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Autore: SofyHoran    30/04/2013    3 recensioni
‘Ehi Amber, ho sentito che c’è un concorso per ospitare un ragazzo dal Canada, parteciperai?’ Non mi sarei mai aspettata che quel ragazzo potesse diventare la mia vita.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Arrivammo a scuola, mano per la mano, quando tutti erano entrati ormai da un bel pezzo. Lo osservai: era alto, moro, occhi azzurri come il ghiaccio, lineamenti perfetti..era tutto per me, ma soprattutto, mi sentivo sicura e protetta, sembra una pubblicità di assorbenti , ma la finisci di rompere le palle? scusa, me ne vado. Continuiamo.. in quell’istante sarebbe potuto arrivare anche un bufalo all’attacco, ma la sua stretta e la sintonia perfetta con cui i nostro corpi si muovevano, non avrebbero fatto oltrepassare nemmeno un atto di malignità. Mi cinse i fianchi con le sue mani morbide e vellutate, come quelle di un neonato, e ci avviammo nelle rispettive aule.. chiunque ci avesse visto, avrebbe pensato che stessimo insieme. Ma non avrei mai pensato che il mio cuore potesse appartenere a qualcun altro, se non a lui. Ma mi dovetti ricredere ben presto.
‘Allora a dopo, mia piccola Amber’ le mani incominciarono a tremare: non ero più abituata a tutta questa gentilezza.
‘Ehi, non sono più tanto piccola.. abbiamo solo tre anni di differenza!’ protestai, sciogliendo l’abbraccio e raccogliendo le cartacce che certa gente cretina, stronza e strafottente dei bulletti avevano appallottolato e non avevano centrato il cestino posto nell’angolino a destra dell’ampio corridoio.
‘Da quando ti sei dedicata alla cura dell’ambiente?’ il suo tono strafottente e amorevole stuzzicarono il mio debole udito, “colpa degli auricolari” direbbe mio padre.. e mi portarono in un universo parallelo. Il suono della seconda campanella mi riportò brutalmente alla vita reale, e notai che Luke era già a metà strada.
‘Per tua informazione.. sono solo beneducata!’ e gli lanciai addosso il mucchietto di carta stropicciata contenuto fra le mie piccole e graziose mani.
‘Attenta Amber, dopo la pagherai!’ finse di volermi  prendere a bastonate, ma dopo due secondi mi lanciò un bacio che afferrai al volo.
‘A dopo Luke’ strizzai un occhio e mi diressi involontariamente nell’aula di biologia.
*mezz’ora dopo*
TOC TOC
Benedetto chiunque abbia interrotto questa lezione.
‘Avanti’ il tono contrariato della professoressa McCartner mi fece voltare di scatto verso la porta di legno, segno che non stavo seguendo. E quando mai segui qualcosa?  Taci, ti prego.
‘Ehm, buongiorno. Starei cercando la signorina Hill. Amber Hill’ Il mio cuore smise di battere per una frazione di secondo quando pronunciarono il mio nome. E supposi che quella voce melodiosa appartenesse a lui.
‘E’ qui, chi la cerca?’ la professoressa era intenta a capire qualcosa di quella strana conversazione e  io non riuscivo a collegarne il senso. Per una volta, eravamo d’accordo entrambe.
‘Ehm, un amico. E’ molto urgente, è questione di pochi minuti’ La sua voce mi ronzò nella testa come il sottofondo di una canzone che ascolti per giorni e non riesci mai a staccartene del tutto.
‘Mmh, va bene. Vi lascio solo cinque minuti’ Nella sua voce notai un pizzico di maliziosità, ma anche di cattiveria.
‘Grazie. Vieni Amber’ Riuscii a scorgere il suo viso tra la porta e le teste dei mille compagni davanti a me, ed era bellissimo, di una bellezza ineguagliabile. Appena sentirono il suono delle vocali e consonanti che componevano il mio nome, tutte quelle teste si voltarono nella mia direzione, bisbigliando qualcosa nell’orecchio del compagno e dandosi gomitate: erano tutti sconcertati quanto me. Improvvisamente volli Lucinda accanto.
Mi alzai cercando di non far troppo rumore, ma c’era fin troppa delicatezza nei miei movimenti, e con una culata, feci cadere la sedia all’indietro. Mi coprì il viso con le mani, mormorando scuse in tutte le lingue che conoscevo e attraversai l’immensa classe a passi felpati fino a che non raggiunsi la porta che mi separava dal mio amore. Ok, avete tutti capito che sono innamorata di lui. Mi prese per mano e chiuse la porta alle mie spalle, non facendo nemmeno un rumore.
‘Ehi, ma che ci facciamo qua?’ bisbigliai, cercando di non urlare. Non vorrei che qualcuno stesse ascoltando le nostre conversazioni.
‘Ehm.. volevo dirti.. insomma’ Si passò la mano dietro la nuca, percepivo perfettamente che era agitato. Lo fissai, e constatai che nei suoi occhi, c’era uno strano brillio. Avrei fatto qualsiasi cosa per saperne di più.
‘Allora?’ La mia voce tremava, non sapevo che altro dire. Il mio mondo stava girando al contrario, non capivo più niente di quello che stava accadendo al di fuori di me e lui. E stavo bene così.
‘Possiamo parlarne da un’altra parte?’ Cambiò velocemente discorso, per prendere tempo e formulare la frase con parole di senso compiuto. Lo conoscevo fin troppo bene e non si sarebbe mai atteggiato in questa maniera se non fosse che da un momento all’altro avrei saputo un importante verità. Ok, mi sta salendo l’ansia.
