E tu, chissà
dove sei, anima fragile
Che mi ascoltavi immobile, ma senza ridere.
E ora tu, chissà dove sei
Avrai trovato amore
O come me, cerchi soltanto d'avventure
Perché non vuoi più piangere
(Anima fragile – Laura Pausini)
Guarire
“Ma…
ne è proprio sicuro?” ripeté Minato incerto. Jiraiya annui con la
testa,
compassato.
“Certo.
Sarà un ottimo allenamento per la squadra. Rassoderà i muscoli e
affinerà la
tecnica. E’ deciso. Ci vediamo qui tra due ore. Vedete di non tornare
senza un
bacio.”
Minato
esitava ancora, incapace di muoversi e Jiraiya soffocò una risata,
cercando di
non perdere la sua autorità. Raramente aveva avuto a che fare con
ragazzini
tanto timidi.
“E’
un allenamento come un altro!” li rassicurò “Rubate un bacio alla
ragazza che
vi piace e rincontriamoci qui tra due ore. Ora, forza, andate!”
L’uomo
incrociò le braccia e si preparò ad oziare pigramente nella foresta, ma
la voce
di Yuto, il più disinibito dei suoi alunni, lo fermò.
“Che
fa, maestro? Non viene anche lei? Il villaggio è dall’altra parte!”
Indicò
con un braccio la direzione opposta a quella verso cui lui si stava
incamminando, mentre Haru tratteneva a stento una risata coprendosi la
bocca
con entrambe le mani.
“Oh,
no, no!” esclamò Jiraiya in tono sornione “E’ il vostro
allenamento…”,
ma Yuto ribatté: “Ma lei ha detto ‘per la squadra’ e anche lei ne fa
parte!”
“Razza
di moccioso..!” sibilò Jiraiya rabbiosamente. Ormai anche Minato
sorrideva in
silenzio. In futuro avrebbe dovuto fare più attenzione alla scelta
delle parole
da usare. “E va bene.” si arrese con un sospiro. Per quella volta
avevano vinto
loro.
Camminarono
insieme fino al palazzo dell’Hokage, poi il gruppo si divise. Jiraiya
immaginò
con un sorriso che Minato stesse cercando quella ragazzina dai capelli
rossi
che non faceva altro che rimbeccarlo, anche Yuto aveva delle ragazzine
in
simpatia… Soltanto lui continuava ad indugiare, segnando un cerchio sul
terreno. Il suo istinto sapeva bene a chi rubare quel bacio, ma la sua
parte
razionale cercava di nasconderglielo.
“Una
promessa è una promessa, e una promessa può salvare una vita” ripeté
meccanicamente le parole che il suo maestro gli aveva ripetuto fino
alla
nausea. Ne andava della sua reputazione.
“Dammi
un bacio.” esclamò Jiraiya come se stesse chiedendo una porzione di
ramen.
Tsunade non alzò neppure gli occhi dai documenti che stava compilando
per il
loro maestro: ne aveva talmente tanti da terminare che non aveva
neppure il
tempo di starlo a sentire.
“Che
cosa hai scommesso, questa volta?” gli chiese in modo lievemente
irritato.
“L’onore”
replicò lui in tono lacrimevole. Tsunade alzò gli occhi e lo guardò,
sorpresa.
“E’ l’allenamento che ho assegnato
oggi.” spiegò lui a mo’ di scusa “Ho
detto ai miei alunni che devono bac-“
“Tu
sei pazzo.” lo interruppe lei lasciando la penna e fissandolo senza
l’ombra di
un sorriso sul volto “Non crederai che questa scusa sia sufficiente.”
Se ne
stava immobile, e lo guardava come se avesse preso le parti sbagliate
in una
guerra. Improvvisamente nervoso, Jiraiya si morse la lingua cercando di
spiegare quella questione ormai più grande di lui: non voleva che
Tsunade si
facesse un’immagine ancora più sbagliata di lui, gli erano già bastati
più di
vent’anni per farsi odiare nei modi peggiori. Lei, però, non lo lasciò
parlare:
lo fulminò con gli occhi e Jiraiya tacque.
“Io
non ti bacerò mai!” gli disse con voce vibrante “Non potrei mai baciare
un
pervertito come te!”
Jiraiya
le rivolse nuovamente quell’occhiata che tutti le rivolgevano da quando
anche
Dan era morto e che lei detestava tanto.
“Maltrattarmi
non servirà a niente.” replicò e, in silenzio, uscì dalla stanza,
lasciandola
da sola. Tsunade sbuffò, cercando di fermare gli occhi che avevano
cominciato a
lacrimare.
