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Autore: ehyitsanerd    01/05/2013    0 recensioni
"Ecco che tutte queste domande ed i pensieri più sbagliati venivano a farmi compagnia. Ed io lì, accovacciata a terra, con le ginocchia alla stessa altezza degli occhi, la testa abbassata, gli occhi socchiusi, quasi in transe, mentre le lacrime bagnavano il mio corpo e il freddo dell'Inverno asciugava tutto con le sue folate di vento fredde e gelide come il cuore della gente."
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 "I never thought I'd need you there when I cry.", mi risuonava nella mente il motivetto della canzone di Avril, così pura e veritiera.
"Sembra quasi voglia cullarmi nel letto, insieme a tutti i pensieri che mi riempiono ogni spazio disponibile nella mia mente ogni qual volta ho bisogno di dormire" pensai. Mamma stava guardando un film in TV e fuori pioveva. "Il rumore della pioggia è così deciso, determinato... vorrei tanto potergli somigliare" aggiunsi.
La finestra risuonava il ticchettio di ogni singola goccia, e mentre trovavo una posizione corretta per addormentarmi, mi venne in mente il giorno che avrei dovuto affrontare nelle prossime ore, una volta mi sarei svegliata.
Il compito in classe, le mie amiche, i miei compagni di classe, i professori... tutto ciò mi rendeva davvero triste, ma non sapevo spiegarmene il motivo per il quale ciò accadeva; io amavo la scuola.
Controllai la sveglia posta accanto al mio letto, segnava le 22:15, "cavolo" pensai "è davvero tardi".
L'unico modo per riuscire a dormire e a scansare la visita di mamma delle 22:30 (sempre precisa e puntuale) era quella di indossare le cuffie, solo così avrei potuto dormire.
"Ci è riuscita, è riuscita a cullarmi, è riuscita a tranquillizzarmi" pensai la mattina seguente, non appena mi svegliai alle 6:30.
Come al solito avrei dovuto ascoltare il rumore della sveglia per abbandonare i miei sogni così come il mio cuscino, ma proprio non ci riuscivo.
Il pensiero della scuola era così forte che mi faceva svegliare sempre prima della suoneria di quell'aggeggio. Non so come, ma era così.
Allora, mi alzai, feci colazione con latte e biscotti, mi andai a lavare, mi vestii in fretta, senza badare a ciò che indossavo e senza nemmeno guardare lo specchio, non gliel'avrei data vinta ancora una volta.
Mi girai ed erano le 7:25, quindi decisi di preparare la cartella e di incamminarmi verso la fermata del pullman, dopo aver dato un bacino sulla guancia a mia mamma.
"Buona giornata, tesoro".
"Ciao mamma, anche a te" dissi mentre chiudevo la porta.
La giornata era soleggiata, la pioggia della sera precedente aveva schiarito il cielo e la polvere sull'asfalto sembrava inesistente.
"Oh, cazzo" mi nascosi nel cespuglio della piccola campagna che mi portava al pullman.
Eccolo lì, con aria spensierata, un sorriso impertinente e gli occhi di chi la sa lunga.
Ero cotta di quel dannato ragazzo sin dalle medie, ma non mi aveva mai notata... infondo, come biasimarlo? Lo scopo della mia vita era essere invisibile a tutti.
Si passò una mano tra i capelli, quasi a liberare la profumata fragranza ch'essi nascondevano e mi guardò negli occhi proprio mentre mi alzai da terra per prendere il pullman.
Il mondo si fermò per pochi secondi, tutt'attorno a noi si creò un'alone di luce bianca e i suoi amici sparirono così come tutte le preoccupazioni. Cosa potevo pretendere, però? I momenti di felicità, con me, sono inesistenti o durano pochissimo. Questo, difatti, durò al massimo dieci secondi, finché egli fece un cenno con la testa per salutarmi ed io ricambiai il saluto con un semplice sorriso accompagnato dalla mano che, senza che la comandassi, involontariamente, gli salutò. Mi pentii subito di averlo fatto, gli avevo dato fin troppa importanza.
