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Autore: Ema Penniman    01/05/2013    3 recensioni
Kurt ha un segreto. Quando entrerà a far parte della sua vita un tornado con i ricci riuscirà a mantenerlo tale?
Una storia idiota dove la pazzia dei Warblers ha contagiato anche il mondo dei fumetti.
Dalla storia
Erano già tre anni che Kurt andava avanti con questo tipo di vita, e ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Aveva sempre avuto dei super poteri, fin da quando era un neonato
Una Klaine fluff, pochissimo angst e tanta Niff
Superhero!Kurt Bad Boys!Blaine+Warblers
Genere: Fantasy, Fluff, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Kurt Hummel, Nick Duval, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Superheroes Parody'
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No Control

 
 
 
 

It’s not right
But it’s okay
I’m gonna make it anyway
(It’s not right but it’s okay – Whitney Huston)

 
 
 
 
Poco prima dell’inizio dell’estate, Sebastian Smythe sedeva nervosamente su una specie di sedia- che avrebbero fatto prima a chiamare passerella verso il buio -aspettando che il ragazzo da cui si sarebbe fatto fare volentieri qualcosauscisse dalla porta di fronte a lui.

Due ore prima la stanza era incredibilmente piena. Ora rimanevano solo lui e un quattrocchi, bassino, con la faccia pustolosa da cui si era tenuto a debita distanza.

Finalmente la porta si aprì ed uscì il ragazzo figo con un espressione parecchio umiliata.

“Il prossimo” disse una voce da dentro la stanza. Sebastian senza riflettere più di tanto si alzò ed entrò velocemente.

Si sedette su una delle sedie di fronte alla scrivania dove la poltrona era occupata da un gigantesco uomo di colore con il viso serio “Bene, signor Smith-”

“Smythe, signore”

“Smythe…- disse l’uomo con una specie di ringhio –vedo che il suo curriculum è semplicemente straordinario. Cosa l’ha portata qui?”

“In effetti volevo cambiare aria e poi il compenso per un anno di ricerche è incredibilmente alto, quindi in realtà sono qui più per vedere se si trattava di uno scherzo” concluse Sebastian molto tranquillamente.

La settimana prima aveva visto un annuncio su un giornale a fine pagina. Il compenso per un semplice anno di ricerche era straordinario e non aveva intenzione di sprecare un’opportunità del genere per passare un po’ di tempo fuori da casa. Così il giorno stesso aveva spedito il suo curriculum ed aveva preparato le valigie per New York.

I soldi non gli erano mai interessati veramente. Era curioso di sapere di cosa si trattasse e se non fosse stato assunto gli rimaneva sempre New York e milioni di laboratori che avrebbero fatto a pugni per averlo.

“Comincerà domani mattina” dichiarò l’uomo dopo averlo osservato per qualche secondo.

Non si era minimamente mosso ed era rimasto immobile sulla sedia. Solo le labbra sembravano vive. Sebastian inarcò un sopracciglio “E’ tutto?”

“E’ tutto” confermò l’uomo allungandogli la mano. ‘Bas la strinse incerto ed uscì.

Smythe scoprì successivamente di cosa si sarebbe occupato.

Doveva finire di sperimentare un siero per aumentare le capacità motorie dell’uomo. Il suo predecessore si era licenziato qualche settimana prima e così avevano assunto lui.

Il suo colloquio era stato tanto strano quanto quello che faceva. Si limitava a rimanere nel suo laboratorio a testare varie reazioni senza ottenere risultati. Fino ad un normalissimo venerdì sera di una normalissima fine di settembre quando finalmente dopo tre mesi interi di noia assoluta il siero aveva finalmente dato i suoi frutti.

Era immediatamente corso a dirlo al suo capo che lo aveva congedato per due giorni.

Al suo ritorno gli venne affidato il compito di testare il siero entro e non oltre un mese. Quello stesso giorno nel laboratorio aveva trovato cinque gabbie con due uccellini ciascuna.

