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Autore: LuluXI    01/05/2013    2 recensioni
“Il cosmo a noi ostile abbraccia una vasta area, in cui ora regna la morte” prese la parola Shaka “Non so dire quanto sia forte il suo possessore, fatto sta che ha il controllo sulla periferia di Atene. Ha eretto una barriera, molto simile a quella che circondava il castello di Hades.”
“Ma perché seminare tutto questo terrore?” domandò Shun “Cosa lo spinge a comportarsi così?”
"Il desiderio di Vendetta" (Dal Capitolo 2)

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Per grazia di Atena e delle altre divinità, i Saint ritornano in vita. La priorità di Death Mask è quella di ritrovare sua figlia che, nel frattempo, lotta per sopravvivere nelle terre gelide della Norvegia. Dopo tre anni di pace, Death Mask è costretto ad interrompere le sue ricerche infruttuose: un nuovo nemico minaccia Atene e i suoi abitanti e lui, Ikki e Shiryu devono recarsi nel covo nemico; agli altri Saint il compito di vegliare sul Santuario, su Atene e su Rodorio, per spergiurare la catastrofe.
[Seguito de "La Maschera della Morte e la Vendetta", di cui non è strettamente necessaria la lettura; possibli OOC, dato che il tutto è una "What If?": cosa sarebbe successo se Death Mask avesse avuto una figlia?]
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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Ti ho aiutato a diventare quello che sei
Ma tu mi hai deluso
Quindi quando cadrai
Toccherà a me
E soffierò sul fuoco
Non appena le tue fiamme arderanno
(Linkin Park, Burn it down)

 
Ikki avanzò tra i vetri rotti, osservando la stanza attorno a lui: una camera da letto, semplice, che dava sul giardino. Per qualche istante non udì altro suono al di fuori dei vetri che andavano in frantumi ad ogni suo passo; poi, dal corridoio giunse un altro rumore: qualcuno stava correndo.
Un istante dopo, un’ombra comparve nell’ingresso.
“Ancora tu!” ringhiò la Sacerdotessa, mettendosi in posizione di attacco. “Che cosa vuoi fenice? Te l’ho già detto una volta, non ho nulla da spartire con te!”
Ikki riconobbe subito la sua avversaria: una ragazzina non troppo alta, magra come un chiodo, con indosso un’armatura e parte della maschera da Sacerdotessa di Atena coperta da un ciuffo di capelli rosso scuro.
“Chiunque infanghi il nome di Atena non può pensare di non affrontare, un giorno, i suoi guerrieri. Tu stessa, che indossi quell’armatura, la disonori: pagherai per tutte le vite che hai spezzato!”
“E tutte le vite che avete spezzato voi, allora? Perché dovreste essere diversi da me? ANCHE VOI INDOSSATE UN’ARMATURA, EPPURE LE MORTI CHE CAUSATE SONO TUTTE GIUSTIFICATE!”
Il cosmo della Sacerdotessa esplose, in un bagliore argento e nero.
“Tu stesso hai camminato sui gradini del grande tempio con indosso quell’armatura, servendo Arles e i suoi piani di distruzione. Poi hai tradito lui e sei tornato, uccidendo altre persone: ciò non ti rende migliore di me.”
“Vuoi continuare a parlare tutto il tempo, ragazzina?”
“Devo ricordarti com’è finito l’ultimo nostro incontro, Cavaliere?”
 
Come sempre erano arrivati troppo tardi per fermare l’ennesima strage, ma lui era riuscito a vedere l’artefice del massacro: una figura incappucciata che, con un monile azzurro legato al collo, aveva fatto molte vittime. La aveva inseguita, fino a quando non era arrivato all’abitazione. Le aveva urlato di fermarsi, ma l’ombra non lo aveva fatto: così aveva usato l’Hoyoku Tensho nel tentativo di colpire l’avversario.
Tuttavia il colpo era stato vano: tra lui e il nemico si era frapposta un’armatura d’argento. Le sue varie parti erano assemblate a formare una gru così che non gli era stato difficile collegare il loro nemico ad una Sacerdotessa di Atena traditrice. Tuttavia, quel dettaglio se l’era tenuto per se: la dea forse lo sapeva già e comunque allarmare i suoi compagni non sarebbe servito a niente.
“Non è te che voglio” aveva detto l’ombra, prima di sparire oltre la barriera protettiva “Il cosmo di colui che cerco brilla di ben altro colore”.
 
“Ci sono i miei colpi, pronti a ferirti, fenice: vattene ora, o la tua anima si aggiungerà alle altre!”
“Non intendo andarmene! HOYOKU TENSHO!”
La Sacerdotessa schivò, riatterrando in piedi qualche metro più in là.
“Mai usare la stessa tecnica due volte! SEKISHIKI KONSOHA!”
Ikki schivò, ma non abbastanza in fretta: il colpo arrivò sul lato sinistro del suo corpo, mandando in frantumi quella parte di armatura.
Il Bronze Saint tuttavia non si arrese e tornò all’attacco, provando con un corpo a corpo; la Sacerdotessa però, parava e contrattaccava e, se messa alle strette, schivava, andando altrove: era più minuta e, per questo, più rapida.
Tuttavia, lui non si perse d’animo e, alla fine, uno dei suoi pugni andò a segno: il Phoenix Genmaken non falliva mai.
La maschera della Sacerdotessa andò in frantumi, mentre lei si inginocchiava a terra, con entrambe le mani posate al suolo.
“Papà…” sussurrò appena.
 
