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Autore: Meramadia94    30/04/2013    3 recensioni
Ryan viene ricattato. La vita di una persona a cui tiene molto è stata messa in pericolo. Per salvarla dovrà scegliere cosa è più importante: l'amore per la famiglia o il suo senso di giustizia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Nuovo personaggio, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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''Ryan la smetti di girare in tondo?''- disse Esposito quando il collega ebbe terminato il decimo giro intorno al tavolo-:'' mi stai facendo venire il mal di testa.''

Erano passate altre due ore da quando gli agenti erano andati a prelevare l'ipotetico stalker, e non si era ancora fatto vivo nessuno.

Avrebbe dato qualsiasi cosa anche solo per vederla per qualche secondo, per assicurarsi che stesse bene invece...

''E stai facendo un buco nel pavimento.''- aggiunse Castle.

Ryan riservò ai due amici un'occhiataccia.

Una ragazza innocente, sua sorella per giunta, era fuori, dispersa, magari per le mani di qualche squilibrato e loro si preoccupavano di certe frivolezze?

Non sapeva nemmeno se era ancora illesa, se aveva mangiato...

Si mise le mani nei capelli.

Esposito si alzò subito dalla sedia e andò dal collega, preoccupato.

''Ti senti bene?''-chiese.

Ryan attese due secondi prima di annuire.

''Mi sembra di impazzire.''- rispose Ryan.

''Forse dovresti prenderti un paio d'ore, fai una passeggiata, torni a casa, fai una doccia e poi torni qui ok?''- gli propose Castle.

Ryan fece cenno di no con la testa-:''Lo farò quando sarò certo che quel bastardo non le ha fatto del male.''

In quel momento arrivarono i due agenti con il ragazzo e lo scortarono fino alla sala degli interrogatori.

Occhi azzurri, alto, ben vestito, riccioli neri....

I due detective e lo scrittore andarono ad aspettare Beckett nella sala attigua.

Arrivò dopo pochissimo.

''Allora?''- chiese Ryan.

''Appena hanno nominato il nome Deborah Ryan ha cercato di darsela a gambe, ma con l'aiuto di alcuni clienti e camerieri sono riusciti a bloccarlo.Inoltre il gestore ci ha comunicato che di recente Charles gli aveva confidato di essersi innamorato di una ragazza e con la quale aveva intenzioni serie e che progettava di portarla proprio in quel bar.''- li informò Beckett.

Nella loro testa ormai avevano identificato quel ragazzo come colpevole.

In polizia ( e Castle lo sapeva perchè era il suo lavoro scrivere su omicidi e delitti irrisolti ) avevano insegnato loro che solo i colpevoli scappano, cercano di nascondersi e danno segni di irrequietezza davanti alla polizia o a chiunque li cerca dopo che è successo qualcosa.

La detective aveva una cartella in mano e diede a Castle il cenno di seguirla.

Ryan ed Esposito avrebbero aspettato dall'altra parte del vetro.

''Buonasera...''- lo salutò Beckett mentre lei e Castle si sedevano davanti al sospettato.

Charles sospirò come per salutare.

''Che cosa ci faccio qui?''- chiese.

Castle gli mostrò la foto di Debby che Ryan aveva procurato loro-:''Hai mai visto questa bellissima fanciulla?''

Il ragazzo annuì facendo una faccia vaga.

''Si... potrei...''- rispose ancora più vago.

''Dove di preciso?''- chiese Beckett con il suo sguardo indagatore.

''Non saprei.... per strada, al bar, in università....''

''Abbiamo dei testimoni che sostengono di averti visto girare molto spesso intorno al negozio dove la ragazza lavora.''- Beckett aveva iniziato ad incattivirsi e a guardare male il ragazzo.

''Eri letteralmente cotto di lei vero? Inizialmente pensavi che fosse solo un bel visino, ma poi quando hai scoperto le sue ambizioni ti è piaciuta ancora di più. Prima l'hai seguita per un po' scattandole delle foto, poi ti sei fatto avanti chiedendole di uscire... ma lei non c'è stata e ci hai riprovato, stavolta con le cattive.''- ipotizzò Castle davanti a lui.

''C-cosa?!?''- fece il ragazzo sempre più sbalordito.

''Capisco essere innamorati o comunque prendere una sbandata, ma questo...''- fece Beckett sbattendo le foto di Deborah sviluppate dal suo cellulare-:'' è un reato. Si chiama Stalking.''

''Sono solo foto...''- cercò di giustificarsi.

