Ieccome con il nuovo chappy!!!già peccato che io comunque non abbia ancora internet!!
Aaaaaaaaahh… ma comunque dovrebbe arrivare di qui a
poco… per fortuna! A parte tutto oggi è il 25/05/07 ed io ho
iniziato oggi le prove strutturate! Già… ho aperto le danze con italiano e
alimentazione… beh dai vi lascio al capitolo che è meglio…
VACANZA-STUDIO 10
-
Ehm… per caso hai
avanzato un po’ di caffè?- chiese la bruna che si era
appena svegliata. Era andata in cucina, la sera prima non si
era nemmeno struccata.
Il biondo indicò col dito la
caffettiera sul fornello.
“ok… è incazzato… lo sarei anch’io al suo
posto…”
-
Dormito bene?-
cercò la sua parola gettandosi su frasi banali.
Un cenno con il capo.
Incazzato?? Io dico che è
furibondo.
Ancora quella vocina.
-
Io esco! Ci
vediamo più tardi-
Impegnata nel capire l’umore
dell’altro la grifondoro non si era nemmeno accorta che “l’altro” in questione
era già vestito e pronto per uscire.
-
Eh… posso sapere
dove vai?-
-
In giro…-
-
L’ubicazione
esatta?-
-
E a te che te frega?! Comunque
dalla vicina… mi hai invitato per farmi vedere la sua enorme piscina-
La ragazza aprì bocca
pensando subito di controbattere.
La richiuse e disse invece:
-
Bene… divertiti e
non fare tardi!-
-
Divertiti?! Ok
mamma… allora ci vediamo dopo… forse!- detto questo uscì
chiudendosi la porta alle spalle.
Idiota.
-
E sta zitta tu!!!!-
Il biondo suonò il campanello
esitando.
Ad aprire la porta fu una moretta molto carina, aveva gli occhi verdi e le
labbra carnose e rosee.
-
Ciaooooo Draco!!!!- gli saltò al collo abbracciandolo. La carineria era decisamente scomparsa.
-
Ciao Sara…. Come
stai?-
-
Bene, grazie e
tu?-
-
Tutto ok-
Stai mentendo.
Ed ora cos’era quella stupida vocina nella sua testa??
-
Beh? Che fai non entri? Forza!! Togliti subito i vestiti e
andiamo a buttarci in piscina!-
-
O- ok.-
Il moro varcò la soglia della
villa.
Tutto sembrava essere di
porcellana.
Perfettamente pulito, ma
pareva che nessuno entrasse in quella casa ormai da anni.
Nulla era fuori posto.
Attraversarono il salone,
mentre la padrona di casa blaterava qualcosa a proposito della costruzione
della casa e di quanto fosse ricco suo padre per permettersi una piscina.
Uscirono in giardino. Come la
casa era impeccabile, nulla era in disordine, l’erba era tagliata a pari
altezza e i fiori sembravano essere stati tagliati con una formina.
La mora cominciò con il
togliersi la maglietta.
-
Beh? Che hai? Che fai li imbambolato
forza svestiti!-
-
Il tuo giardino e
splendido!-
-
Già… abbiamo un giardiniere… Ramon… è una tale noia! Parla solo
lo spagnolo. –
Il biondo si tolse la
maglietta. Rivelò il suo fisico audace mentre la ragazza lo fissava
maliziosamente.
I due si tuffarono, si fecero
una nuotata e si appartarono a bordo piscina.
-
Allora Draco.. parlami un po’ di te! Cosa fai nella
vita?-
-
Beh.. non molto! Studio e ozio…- accennò
ad un sorriso
-
Ah… anch’io! Odio la scuola, la trovo così noiosa, piena di piccoli
plebei… quei bigotti. E cosa studi?-
-
Mag- psicologia!-
si corresse immediatamente.
-
Ah! Io non ci
capisco niente di quella roba…non mi interessa di ciò
che potrebbe pensare il prossimo! E soprattutto cosa me ne importa dei suoi
stupidi problemi?!-
-
Beh sai esiste una cosa chiamata altruismo!-
-
Non è la mia
politica, ma dimmi una cosa Draco- si avvicinò al biondino- tu sei… fidanzato?-
Il giovane la fissò con i
suoi occhi di ghiaccio. Ma in quel momento il suo
sguardo era assente. Non era concentrato su nulla, ma delle immagini si
affollavano nella sua mente, dei ricordi, dei desideri, delle passioni.
