
Mi sembrava strano ma lì avevo capito tutto, gli piaceva Hope.
Lui però non doveva starle vicino, lui non era per lei.
Tante volte mi ero immaginato la ragazza a fianco a Niall, quella perfetta per lui, la ragazza che lo avrebbe fatto ridere e che lo avrebbe fatto innamorare. Non era Hope.
Hope era una ragazza da solo sesso. Non da rose e fiori.
Anche io ne ero innamorato, perdutamente, ma dovevo dimenticarmene. Dovevo far capire al mio cervello che non potevo innamorarmi a diciott’anni, la mia vita sarebbe finita.
Non più sesso con ragazze diverse, non più cazzate. Finita. Completamente.
Dovevo dirgli che l’ultima volta che andato a letto con una ragazza era con Hope?
Dovevo dirgli che era una delle poche volte che avevo sentito qualcosa che andasse oltre all’attrazione fisica e al piacere sessuale era per Hope?
Dovevo dirgli che il suo sorriso stava diventando il mio mondo?
Z: Non scopo da più di una settimana.
N: Io ti confesso i miei sentimenti e te parli di sesso?
Wendy: Ecco a voi ragazzi.
Wendy posò le birre a Niall la ringraziò portandosela una subito alla bocca.
Iniziai a torturare l’etichetta della bottiglia chiedendomi se dovevo riferirgli la verità.
Z: L’ultima volta è stata con Hope.
N: Cosa?
Z: È successo una settimana fa, non sono più andato a letto con nessuna, lei è riuscita a impiantarsi nella mia mente e non riesco a toglierla. L’altra sera sono riuscito a ubriacarmi per bene, per dimenticarla, ma non ci sono riuscito. Ho vomitato l’anima per lei.
Voglio dimenticarla perché lei non mi merita, lei non merita uno che va a letto con le ragazze e dopo se le scorda.
Ma io sono innamorato, non riesco a fare altro, sono innamorato di quella ragazza in un modo tale che riuscirei a restare con lei solo per guardarla, per averla nelle mie braccia. Sono innamorato in modo pazzesco. Voglio solo lei, incredibile.
Ma se anche te sei innamorato del suo carattere, del suo pianto che molto probabilmente non avrai mai visto.
Se anche te sei innamorato di lei come me, prego. È tutta tua.
Ma non credo che riuscirai mai a raggiungere il mio livello, anche perché non ci credo neanche io. Ma se te credi di essere innamorato vai, è tutta tua. Prendila.
Io non voglio più avere a che fare con l’amore, è troppo doloroso.
 
Piegai la testa verso l’entrata bevendo un sorso dalla birra. Sentivo gli occhi sbarrati e fissi di Niall su di me.
Io avevo appena detto quello che provavo per Hope, mi sentivo tanto un bambino alle prese con la prima cotta.
Poi la vidi, Hope, nascosta dietro un palo che era fin troppo vicino, aveva sentito tutto.
Mi alzai, posai i soldi per la birra sul tavolo e guardai Niall ancora concentrato.
Z: È tutta tua.
Me ne uscii dal bar senza guardare nessuno ma Hope aveva lo sguardo fisso su di me, ne ero sicuro.
Avevo voglia di prenderla e portarla via, come se fosse di mia proprietà.
Louis: Ehi, dove scappi?
Zayn: A casa, non seguirmi.
Andai dritto in macchina e guidai fino a casa deciso a non avere più problemi, soprattutto d’amore.
 