Aletto la rivisse tutta, la scena: davanti ai suoi occhi l’armatura del Cancro stava nuovamente abbandonando suo padre.
“No…no, NO! Dannazione Aletto va via! VIA!”
“Ma papà tu…”
“Ha abbandonato la sua armatura, non vedi? Posso ancora batterlo, tu nasconditi.”
“Ma se muori?”
“Non morirò Aletto. E comunque non voglio che tu muoia.”
“Ma…”
“NIENTE MA!”
E poi era caduto: il Dragone lo aveva gettato giù, nella voragine. E lei, guardandolo andar via dalla quarta casa, aveva giurato vendetta.
 
La quarta casa scomparve dalla sua vista e davanti a lei riapparve la piccola stanza: era stata una visione, nulla di più. Rialzò lo sguardo su Ikki, che la osservava, con uno sguardo assai stupito.
“Dunque è Shyriu che cerchi. Hai ucciso così tante persone solo per attirare la nostra attenzione e arrivare a Shyriu?”
“Non sono morte: non ancora. Tu non sai niente, NIENTE!”
“Me l’hai raccontata tu, la verità: il mio colpo crea illusioni che portano il mio nemico a confessare le sue paure più profonde. Tu temi la morte di tuo padre, che Shyriu ha ucciso. Temi che possa cadere di nuovo in quella voragine, perché sai che è vivo.”
Il volto di Ikki non mutò espressione, mentre parlava: ora gli era chiaro come mai quella ragazzina sapeva di ciò che era accaduto durante la Guerra Galattica: probabilmente, vivendo anche lei al grande tempio, lo aveva visto quando ancora appoggiava la causa di Arles.
Eppure non avrebbe mai creduto possibile che Death Mask fosse padre.
“Se pensi che questo possa bastare a fermarmi, ti sbagli di grosso!” disse Aletto, rimettendosi in piedi “Non sarei voluta arrivare a tanto, ma ora raggiungerai gli altri!” Urlò infine, sollevando il braccio destro, puntando l’indice della stessa mano verso di lui; nel contempo, fece avanzare leggermente la gamba sinistra.
“SEK…”
CRAC!
Aletto tacque udendo quel rumore, troppo cupo per ricordare quello del vetro che si infrange. Istintivamente, abbassò lo sguardo, spalancando poi gli occhi per l’orrore: ciò che aveva calpestato era parte della sua maschera.
L’istinto ebbe sopravvento sulla ragione: si voltò e fuggì.
 
“Aletto ascoltami!”
“E’ tardi Shaina, ho fame..”
“Smettila di piagnucolare!” aveva urlato in risposta la Sacerdotessa, tirandole un ceffone; era piccola, allora, e quella era la prima volta che Arles l’aveva separata da suo padre, affidandola alle Sacerdotesse di Atena.
“Questa è la lezione più importante, Aletto: dovrai ricordarla sempre. Impara questa e potrai andare a mangiare.”
Lei, in tutta risposta, aveva borbottato qualcosa che doveva corrispondere ad un “va bene”, ed era rimasta in ascolto.
“E’ molto importante che tu non faccia mai vedere il tuo viso a nessuno: per le Sacerdotesse di Atena, è di vitale importanza non mostrare mai il viso.”
“Perché?”
“Perché una Sacerdotessa che mostra il suo viso ad un uomo perde il suo onore: l’unico modo che ha per recuperarlo è uccidere chi l’ha vista in faccia. O, in alternativa, accettare di amarlo.”
 
Quella lezione se la ricordava fin troppo bene.
Si era allenata per anni senza pensarci, perché il suo maestro era il suo stesso padre, e lei lo amava già, il suo papà. Voleva anche molto bene a Shura e Aphrodite, che la avevano vista senza maschera.
Non era sicura, invece, di voler bene a Milo e Camus e sicuramente odiava Arles, ma quando li aveva conosciuti lei non era ancora una Sacerdotessa: era solo una bambina e non si sentiva in dovere di rispettare quella regola. Anche quando aveva conosciuto Pål non ci aveva fatto molto caso, ma tutto quello era accaduto prima che l’armatura la scegliesse.
In quel momento era diverso, tutto diverso.
Correndo, si fermò accanto alla porta che aveva chiuso, per recuperare la chiave per aprire e una maschera di scorta, che aveva lasciato nella cassettiera lì accanto: ne aveva nascosta una in ogni armadio della casa, per sicurezza.
Sentì fin troppo chiaramente i passi dietro di lei, troppi per appartenere ad una sola persona: la fenice non era venuta da sola. Si fiondò nella stanza, pronta a recuperare gli ostaggi e Sara, per andarsene, ma ciò che vide distrusse tutti i suoi piani: Sara non era da nessuna parte e, peggio ancora, il Dragone era libero.
Nella fretta, non lo aveva legato bene, e ora lui aveva liberato la ragazza.
“BASTARDO!” urlò la ragazzina, furiosa “Dov’è mia mamma?”
Shyriu, scosse il capo “Non lo so ragazzina, ma non mi interessa: arrenditi, è meglio per te.”
Furiosa, Aletto sollevò il primo oggetto che le captò a tiro e lo lanciò; non appena Shiryu schivò, gli fu addosso.
 