Fece come richiesto e sperimentò il siero però non si rese conto degli effetti collaterali. I canarini distrussero le sbarre delle gabbiette ed iniziarono a volare per tutto il laboratorio.

Riuscì a riprenderne la metà ma cinque ruppero la finestra e scapparono.


Dopo aver messo i restanti al buio per farli calmare si catapultò fuori dall’edificio per cercare i suoi esperimenti.

Il suo capo gli aveva intimato di mantenere quel lavoro il più segreto possibile e che se si fosse venuto a sapere in giro quello su cui stava lavorando non si sarebbe dovuto scomodare a
tornare. Quando gliel’aveva detto gli era sembrata più una minaccia che altro ma non vi aveva prestato poi così tanta attenzione. Ma in quel momento si stava mangiando le mani dalla preoccupazione di riuscire a trovare quei dannatissimi canarini.


Dopo un paio di giri d’isolato li aveva visti entrare in un vicolo e li aveva seguiti. Purtroppo per lui, però era già occupato da una stupida band. Un po’ di quei liceali cretini che cercano di diventare famosi facendo stupidi coretti per strada. Stava per farsi vedere e dirgli di smammare quando uno di quegli idioti di canarini aveva deciso di andare a beccare il pacco di un piccoletto, piuttosto carino, doveva ammetterlo, che agitava delle bacchette da batteria per aria come un invasato.

Smythe si era nascosto per guardare la scena mentre quei canarini sadici si avventavano su quei deficienti che erano scappati terrorizzati (che femminucce). Sebastian era andato a raccogliere i canarini che ora giacevano privi di vita sul marciapiede e li aveva portati ad esaminare.

Su quegli uccellini non trovò nulla ma sui restanti, dopo averli sedati, riscontrò dei cambiamenti a livello molecolare delle loro strutture. Ci era riuscito. Avrebbe potuto creare dei super umani.

Smythe non disse nulla al suo capo dell’accaduto ma continuò a tenere d’occhio quegli strani ragazzi. Il giorno seguente ne aveva seguiti un paio e aveva scoperto, con sua grande preoccupazione, che quei dannatissimi animaletti avevano trasferito i loro poteri a quei cinque idioti. Quei due scemi che aveva deciso di pedinare, le persone più vomitevoli che aveva mai visto in tutta la sua vita, una biondina e un tizio con un naso che avrebbe potuto accecare chiunque nel raggio di un chilometro, erano stati davvero fortunati a non farsi sorprendere da nessuno ad usare le loro capacità, altrimenti Sebastian li avrebbe davvero uccisi, erano volati, letteralmente, via per strada come se niente fosse mentre Smythe li guardava con la bocca spalancata.

Nel frattempo aveva trovato morti due dei cinque canarini che gli erano rimasti ed altri due avevano perso tutte le loro capacità.

Continuando a tenere d’occhio quegli strani ragazzi, una sera, aveva visto, il basso, con un bel culo ma con una quantità di gel sui capelli da inondare l’intera Manhattan, che usciva di casa con niente meno che Kurt Hummel.

Era rimasto a fissare per qualche minuto la schiena di Hummel, cercando di non farsi vedere, stupito da come le loro vite in fin dei conti erano destinate ad incontrarsi. Li aveva osservati ma si era poi stancato nel vedere il piccolo Hummel arrossire per un non nulla.

Una sera, dopo essere andato ad assistere ad una loro esibizione che dopo tutto non era niente male, soprattutto, e Sebastian non l’avrebbe mai davvero ammesso, per il ragazzino
scuro sullo sfondo che suonava la batteria -dopo giorni che li spiava aveva capito si chiamava Thad- Era stato tentato di scoparselo più volte ma aveva un compito e le distrazioni non erano permesse, si era presentata l’occasione perfetta di avvicinarsi al ragazzo gellato ma Kurt, vestito da idiota saltellante, come aveva più volte chiamato l’amico, era arrivato a rovinargli la festa.


