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Autore: sososisu    19/11/2007    28 recensioni
La storia di una Normalissima ragazza tedesca, che vive in un Normalissimo paesino, frequenta un Normalissimo liceo, con Normalissimi professori e Normalissimi compagni...
Una storia dove I Tokio Hotel non esistono. Dove Tom Kaulitz è un Normalissimo studente, ossessionato da qualcosa, o forse da qualcuno...o forse da tutti e due.
Au e OOC.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Ah, non ho mai mangiato cosi tanto in tutta la mia vita-
Bill si stava caldamente strofinando le mani contro il pancino pieno zeppo di vivande di ogni genere.
-Già, si è data proprio da fare-
Lo stesso valeva per Tom, che smaltiva le calorie accumulate dilettandosi nella lettura della più rara copia di Playboy mai esistita, comprata su ebey alla modica cifra di tremiladuecentocinquantuno euro e novantanove centesimi, risparmiati in anni e anni di fatiche degne di Ercole in persona.
Sembrava tutto normale, due fratelli sdraiati su un letto matrimoniale, semplicissimi adolescenti intenti a discutere di qualche stupidata da diciottenni arrapati e fissati con il basket. Ma si sa che l’apparenza inganna.
Nella mente di uno erano ancora evidenti i segni di un trauma psicologico molto profondo dovuto allo shock causato da un “presunto” brufolo in cima al naso.
In quella dell’altro invece tutti i poveri neuroncini si contorcevano fra di loro, senza trovare una soluzione a quelli che sono sempre stati i più grandi dilemmi del genere umano: ovvero i problemi di cuore!
Fin dall’antichità si può notare come l’amore causi la disperazione e addirittura la morte di molti fanciulli e fanciulle. Dolci donzelle che si suicidano e finiscono nella parte più triste dell’Ade Virgiliano, rimanendo sole, per l’eternità.
E questo era quello che stava accadendo a Tom Kaulitz, benché egli non lo ammettesse. Certo, il suo destino non era cosi tragico come quello della povera Didone, abbandonata dal suo Enea, tuttavia, anche il giovane rastaman aveva un cuoricino, sotto tutti quei vestiti, e la mancanza della propria amata gli causava un profondo dolore, al petto.
-Ok…la festa è finita. Ora parliamo seriamente di quella là…-
-…Ha un nome-
-Non me ne frega niente, io la chiamerò x. Intesi?-
Tom guardò il gemello in modo non proprio amichevole, dopo di che sbuffò, sfogliando svogliatamente il suo rarissimo Playboy.
-Bill, non sei per niente d’aiuto, l’unica cosa che posso fare è parlarle…ma non ho né la voglia né il giusto umore per farlo…-
Il ragazzo sospirò, fissando gli occhi bistrati sul soffitto candido. Doveva trovare una soluzione, doveva impegnarsi per aiutarlo. Detestava vederlo in quelle condizioni, gli faceva male, gli dava fastidio, lo irritava, lo turbava, lo intristiva, lo straziava, lo distruggeva…si insomma, si sa che Bill Kaulitz è melodrammatico, indi deve fare della più piccola cosa una tragedia. [Vedi capitolo precedente, sezione “Brufolo”]
Sul suo viso vispo comparve un sorriso non molto rassicurante, che, grazie a Dio, Tom non riuscì a cogliere. Saltellando come il coniglio di Bambie si mise a correre verso la sua stanza. Nella sua mente si andava formando un’idea maledettamente diabolica, come la definiva lui. Il ghigno si faceva sempre più terrificante, mentre scendeva le scale per andare in cucina.
Entrò e aprì la dispensa tirandone fuori una merendina grondante di cioccolato e zucchero a velo, capace di farti ingrassare di una tonnellata solo guardandola. Ma ovviamente il nostro caro struzzo non mette su un etto, nemmeno a pagarlo.
Richiuse l’armadietto e si sedette sul ripiano vicino ai fornelli, dove Simone si stava preparando una tazza di tè.
-Mama, dov’è l’elenco telefonico della classe di Tomi?-
La biondina sorrise al figlio, sospettosa.
-E’ appeso al frigorifero…perché?-
Bill non le rispose, staccò la calamita che teneva il foglio fisso sull’elettrodomestico e corse verso la sua stanza.
Aveva sentito dire da Tom che una delle più care amiche di x era una certa Korin, che d’ora in poi sarà y.
La cercò e sollevando il cordless fra le dita affusolate digitò i numeri, facendo attenzione a non rovinarsi la manicure fresca di quella mattina.
Con una voce esageratamente falsa chiese alla signora Teulnehm se poteva gentilmente chiamare la figlia, la quale rispose con voce titubante.
-Ehm…ciao, sono Bill, il fratello di Tom…-
-…Immaginavo, dimmi, cosa posso fare per te?-
Il moretto spiegò tutto il suo diabolico piano alla poveretta, che non poteva fare altro che ascoltarlo e ridere. In fondo era un ragazzo simpatico, un po’ rincitrullito, ma divertente.
Dopo due lunghissime ore passate al telefono i due si congedarono, con un sorrisetto malefico spiattellato sulla faccia.
X sarebbe caduta nella loro trappola.
Bill era molto orgoglioso di se stesso, si era trovato una buona compagna di malefatte, e il suo progetto era degno dell’FBI.
Esausto [Aveva parlato ininterrottamente per centoventi minuti] si spogliò e si ficcò sotto le lenzuola.
Non era un piano cosi particolare, di certo non peccava di originalità, però avrebbe funzionato. Quei due si dovevano parlare, ad ogni costo.
Chiuse gli occhi, ricordandosi che non si era struccato, ma se ne fregò. Era stanchissimo…aveva appena finito la maturità, Cristo!
Si addormentò, cullato dalla voce del gemello, che nella stanza accanto, stava sbraitando contro la Playstation.

