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Autore: Knitting    01/05/2013    1 recensioni
Lidia, un'invasata di 24 anni, ha due ragioni di vita: i dolci e l'amore eterno.
Quando quest'ultimo la delude per l'ennesima volta decide di voltare pagina definitivamente, ormai le principesse sono in grado di salvarsi da sole e lei non sarà da meno.
Potranno un imprevisto, uno psicologo apocalittico e quello che sembrerebbe un principe farla ricadere nel capitolo della sua vita che aveva chiuso per sempre?
Una storia romantica immersa nell'umorismo,, meno superficiale di quello che sembra se si ha voglia di scavare.
Dal cpitolo 9:"Gli alberi divenivano viola, il cielo verde, gli occhi di un personaggio un arcobaleno empio di sfumature, di ricordi e immagini in cui poter sognare, in cui poter andare lontano."
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il disegno di Lorence
ovvero
la mucca viola

Lorence non aveva mai avuto particolari problemi di apprendimento, era stato un bambino normale, un adolescente normale e infine un adulto normale.
Normale ovviamente non era sinonimo di perfetto, aveva sempre pensato, quanto meno di meglio e ultimamente aveva dei seri dubbi sul significato del termine.
Aveva imparato a scrivere, ad andare in bicicletta, aveva salito ogni gradino che la convenzione o i suoi genitori gli chiedevano. Non aveva problemi a manifestare il suo affetto per qualcuno, ad esprimere i suoi sentimenti a parole eppure era stato sempre discretamente sfortunato, perché ciò che gli accadeva non sapeva definirlo diversamente.
<< Che cosa stai disegnando Lo? >> Gli occhi pieni di suo fratello si divertivano a seguire il pastello colorato che si muoveva in maniera fluida guidato dal piccolo Lorence.
Ebbene Lorence rispondeva sempre allo stesso modo. << Il mio futuro. >>
Su quei fogli vi era sempre colore, talvolta mischiato insieme senza nessun senso cromatico o ordine, in un esplosione tanto caotica da sembrare quasi armonica. Gli alberi divenivano viola, il cielo verde, gli occhi di un personaggio un arcobaleno empio di sfumature, di ricordi e immagini in cui poter sognare, in cui poter andare lontano.
Il suo piccolo universo felice.
Con il tempo si era scoperto molto empatico con coloro che gli stavano attorno. Se qualcuno era triste anche lui di conseguenza lo era, se sua madre era nervosa lui ne risentiva, così per suo fratello e via discorrendo.
Più cresceva e più i disegni divenivano monotoni e questo a Lorence non andava, doveva trovare un modo per far si che tornassero vivi, in fiore.
Che bisogno c'era di essere tristi? Avrebbe trovato un modo per far si che tutti fossero stati allegri.
Lui avrebbe curato la gente, ma da dentro, avrebbe fatto il medico del cuore. Non delle arterie e dei vasi sanguini, ma del battito del cuore, dei sentimenti di quell'affarino rosso, lo avrebbe protetto da ogni male così nessuno sarebbe mai stato triste.
Ma le grandi intenzioni finiscono per morire sempre per prime quando ci si affaccia alla realtà lasciando solo un ombra, un impronta che ci trascina avanti se di noi stessi non è rimasto più nulla.
E fu così anche per Lorence che si era tanto adoperato per tenere al sicuro il cuore degli altri dimenticandosi di proteggere il proprio.
Ecco, era questa che definiva sfortuna.
Tutti vengono delusi, la vita è anche questo ma quello che Lorence non aveva mai capito era che nessuno era in grado di farcela da solo. << Che vengano pure i problemi, io non ho paura! Pensi questo vero? Tu sei forte tesoro, lo so, assomigli a me. Ma tutte le persone forti hanno un brutto vizio: pensano di poter continuare da sole. Credono che nonostante la vita continui a buttarle giù continueranno a rialzarsi come niente fossi. Ma non è così, un giorno rimarrai a terra e non ti rialzerai più, sarai troppo ammaccato per rimanere in piedi. Fermati adesso oppure ti distruggerai. >>