Si era comportato da vero stalker ma aveva un disperato bisogno di esaminare uno di quei ragazzi senza rivelare il suo lavoro.

L’opportunità perfetta gli si era presentata un po’ di tempo dopo mentre si trovava in un bar e come per magia Kurt, insieme al suo basso, basso accompagnatore si era materializzati nel locale.

“Hey- ‘Bas si era avvicinato al moro –sei per caso un astronauta?” chiese sogghignando mentre il ragazzo lo guardava con espressione interrogativa e scuotendo energicamente la testa “Beh, pensavo di si, visto che il tuo culo può venire solo dallo spazio” a quel punto il ragazzo sollevò gli angoli della bocca cercando di trattenersi ma finì per scoppiare a ridere

“Davvero? Queste sono le tue frasi per rimorchiare? Dovresti aggiornarti un po’, amico” disse ridendo.


Sebastian sorrise e gli tese la mano “Sebastian Smythe” il ragazzo osservò la mano tesa di ‘Bas indeciso sul da farsi per poi stringerla “Blaine Anderson”

“E’ davvero un piacere conoscerti, Blaine. Mi chiedevo se per caso-” si interruppe perché il piccolo Hummel era arrivato a rovinargli la festa, un’altra volta.

“Blaine, tesoro. Perché non mi presenti il tuo- Sebastian?!” beh, sappiamo tutti com’è andata dopo.

Sebastian dopo aver parlato con i due ragazzi decise di ritirarsi avendo capito che nessuno dei due per quella sera avrebbe potuto dargli una mano.

L’unico che poteva aiutarlo a capire come togliergli i poteri a quel punto era testa gellata, peccato che Kurt non sapesse nulla della sua storia.

Qualche giorno dopo, tornato la mattina nel suo laboratorio aveva scoperto che l’unico uccellino che gli era rimasto era riuscito in qualche modo a scappare.

Si sedette sulla sedia non sapendo cosa fare.

Il suo capo gli aveva detto di testare il siero sugli esseri umani, ma entrambi sapevano che era troppo presto. Che c’erano molte cose da rifinire. Troppe per poter essere usato per la sperimentazione umana.

Si massaggiò le tempie con le mani. Non voleva lasciare il suo lavoro, in fin dei conti gli piaceva. Certo, lo impegnava un po’ troppo, ma almeno non percepiva la solitudine di New York.
Gli vennero in mente i ragazzi a cui erano capitati quei poteri. Erano tutti amici. Chissà da quanto tempo. Si soffermò a pensare anche su Kurt, che si era sempre lamentato della solitudine ma che in realtà non era mai stato davvero solo in vita sua. Lui aveva i suoi genitori, Finn, le sue amiche del liceo e ora Blaine e anche se avevano litigato il tutto si sarebbe sistemato. Mentre lui chi aveva? Era solo. I suoi non li sentiva da mesi e quei pochi amici del college non sapeva nemmeno più dove fossero.

Chiuse gli occhi per qualche secondo riflettendo sul da farsi. Quando li aprì aveva preso una decisione.

Si alzò, si diresse verso il ripiano da lavoro e preparò una siringa.

In fondo doveva testarlo su qualcuno e non voleva fare del male a qualche povero disgraziato.

Prese un panno e lo mise in bocca. Poi si iniettò il liquido direttamente nelle vene.

Fece male.

Davvero tanto.

Dopo quelle che gli sembrarono ore interminabili, finalmente svenne.

Quando si svegliò non era nel laboratorio. Non era assolutamente nel laboratorio.

Cercò di mettere a fuoco quello che aveva davanti ma tutto quello che riuscì a vedere fu una luce accecante e svenne di nuovo.

Rinvenne nuovamente dopo qualche ora e capì di trovarsi sul tetto di un grattacielo.