Un raggio bollente di sole gli solleticava lo zigomo, dove si poteva notare il leggero segno di una cicatrice. Mugugnò lentamente, prima di alzare le palpebre e venir investito dalla luce accecante. Si era addormentato vestito, con Playoboy appoggiato sulla pancia. Si alzò e si diresse verso il bagno, grattandosi il fondoschiena. Si spogliò e lanciò i vestiti direttamente in lavatrice prima di farsi una doccia.
La voce di Bill era forte e allegra e giungeva dalla cucina, dove stava ridendo con Simone.
Si legò un asciugamano in vita e i dread con un elastico, dopo di che scese anche lui per mangiarsi le sue salsicce mattutine. [OMG nda]

-Ti va di uscire oggi?-
Con una fetta biscottata fra le labbra reclinò leggermente la testa, pensando ai suoi impegni quotidiani…no, era libero.
-Si…perché no-
Mise il piatto e le posate nel lavello.
-Dove andiamo?-
Bill si portò l’indice smaltato al mento, e assunse un’aria pensierosa. Dentro di se però era scoppiata la bomba atomica. Sorrise e gli occhi gli si illuminarono, come se qualcuno avesse premuto un interruttore.
-Che ne dici del parco?-

*

Un fastidioso rumore, come una vibrazione, le raggiunse i timpani, solleticando il suo sonno. Borbottando qualcosa di incomprensibile allungò il braccio verso il comodino, con la stessa vitalità di uno zombie appena maciullato da un pazzo e sanguinario mangiatore di mummie.
Pigiò il tasto verde e mugugno un allegro “Pronto”, che ammazzò tutti gli esseri viventi nell’arco di due miglia per il suo dolce e pestilenziale alito mattutino. Fortunatamente uno di quegli esseri aveva l’olfatto di una talpa morta, e quindi ebbe la fortuna di non percepire il gradevole profumino di rose di bosco emanato dalla boccuccia di Fanny.
-Ciao cara, sono Korin-
-Cosa vuoi?-
Altre povere ed innocenti creature venivano decimate dall’alitata. Perché la realtà è diversa dai film sdolcinati con Julia Roberts e Georg Clooney, dove i due amanti appena svegli sono perfettamente truccati e hanno le labbra che profumano di menta…
-Usciamo oggi, vero?-
-Stavo dormendo…DOR-MEN-DO-
Scandì bene le sillabe del gerundio, svegliando l’essere non identificabile al suo fianco, insomma, il tipo con l’olfatto della talpa morta per intenderci, oppure Alexander…chiamatelo come volete.
-Si vabbe…ci vediamo da me alle tre, ok?-
Senza nemmeno lasciarle il tempo di ribattere, Korin terminò la chiamata, tutta esaltata, pronta per comporre il numero del suo amico struzzo, alias Bill Kaulitz.
La povera Fanny lanciò letteralmente il cellulare contro la parete, ficcando la testa sotto il cuscino caldo.
-Scusa…-
-…Non c’è problema…dormito bene?-
-Meravigliosamente-
Scaraventò il lenzuolo bollente giù dal letto e saltellò verso il bagno slacciandosi il reggiseno.
-Che fai?-
-Doccia-
-Mi è sembrato di capire che oggi hai da fare…-
-Già, esco con tua sorella-
-Va bene, ci vediamo stasera, io vado a casa-
Si alzò anche lui, barcollante, infilandosi i jeans e la maglia a mezze maniche. Le si avvicinò e le diede un leggero bacio a stampo, al che lei gli sorrise e si spogliò definitivamente, ficcandosi nel box-doccia e aprendo solo l’acqua fredda.