Harry’s pov
 
La trasportavo senza fatica per i corridoi, pesava veramente poco per essere una diciott’enne.
Si agitava sempre di più e io faticavo a tenerla ferma.
Aprì i suoi occhi verdi e rimasi colpito da quanto liquido era stato versato da quelle iridi e da quanta tristezza era presente nei suoi occhi. Sembrava una bambina indifesa.
L’esatto contrario di quella che si era sempre mostrata.
S: Harry?
H: Ssh, finirà tutto.
Lei non riuscì a parlare ma strinse nella sua piccola mano la mia maglia ormai pregna di lacrime.
Non potevo credere che una ragazza potesse avere tanto dolore.
Chiuse gli occhi e mi guardai intorno, tanti, forse troppi, ragazzi ci fissavano incantati, come se fossimo uno spettacolo interessante.
Non era da me farlo, ma qualcosa in me, vedendola piangere nel corridoio, era scattato.
Avevo spinto tutte le persone presenti e l’avevo presa in braccio, nessuno si era reso conto della sua presenza prima che la prendessi in braccio, chissà com’era non essere notati tra la folla.
A me non succedeva mai.
Spinsi con un calcio la porta del bagno delle femmine e entrai tenendola ancora verso il mio petto.
H: Toglietevi.
Dissi alle ragazze presenti che, dopo aver fatto un’attenta radiografia della scena presentategli davanti, si dileguarono in fretta.
La posai sul lavandino e la incitai a bere un po’ d’acqua.
Lei scosse fortemente la testa e respinse con una mano le mie piene d’acqua. Mi faceva paura, come tremava e come piangeva.
Era come se era più forte di sé, come se non riuscisse a smettere.
Cosa può spingere una ragazza a piangere così tanto?
All’improvviso tolse le sue mani dalla presa ferrea che aveva sul lavandino e le posò sulla mia maglia bianca e strinse in pugno.
Aprì le labbra ma non emise neanche un suono.
H: Dimmi, sono qua.
Cosa dovevo dire? Non mi appartavano neanche un po’ quelle parole ma speravo che sentire la mia presenza l’avrebbe calmata.
H: Dimmi tutto.
Sussurrai prima di abbracciarla, lei non ricambiava e non mi aspettavo che lo facesse, scoppiò in un singhiozzo prima di irrigidirsi sotto il mio tocco.
Stella: Li..
H: Sì?
S: Liam.
Liam? Liam Payne? Cosa voleva lei da lui? Lui cosa gli poteva dare? Non riuscivo a capire.
H: Liam Payne? Liam?
Stella annuì e io allentai la presa e lei rimise le mani sul lavandino.
Non potevo lasciarla da sola, non in quello stato. Non capivo ma dovevo trovare Liam:
H: Arrivo, resta qui.
Mi staccai da lei e spinsi per la seconda volta la porta dei servizi e andai alla ricerca di Liam.
Quella scuola era troppo grande e io non avevo così tanto tempo, non dovevo lasciare Stella da sola per troppo.
H: Tu.
Vidi un ragazzo che timidamente portava la cartella sulla spalla e si sistemava gli occhiali.
x: Sì?
Lo presi per la camicia, non importava se aveva paura, non importava se era un secchione o meno, doveva fare quello che gli dicevo.
H: Liam, Liam Payne, sai chi è?
Lui annuì come se fosse ovvio e lo scossi un po’.
H: Trovalo. Digli che sono in questo bagno delle ragazze, è urgente.
Indicai velocemente la porta non tanto lontana e lo lasciai andare.
H: Veloce.
Il ragazzo corse vero il corridoio sparendo dalla mia vista.
Ritornai verso il bagno e aprii la porta aspettando di trovare Stella sul lavandino ma non c’era.
Sentii dei rumori nell’ultimo bagno e aprii la porta non curante del fatto di vederla nuda, l’avevo già vista e la conoscevo bene.
H: Stella?
La trovai piegata sul water intenta a vomitare anche l’anima, se è possibile.
La sentii sussurrare di nuovo il nome di Liam in preda al panico.
H: Arriva, arriva subito.
Cercavo di nascondere il panico ma il tremolio della mia voce mi tradiva altamente.
Stella si rialzò e io la sostenei facendola appoggiare al mio corpo. Ritornammo alla posizione di prima e lei si appoggiò al lavandino, non riusciva ad alzarsi, non aveva forza. Le misi le mani sui fianchi e lei mise le sue sulle mie spalle, la sollevai facendola sedere nuovamente sul piano e le sorrisi ma lei non ricambiò, iniziò a piangere più forte e il mio sorriso sparì dalle mie labbra.
Guardai le mie mani enormi che le avvolgevano quasi completamente i fianchi, era così esile, così piccola, così magra, così debole.
Non potevo credere che esistessero persone che soffrivano in quel modo. Cosa poteva ridurla in quel modo?
Non poteva farsi ridurre così da dei semplici insulti dai nostri compagni.
Si sa che la scuola, che la società può essere crudele ma io.. 
No, non potevo capire perché io ero perfetto per quella gente, giocavo a football, avevo tante ragazze ai miei piedi e non potevo capire gli insulti che mandavano a Stella e quanto male facevano.
Non avevo mai ricevuto nessun insulto e la cosa non mi sfiorava nemmeno, ero accettato, mi bastava quello.
Facevo paura alle persone per il mio modo di fare, sì, ma questo mi permetteva di sopravvivere e di farmi rispettare dalle persone
Stella continuava a piangere e io, incapace di fare altro la abbracciai ma lei non si calmava.
‘Quando arrivava Liam?’
 