Frammenti della sua vita che riguardavano una sola persona.
Ad un tratto si alzò di
scatto, uscì dalla piscina, si vestì e si diresse verso l’uscita, mentre la
vicina di casa gli urlava dietro di restare.
Gli chiedeva il motivo di
quella sua improvvisa reazione.
Lui aprì la porta, si girò e
sussurrò.
-
Mi dispiace Sara…
sono già impegnato… ciao…-
Ma perché diavolo l’aveva fatto?!
Beh effettivamente la
favignanese non era proprio stracolma di pregi, ma diciamo la verità: era decisamente bella.
Da quando gli interessava se
le ragazze ragionavano o meno?
Da quando aveva cominciato a
dare peso al loro carattere?
Lui era da sempre Draco
Lucius Malfoy, primogenito della sua famiglia, colui che
avrebbe portato alto lo stendardo del serpente.
Le donne non erano altro che
un passatempo.
Se le scopava, si rivestiva, e usciva di scena.
Non pensava minimamente a ciò
che potessero pensare.
Non gli passava nemmeno per
la testa che anche loro potessero essere interessanti.
Erano dei giocattoli.
Non poteva essere che sua la
colpa.
Di quella ragazza che l’aveva
capito.
Di quegli occhi languidi che
lo guardavano con dolcezza.
Di quella voce leggermente
acuta.
Di quel fisico mozzafiato.
Della sua gentilezza.
Della sua bontà.
Della sua testardaggine.
Già. Il merito di tutto
questo era di quella persona.
Il biondo affrettò il passo.
In cinque minuti arrivò a casa. Il vento ululava tra gli scogli lontani e il
sole batteva sul suo viso.
Si arrestò davanti all’uscio.
Temeva ciò che sarebbe potuto
accadere.
Temeva la reazione della
giovane donna.
Temeva per il suo orgoglio.
Temeva, per i suoi sentimenti.
E, poi… una
volta entrato, cosa avrebbe detto?
Si sarebbe dichiarato?
Avrebbe detto che l’amava e
che voleva stare per sempre con lei?
Si… l’avrebbe fatto… era una buona idea.
********
-
Harry io ti amo!- una sagoma scura
si distese davanti agli occhi del grifone.
-
Anch’io Sean… anch’io…ma sai meglio di me che questa
relazione non funzionerebbe…le parole a volte sono più forti di
qualsiasi emozione-rispose il giovane.
-
O forse, semplicemente, sei tu che hai paura…-
-
E di cosa dovrei averne?-
-
Ad esempio di una relazione stabile tra due uomini,
oppure di lasciarti andare, di farsi inghiottire completamente da un rapporto,
da un sentimento!-
-
Ti sbagli…-
-
No Harry.. sei tu che ti
sbagli.-
Il moro si svegliò tutto
sudato con aria affannata.
Da molto ormai non gli
capitava di fare quel sogno.
Da tempo immemore non rivedeva quei caldi occhi neri.
Perché proprio quella notte si era permesso di ricordare
qualcosa?
Forse la sua mente voleva
comunicargli qualcosa.
-
Sean aveva
ragione quando diceva che avevo la testa dura, e che dovevo sbatterla contro un
muro per capire ciò che mi stava succedendo- aveva parlato da solo, mentre una
lacrima solcava il suo tenero viso.
-
Grazie Sean…
adesso ho capito-
Si alzò e si diresse in
cucina.
Il sole era
già alto, la giornata era calda almeno quanto la precedente.
Dalla finestra si sentivano
suonare i clacson delle automobili, e qualche signore che imprecava in un
francese indecifrabile.
Del suo compagno nemmeno
l’ombra.
Alzò la tapparella della
finestra che dava sul fornello. Prese la caffettiera e la preparò all’italiana.
Come gli avevano insegnato durante il suo viaggio a Firenze.
Pensava a tutto e a niente.
Una cosa era
certa, aveva bisogno di caffeina per riuscire a capire di nuovo
qualcosa.
Nell’attesa che il caffè salisse andò in bagno, si sciacquò la faccia e fece i suoi
bisogni.
Ok, il primo passo verso la
lucidità era fatto.
Aprì la porta, girò l’angolo
e chi si ritrovò sui fornelli intento a controllare il
caffè?
La risposta esatta è.. … … …
Blaise Zaaaabini!
Ora il secondo interrogativo
era: usare un tono formale che rasentava la tristezza, o un tono felice e
allegro come una pasqua?