*

Camminavano a pochi centimetri di distanza, uno svogliato e ondeggiante, l’altro elegante e sicuro di sé. Senza proferire parola, guardandosi ogni tanto, lanciando un calcio a qualche sassolino.
Arrivarono al parco, Tom si appoggiò ad un’altalena, incominciando a dondolarsi e accendendosi una sigaretta.
Bill gli sorrideva, tremante, un po’ falso…come se volesse nascondergli qualcosa, ma lui fece finta di non accorgersene.
Lo stesso valeva per Fanny, che si stava sistemando i capelli mentre passeggiava tranquilla con Korin verso il parco. Qualcosa non quadrava, se n’erano accorti entrambi.
-Vado al bar…vuoi…?-
-Una birra, grazie-
Il piano diabolico stava funzionando alla perfezione, ma Tom non era deficiente, e nemmeno Bill, che si era accorto da un bel pezzo che il fratello aveva ormai intuito tutto.
Sbuffando si diresse verso il piccolo chiosco, dove si era dato appuntamento con Korin.
Successe tutto quello che doveva accadere.
I due si dileguarono misteriosamente, facendo ritrovare Mr Kaulitz e Miss Krantz da soli. Che cosa squallida, eppure era l’unico modo per permettere ai due di parlare, dopo tanto tempo che la situazione rimaneva congelata.

Gli si avvicinò, porgendoli con gentilezza la bottiglia di birra stappata. Lui la afferrò e ne bevve diversi sorsi.
-Vuoi?-
-Si grazie-
Avvicinò le labbra dove poco prima c’erano state le sue. Sentì il suo sapore, buono, amaro…con lentezza mandò giù un po’ di quel liquido frizzantino che la faceva impazzire. Si leccò con la lingua la schiumina che le era rimasta sulla bocca e gli ripassò la bottiglia.
-Come va?-
-…Tutto ok, tu?-
-Si tira avanti…-
Dio non avevano mai avuto una conversazione cosi patetica.
Si riportò la birra alle labbra, trattenendola un po’ in bocca, senza mandarla giù.
-…Siamo patetici- Glielo disse guardandolo fisso negli occhi. L’alcool gli andò di traverso facendolo tossire come un cretino. Lei rise, e gli si avvicinò, mettendosi in ginocchio davanti a lui, che era ancora seduto sull’altalena come un bambino.
Allungò una mano verso il suo mento, per asciugare quella gocciolina fastidiosa, profumata di lui, che gli era rimasta sotto il piercing. Tom le sorrise, come solo lui sapeva fare, sapete no com’è? Si, quando ti punta le pupille nelle palle degli occhi e alza leggermente le labbra verso sinistra.
-Non voglio mandare tutto a puttane Krantz-
Diretto, come sempre.
-E, sentiamo…cosa staremmo mandando a puttane?-
-Tutto, tutto quello che abbiamo creato in cinque anni…-
-Che cosa?? Non farmi ridere…cosa abbiamo creato? Cosa?-
Lui abbassò un attimo lo sguardo, intimorito. Non doveva perdere. Doveva vincere. Tom Kaulitz vince sempre.
-Vuoi sapere cosa abbiamo creato? Semplice…questo…-
Si abbassò, di qualche centimetro, a sfiorarle le labbra. Un qualcosa di leggero, profumato di Deutsche Bier e di tabacco. Lei immobile, con gli occhi sbarrati. Lui morbido, rilassato. Non gliene fregava nulla se non rispondeva al bacio, se ne sbatteva…
Tirò fuori un po’ la lingua e le sfiorò gli angoli della bocca, delicato, per raccogliere quel residuo di schiumina che sapeva di alcool. Poi si staccò, e tornò a dondolarsi sull’altalena. Tranquillo, come se nulla fosse.
-…Questo è ciò che ho creato in cinque fottutissimi anni, Fanny. Questo-
Lei tirò su la testa, incrociando il suo sguardo, triste.
-Non va bene, Tom. Per niente-
Si alzò, facendo cadere la bottiglia per terra. Le afferrò le spalle, la abbracciò, forte, fortissimo, affondò la fronte e il naso nell’incavo del suo collo, inspirando a pieni polmoni il suo profumo, l’odore della sua pelle, dei suoi capelli neri. Si sentiva distrutto, voleva piangere, urlare.
-Non puoi…farmi questo-
Portò le braccia intorno al suo collo, per stringerlo stretto al suo petto. Una lacrima le rigò la guancia sudata. Affondò le mani nei dread legati disordinatamente in un laccio nero.
-…Non ti sto facendo niente, Tom-
Una scossa di rabbia lo pervase, aumentò la stretta sui fianchi.
-Come puoi dire questo? Come? Mi stai uccidendo Krantz…Non lo capisci?-
Singhiozzò, trattenendo le parole in fondo alla gola.
Si staccò dal suo corpo caldo e gli sorrise, malinconica. Lui era smarrito, si vedeva benissimo. Non sapeva cosa dire. Ma lei non era la persona giusta, non lo amava, gli voleva bene e basta, stava con Alexander, voleva stare con Alexander.
-Ehi, Kaulitz…-
Sollevò lo sguardo che si era improvvisamente incollato con la terra secca del parco giochi. –Uhm?-
-Devo andare-
-Dove?-
-Svanisco...-
Cosi la vide uscire dalla sua vita, per sempre. Dopo aver chiarito, certo, dopo aver dimenticato un pomeriggio a fare l'amore, dopo aver capito che era solo LUI che era rimasto intrappolato in quella fottutissima trappola, nota come amore. Lei non ne faceva parte, lei era estranea, lei non c'entrava, lei era fuggita, via, lontano. Non l'avrebbe mai più vista...ne era certo. Però, non avrebbe mai smesso di amarla.