Non ricordava un accidenti di niente. Era come dopo una sbronza mostruosa però senza alcool questa volta. Era ricoperto di tagli ovunque e ogni muscolo gli faceva un male boia.

Rimase sul tetto per un altro paio d’ore cercando di riprendersi. Fortuna che aveva ancora i vestiti. Riuscì a scendere dal tetto, non senza un’immensa quantità di fatica e ritornò al suo laboratorio. Era uno schifo totale.

Il caos regnava sovrano. Non c’era un solo foglio di carta che non fosse stato al suo posto. Tutte le fiale erano completamente distrutte e c’era un forte odore di bruciato.

Sebastian si lasciò cadere sulla sedia prendendosi la testa tra le mani. Non riusciva a ricordare assolutamente nulla.

Prese il computer e diede un’occhiata ai video di sorveglianza.

C’era lui che si iniettava il siero e poi lui che sveniva. Infine c’era sempre lui che si rialzava e urlava, scatenando una specie di piccolo tornado nel laboratorio per poi saltare fuori dalla finestra come se niente fosse.

Okay, questo era parecchio strano. Cosa diamine gli era successo? Era impazzito del tutto?

Probabilmente si. Anzi, ovviamente si. Cosa diamine gli era saltato in mente?

Quello stupido farmaco doveva averlo fatto impazzire. Ecco perché i canarini erano scappati così. Per fortuna che lui non era andato in giro a mordere le persone. Forse.

Controllò il telefono e vide due chiamate perse da parte di Kurt. Sospirò.

Lo stilista aveva una strana ed insana passione nel volersi torturare e Sebastian non riusciva proprio a capirne il motivo. Diamine, solo perché il suo pseudo fidanzato, perché fidanzato non poteva chiamarsi, viste le dimensioni, era un cretino in calzamaglia non c’era certo bisogno di svalvolare. E poi da che pulpito viene la predica, anche lui, parlando di calzamaglie, non scherzava mica. Smythe l’aveva sempre pensato, Dio li fa e poi li accoppia.

Scosse la testa e si alzò. Doveva andare dal pazzo masochista.

Prima di lasciare il laboratorio però il suo sguardo si posò momentaneamente su una provetta con il siero. Senza pensarci su la prese e la mise in tasca per poi avviarsi da Kurt.

Il ragazzo era una vera lagna. E Blaine di qua, e Blaine di là. E Blaine così e perché Blaine? Eccheppalle. Decisamente. Sebastian aveva DECISAMENTE bisogno di un nuovo amico.

Tornato a casa prese nuovamente la fialetta e la poggiò sul tavolo indeciso su cosa fare. Beh. Non poteva certo rimanere tutta la nottata lì a guardarla.

Non sapeva esattamente cosa stava facendo però dopo qualche minuto stappò la boccettina e ne bevve il contenuto.

I dolori ricominciarono immediatamente. Però questa volta erano meno intensi. Più sopportabili.

Dopo quelle che gli parvero ore finalmente i suoi muscoli si rilassarono. Riuscì a rimettersi in piedi e a respirare facilmente.

Non aveva nulla di strano. Stava bene. Anzi, si sentiva benissimo.

Camminò un po’ per la stanza e scoprì di riuscire a vederla. Vedeva meglio. Stava meglio. Percepiva lo spazio intorno a se in maniera più nitida.

L’unica nota negativa era una sottile nebbiolina che era scesa sulla sua mente. Si sentiva leggermente ovattato. 

Prese una bottiglia d’acqua e notò che era incredibilmente leggera. La strinse leggermente nella mano e la plastica si spezzò sotto la pressione che aveva esercitato.

Stava divinamente.

Spalancò la finestra della stanza ed inspirò l’aria fresca di New York. Si sporse leggermente per osservare il cielo scuro e saltò.

Per qualche secondo scese in caduta libera per poi scuotere leggermente la testa e riprendere quota come se niente fosse. Come se avesse passato una vita a fare cose del genere.

