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Autore: Dama delle Comete    01/05/2013    3 recensioni
Durante una passeggiata, Peach, Mario e Luigi non sospettano minimamente che da quello strano tubo verrà catapultato fuori un ragazzo che non ricorda nulla di sé e che diventerà un grande alleato!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dieci

 
 
- Ora ve la vedrete con noi! - gridò Rosy, dopo aver liberato gli altri tre dalle corde con un incantesimo.
Lanciò ai due fratelli dei fiori di fuoco, che utilizzarono subito.
Kevin si ritrovò in salopette azzurra, e cominciò a bombardare i due uomini, che gridarono insulti, arrabbiati. Vide Mario e Luigi correre a liberare le principesse, e non appena uscirono dalle gabbie, li ringraziarono contentissime (per la precisione Daisy stritolò un imbarazzato Luigi in un abbraccio).
Bowser, con suo grande stupore, strappò di mano a Sarko la gemma, e corse al riparo dietro il trono.
Continuarono a combattere, fino a quando videro Dlerk premere il bottone di un telecomando, facendo arrivare il robot gigante che lui e il suo compare avevano usato a Sarasaland.
- Oh, no, ancora quel maledetto pezzo di metallo! - gridò sconsolato Mario, per farsi sentire sopra il frastuono provocato dal gigante di metallo, le sfere di fuoco, gli incantesimi e le grida.
Kevin ridacchiò, ma si rimise al lavoro non appena un braccio del robot cercò di spiaccicarlo come una frittella. Allora mirò alla testa, dove lo controllavano Sarko e Dlerk, che intensificarono i colpi: ormai riusciva a vedere solo una macchia di colori confusi, che mettevano in risalto quella enorme e grigia, cioè il robot.
Cercò di guardare come stavano i suoi amici, ma non capiva più niente. Era tutto un groviglio confuso di suoni e colori, e lui continuava a combattere. Finché...
- AAAH! - gridò una voce femminile, che Kevin riconobbe con terrore: Rosalinda.
Sentì gridare di rabbia gli altri, e l’esclamazione esultante dei due maledetti. Voleva far loro più male possibile, così, con un’energia inaspettata, iniziò a lottare con molta più foga e concentrazione. Ormai vedeva solo il robot e le facce dei due delinquenti.
 