Il problema era che non aveva mai trovato qualcuno che lo sostenesse.
Perché lui cercava molto più di questo.
Il Lorence di adesso afferra dubbioso la penna nera, incide qualche segno a casaccio sul foglio poi improvvisamente si ritrova a congiungere i punti dando forma a un disegno troppo astratto per essere qualcosa. Nemmeno un critico di arte moderna potrebbe capirci qualcosa.
Continua così per un po', procedendo senza un vero senso e dopo anni si ritrova a desiderare di possedere un pastello, verde se possibile, verde come il prato della montagna che pare tanto allegro illuminato dalla luce del sole il quale avrebbe colorato di giallo e con gli occhiali da sole.
E piano piano il suo disegno si colora, nella sua mente si delinea anche un ruscelletto, degli uccellini stilizzati prima di scomparire nel nulla giusto per ricordargli che è tutta un'illusione.
<< Che cosa disegni? >> Lidia si sporge in avanti, apparsa al suo fianco da chi sa dove, i riccioli castani seguono la figura inclinandosi. Anche loro sono illuminati dai raggi, gli occhi mandorlati osservano la strana opera inerme sotto le strane idee di Lorence.
<< A dire il vero non lo so...spero non il mio futuro. >> Ironizza l'uomo, ridendo da solo. Lei non lo segue non può capire ma sorride comunque, forse perché le piace vederlo fare altrettanto, non lo sa, è solo una stupida teoria.
<< Dai, tira fuori i colori! >> La ragazza saltella sul posto, agitata come una bambina che in fine dei conti è. Bambina che si ostina a fargli un dispetto dandogli del tu.
<< Davvero secondo lei, signorina, ho dei colori? >>
Lei mette le mani sui fianchi contrariata. << Uf! Basta chiedere agli uffici affianco! >>
Lorence sorride, quel giorno sembra averne voglia, forse solo per dimenticarsi dei suoi fallimenti, disegno compreso. << Questa sarebbe un seduta, non un corso di disegno. >> Il tono con cui lo dice però non è duro e non blocca minimamente la ragazza che è già vicino alla porta.
<< Tanto sono io a pagarti! >>
<< Allora va a prenderli. >> L'uomo si arrende e gli da del tuo lasciandola sparire dietro l'uscio. Lei riappare dopo poco, ha tutti i capelli scarmigliati per la corsa che deve aver fatto.
Gli si siede in braccio, Lorence pensa che lo faccia apposta per cercare di tirargli fuori qualche reazione, ma lui non se la sente di privare quel raggio di sole al mondo.*
Lidia comincia a colorare e a parlare. ad ogni pastello che prende gli chiede se va bene.
<< Questo lo facciamo verde? Ti piace come colore? O preferisci quello più chiaro? >>
Improvvisamente a Lorence non importa più di che colore sarà il prato o il sole o i fiori, gli importa solo che sia lei a colorarlo, come ha sempre tinteggiato la sua vita da quando la conosce. Gli posa delicatamente le mani intorno alla vita impedendole di scivolare via ma lasciandole la possibilità di andarsene quando lo desidera.
<< Sai, però come colore un po' triste... >> Si volge verso di lui brandendo il colore come un arma.
<< Allora fallo viola... >> Non sa nemmeno di cosa stanno parlando.
<< Viola? Vuoi fare una mucca viola? Non sapevo ti piacesse la milka...comunque va bene... >>
Una mucca? Da dove era uscita un mucca? Lui di certo non l'aveva disegnata, gli facevano paura ma non importa. Lascia che Lidia aggiunga cose che la sua mente non può nemmeno immaginare allargando quegli orizzonti che aveva sbarrato tanto tempo prima.


*Si, ho copiato spudoratamente da Tutti insieme appassionatamente e grazie moonguardian, mi hai fatto venire un idea!

  
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