Lo colpì un paio di volte, poi fu costretta a schivare i colpi e a indietreggiare.
“Arrenditi ragazzina, non puoi più far nulla.”
Lei lo ignorò: aveva ancora un asso nella manica da giocare.
“Te lo puoi scordare Dragone!”
Partì all’attacco, un’altra volta, facendo allontanare Shyriu da Shunrei e facendolo avvicinare alla porta. Poi, fu costretta ad indietreggiare per l’ennesima volta.
“Non mi lasci altra scelta! ROZAN SHOR…”
La porta si aprì di scatto.
“No, Shyriu, aspetta!” urlò Ikki, ma non abbastanza forte perché il Dragone potesse sentire.
Tuttavia, prima che potesse lanciare il colpo, Death Mask gli fermò il braccio, proprio mentre lo portava all’indietro, un attimo prima di lanciare il colpo.
“FERMATI BRUTTO IDIOTA!”
“Death Mask! Ma cosa stai facendo?” domandò stupito divincolandosi dalla sua presa.
“Non ti permetterò di farle del male…”
“Ma…”
“Niente ma brutto coglione, SONO STATO CHIARO? Sono io il più alto in carica qui, quindi FARAI QUELLO CHE TI DICO!”
Detto questo, Death Mask tornò a guardare Aletto, mentre Sara rientrava di corsa, dietro di loro.
“Aletto, poniamo fine a queste stragi… Basta così…” Fece un passo verso di lei, e lei indietreggiò ancora.
“Aletto, sono io…”
Lei, abbassò il capo e iniziò a piangere: le lacrime, scorrendo sotto la maschera, si raggruppavano sul mento, cadendo a grandi goccioloni sul pavimento.
“Perdonami papà… ho fallito… Non sono stata abbastanza forte…” disse, con aria affranta.
“Aletto non…”
“Ma rimedierò, promesso: sarò forte, come hai sempre voluto.”
In quell’ultima frase la voce della ragazzina tradì tutta la sua determinazione: risollevò la testa e, con fierezza e rapidità, si voltò verso Shunrei.
 
“SEKISHIKI MEIKAIHA!”
Si mosse ad una velocità superiore di quella del suono, come ogni Silver Saint sa fare e Shunrei si accasciò al suolo. Un istante dopo le fu addosso, e le tolse il ciondolo azzurro che le aveva messo al collo.
“Mamma, perdonami…”
Un istante dopo, fu avvolta dalla luce, e scomparve.
Death Mask non perse tempo e si teletrasportò nella valle della morte anche lui, ma arrivò comunque troppo tardi: Aletto non era già più lì.
Tuttavia, l’anima di Shunrei non aveva fatto molta più strada: era lì, accanto a tutte le altre ma a differenza di quelle che andavano a buttarsi nella stessa voragine in cui era caduto lui, era immobile.
E, accanto ad essa, stavano immobili tutte le anime degli abitanti di Atene, circondate da una luce azzurra che non le abbandonava mai.
 
NOTE:
Innanzitutto chiedo perdono ç_ç lo so, sono passati 2 mesi dall’ultimo aggiornamento ma tra la maturità che incombe e gravi problemi materiali, l’ispirazione è andata a farsi benedire. Vi chiedo di pazientare: prima o poi ricomincerò a pubblicare con più frequenza.
 
Passando alla storia…
Si, ok, l’entrata di Ikki vuole essere una pallida imitazione delle sue “entrate teatrali”…lo ammetto! xD
Pensavate che si risolvesse tutto eh? E invece no ù.ù Aletto è scappata. Ammetto che caratterizzarla, dopo così tanto tempo senza scrivere, è stato difficile: avevo già una bozza del capitolo, ma sono arrugginita: sia lei che gli altri personaggi, ho cercato di farli il più fedeli possibili a loro stessi ma…è stata dura. Soprattutto con Ikki e Shyriu. E Aletto, ma perché lei ha una psicologia complicata, come tutte le adolescenti xD In ogni caso, ora sappiamo che le anime delle persone colpite da Aletto non finiscono nel mondo dei morti ma stazionano lì, a metà tra la vita e la morte: in fondo, la bambina non è cattiva come sembra. Vi lascio dunque alle vostre riflessioni e…alla prossima! (sperando che non sia troppo in là nel tempo J)

   
 
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