Entrai nel pullman, il tratto tra casa-scuola era abbastanza lontano, ecco perché, impiegavo quel tempo per ripetere!
Arrivai a destinazione dopo un bel po' di tempo e, prendendo del coraggio ed impadronendomi di esso, scesi dal pullman. Tante maschere mi circondavano, sembrava quasi di stare in un film. Vi erano così tanti schifosi, freddi, luridi, tetri, insignificanti e falsi sorrisi che mi veniva da vomitare.
M'incamminai verso le mie amiche: Clara, Devonne e Sofia.
Queste ultime le maschere le indossavano, ma non con me... ogni volta che mi vedevano arrivare, come per magia, le facevano cadere per terra, le calpestavano ed i sorrisi che mi regalavano erano veri proprio come quelli che padroneggiavano il mio volto in loro compagnia.
Clara, come al solito, non si perdeva di coraggio per il compito in classe, anche se non nascondeva la sua preoccupazione.
Me ne accorsi dal modo in cui si toccava i suoi ricci, così dannatamente perfetti, sembravano fatti con le mani di uno dei parrucchieri più prestigiosi al mondo.
Adorava farmi star bene, ecco perché cercava di farmi ridere non appena la salutavo. Non si rendeva mai conto di quanto fosse bella, ma infondo, quale ragazza non si fa scrupoli sul proprio aspetto?
Era di una bellezza mediterranea, aveva le curve al punto giusto, occhi e capelli color cioccolata, uno dei suoi cibi preferiti, labbra carnose ma rosee. Carnagione olivastra che rifletteva ogni singolo raggio di sole che cadesse su quest'ultima.
Devonne invece era la più orgogliosa del gruppo. Non osava né chiederti un abbraccio, né negartelo... semplicemente era testarda e cocciuta. Adorava creare situazioni imbarazzanti. Era follemente innamorata di una band e di un attore dell'epoca, rispettivamente i One Directione e Johnny Depp. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a capire alcuni dei suoi aspetti malinconici che semplicemente amava nascondere, ma che regalavano mille e più sorprese quando meno te lo aspettavi. Adoravo la sua inquietudine ed il suo mistero interiore perché la rendevano sempre più interessante ai miei occhi. Era la ragazza perfetta che si trovava fuori luogo ovunque tranne che nella sua stanza. Anch'essa aveva i lineamenti meridionali, simili a quelli di Clara. Ma una cosa forse la distingueva: amava sottolineare la parte bassa dell'occhio con la matita nera. Questo suo dettaglio mi ricordava molto una ragazza di un noto video musicale che ella stessa m'invio tramite un social network.
Sofia, beh che dire, era semplicemente mozza fiato. La sua bellezza nasceva dalla ricchezza che proveniva dal cuore. Era sempre disposta ad aiutare gli altri proprio grazie alla sua saggezza.
Le persone la vedevano come quella "intelligente", ma oltre a questo primo aspetto, io ce ne vedevo molti altri. La sua voglia attiva e perenne di partecipare ad ogni tipo di conversazione, anche quella più banale la rendeva così speciale. Ella, però, a differenza di molte altre ragazze, era così timida ma estroversa al tempo giusto che proprio non mi capacitavo a capirla. Dio aveva saputo dosare bene le quantità di pregi e difetti nel suo corpo. Era una ragazza molto speciale, con rinomate qualità. Il suo sorriso era meglio del sole, sapeva farmi illuminare il cuore, oltre che riscaldare la pelle. E che dire delle sue guance morbide? Dei suoi occhi, talvolta spenti, talvolta tanto luminosi e radiosi da far invidia alle stelle, del suo idolo, Kristen, che le somigliava tantissimo? Il loro rapporto era qualcosa di sensazionale.
La gente che ci circondava amava chiamarci le Pirandelliane, perché avevamo una, nessuno e centomila facce a seconda delle situazioni che ci capitavano davanti.
  
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