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Autore: Forever_Never    01/05/2013    21 recensioni
Laila è una ragazza di 16 anni, la sua vita viene sconvolta dalla morte dell'amica,e tutto sembra volgersi contro la protagonista. Ma ben presto Laila tornerà a vivere.
"Sono le quattro del mattino e da circa un’ora fisso il soffitto bianco della mia camera. Ormai sono otto notti consecutive che mi sveglio e tutto ciò a cui riesco a pensare è quanto odio la mia vita. So che sono fortunata rispetto ad altre persone che non hanno neppure da mangiare, ma quando tutto va male non riesci ad esser grata per qualcosa. E così tutte le notti rimango immobile a fissare il soffitto. Tutte le notti sempre la stessa storia, ma ormai non riesco neppure più a piangere, e come se le lacrime mi avessero lasciato, ho solo una voragine incolmabile dentro. Dipenderà dal fatto che sono incondizionatamente sola? O forse perché come persona faccio schifo. Be' l'una comprende l'altra.Ma procediamo con ordine."
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Non riesco a seguire mia madre, è già partita in quarta. È preoccupata, perché non abbiamo una valigia molto grande per contenere tutti gli indumenti di cui avrò bisogno in un anno e già sta pensando agli indumenti per quest’Inverno. Ormai non la seguo più. È partita. Così mi siedo nel letto e la osservo mentre mette sottosopra la mia camera. Ashley era in camera con il suo musetto curioso e mi domanda:-Che fa la mamma?- io faccio spallucce e continuo ad osservarla. Non voglio  vederla mentre mi butta fuori di casa, così prendo mia sorella e la accompagno al parco. Per tutto il tragitto lei non fa che canticchiare un’assurda canzoncina che parla di elefanti, poi quando si accorge che sono silenziosa mi domanda cosa ci sia che non va. Mia sorella è molto attenta. Io le sorrido e la mando a giocare senza rispondere alla sua domanda, non perché non voglia, ma per il semplice fatto che non so neppure io cosa ci sia che non va. 
Quando torniamo a casa mia madre è addirittura sparita. Così la immagino in un qualche salotto di una sua qualche amica, a sorseggiare del the, nel mentre che racconta che la sua figlia maggiore se ne andrà di casa, la vedo con la lacrimuccia agli occhi e il suo sorrisetto falso. Si, perché mia madre quando si commuove o comunque sia piange mantiene sempre e costantemente il suo sorrisetto. Quando però la vedo tornare a casa con un enorme valigia, tutti i miei filmini mentali vanno in frantumi. Non capisco perché ci sia così tanta fretta di preparare la valigia, siamo ancora a metà Agosto e presumibilmente partirò verso inizio Settembre, così per essere sicura domando a mia madre.
–Perché tutta questa fretta di preparare i bagagli? C’è tempo!                                                                                             
-Ma Laila che dici?- mi risponde lei con una smorfietta- Tra meno di quattro giorni partirai! Non stare lì impalata vieni ad aiutarmi. 
-Quattro giorni?- Spero di aver sentito male, non che io non voglia più partire, devo avere i miei tempi per realizzare che non passerò quest’anno con la mia famiglia, e non posso farlo da un giorno all’altro. Ma evidentemente questo è troppo difficile da capire per i miei.
Nei due giorni successivi mia madre mi ha trascinato in tutti i centri commerciali della nostra città, dovevo comprarmi calzini, scarpe, pantaloni e golfini, come se non ne avessi già abbastanza, ma lei ripeteva che era meglio averne di riserva che rimanerne senza. Ottimo slogan per una pubblicità. E i negozi, le commesse sorridenti, e addirittura i bar dei centri commerciali mi facevano venire una grande malinconia. Così pensai all’ultima volta che misi piede in un centro commerciale: era appena iniziato l’autunno e Mya doveva comprarsi un vestito per il compleanno di suo fratello, l’aveva già visto un paio di giorni prima quando era venuta con sua madre, ma non l’aveva comprato perché non ne era convinta. Così lei mi accompagno nuovamente al negozio dove aveva visto il vestito, ma l’avevano già venduto e allora mi fece fare il giro di tutti i negozi, a fine giornata entrambe avevamo i calli ai piedi e per inciso li non trovò neppure il vestito che cercava o qualcosa che le assomigliasse.  
Nel mentre che mia madre mi incasinava la vita, mio padre era del tutto assente. Non so il perché ma si vedeva poco a casa, anche a cena spesso o  tardava o si assentava. La mamma lo giustificava dicendo che era sottopressione in ufficio, ma questo poteva dirlo ad Ashley ma non a me.
Così dopo quelle lunghe giornate con mia madre per i negozi, l’unica cosa che mi restava da fare era andarmene a letto e sperare di non piangere. Raramente ci riuscivo, a solo perché mi addormentavo prima. E si arriva ad oggi, ultimo giorno a casa mia. È strano dirlo, ma questo sarà l’ultima volta che pranzerò con la mia famiglia. Ok, sembra tanto melodrammatico.