Era forte. Era potente. New York era così piccola e fragile in confronto a lui. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo.

Volò fino all’appartamento di quei decerebrati e per caso il piccolo batterista stava uscendo di casa vestito di tutto punto, con tuta e maschera. Sorrise. Pedinarlo così non gli sarebbe
costato nulla.


Iniziò a seguirlo finchè non gli si avvicinò abbastanza “Hey, ragazzino, non dovresti girare di notte da solo, la mamma non te l’ha mai detto?”

Il moro si girò immediatamente verso la voce e si sorprese di vedere Sebastian ma non lo diede a vedere mascherando la sorpresa dietro ad un sorriso beffardo “Si dà il caso che girare solo di notte non mi spaventi nemmeno un po’” Sebastian se possibile sorrise ancora di più “Beh, ragazzino- disse calcando particolarmente su quella parola –si da il caso,che potrebbero spuntare pericoli da ogni angolo”

“Beh, non so se non guardi televisione, ma in questo momento sono io il pericolo” disse Thad sicuro di sé.

Sebastian rise “Io non ne sarei poi così sicuro” ed in un istante fu a pochi centimetri da Thad. Il ragazzo purtroppo si accorse troppo lentamente del cambio di scenario che si ritrovò
svenuto tra le braccia di Sebastian senza nemmeno riuscire a raccapezzarsi.


Smythe sorrise. Era stato fin troppo facile.

Non si era divertito per nulla.

Trasportò Thad fino a sotto casa sua e gli fece una foto senza la maschera. In fondo non voleva fargli del male. Thad non gli aveva mai fatto nulla. Era anche piuttosto carino. Così scosse la testa e si voltò per andarsene, quando un dolore lancinante si propagò nella sua testa. Svenne immediatamente.

I giorni successivi furono una specie di incubo.

Non riusciva a stare lontano da quello stupido siero.

Non poteva farne a meno.

Aveva fatto altre fiale.

Non poteva rimanere senza.

Quella sera, dopo essere tornato da casa di Kurt ne prese un’altra. Si sentiva forte e la mente gli diventava libera. Tutti i pensieri gli si schiarivano.

Prese il telefono.

Un pensiero lo aveva tormentando per tutta la settimana.

“Pronto?”

“Ciao, Blaine. Sono Sebastian, l’amico di Kurt. Ti ricordi?”

“Ehm… si. Si, mi ricordo. Ehm, Kurt non è qui, mi dispiace”

“Oh, no. Lo so, tranquillo. Io volevo parlare con te” disse con voce leggera.

“Che?”

“Si, volevo farti passare la serata più sconvolgente della tua vita”

“Ch… ma Kurt è un tuo amico”

“E allora?”

“Non-non credi che possa dargli, non lo so… fastidio?”

“Sai cosa sta facendo il tuo piccolo Kurt in questo momento? Probabilmente sta scopando, o più plausibilmente si sta facendo scopare, da uno dei suoi amichetti. Essere Glitterman ha i suoi vantaggi” avrebbe ottenuto ciò che voleva in un modo o nell’altro.

Blaine non rispose “Hey, bel culo, sei ancora li?”

“Si. Si, scusami”

“Allora? Accetti o no? Sebastian Smythe non concede seconde occasioni”

“Va bene. Accetto”

“Fantastico. Raggiungimi all’Empire State Building tra due ore, e chiedi del dottor Smythe” ‘Bas staccò la chiamata sorridendo.

Era un sorriso diverso dal solito.

Uscì nell’aria gelida della città.

Nel suo laboratorio aveva programmato tutto.

Finalmente Blaine arrivò e Sebastian non perse tempo. Si avvicinò a lui e premette le sue labbra contro quelle del nano.

Si assicurò che fosse totalmente distratto e gli piantò la freccetta di sonnifero dritta sul collo.