‘Va bene, se è quello che vuoi..’ Lo precedetti e ci incamminammo verso il  parchetto della scuola, dove le troie fumavano costantemente per ore e ore.
‘Ci siamo, ti serve qualcos’altro?’ Espressi la frase con un pizzico di malignità, sono sempre stata una persona impaziente.
‘No, ci sono.. Bhè, volevo solo farti sapere che..’ Appena continuò il suo ‘autorevole’ discorso, sentimmo un urlo provenire dall’ingresso.
‘EHI VOI DUE! TORNATE SUBITO NELLE RISPETTIVE CLASSI!’ La bidella ci aveva appena beccati. Perfetto. Amber, sei una sfigata. Grazie per l’informazione.
‘Ma veramente noi abbiamo il permesso della professoressa McCartner’ borbottò lui, per cercare di scamparla al meglio.
‘Non me ne importa, andate subito in classe, se no chiamo la preside!’ Che brutta zoccola persona.
‘Si, va bene, va bene’ sussurrai, anche se avrei preferito cantargliene quattro. Ma anche cinque, andava bene ugualmente.
‘Senti, parliamo dopo ok?’ disse lui, era salvo, ma solo per questa volta.
‘Certo. A dopo’ alzai gli occhi al cielo, ero stufa di questa situazione.
‘Aspetta un momento, una mia compagna mi ha accennato di un concorso, e oggi si terrà l’estrazione per il vincitore. Hai partecipato?’ Tanto prima o poi vorrò sapere la verità, quindi fai poco il ruffiano.
‘Si, ma tanto sono sicura di non vincere’ Quando davanti a te, ti trovi una persona completamente strabiliante, è estenuante cercare di parlare seriamente e senza sembrare dei coglioni in calore. Non l’ho capita. Neanche io, l’ho detto che non sono concentrata.
‘Vabbè, ma mai dire mai’ Mi fece l’occhiolino, e in quel momento una raffica di vento  gli scompose i capelli. E da quell’istante, il suo sorriso fu il mio paradiso.
‘C-certo. Adesso vado, ciao’ Girai sui tacchi e camminai a passi veloci verso la mia aula, situata al pian terreno.
Appena afferrai la maniglia e la portai verso di me per aprire la porta, le teste dei miei inutili compagni, sbucarono immediatamente.  Con le guance in fiamme per l’imbarazzo, tornai a testa bassa verso il mio posto, senza fermarmi a fissare un punto preciso.
‘Ce l’abbiamo fatta, signorina Hill, la lezione è quasi terminata. Spero prenda appunti da qualche suo compagno’ Chiuse il registro e mi fissò.
‘Ovviamente, lo farò subito’ Feci finta di cercare un qualsiasi pezzo di carta dentro lo  zaino, ma la campanella ci ricordò dell’intervallo. Che peccato.
Presi il mio jansport e mi diressi verso l’aula magna, dove si terrà l’estrazione. Non avevo voglia di parlare con nessuno, avevo solo bisogno della musica e del tempo per me stessa.
‘Ehi Amber!’ Ma che cazz ..Facciamo le gentili, su.
‘Ciao Lucinda’ accennai un sorriso, molto falso a mio parere, e mi chinai per raccogliere una penna che mi era accidentalmente  caduta. Ti prego, vattene, mormorai fra me e me.
‘Come stai?’ Il suo trotterellare come un pony impazzito mi faceva venire il mal di testa, perciò puntai un ragazzo di quinta, molto carino, per distrarmi.
‘Bene, te?’ Non è che non le volessi bene, o che non mi stesse simpatica, ma nessuno cercò la mia compagnia per almeno.. mai.
‘Bene, bene. Vai anche tu all’estrazione?’ Il suo sorriso mi faceva venire il voltastomaco. Come faceva ad essere sempre così felice? Volevo riuscirci anche io.
‘Certo, anche se non vincerò, ovviamente’ dissi e mi accomodai sui primi posti a sedere dell’aula magna, già affollata da ragazzi.
‘Prova, uno due, tre.. Allora, salve a tutti ragazzi!’ Il preside della scuola è sempre stato un totale incapace nei discorsi, per questo nella tasca tiene a portata di mano un fazzoletto di seta per asciugarsi la fronte nei momenti d’agitazione.. come questi. Due ragazzi di terza dietro di me, continuavano a ridere e si preparavano le canne per l’intervallo successivo. Dio mio, allegria. Parli proprio tu..Uff, ti odio.
‘Bene, so che molti di voi hanno partecipato a questo concorso’ e via con il fazzoletto a pois rossi.
‘Quindi, adesso chiamerò una ragazza, che salirà sul palco, ed estrarrà il biglietto con dentro scritto il nome del fortunato vincitore!’ la professoressa di letteratura gli passò un bicchiere d’acqua, e ne bevve un sorso prima di continuare il discorso provato ore e ore nella camera da letto.
‘Lei, signorina, venga qua’ Indicò con la punta dell’indice, una ragazzina minuta e mora, probabile che fosse di prima.
‘I-io?’ La ragazzina era scioccata, e tentennò parecchie volte prima di decidersi a salire sul palchetto.
‘Adesso, ci siamo. Siete tutti pronti?’ Un coro di ‘si’ annoiato, risonò nell’aula e iniziò così, il mescolamento dei bigliettini. Dopo due minuti abbondanti di panico, la ragazzina tese il biglietto al preside. Tutti noi fummo presi da una scarica di ansia e adrenalina, per l’eccitazione.
‘Il vincitore che ospiterà il ragazzo canadese, è..’
‘E’..’ Su, su, su.                
‘Amber Hill, 1B’. Un applauso fragoroso  mi acclamò e io per poco non caddi dalla sedia per lo spavento.
Non ci posso credere.

  
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