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Autore: Ivan_    01/05/2013    1 recensioni
Mi fa abbastanza senso ammettere che sia la storia di un vampiro perchè mi sembra di venir etichettato assieme a tutte le ragazzine che venerano quella specie di Swarovski tagliato male..
In realtà io cerco di raggiungere il mio ideale di Nosferatu, quello tormentato, cinico e spietato.
Ci provo, a voi il giudizio, potete essere cattivi
"una volta io e te eravamo amici. [...] ora non ho più nessuna fiducia in te, sappilo."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tormento, Meeting Destiny.

 

Ci troviamo davanti ad un Savastian ventenne che cammina per la città di Londra.

Sicuro, fiero, con lo sguardo fisso e l'incedere di chi si sente potente.

I capelli castani, scuri, gli occhi violacei, la corporatura ben tornita fasciata da un completo elegante.

Si trova lì, lontano dalla sua terra natia per una delle solite riunioni delle classi nobili di vampiri, per assistere ad interminabili discorsi sull'andamento della stirpe e delle varie diatribe intestine.

Un noioso ritrovo di aristocratici noiosi ed altezzosi tipico dei vecchi non-morti (noiosi sia chiaro).

Per questo ha deciso di allontanarsi dal ritrovo prima del tempo per prendersi una pausa e fare una passeggiata, una breve ricognizione in giro per la città, per conoscerla meglio e scovarne gli angoli nascosti. 

Anche se a dirla tutta quella camminata non è del tutto casuale. Era stata innescata l'idea da un ragazzino ancora umano, quello che aveva attratto l'attenzione di tutti i presenti.

Capelli insolitamente lunghi fino a metà schiena e neri, un paio di occhi notevolmente freddi e di un azzurro penetrante, non alto e corporatura minuta.

E ora ammettiamo pure che lo stia pedinando.

Da lontano, guardingo, prestando attenzione a non farsi notare. Comincia a sentirsi un predatore impiegato in una caccia silenziosa, respira l'aria dilatando le narici, carpendo l'odore del sangue anche da quella distanza.

 

Passiamo allora a questo Kade sedicenne, che di anni ne ha davvero sedici e non li dimostra soltanto, quel ragazzino che per ora è ancora Llewellyn del casato Arkwright. Il classico soggetto pieno di sé con una certa arroganza, il ragazzino che sgattaiola via dalle feste inutili a cui lo portano i suoi genitori.

'Per l'immagine' dicono 'per trovarti un buon partito' ribadiscono.

Ma a lui cosa importa? Sa cosa l'aspetta, e non vuole ancora avere nulla a che fare coi suoi doveri.

Ne tanto meno con la vita da vampiro, per quanto gli piaccia la notte.

Per questo semplice motivo gira a quell'orario improponibile, è alla ricerca di esperienze, come ogni piccolo ribelle che si rispetti.

Ogni tanto indugia, si perde a guardare il cielo, tergiversa indeciso se girare per le strade ancora o tornare indietro, nel nido sicuro che hanno costruito attorno a lui.

Spesso alla fine opta per continuare. Come anche questa sera e d'improvviso sparisce giù per una stradina.

Si è accorto di essere seguito, naturalmente, il contatto con altri della loro specie l'ha reso sensibile in questo senso, gli ha acuito i sensi, possiamo dire che percepisca quando è vicino ad uno di loro.

Infatti poco dopo sorprende il ragazzo alle spalle, senza ancora proferir parola, sa di esser stato notato per l'odore dolciastro del proprio sangue ancora caldo.

< Mi state seguendo. > afferma con voce piatta alzando lo sguardo algido in quello del moro che si volta lentamente, rivolgendogli un sogghigno tipico di un vampiro ventenne ed affascinante.

Con un cenno del capo quest'ultimo china il busto in avanti, schiude le labbra per lasciare che la propria voce s'infranga bassa e calda nell'aria.

< Ammetto che avete attirato la mia attenzione.. >

Il ragazzino squadra l'individuo, ne soppesa le parole, arcua il sopracciglio destro sbilanciandosi leggermente all'indietro per evitare anche solo l'aria mossa dal movimento dell'altro, come se potesse essere gravida di peste nera.