Aveva
capito che Jiraiya in realtà non era soltanto lo stupido che dimostrava
di
essere quando l’aveva fatta sorridere per la prima volta dopo la morte
di suo
fratello, quando l’aveva stretta tra le braccia senza dire nulla il
giorno del
funerale di Dan. L’aveva capito, ma non poteva accettarlo. Sentiva
ancora le
braccia di Dan solleticarle la schiena. La ferita nel suo petto era
ancora
troppo fresca.
La
squadra di Jiraiya era riunita al completo seduta in cerchio sotto le
fronde di
un grande albero ai bordi della foresta.
Jiraiya guardò uno ad uno i suoi alunni: dei tre, soltanto
Yuto non
aveva l’aria abbacchiata. Minato aveva un grosso cerotto sulla guancia
sinistra.
“Allora,”
chiese con un sospiro “come è andata?”
Minato
lo guardò dispiaciuto. “Io non sono riuscito ad avere un bacio. Quando
l’ho
chiesto ad Uzumaki,” arrossì un pochino “si è arrabbiata tantissimo e
mi ha
dato un pugno. Però poi mi ha dato un cerotto, è stata gentile.”
aggiunse con
un mezzo sorriso. Jiraiya immaginò perfettamente la scena e gli scappò
un
sospiro.
“Temo
che questo metodo proprio non funzioni.” esalò ripensando a ciò che gli
era
successo. Non funzionava
affatto.
“E
tu, Haru?”
Il
ragazzino cincischiò, tutto rosso: “Io non sapevo che ragazzina…
Insomma… Non
ho saputo decidere e non ho fatto nulla…”
Abbassò
gli occhi tristemente.
“Non
preoccuparti, era la prima volta e può capitare di essere nervosi. La
prossima
volta andrà meglio.” lo consolò Jiraiya. Haru rialzò la testa,
fiducioso.
“E
tu, Yuto?” chiese infine. L’aveva tenuto per ultimo perché si vedeva
lontano un
miglio che era stato l’unico ad avere successo e sentirselo rinfacciare
non lo
consolava di certo.
“Tutto
ok!” esclamò infatti il ragazzino con un sorrisone “Sono andato da
Yumi-chan
e-“
“E
lei, maestro?” lo interruppe Haru guardandolo pieno di curiosità.
All’improvviso, tutti erano concentrati su di lui.
“Per
lei deve essere stato facile, vero, maestro? Con la sua fidanzata…”
“La
mia fidanzata?”
“Tsunade-san!”
replicò Yuto come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Sarà stato
semplice
come bere un bicchier d’acqua!”
Jiraiya
sbuffò senza irritazione.
“Invece,
il vostro maestro ha fallito.” tagliò corto. “La mia fidanzata
- come
dite voi - ha ancora una ferita da guarire.”
Minato
lo fissò con i suoi occhi azzurri e penetranti e Jiraiya si rese conto
che
aveva capito perfettamente di cosa stesse parlando. A volta quel
ragazzino gli
sembrava mille volte più grande dell’età che dimostrava. Yuto e Haru sembravano
piuttosto colpiti: lo
ammiravano molto, e quello doveva essere stata una bella delusione.
“Beh,
perché mi guardate in quel modo?” esclamò sorridendo di nuovo “Un ninja
che si
rispetti deve sapere accettare la sconfitta se da essa impara qualcosa
in più.
Da oggi cosa abbiamo imparato? Che dobbiamo stare alla larga dalle
ragazze.
Siete d’accordo?”
Si
sollevò un coro di approvazione piuttosto sollevato. Mentre se ne
tornava a
casa a passi lenti, Jiraiya pensò che forse sarebbe stato meglio
rinunciare a
Tsunade: era diventata un’altra persona da quando aveva perso i suoi
cari, dura
e incapace di ridere. Non era più lei.
Non
riusciva a guarire.
Note:
Salve! ^^
Spero
che questo capitolo sia leggibile, non come il precedente che,
suppongo, non
sia stato molto gradito. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne
pensate. ^^ Nel comtempo, ringrazio di tutto cuore la cara Nejisfan per aver
avuto la gentilezza di dedicare una parola ad ogni singolo capitolo. Ti
ringrazio per le splendide parole! *______*
Ho
aspettato un po’ per pubblicare questo capitolo, perché l’argomento che
tratta è sempre il
solito, ma alla fine mi sono convinta, perché mi piaceva l’idea di far
intervenire anche la squadra di Jiraiya. Spero che Minato e gli altri
due
ragazzini possano comparire anche in un altro capitolo, magari non in
una
situazione così tragica. XD
Sto
anche lavorando ad uno spin off di questa vicenda su Minato e Kushina,
e spero
davvero di finirlo presto. ^^
Ritornando
alla raccolta, siamo a quota undici, evviva! E’ moltissimo tempo che mi
fa
compagnia, ma scrivere di Jiraiya e Tsunade da sempre quel qualcosa che
scrivere degli altri personaggi non da.
Alla
prossima ^^