In questi casi le persone con degli amici  per lo meno con un minimo di vita sociale, saluterebbero i propri conoscenti e poi sventolando il fazzoletto bianco tornerebbero a casa a chiudere la valigia. Ma io non sono una di quelle persone, per cui non ho assolutamente nulla di tutto ciò da fare. Prima di partire però c’è una persona che voglio salutare. Questa notte non ho chiuso occhio, e il soffitto sembrava più bianco del solito, così mi sono venute le vertigini e sono corsa in bagno a vomitare, ma non ho rigettato nulla. E sapevo benissimo che tutto dipendeva dalla visita di oggi. Così sta mattina all’alba mi sono fatta una bella doccia, ho mangiato uno yogurt e mi sono preparata psicologicamente al mio incontro. Solitamente non mi sveglio mai all’alba, anzi odio farlo, però oggi era un giorno speciale. Prima che qualcuno si svegliasse sono uscita di casa e mi sono diretta in cimitero. Proprio così la persona che devo salutare è la mia amica. Non sono mai stata in un cimitero prima d’ora. Curioso no? E solo che mia madre pur essendo una cattolica praticante, non mi ha mai obbligato a frequentare la chiesa o gruppi di catechismo, così sono diventata atea.
Pensavo che il cimitero fosse una sorta di luogo triste seminato da croci. Non mi sbagliavo lo è.
Ci metto un po’ a trovare la tomba dove riposa la mia amica. Quando finalmente riesco a trovarla scopro che è sopra una collinetta, proprio come nei film. Non ho portato dei fiori, anche perché pensavo che quel gesto fosse una sottilizza che accade solo nei film, ma  a quando pare è una cosa normale portare degli omaggi ai propri cari, come per esempio dei fiori. Buono a sapersi. La prossima volta porterò qualcosa a Mya.
Mi siedo di fronte alla lapide, e per un po’ osservo la fotografia della mia amica. È proprio come la ricordo nei miei giorni felici, con il suo sorriso meraviglioso e la voglia di vivere. E così non riesco ad evitarlo, alcune lacrime bagnano il mio golfino.
Una volta in un film vidi che un tizio si metteva a parlare alla tomba della moglie morta. Credo sia un gesto carino e mi farebbe bene sfogarmi con qualcuno. Inizialmente mi preoccupo che chiunque mi veda mi possa prendere per una ragazzina sbronza, ma dal momento che a quanto pare tutte le leggende narrate dai film sui cimiteri sono vere, deduco che anche parlare con i morti sia una cosa normale.
Così mi schiarisco la voce e penso a qualcosa da dire, ma… per la prima volta davanti a Mya non trovo le parole. Così inizio con un banale ‘ciao’, ho pensato di chiederle come stesse, ma poi ci ho riflettuto su e non penso che a un morto faccia piacere ricevere quel genere di domande, poi però parlare mi viene naturale.         
“Ciao Mya, ho messo per la prima volta piede in un cimitero e devo dire che i film non esagerano, è sul serio pieno di fiori, ma questo già lo sai. Vorrei scusarmi per non essere venuta al tuo funerale, ma non ce l’ho fatta, era come se un nodo allo stomaco mi dicesse di rigettare quanto tu mi venivi alla mente, non che ora le cose siano migliorate, ma… sai domani parto. Si, vado in collegio, i miei hanno insistito tanto così che ho dovuto cedere e allora ho pensato a te e non potevo partire senza salutarti, beh almeno come si deve. Siamo quasi a metà estate e ti devo confessare che non ho nulla da raccontarti, perché non ho fatto assolutamente nulla in questi due mesi. Lo so è triste e già mi immagino la tua faccia mentre mi dici che ho sprecato un’estate, ma non ho più voglia di lottare. Eri tu la mia forza e ora che non ci sei penso sia tutto uno spreco. Ha vuoi una super novità? I miei molto probabilmente stanno divorziando, forse è anche questo uno dei motivi per cui hanno insistito tanto per la mia partenza, ma poi ci ho pensato e sono giunta alla conclusione che oltre il 70% delle coppie che hanno perso un figlio alla fine divorziano, e i miei non hanno perso un figlio, per cui non riesco a spiegarmelo, non sto dicendo che i tuoi debbano divorziare. Assolutamente. Oddio Mya mi dispiace veramente tanto per tutte le stronzate che ti ho appena detto, ma questa storia dei cimiteri mi mette ansia. Scusami. Credo che ora debba andare, altrimenti finirei per dirti altre stronzate. Ciao Mya, mi manchi tantissimo, ah e scusami se non ti ho portato nessuno omaggio, ma non lo sapevo. Oddio mi dispiace come amica sono proprio un disastro!”
A questo punto non riesco più a controllare le lacrime e scoppio. Sembro una fontana dimenticata aperta, ma proprio non riesco a calmarmi. Mi vengono alla mente pensieri che tutte le notti faccio, ma qui di fronte alla foto della mia amica non riesco a rimanere calma. Così mi asciugo le ultime lacrime e mi avvio ad uscire dal quel luogo. Credo di odiare i cimiteri. Mi domando perché la gente si fa seppellire in questi luoghi. So che è ancora presto, ma cosa mai dovessi morire uno di questi giorni non vorrei essere seppellita in un cimitero.