Kevin si chiese all’improvviso quanto tempo fosse passato.
Chi lo poteva sapere? Intorno al castello di Bowser (che tra l’altro non si vedeva da un pezzo) era sempre buio e nuvoloso... Forse un’ora, o due.
Il ragazzo moriva dalla voglia di sapere come stava Rosy, che aveva visto insieme alle altre principesse, le quali evidentemente la stavano curando, qualsiasi fosse la sua ferita.
A quel pensiero, combatté concentrandosi con tutte le particelle del suo corpo.
Il robot era visibilmente danneggiato: aveva bruciature un po’ dappertutto e i due comandanti sembravano esausti, un po’ come loro.
- ORA BASTA! SI FA SUL SERIO!
Si chiese chi era stato a gridare, prima di scorgere un luminosissimo e infuriato Luigi (che a quanto pareva aveva usato una Stella) scagliarsi contro il robot, che si piegò in due con un brutto scricchiolio metallico.
Non lo aveva mai visto perdere il controllo. Prese mentalmente nota di non irritarlo mai.
Ora il robot era ancora più malridotto, e sembrava cominciare a cedere; proprio quando pareva crollare definitivamente, tutto si tinse di rosso e bruciava.
Un’esplosione.
“Che mossa stupida” pensò il ragazzo, osservando che in quel modo anche Sarko e Dlerk avrebbero rischiato la vita.
Ma non ebbe il tempo di commentare ancora, perché Peach lo prese per un braccio e gli strillò qualcosa nelle orecchie.
- VIA!!
Accidenti. Sapeva urlare, quando voleva.
Corsero fuori, e tutti ringraziarono il cielo che il portone si fosse aperto per l’esplosione, che era ancora in corso.
Qualche minuto dopo erano sulla piattaforma, in salvo.
- Idioti! Riparare la sala del trono costerà un occhio della testa! - brontolò Bowser, che a quanto pareva era venuto via pure lui.
- Dimmi che hai ancora la pietra! - lo supplicò Mario.
- Sì, sì... Tranquillo, nanerottolo.
Ignorando la zuffa nella quale i due si stavano precipitando, Kevin si guardò intorno: Luigi sembrava tornato normale e tremava, Mario e Bowser si insultavano allegramente, Peach e Daisy sorreggevano (il suo stomaco si strinse spiacevolmente) il corpo di Rosy, malconcio ma tuttavia ancora vivo. In effetti stava rinvenendo.
- Abbiamo l’ultima gemma! Finalmente! Ce l’abbiamo fatta! - esultò Mario, che era riuscito a prenderla dalle zampe del re dei koopa, e ora la stringeva nella mano che agitava in aria.
Tutti esultarono, felici che fosse tutto finito.
Il ragazzo stava per unirsi a loro, quando qualcosa di duro e lungo gli colpì forte la testa; si fece tutto sfocato, e le gambe gli cedettero, mentre tutti gridavano arrabbiati e sorpresi insieme.
- NOOO! KEVIN!
- SARKO, MALEDETTO!
Con la guancia appoggiata alla fredda e dura piattaforma, Kevin udì le voci chiamarlo disperate. Voleva rispondere, dire che era ancora vivo, ma la vista di una macchia rossa che si allargava sul metallo nero gli offuscava i pensieri. Intanto poteva sentire qualcosa di caldo e liquido scendere lungo la testa.
 
Erano morbidi, i cuscini.
Kevin sentiva le gambe sepolte sotto uno spesso strato di coperte, e la testa gli faceva un male terribile, anche se era adagiata su quei batuffoli soffici.
Si guardò intorno e riconobbe la stanza come la camera degli ospiti in cui era stato portato giorni prima.
A ripensarci, sembrava un’eternità.
All’improvviso sentì delle voci, probabilmente di servi, provenire da fuori.
- ...Sembra che le sue condizioni stiano migliorando.
- Come sta la principessa?
- È sconvolta, naturalmente. Il suo braccio è guarito ma è ancora ferita. Dentro.
Il ragazzo capì che stavano parlando di Rosy, e si mise in ascolto.
- E dov’è adesso?
- Nella sua stanza, credo.
I loro passi si allontanarono e quando non si sentivano più, Kevin si alzò di scatto e si diresse verso la porta, ma incrociò uno specchio.
Il suo viso era incorniciato dalla solita zazzera di capelli rossi, che erano stati lavati e pettinati con cura, ma gran parte della testa era avvolta da bende candide, simili a un turbante.
Si ricordò della botta in testa e del sangue per terra, e rabbrividì.
Corse fuori dalla stanza, incapace di stare un altro secondo senza vedere Rosy.
Giunto davanti alla porta, bussò come un pazzo, finché una voce stupita gli disse “Avanti”.
Kevin spalancò il rettangolo di legno e vide con grande sollievo che la principessa lo guardava a bocca aperta, distesa sul letto, con un libro in mano.
- Che accidenti ci fai qui?! Dovresti essere a letto! - sibilò.
- Io... Io volevo solo vedere come stai - balbettò confuso lui, colto alla sprovvista.
L’irritazione della ragazza svanì.
- Siediti qui, incosciente - sospirò.
Lui eseguì, intimorito.
- Che è successo? - riuscì solo a chiedere il ragazzo, cercando di ricordare di più.
- Sarko ti ha colpito alla testa.
- Fin qui ci ero arrivato anch’io - borbottò impaziente.
- Va bene, va bene. Dopo l’esplosione, Dlerk è morto e Sarko... be’, si è arrabbiato parecchio. Così ha preso un pezzo di metallo staccato dal robot e ti ha dato una botta.
- E poi?
- Poi lo abbiamo preso, naturalmente, e lo abbiamo portato con noi qui, dove lo abbiamo interrogato. Alla fine avevi ragione, sai? Erano davvero dei discendenti del figlio dell’uomo della leggenda.
- Ma allora le pietre sono state rimesse a posto?
- Sì: la corona è completa, finalmente!
- Che altro ha detto Sarko? - chiese interessato.
- Ha confessato che ha stretto un accordo con Bowser: lui doveva far rubare le gemme e in cambio i tre si sarebbero divisi i regni. Era tutto falso, come abbiamo visto. E... Ha detto che tu sei stato un errore - aggiunse mormorando.
- Un errore? Ma...? Cosa...? - iniziò a domandare confuso.
- Sai il tubo da cui sei uscito?
Kevin annuì.
- In realtà era solo una loro invenzione: già una volta hanno fatto un errore, con Mario e Luigi. L’avevano perfezionata, ma durante la prova ti hanno fatto venire qui per sbaglio.
Il povero ragazzo era a bocca aperta.
- E adesso lui dov’è? - domandò, desideroso di scambiare quattro chiacchiere con Sarko.
- Chiuso in una cella. Ma ora vai a riposarti, Toadette ha lavato i tuoi i tuoi vecchi vestiti, che devi mettere domani.
- Perché?
- Perché, - la ragazza fece un respiro profondo - Devi tornare a casa.
 