''Foto che riprendono una persona che non sapeva di essere fotografata ne tantomeno seguita.''- aggiunse Castle-:'' il solo fatto che queste foto esistono basterebbe per sporgere una bella denuncia o come minimo per ottenere un'ordinanza ristrettiva.''

''Va bene.''- ammise il ragazzo sconsolato-:'' Ho sbagliato, non sono stato corretto...''

''No, direi proprio di no. Ora per favore, dicci dove tu e i tuoi amici avete nascosto la signorina Ryan e quando ci saremo accertati della sua incolumità, potrei convincerla a non denunciarla.''

Ora si che cadeva dalle nuvole.

''Ma di che cosa sta parlando?''

Beckett lo fulminò-:'' Lo sai benissimo. Ti sei preso una cotta per Deborah, ti sei fatto avanti, ma ti ha respinto, così hai organizzato il sequestro per farle cambiare idea. Tenerla rinchiusa da qualche parte non ti farà guadagnare punti ai suoi occhi.''

Ora era terrorizzato.

''No, non è vero... io non le ho fatto niente. Le voglio molto bene, non avrei mai fatto nulla per danneggiarla.''- sembrava sincero, ma nessuno dei due sembrava propenso a credergli.

''Risulta difficile crederlo, visto che sappiamo che l'ha seguita per almeno una settimana, e nello stesso periodo di tempo qualcuno si è introdotto in casa sua e ha piazzato delle cimici. E guarda caso, lei studia informatica e tecnologia, non deve essere stato così difficile piazzare delle cimici ed entrare nel computer della coinquilina di Deborah e inviarle un messaggio a suo nome.''- lo inchiodò Beckett facendo cenno a due agenti di venire-:'' Per il momento lei è in stato di fermo. Ha diritto a un avvocato, a una telefonata e a rimanere in silenzio.''

In quel momento lo portarono fuori in manette, mani davanti e nello stesso momento uscirono anche Ryan ed Esposito.

Il primo fermò gli agenti e guardò il sospettato con occhi pieni di odio e cattiveria.

''Ti conviene sperare di aver detto la verità e che Deborah stia bene, perchè se scopro che hai osato sfiorare mia sorella anche solo inavvertitamente renderò la tua vita in carcere un vero inferno.''

Avrebbe giurato di averlo visto terrorizzato e grato agli agenti mentre lo portavano via da lui.

In quel momento arrivò la Gates.

''Ha confessato?''- chiese il capitano.

Beckett fece cenno di no con la testa.

''Non ancora. Ma se è stato lui di sicuro avrà dovuto studiare prima tutto per costruire le cimici trovate nell'appartamento e poi un tragitto da far fare alla ragazza dopo averla presa. Ci serve un mandato di perquisizione.''

La Gates annuì comprensiva-:''Ho chiamato il procuratore, ce lo farà avere, ma non prima di domattina.''

Ryan si congelò un istante e poi fece per aprire bocca per dire qualcosa, ma Castle glielo impedì mettendogli una mano sul braccio e dicendogli sottovoce-:''Non fare pazzie, se la Gates si accorge che sei troppo coinvolto, la storiella dell'omonimia casuale non sarà più tanto credibile e ti taglierebbe fuori.''

Lo guardò come un cucciolo smarrito, ma poi rilettè e giunse alla conclusione che l'amico non avesse tutti i torti.

Appena la Gates si allontanò Castle lasciò la presa.

''Se le ha fatto del male, giuro che...''. imprecò Ryan.

''Se ti servisse una mano non esitare a chiedere.''- lo appoggiò Esposito, anche Castle fu più che d'accordo.

Non solo perchè lo sospettavano di aver messo le mani addosso ad una ragazzina innocente, ma perchè stava facendo soffrire una delle persone a loro più care e non potevano tollerarlo.

In quel momento suonò la suoneria del cellulare di Ryan.

Supermassive Black Hole.

Abbozzò un sorriso quando vide il nome di chi lo stava cercando, l'unico raggio di sole in quella giornata.

''Ciao tesoro...''- rispose-:'' senti, ora sono un po' impegnato, ti spiace se ne parliamo più tard...''- e qui cambiò colore-:'' c-come? Si... va bene... ho capito, arrivo subito.''

Gli amici lo guardarono preoccupati.

Che altro era successo?

''Beckett... ho bisogno di due ore a casa...''- disse con voce tremante.

Beckett annuì esitante, ma poi chiese-:'' Che cos'è successo?''