Passai cinque minuti con quella ragazza esile tra le braccia che, però, non dava segni di miglioramento.
Liam: Per l’ultima volta Harry, non ce li ho i preserv.. Stella?
Liam aprì improvvisamente la porta e sentii Stella rilassarsi e  un quasi sorriso spuntò sul suo volto bagnato dalle lacrime.
Strinse un’ultima volta la mia maglia e lasciò andare la presa, io, invece, la tenni salda a me, avevo paura di lasciarla.
Li: Levati.
Le mani di Stella erano sui suoi fianchi incapaci di fare niente ma appena Liam prese il mio posto si andarono a intrecciare dietro il suo collo tenendolo saldamente.
Liam l’abbracciò e si avvicinò a lei permettendole di legare anche le sue gambe intorno alla sua vita.
L: Ci sono io, calmati. Ci sono io adesso. Non sei sola.
Lei riprese magicamente il controllo e il respiro regolare. Involontariamente sorrisi a quella vista.
Liam la faceva stare meglio come io non ci ero riuscito. Forse l’amicizia che c’era fra di loro riusciva a calmarla.
L: Stupenda, mi sorridi un po’?
Le mani di Stella si posarono sul suo petto e sorrise debolmente ma sinceramente.
L: Ecco il sorriso che mi mancava e che tanto amo.
Lei continuò a ridere sempre più convinta e Liam fece una cosa che non mi sarei mai aspettato.
Appoggiò le sue labbra alle sue e Stella mise di piangere completamente, ricambiò il bacio e io ero più confuso di prima.
‘Bene, si sono dimenticati di me’ pensai mentre osservavo Liam e Stella insieme.
Una domanda continuava a girarmi per la testa.
L: Meglio?
Stella sorrise e annuì.
H: Prima è stata male di stomaco, non so se ti può essere di aiuto mentre sei appiccicato a lei.
L: Vieni con me.. Stella, tutto bene?
Stella annuì nuovamente e tolse il suo sguardo assassino su di me, molto probabilmente perché avevo detto a Liam che era stata male.
Seguii in silenzio il ragazzo fuori di lì e ci fermammo subito dopo la porta.
H: Che cazzo sta succedendo a Stella?
Liam si passò una mano fra i capelli corti e rimase in silenzio.
H: Liam!
L: Cosa ti dovrei dire? Lei se sta male è per parte colpa tua.
H: Mia?
L: Cazzo, cosa ti è passato di mente quando te la sei portata a letto? Aveva appena perso il padre Harry. Usandola e facendo quella scena in corridoio non l’hai aiutata come credevi di fare o come lei pensava che facessi.
Accusai il colpo e abbassai lo sguardo.
L: Vieni.
Lo seguii mentre apriva lentamente la porta facendo vedere Stella che dondolava le gambe.
L: Non tornerà mai come prima.
Sussurrò
L: Dai Stella, ringrazia Harry.
S: Perché dovrei?
H: Senza di me non so dove saresti adesso.
S: Lo so io, di sicuro starei molto meglio senza di te.
Scese dal piano e ci superò senza aggiungere altro. So che non mi meritavo un ‘grazie’ per il passato. Ma per il presente ci stava.
L: Vado con lei. Ciao Harry.
Lo salutai e andai verso l’uscita, la campanella era appena suonata, andai all’armadietto, presi i libri per il giorno dopo e andai verso il parcheggio dove mi aspettavano Zayn e Louis per riportarmi a casa.
Neanche un ‘grazie’.
 
 
 
 
Ciao a tutte!!
Ok, questo è venuto un tantino lungo ma spero che non vi dispiaccia.
Volevo dirvi alcune cose:
Allora, per prima cosa l’età dei ragazzi: i compleanni sono sempre gli stessi ma visto che volevo lasciare Louis il più grande ho fatto finta che sia nato un anno prima ma l’hanno messo in classe insieme agli altri perché nato alla fine dell’anno. Quindi, in ordine dal più grande:
Louis.
Zayn.
Harry.
Liam.
Niall.
Volevo lasciare Harry il più piccolo ma dopo la cosa diventava estremamente complicata per via dell’età per bere e per guidare, ecc..

Poi, per quanto riguarda i fatti, prima è successo l’Harry’s pov e poi il Zayn’s pov. Volevo sottolinearlo perché una mia amica non ci aveva capito niente.


Ultima cosa, sì, è un po’ strano che Harry abbia aiutato Stella, no? Beh, le persone cambiano grazie a altre persone. Beh, Harry è cambiato grazie a Marta, tutto qui. Tutti hanno un cuore e in questo capitolo si dimostra che anche il più puttaniere della scuola (Harry) può diventare un tenero.

Forse mi sto allungando un po’ troppo.. Ahaahahah, spero vi piaccia con tutto il cuore.
Lasciate taaante recensioni, un bacio xx
_Stella

  
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