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Autore: Marghe_scrittrice_1D    01/05/2013    3 recensioni
Ho sempre avuto una vita diciamo 'normale', fin quando non vengo trasportata via da tutto e tutti in un luogo sconosciuto. Non so chi siano le persone attorno a me o che cosa vogliano, so solo che ho paura. Sarò in grado di reagire? Riuscirò a sopravvivere? Non lo so. Rivedrò tutto ciò che ho finora perso? Potrò riabbracciare mia sorella?
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quell'uomo era mio padre. Non riuscii a comprendere subito che quell'uomo alto e barbuto, che sembrava quasi robusto, fosse mio padre. 'Non può essere... Papà. Lui. Qui? Perchè? Cosa c'entriamo noi in tutto questo?'. Cervello calmati. Sai, non esisti solo tu. Anche io sono abbastanza scioccata. Ci fissamo per qualche minuto. La sua ombra era illuminata dal sole dell'alba mattutina. Non rendendomene conto, mi ero appena alzata. Volevo vedere quell'uomo dritto negli occhi. Magari mi ero sbagliata. Potevo sempre aver visto male, no?  Continuavo a osservarlo. Era come se volessi scoprire la verità solo guardandolo. Ero spaventata. Quella figura così losca mosse le sue labbra carnose "Camille... ciao". Adesso non avevo più alcun motivo di illudermi. Era mio padre. Guardai quelle pupille color nocciola. Quell'uomo alto, magro, e vestito di nero era mio padre. Riconobbi la sua voce dolce che sembrava inquietarmi così tanto, in quel momento. Quel suono che fin da bambina mi augurava la buona notte, rincalzandomi le coperte. Ora era lì. E mi stava appena dicendo che in qualche modo mi aveva mentito. Mio padre. La mia famiglia. Tutto ciò in cui credevo. Perfetto. Mi ritrassi. Sentivo il bisogno di allontanarmi da quella stanza, da quel castello, da quel posto, da lui, da tutto quanto. Ma non potevo fuggire, così mi limitai a fare qualche passo indietro. "Ho bisogno di parlarti ", le labbra continuavano a muoversi. Chissà quanto avremmo parlato: forse l'intera giornata. 'Ecco, la tua avventura ha inizio, Camille. Chissà come reagirai', disse ridendo quella voce che mi aveva fatto una visita il pomeriggio scorso. Credevo che se ne fosse andata. Povera illusa che non ero altro. "Bene signori, sapevamo tutti che questo momento sarebbe arrivato prima o poi. Lo aspettavamo con ansia, in un certo senso. Qualunque emergenza possa esserci là fuori non venitemi a chiamare. Voglio solo parlare con mia figlia adesso. Intesi? ", disse mio padre con tono ferreo. Le robuste figure attorno a quel tavolo annuirono. Cominciai a seguire mio padre o almeno quello che pareva essere. Ci addentrammo lungo un corridoio molto buio e stretto. Nessuno proferiva parola. Eppure eravamo soli, perchè non parlava? Quello non era più mio padre. Arrivammo in una stanza molto decorata. Era molto fredda nonostante potesse apparire così piena di oggetti. C'era un divano rosso al centro e una vista che dava sul giardino. "Siediti, figlia mia. Abbiamo molto di cui parlare". E così cominciò "Vedi... non è facile quello che devo dirti, per niente. Soprattutto perchè ora sei già furiosa con me, è normale. E le cose non miglioreranno". Lo interruppi. Quell'ansia mi stava uccidendo. "Ti prego, parla". "Hai ragione. Devo pur iniziare da qualche parte". Sembrava pensieroso. "Figlia mia, ti sei mai sentita 'diversa'? Come se non appartenessi a questa parte di mondo? ". Mi fissava. Io non capivo. Cosa voleva dire con quelle parole? "Spiegati, non capisco". "Non farò altri giri di parole. Camille, tu non sei umana". "Papà, cosa stai dicendo? I signori al tavolo di prima ti hanno fatto bere qualcosa di strano? Perchè stai delirando". "Perfetto. Sarà ancora più difficile, così. Allora, non ti sei mai spiegata perchè Anastasia, tua madre, riusciva a leggerti nel pensiero? Perchè era così brava nel capirti? Non riuscivi a nasconderle niente. Te lo sei mai chiesto, Camille?". "Beh, in effetti era strano", sentenziai. "già. Lei è una strega ". Cosa? M-mamma una strega? Persino il cervello balbettava. Era impossibile. Siamo un po' realisti. "è impossibile". "So che non mi crederai, ma per favore non interrompermi più fino alla fine. La storia è molto lunga". Annuii. "Si, mamma è una strega. Non mi crederai, ma non è finita. Forse l'hai dimenticato, ma nella tua vita c'è stato un periodo in cui nessuno riusciva a capirti, solo la tua famiglia. E perchè? Perchè sei diversa, siamo diversi. Mamma è nata strega da una lunga stirpe di antenati, tutti grandi personaggi. Non pensare che lei sia cattiva: è la donna migliore del mondo. Diciamo che si occupa di entrambi i fronti della magia. Ma di questo saprai più avanti. Hai sempre pensato di essere figlia unica, vero? ".  Mi stava spaventando. Se prima negavo le sue parole, ora ne ero terrorizzata. "Ecco, non lo sei Camille. Non lo sei mai stata. Tua madre era incinta di due bambini, due bellissime creature. Prima di te c'era un bambino ma non superò il parto. Morì poco dopo. Non facemmo neanche in tempo a dargli un nome. Solo tu puoi sapere dove si trova". Cominciai a pensare che fosse tutta un'enorme bugia quello che mi stava raccontando. Perchè doveva essere vero? "Scusami, ma se è morto come faccio a sapere dove si trova? " "Oh Camille cara. Quante cose dovrai capire di questo mondo, ancora". "Quale mondo, papà? Quale? Io non c'entro nulla qui! E lo sai bene ", gli urlai contro. Ero arrabbiata contro di lui. Furiosa. "Non ho ancora finito, siediti ".  Mi stavo già dirigendo verso la porta. Non so in quale strano modo, ma sarei tornata a casa. Improvvisamente mi ritrovai seduta sul divano. "No. Tu rimarrai qui, intesi? " "m-ma come hai fatto? ". Pochi secondi prima stavo per aprire la maniglia della porta, e ora mi trovavo seduta sul divano e non riuscivo a muovermi. Era impossibile. "Pazzesco, vero? Si chiama Magia".  "D'accordo, continua". "Ti ringrazio. Vedi, la storia è molto più complessa di così ma diamo tempo al tempo". "Quindi tu sei umano?". Non potevo credere di aver pronunciato io stessa, quelle parole. Mi spaventavano. Lui rise. "No, piccola mia. Niente qui lo è. Io sono un'ombra della notte". "Una cosa?" "Ombra della notte". Bussarono alla porta. "Thomas, devi venire immediatamente. è importante. Sai a cosa mi riferisco".. "Oh, capisco". Si volatilizzò. Era come scomparso nel nulla. Quello era mio padre? Che ne era stato di tutto ciò che avevo sempre pensato della nostra famiglia? Una famiglia di mostri. Avevo sempre creduto in loro. Mi avevano mentito per tutto questo tempo. Uscii dalla stanza. Non sarei rimasta lì un solo secondo. Una parte di me continuava a non credere a niente di tutta quella faccenda. Attraversai lo stretto e buio corridoio e mi ritrovai davanti una vera e propria creatura infernale. Un mostro. Di quelli che leggevo nei libri fin da bambina. 
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