Per l'esattezza: non cede a quel fascino che finora con molta probabilità non aveva mai fallito. E sibila con una costante nota ironica inadatta al suo corpo ancora piuttosto puerile < vi è forse qualcuno a cui non è accaduto? >

il più alto sorride per poi guardarsi intorno assicurandosi che non ci sia nessuno nelle vicinanze, anche se a causa del severo coprifuoco dubita che altri -vampiri esclusi- siano in giro.

< Non mi sono spiegato bene, sicuramente avrete frainteso.. Non avete attirato la mia attenzione per il fatto che siete ancora chiaramente umano, è stata la vostra bellezza. Sarò schietto fin dal primo istante, sono interessato solo alla vostra innocente bellezza. >

Al che, se possibile, il più piccolo alza maggiormente il sopracciglio scuro che poco dopo viene raggiunto dall'altro a descrivere un secondo arco sulla fronte del ragazzino.

Si scosta una ciocca di capelli da davanti al viso: < innocente? >

< Innocente. Non lo siete forse? > il vampiro non può fare a meno di sorridere nel vedere il suo stupore, stuzzicandolo apposta per sincerarsi che la cosa lo smuova un po' e lo incuriosisca.

< O forse la vostra le è già stata strappata da qualcun'altro? > e sorride furbo con arroganza appena accennata.

Sicuramente non si sarebbe mai aspettato la risposta che ora gli scalfisce le orecchie duramente, coronata dal leggero inclinarsi del capo corvino e la curvatura infinitamente falsa di un sorriso.
< Forse ad uno come voi occorrerebbe capire quand'è opportuno tener a freno la lingua piuttosto che parlare a sproposito riguardo cose che non vi competono e in tutta sincerità il vostro interlocutore potrebbe andare a riferire a chi di dovere con lo scopo di farvi finire sul lastrico. >

Fa un passo verso di lui, il ragazzino, e premendo il dorso della mano guantata contro il suo braccio lo scosta per proseguire lungo la strada, rendendo ben chiaro un < con tutto il rispetto. >

 

Savastian scatta, gli prende il polso che poi gli rivolta dietro alla schiena. Si china per annusare dietro l'orecchio del ragazzino, l'odore del sapone che usa per lavarsi,sussurrandogli sulla pelle < Ma non lo farete. Ottengo sempre quello che mi interessa. Ed il mio interlocutore sconosciuto non me lo impedirà. >

 

Llewellyn si irrigidisce alla presa ferrea sul proprio polso che manda un accenno di dolore, per cui volta il viso di tre quarti e scocca un'occhiata di puro odio al proprio interlocutore

< giù le mani. Non osate toccarmi, ne sottovalutarmi. Per quanto possa essere giovane ho affossato più avversari di quanti ve ne aspettiate, non mi farò scrupoli solo perché siete uno straniero. >

Si libera dalla sua stretta con uno strattone stizzito e sfoderando la versione acerba del suo sogghigno si volta e adagia molto gentilmente uno schiaffo in pieno viso all'altro, con la mano inanellata che quindi gli spacca l'angolo del labbro inferiore.

Il vampiro com'è logico ringhia a quel suo gesto, prendendo l'umano per i fianchi per spingerlo contro al muro, senza fare altro, solo respirando contro alla sua pelle, vicino al suo orecchio una seconda volta. < Che ne dite di darmi il vostro nome? >

L'impatto con le pietre umide e fredde della costruzione alle sue spalle trasfigura il ghignetto del ragazzino in una smorfia tra l'infreddolito e il disgustato

< sono il figlio del Conte Arkwright, Llewellyn Arkwright. >

v'è aria di sfida nel suo sollevare il mento, nell'assottigliare lo sguardo.

< voi siete Savastian Lovinescu, dacă nu mă înşel... > {se non mi sbaglio.. ndA.}

e questi lascia la presa sorpreso dal fatto che lo conosca così bene. Ripete mentalmente il nome del ragazzino, deglutendo.

Si lecca il sangue dal labbro, primo avvertimento ricevuto, forte e chiaro.

Riporta l'attenzione al moro e gli prende il mento tra due dita: < E ditemi, signorino Arkwright, io non interesso vossignoria neanche un po'? >

e nuovamente la risposta arriva senza indugi, senza farsi desiderare.