''Era Jenny.''- rispose-:'' L'hanno chiamata i rapitori, hanno detto che vogliono parlare con me per accordarsi su cosa fare con Debby. Ho solo venti minuti per essere a casa e rispondere quando il telefono suonerà.''

Inutile dire che se non fosse stato agile e scattante nel rispondere Deborah non ne avrebbe tratto grandi benefici.

''Andiamo allora.''- fece Beckett con due occhi che sprizzavano decisione e sicurezza.

 

Grazie alla volante della polizia furono a casa di Ryan in metà del tempo concesso.

''Finalmente...''- li accolse Jenny gettando le braccia al collo del marito.

Si diressero tutti in salotto, ad aspettare la chiamata.

''Questo cambia le carte in tavola...''- fece Ryan mentre Jenny tornava con delle tazze di caffè-:'' Questo significa che Charles ha detto la verità sul rapimento e di non aver piazzato cimici in casa di Deborah... ma chi può essere stato...?

Ora sapeva che non c'entrava nessuno stalker ma era comunque sconvolto all'idea che qualcuno la tenesse sotto scacco. Non sapeva dove si trovava ne altro.

Bella situazione.

''Ok, cerchiamo di ragionare...''- propose castle dopo aver svuotato la sua tazza di caffè-:'' Sappiamo che Deborah è stata rapita da due tipi pagati per farlo, e che il vero responsabile è un esperto di informatica e nuove tecnologie....''

''E possiamo anche escludere che si tratti di un maniaco, visto che si è messo in contatto con te per discutere di un probabile riscatto..... e possiamo dedurne che almeno per il momento è illesa.''- concluse Esposito.

''Erano loro a tenerla sotto controllo non lo stalker... deve essersi informato su di me e la mia famiglia, è così che ha scoperto che Deborah era la più vicina dei miei familiari, quella più facile da rapire...''- disse Ryan pensando ad alta voce.

Solo adesso capiva tutto.

Si spiegava anche perchè avessero preso Deborah e non sua moglie, la donna che era tutto per lui.

Jenny era sposata con un poliziotto e frequentava spesso i suoi amici, era letteralmente circondata da poliziotti, era troppo bensorvegliata e il sequestro sarebbe andato a monte.

Molto meglio rapire una persona che non aveva a disposizione la stessa protezione.

''Qualcuno a cui hai pestato i piedi te l'aveva giurata, solo che tu non lo sapevi...''- ipotizzò Beckett. Era lacerante sapere che una persona cara è nei pasticci e che tu ne sei la causa involontaria.

Poteva solo immaginare come si sentiva il collega.

''E oltre a prendere Deborah per farti del male, ha pensato anche di pretendere qualcosa da te...''- concluse Castle.

In quel momento suonò il telefono e tutti scattarono come se li avesse morsi una tarantola.

Beckett gli diede l'ok per rispondere.

''Metti in vivavoce.''- aggiunse e il detective si affrettò a obbedire.

''Chi parla?''- chiese quasi atono.

La voce dall'altra parte era camuffata, non era facile capire se era uomo o donna.

''La persona che ha rapito tua sorella, Detective Kevin Ryan.''

Ryan respirò a fondo e poi chiese-:''Come sta?''

La voce ora era limpida, cristallina e anche leggermente spaventata-:''Kevin?!?''

Era lei.

La sua piccola Debby.

Era viva e stava bene.

Almeno credeva.

'' Debby!!! Debby, come stai?!?''- chiese il detective scaricando l'ansia accumulata.

''Sto bene.''- fu la risposta-:'' Ho solo un po' di freddo, ma sto bene...''

''E ora trattiamo.''- di nuovo quella voce indescrivibile-:''So che stai indagando su una certa faccenda. Ti do due giorni di tempo per decidere cosa è più importante, altrimenti...''- e qui il sangue dei presenti si gelò.

Quattro colpi di pistola.

Quattro grida miste di dolore e disperazione.

''DEBBY!!!''- gridò Ryan.

''S-sto bene...''- rantolò a fatica la ragazza-:'' mi ha preso di striscio...''

''Non mi basta.''- fece Ryan con rabbia-:'' voglio la prova che è ancora viva, che non è una registrazione della sua voce.''

''Va bene, tra qualche minuto ti arriverà una mail con foto-allegato.''

La chiamata si chiuse lì.

Doveva scegliere cos'era più importante.

La sua famiglia o il suo intaccabile senso di giustizia.

Svenne di li a poco, sotto gli occhi terrorizzati della moglie e sentendo le voci degli amici che lo chiamavano. 

  
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