- No! Non voglio! Non potete costringermi! - urlava in preda al panico Kevin, scalciando come un bambino capriccioso le gambe.
Era mattina, e si rese conto di aver sognato: Rosalinda lo buttava nel tubo.
Si calmò, e si alzò dal letto.
Ora non aveva più il turbante di bende, ma il taglio c’era ancora, anche se ben nascosto dai capelli.
Consapevole che quella era la sua ultima ora nel Regno dei Funghi, si mise i vestiti con i quali era arrivato, che ora profumavano di detersivo, e si diresse nella sala del trono.
Guardò per un attimo Mario, Luigi, Peach, Daisy e Rosy, prima di fare un respiro profondo; gli sarebbero mancati da morire.
- Kevin, finalmente! - lo salutò allegramente Daisy, vedendolo.
Lui si avvicinò e li osservò uno alla volta: Mario pareva dispiaciuto, Luigi era triste, Daisy sorrideva incoraggiante, Peach si soffiava il naso e Rosy... sembrava sul punto di piangere.
- Rosy ti accompagnerà fino al parco, noi ti salutiamo qui - disse Peach, commossa.
- Ci mancherai, ragazzo: ormai sei uno di noi - lo salutò un po’ contrariato Mario.
- S-sei stato un g-grande a-a-amico - balbettò Luigi tirando su col naso.
- Il Regno dei Funghi ti ricorderà come un eroe, non essere triste! - esclamò cercando di restare seria (senza successo) Daisy, ma Kevin apprezzò lo sforzo: era una brava ragazza, un po’ strana, ma tutto sommato in gamba.
- A... andiamo - disse con voce inespressiva Rosalinda.
- E la mia memoria?
- Quando sarai Fuori tornerà, ha detto Sarko, però non dimenticherai la tua avventura qui - rispose Mario.
 