< Vi aspettavano tutti quaggiù, c'era un gran fermento tra tutte quelle sanguisughe rattrappite. Naturalmente mi interessate, ma questo non vi autorizza a credere che mi getterò tra le vostre braccia come una donnina qualsiasi. > si sfila il guanto macchiato dal sangue dell'altro e in un paio di gesti si è scostato le sue dita dal viso e gli ha piazzato sul palmo il suddetto accessorio.

 

Non capisce, davvero non capisce, Savastian, cosa ci sia di così affascinante in quel moccioso. Non capisce come possa essere così svelto, così pieno di sé ed arrogante.

prende il guanto per portarselo al viso ed annusarlo con un sorriso raddolcito, lo sguardo piantato in quello del Conticino Arkwright, con la speranza che legga in essi il proprio interesse

< Cosa dovrò fare per attirare la vostra attenzione? >

 

Dal canto suo l'umano si diverte, si diverte sempre a prendere in giro chi si prostra ai suoi piedi, per qualsivoglia motivo lo faccia. Trova esilarante sentirsi così importante e vedere che effetto sortisce sugli altri individui la propria superiorità.

< Per esempio giurarmi eterna fedeltà con una spassionata confessione d'amore, o magari accettare un patto scritto col sangue riguardante eventuali aiuti in una rivolta contro lo scarso governo della Popolazione Notturna. Ad uno di questi due brillanti individui imboscati in una strada secondaria e malfamata -che non siete voi- non aggrada affatto la maniera di governare degli attuali aristocratici. >

E si stringe nelle spalle come se non avesse appena dichiarato di avere un ego mostruoso legato ad idee ribelli, il tutto rilegato in quello sguardo così gelido da sembrare inadatto montato su un corpo caldo.

 

< Indubbiamente avete delle idee...'particolari'. Se mi permette di giurarle fedeltà in una possibile rivolta, lo farò. Riguardo all'Amore ci andrei cauto, siete affascinante ma farvi una confessione così su due piedi lo trovo azzardato. >

Un inchino, sorridendo e porgendogli la mano, per poter aver l'onore di baciare quella del ragazzino sul dorso.

 

< E voi avete un inglese niente male. >

Vi aspettereste mai che un ragazzo di nobili natali si chinasse leggermente a leccare il palmo della mano di chi gliela porge con reverenza? E' quello che fa, ridendo, per poi riprendere davvero a camminare, questa volta diretto verso la campagna.

< i giuramenti non valgono nulla, ho assistito ad abbastanza trattati per sapere che a stento quelli riescono a resistere. I vampiri degli attuali piani alti lasciano molto a desiderare in fatto di onore e lealtà e noi ci siamo rivolti la prima parola giusto dieci minuti fa. >

 

< Questo sì ma se vi dicessi che ho le vostre stesse idee sul piano sociale? >

camminandogli dietro a passo svelto si avvicina incredibilmente al suo orecchio per sibilarvi dentro provocando all'umano un brivido che gli corre veloce a fior di pelle lungo la spina dorsale, svegliandogli i sensi

< Aspetterò che diventiate un vampiro e poi vi servirò.Così vi farò vedere che non sono uno di Loro. > aggiunge il più grande superandolo per camminargli ora davanti, soddisfatto di aver trovato un soggetto così interessante.

< in tal caso vi prenderei già più in simpatia. Anche se un vampiro non ne serve mai un altro davvero, sono tutti troppo altezzosi. Ovviamente a meno che uno non raccolga abbastanza potere per imporsi, per esempio >

si ferma in mezzo al selciato a fissare le spalle del vampiro che ora lo precede, riflette qualche istante su una risposta all'altezza da potergli lanciare come contentino, una risposta che possa distrarlo dal fatto che sta per saltargli sulla schiena.

< cominciate da ora. La vedete quella lucina là in mezzo agli alberi? >

E infatti eccolo arrampicarsi con un saltello sulla giacca sfarzosa dell'altro che incassa quel colpo senza ribattere, anzi, lo asseconda, lo sorregge su di sé. Porta lo sguardo al punto indicatogli concedendosi l'ennesimo sorriso dal quale esala

< cosa volete che faccia Signorino Arkwright? Farò tutto ciò che desiderate. >

  
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