Fanny Krantz passò l’esame di maturità con ottimi risultati, contro ogni aspettativa. Ora è una ventitreenne e vive in un appartamento di Monaco insieme al fidanzato, Alexander Teulnehm, da circa cinque anni.
…Anche Tom Kaulitz ha superato la prova, con il massimo dei voti, com’era prevedibile. Trascorse mesi e mesi della sua vita a fare il depresso, ma alla fine capì che non ne valeva la pena e riuscì a dimenticarsi della dolce moretta, che fu il suo primo, vero, grande amore. Ogni tanto si imbosca nel suo vecchio liceo, e va a fumarsi una sigaretta in un certo Ripostiglio delle Scope, tanto per tornare uno po’ bambino, qualche volta.
Bill Kaulitz riuscì per un pelo a prendere 60, ma se ne fregò altamente e continuò la sua vita. Dopo un anno di tira e molla si decise finalmente a chiedere alla dolce Korin di uscire, e ora sono felicemente fidanzati e condividono un monolocale nel centro di Berlino.
Arturo e Gerardo decisero di smetterla di litigare e si dichiararono entrambi dell'altra sponda, sposandosi e mettendo al mondo diversi neuroni, che aiutarono l'encefalo di Tom Kaulitz a migliorare le sue prestazioni intellettuali, oltre che quelle sessuali.
E io? Io sono qui, ho finito di raccontarvi le peripezie di due normalissimi ragazzi, e tra poco torno alla tragedia greca, pronta a tuffarmi nella Medea di Euripide.
Qualcuno di voi è sicuramente convinto che in fondo la cara Fanny sia stata innamorata del misterioso Kaulitz. Forse si, forse no…questo è un segreto che rimarrà custodito nei suoi ricordi, per sempre.

FINE

Note Dell’Autrice: Tadaaan! Fine! Sono commossa, un ringraziamento speciale a tutti quelli che mi hanno seguita, che mi hanno commentata, che hanno aggiunto questa storiella fra i preferiti!
Spero di rivederci presto, continuate a seguirmi, mi raccomando!
Non è detto che le avventure di Tom&Fanny siano finite! Ma non garantisco niente!
A prestissimo!

Un bacio grandissimo!

Lasciatemi qualche commentuccio! ^-^

Vostra Giuls

  
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