-
Credevo di essere io la casalinga frustata in questa casa!-
sicuramente la seconda
-
Beh… ogni tanto
anche il marito deve imparare qualcosa dalla sua mogliettina-
Sembrava che la tattica stesse funzionando, gli occhi blu gli sorrisero.
-
E’ pronto?-
-
Quasi… due di
zucchero vero?-
-
Si grazie… ma… cosa ci fai vestito? Ma
soprattutto… che ore sono?-
-
Patato… ben
svegliato cucciolo… sono le undici… e guarda qui che ti ho
comprato!! Croissant de Marseille!-
-
Patato?-
-
Preferivi
cipollotto??-
-
No, patato va
benissimo!-
I due ragazzi scherzarono durante tutta la colazione, forse non era
successo nulla la sera precedente.
Forse era stato solo un
brutto sogno.
Forse si erano presi solo una
sbronza e nient’altro.
Già… forse.
Ma purtroppo non si va avanti a forse.
Servono certezze, ma non
sempre è facile ottenerle. Bisogna superare la barriera della timidezza, e
quella dell’orgoglio.
Si misero il costume nelle
loro rispettive stanze. Entrambi con il sorriso sulle labbra.
Noncuranti dei loro “problemi
di coppia”, presero i teli mare e si incamminarono.
Il problema era uno: dove
andare?
-
Perché
non in spiaggia?- domandò la serpe
-
E mi dici poco. Hai presente quante spiagge ci saranno
a Marsiglia??-
-
Sai bene di quale
spiaggia sto parlando!-
-
Ehm… per caso a
mia insaputa ho imparato la telepatia?? Oppure questa
notte mi hai tatuato la cartina di Marsiglia con una grossa croce sulla
suddetta spiaggia a mia insaputa??- si guardò dietro la schiena.
-
No, parlavo della
spiaggia di ieri sera…-
-
Ah… quella
spiaggia… ti è piaciuta così tanto??-
Sogno, sbronza? Niente di
tutto questo, era la pura realtà.
Per un momento il grifone era
riuscito ad appannare tutti i ricordi della sera precedente, che, come il
parabrezza di una macchina si spanna a contatto con il getto di
aria calda, gli scivolarono nuovamente in testa con la violenza di uno
tsunami.
-
Beh dai… non era poi tanto male… quella grotta mi ha
impressionato…- sorriso malizioso.
-
Già… anche a me…-
sorriso malizioso respinto.
-
Beh se non ti
piace possiamo anche cambiare posto.-
-
No, no.. ma che dici, è un bel posto, e poi è qui vicino!-
-
Ok… allora
andiamo!-
Bastò un attimo, un battito
di ciglia, una mano che ne prende un’altra.
Una lacrima si nascose tra la
folla.
Asciugata dal sole.
Ma può il calore asciugare i nostri pianti interiori?
Credo di no.
********
Il rosso cominciò a sentire dei
rumori.
Risa per lo più. Era natale? Pasqua?
Ma che diceva?? Lo sapeva benissimo che era il suo compleanno.
Un sorriso gli si dipinse sul
volto.
-
Tanti auguri a te…
tanti auguri a te…-
Le risa si fecero più assordanti.
Faceva freddo, aveva mal di stomaco
e la sua bocca aveva un sapore stranissimo.
Piano piano
riuscì ad aprire gli occhi. Tutto era bianco, tutto era bianco tranne una macchia
di una sostanza non definita sui suoi vestiti, quella era tra il giallastro e il
verde, se facevi attenzione potevi vedere addirittura un po’ di marroncino.
Alzò lo sguardo.
Quattro signori sulla sessantina
lo guardavano sogghignando.
Che cazzo stava succedendo.
Provò ad alzarsi. Primo tentativo
fallito.
-
ma che cazz….- esordì prima di
finire col sedere sul suolo gelato
Secondo tentativo: ok.
-
scusate…. Ma dove sono?-
Gi risposero
in austroingarico antico tra le risa.
-
già davvero molto divertente… ma dove sono? Cazzo le pizze…-
Si alzò e cominciò a correre pensando
“adesso quella mi ammazza”.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAh ma che ritardo ho mai fatto????
Porca petecchia!! Cazzo.. dai però internet mi è arrivato
da pochino…. Quindi sono in parte giustificato no? Mi perdonate?
Spero che almeno qualcuno la legga crispa!! Va beh dai... vi lascio.. un bacione one