Il parco era bello come l’ultima volta, ma quel giorno sembrava in attesa.
I due ragazzi camminavano lenti, per far durare di più quel momento.
- Chi mi ha lavato i capelli? - chiese lui rompendo il silenzio.
- Io. Mi sono sempre piaciuti, così ho insistito - rispose lei, abbassando lo sguardo.
- Ma come hai fatto con il braccio?
- Era già guarito.
Kevin ricordò improvvisamente cosa aveva sentito: “...Ma è ancora ferita. Dentro”.
Calò un silenzio imbarazzato. Molto fastidioso. Ormai erano quasi arrivati.
- Quando ti ho sentita urlare ero... - cercò di dire, ma un groppo gli salì in gola.
Lei scosse la testa, mentre arrivavano nello spazio vuoto, a parte un tubo lucente.
- Oh no. È stato molto più spaventoso vedere te che cadevi, con quella ferita enorme... e il sangue dappertutto... - mormorò con voce rotta... E scoppiò a piangere.
Nulla avrebbe potuto preparare Kevin per quello che successe dopo.
Rosy gli gettò le braccia al collo, e affondò il viso nella sua t-shirt, bagnandola.
- Io... n-non posso sopportare il p-pensiero di non vederti... mai più! Mi fa troppo male! - singhiozzò, spezzando il cuore del ragazzo, ma che continuò a battere impazzito.
- E allora perché non mi fai restare qui?
- No! Tu... devi t-tornare a casa tua! N-non appartieni a questo m-mondo! - esclamò continuando a piangere, il viso premuto contro la maglietta, ormai zuppa di lacrime: una scena terribile, per il ragazzo, che trattenne un singhiozzo. Ci sarebbe mancato solo lui.
-...Ma appartengo a te.
Rosy sollevò la testa, e lo guardò con gli occhi ancora lucidi.
- Non piangere, dai! Guarda: io mi trattengo perché non voglio vederti triste per me. Su, fammi un sorriso! - e per incoraggiarla le fece da esempio, ma più che un sorriso, uscì una smorfia sghemba.
La ragazza deglutì e abbozzò un sorrisetto, più perché lui era davvero ridicolo, che per farlo contento.
- Ecco! Brava! - si complimentò con lei.
Stavano davanti al tubo, che scintillava sotto il sole lucente di quella mattina.
La principessa sembrò calmarsi, perché disse:- Ora tocca a me farti star meglio!
Kevin si chiese cosa gli avrebbe fatto fare, se era davvero sollevata, quanto tempo sarebbe passato prima di doversene andare, un attimo prima di dimenticare perfino il suo nome.
 
Il ragazzo non aveva mai sentito nulla di più morbido, caldo, delicato, avvolgente, incredibile, delle splendide labbra di Rosalinda. Erano contro le sue e lo stavano consolando meglio di qualunque sorriso; lei teneva le palpebre socchiuse, e da quella distanza si potevano contare le sue ciglia. Invece Kevin gli occhi li teneva spalancati, troppo sconvolto per riuscire a chiuderli per godersi il momento.
Poteva sentire il profumo inebriante della principessa, che aveva ancora le braccia attorno al suo collo.
Il bacio non durò meno di cinque minuti, durante i quali il ragazzo si era sentito in trance.
Dopo che si separarono, era ancora stordito.
- Vai, è il momento - sussurrò triste lei.
- Addio - disse solo Kevin, senza avere il coraggio di aggiungere altro. Tutto si poteva dire in un’unica parola: addio.
- Addio.
Il ragazzo si buttò, e nel buio tunnel in verticale, sentì delle scie calde sulle guance, che scorrevano in fretta per la velocità.
Pensò un po’ triste che non era riuscito a trattenersi, ma non era del tutto convinto di esserne dispiaciuto.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
I miei commenti
 
E un’altra fic è finita!
Devo dire che la scena del combattimento poteva venirmi molto meglio, ma lasciamo perdere... ç.ç anche perché non mi va di essere fischiata...
Scrivere il finale mi ha emozionato, quasi mi commuovevo ^^”
Come ultima cosa, vorrei ringraziare bulmasanzo, Mosale, Rosalinathebest e Mixxo98, che hanno recensito; ancora Mosale e mendoza95, che l’hanno messa tra le preferite; di nuovo Mosale, che l’ha messa tra le ricordate; ancora bulmasanzo, di nuovo Mosale, ancora Mixxo96 e PhazonRydley, che l’hanno seguita.
Grazie di cuore e alla prossima fic!
  
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