Il campanello di Kurt iniziò a suonare come impazzito e lo stilista sospirando si alzò ed andò ad aprire.

“Ma che…” davanti alla porta di casa c’erano Nick e Jeff con un’espressione sconvolta. Kurt fece per chiudere la porta ma i due la bloccarono.

“No. Aspetta Kurt. Ti prego, ascoltaci” disse Jeff con una nota di supplica nella voce. Diamine, non avrebbe mai saputo dire di no a Jeff. Era quella sua aria così innocente che eliminava
qualunque tipo di difesa.

Kurt si fece da parte e si andò a risistemare sul divano. Gli altri due lo guardarono per qualche secondo, non sapendo bene cosa fare per poi decidere di seguirlo.

“Come fate a sapere dove abito?” chiese Kurt circospetto.

Jeff sorrise “E’ stato facile, Nick è un asdfgsa-” il moro gli aveva tappato la bocca con le mani “No. Non lo vuoi sapere veramente” disse lanciando occhiate omicide a Jeff.

“Mi-mi dispiace che siamo venuti qui, Kurt. Ma è importante. Si tratta di Blaine” sentendo pronunciare quel nome da Nick, Kurt ebbe un sussulto che cercò di mascherare. “Si- aggiunse Jeff
–è successa una cosa terribile”

Lo stilista aggrottò le sopracciglia “Cosa? Che è successo?”

“Vedi,- iniziò Nick insicuro -Blaine è uscito. Non so da chi è andato, ma era distrutto. Non l’ho mai visto così. E io lo conosco da tutta una vita, ma sta male. Sul serio era come se si fosse
arreso”

“Sembrava stesse andando al patibolo” aggiunse Jeff cercando di avvalorare la tesi dell’altro ragazzo. Nick gli scoccò un’occhiataccia “Ora, non per fare la predica a nessuno, ma ti prego.
Chiamalo-” Kurt lo fermò con un gesto della mano “Nick, non voglio più avere niente a che fare con Blaine. Ha tradito la mia fiducia. Anche voi l’avete fatto. Non so nemmeno perché non vi ho ancora disintegrati” disse Kurt cercando di mantenere la voce ferma.

“Perché tu non vuoi veramente questo- disse Jeff sorridendo –tu vuoi ancora tanto bene a Blaine. E vuoi che le cose si sistemino” concluse sorridendo apertamente in direzione di Nick che gli accarezzò una mano.

“Dagli la possibilità di spiegarsi- intervenne il moro -Ti prego. Almeno questo. Non ti chiedo altro, Kurt. Lascia che ti spieghi come stanno veramente le cose e poi non ti disturberemo più. Altrimenti né io né Jeff ti daremo pace. Saremo i tuoi peggiori incubi. Possiamo fare gli stalker. Abbiamo anche un ordine di restrizione da Ewan McGregor” disse sorridendo.

Ora anche Kurt sorrideva.

E Jeff giocava con il gatto, quasi non avesse idea di quello che stava succedendo.

Poi un messaggio dal telefono di Kurt li distrasse tutti e tre e lo stilista lo aprì per controllarlo “E’ Blaine” disse ad alta voce ed entrambi i Warblers sorrisero.

Leggendo gli occhi di Kurt si spalancarono e se non ci fossero stati gli ottimi riflessi di Nick il telefono gli sarebbe caduto dalle mani.