Appena uscita dal cancello mi siedo in una panchina e faccio respiri profondi. Dopo circa venti minuti trascorsi a respirare, mi rendo conto che ho appena passato un attacco di panico. Non mi capita spesso, ma quando li ho incomincio a parlare veloce e a dire cose un po’ insensate, e a fare ragionamenti che da “normale” non farei. Non mi viene paura, no. È come se io non me ne accorgessi, solo dopo mi rendo conto dell’accaduto.
E così seduta in quella panchina mi ritrovo a pensare a quello che mi capiterà domani, così tanto da andare in tilt. Ma ora non si tratta di un attacco di panico. Ora sono semplicemente io e le mia mente che giochiamo. Infine arrivo alla conclusione che: le conseguenze delle nostre azioni sono sempre così complicate, così mutevoli, che predire il futuro è davvero molto difficile. Si, credo possa diventare una frase di un film o qualcosa di simile. 
Non voglio tornare a casa, almeno non ora, così passeggio per le vie nebbiose della città. L’umido mi penetra nelle ossa e ogni tanto delle vertigini salutano la mia testa, ma tenendo conto del fatto che questa notte non abbia dormito, va tutto alla grande. Almeno non sono ancora svenuta. Passo per il mercato e per il parco giochi e mi accorgo che pian piano la città si è svegliata sotto i miei occhi e neppure me ne sono resa conto. Ho la testa da un’altra parte, come assente. Ci sono bambini che giocano e scherzano e mamme con le buste della spesa sotto il braccio e mi domando se un giorno anche io vivrò in una piccola cittadina come la nostra e se andrò a giocare con i miei figli o se sarò troppo impegnata col lavoro a tal punto d’essere costretta a lasciar i miei bambini a una baby sitter. Tutto questo pensar al futuro mi mette angoscia così scaccio il pensiero e torno ai miei passi. Quando finalmente mi ritrovo davanti a casa esito un attimo a entrare. Non voglio essere assalita da mia madre e neppure da mia sorella, quello che vorrei è trascorrere una giornata serena. Faccio respiri profondi e quando apro la porta di casa un odore di amarena mi giunge al naso. È un odore forte, uno di quegli odori che preferiresti non sentire la mattina, per non fare un torto al tuo stomaco. Seguo l’odore ed entro in cucina. Mi madre si trova ai fornelli mentre mia sorella sta facendo colazione. Quando mia madre mi vede entrare mi domanda subito dove fossi, evito di raccontarle del cimitero e dell’attacco di panico così le dico semplicemente che avevo bisogno ti prendere un po’ d’aria. Lei non fa altre domande e mi porge una pagnotta per colazione, ma non ho fame così la rimetto nel cesto del pane e torno a letto.
Quando mi sveglio è pomeriggio inoltrato e mi domando come mai mia madre non mi abbia svegliato per pranzo. Osservo la mia stanza, è ormai è quasi vuota, devo solo staccare gli ultimi poster e le foto dal muro. Così metto un poco in ordine, e improvvisamente mi accorgo che nonostante tutto mi mancherà svegliarmi in questo letto, tra queste mura. Metto gli scatoloni un sopra gli altri e prima di uscire osservo per l’ultima volta la mia camera, il rosa pallido del muro è veramente squallido e mentre nella mia testa faccio quest’osservazione una nota di malinconia. Vado in cucina dove mia madre sta già apparecchiando per la cena, così senza dirle una parola la aiuto. E dopo aver finito mi siedo nel divano e per un po’ guardo un programma televisivo abbastanza idiota.     
-Laila tutto bene?- mi domanda mia madre sorridente, ma sta volta non è un sorriso falso. Io annuisco, ma non la guardo in volto, così lei molla la pentola che stava asciugando e si siede accanto a me:
-Laila, andrà tutto bene, non c’è bisogno di preoccuparsi. E caso mai non ti dovessi trovar bene puoi sempre dirlo e noi verremo a prenderti. Non c’è nulla da temere.-annuisco non troppo convinta.
Mia madre torna alla sua pentola e come mio padre torna da lavoro ceniamo. Nonostante tutto trascorriamo una bella serata, la cena preparata da mia madre non era niente male e per la prima volta Vincent ha persino parlato durante l’ora di cena. Vincent è un ragazzino piuttosto strano, insomma niente di così grave ma non parla facilmente, almeno non con noi, perché a scuola è un ragazzino normale. Così dopo aver guardato un po’ di televisione filo a letto, con la speranza di riuscire a dormire. 




Spazio Autrice:
Bene questa è la mia prima fan fiction e vorrei scusarmi inizialmente per la banalità del primo capitolo e per gli errori di battitura, spero che questo secondo capitolo possa piacervi un poco di più. E mi farebbe tanto piacere se lasciaste una recensione c: Vi prego è importante c: Buona lettura per qualsiasi cosa io sono @LailAriel su twitter ciao ciao. Baci Laila :* c:
  
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