Kurt, Sebastian mi ha detto quello che stai facendo. Che non ci hai messo molto a dimenticarmi. Beh, mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto perché io ti amo ancora e non credo riuscirò mai a dimenticarmi di te. Pensavo che fosse tutto diverso tra noi, fin dal primo momento ho creduto che noi due potessimo davvero funzionare. A quanto pare mi sbagliavo e non è stata la prima volta. È definitivo, le storie d’amore non fanno per me. Non hai idea di quanto vorrei che tu tornassi qui, dicendo che non è vero, dicendo che tutte le cose orribili che mi hai gridato quella sera non le pensi veramente, ma so che non lo farai. Vorrei scriverti qualcos’altro ma farei tardi all’appuntamento che mi ha dato Sebastian. Quando mi ha chiamato non potevo crederci, ma ha detto che probabilmente sei con qualcuno e che non ti sarebbe importato molto.
Ti amo ancora, nonostante tutto.
P.s. spero che prima o poi ci rincontreremo, di giorno intendo, come persone normali. Mi piacerebbe anche solo rivederti.
-Blaine


Nick si prese la testa tra le mani “Aspetta, non capisco. Chi diamine è Sebastian?”

“E’ un mio amico” rispose Kurt atono con lo sguardo fisso davanti a sè.

“Bell’amico che ti sei trovato” disse il biondo che a quanto pare aveva imparato ad usare il sarcasmo.

“Jeffrey!” lo richiamò Nick guardandolo in tralice. Jeff alzò le spalle a mo’ di scusa.

“Dai, andiamo a prendere Blaine” disse scuotendo leggermente una spalla di Kurt. Quello emise un sibilo di dolore e Nick ritrasse immediatamente la mano “Hey, amico. Che ti succede?”

Kurt scosse la testa “Non capisco. Sebastian non farebbe mai una cosa del genere. Deve esserci un’altra spiegazione”

Riprese il telefono e chiamò l’amico “ ’Bas? ‘Bas, mi senti?”

“Kurt? Scusa, Kurt. Oggi non posso venire, sono a lavoro” rispose Smythe con un tono di voce diverso dal normale. Era più mellifluo.

“Ma sono le dieci. Non è un po’ tardi?”

“Avevo del lavoro arretrato da sbrigare. Ci sentiamo domani, Kurt” chiuse la chiamata.

“Ha mentito. Ha detto che era a lavoro perché aveva delle cose arretrate da fare ma io so che non è vero” disse a Nick che lo guardava con un grande punto di domanda al posto della faccia
“Sebastian non ha MAI niente di arretrato da fare. Mai!” ripetè Kurt.

“Allora che facciamo?” chiese Jeff che ne frattempo aveva preso il gatto in braccio.

“Non lo so. Io vado all’Empire State Building. È li che lavora Sebastian”

“Bene. Noi veniamo con te. Se c’è di mezzo Blaine allora puoi contare su di noi” disse Nick sicuro.

Kurt annuì “Chiamo un taxi”

Jeff lo guardò stranito “Ma tu sai volare!”

Kurt sospirò e abbassò leggermente il colletto della camicia lasciando intravedere un livido violaceo “Non per ora” disse rabbioso.

“Bene, ti porterò io” affermò Jeff sorridendo e caricandosi Kurt sulle spalle uscì dalla porta di casa con il ragazzo che gli urlava di metterlo giù.

Nick sorrise e chiuse la porta seguendoli.







Spazietto di Ema


Salve a tutti :D
Volevo aprire una piccola parentesi sulla natura di questo racconto. Io, persona profondamente nerd, ho un'insana passione per i supereroi e questa è una storia che è in pratica una parodia bella e buona della maggior parte dei fummetti della Marvel e DC Comics che ci sono in giro, a partire da Batman fino ad arrivare a Spiderman. Bene, ci tenevo solo a precisare questo perchè  magari, la maggiorparte delle persone che finiscono per caso a leggere questa schifezza, finisce per non capire nulla di quello che succede, quindi si... questa è una specie di fumetto su Kurt e Blaine.
Fantastico, volevo aggiungere che Sebastian non è cattivo di suo, il siero l'ha solo fatto rintronare un pochino xD
Detto questo mi eclisserò dicendo che rimane solo un capitolo, che ho quasi finito di scrivere, e l'epilogo che non ho la più pallida idea di come fare.
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono questa cosa e se vi va fate un salto a dirmi cosa ne pensate :D
Ema




   
 
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