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Autore: nevertrustaduck    01/05/2013    7 recensioni
"...Guardando i suoi occhi per una volta mi sentii a casa. Per una volta credetti veramente di essere importante per qualcuno, sentii di essere nel posto giusto. Pensai che non sarei mai più stata sola..."
Jessica vive in un orfanotrofio da quando ha cinque anni. E' cresciuta sotto l'occhio severo e premuroso di Tess, la sua migliore amica, con la quale ha intenzione di scappare non appena compiuti i diciotto anni. Nessuno si è mai curato di lei, a scuola è una continua derisione per quello che non ha, ma un incontro sul lavoro le cambierà radicalmente la vita. Tutto è innescato da delle coincidenze.
E' proprio vero: la vita è quell'entità che si pone tre te e i tuoi piani per il futuro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco, è arrivata la fine.
Tess ed io ci facemmo forza e ci avvicinammo alla porta. Rimanemmo a fissare l’uomo per qualche secondo, quando alla fine questo parlò.
«Su forza, muovetevi! O qualcuno si accorgerà che state scappando!» ci esortò.
Guardai Tess allibita.
«Noi stiamo scappando?» chiesi incredula indicandoci con il dito.
«Oh» sbuffò Tess prendendomi per mano. «Grazie Rob, ti siamo debitrici» disse poi rivolgendosi all’uomo.
Questo in risposta le fece il saluto militare, portandosi quattro dita alla tempia.
«Adesso andate però!» continuò incitandoci.
Tess annuì prontamente e mi trascinò dalla parte opposta rispetto a quella da dove ero arrivata. Le porte continuavano ed essere tutte uguali, e in cuor mio speravo ardentemente che Tess sapesse orientarsi un po’ meglio di me là dentro. Però c’era anche da dire che era stata sempre chiusa nella sua stanza, quindi…
Tess ci spinse contro la maniglia antipanico di un’altra porta grigia e finalmente la sentii.
Aria. Fresca, sul mio viso. Sapeva incredibilmente di libertà. Lasciai che i polmoni si liberassero dell’odore di chiuso del quale erano stati impregnati fino a quel momento e mi concessi un sorriso.
«Fantastico. E adesso come lo superiamo questo?» chiese Tess sbuffando, facendomi rendere conto che avevamo la strada sbarrata da un muretto difficile da scavalcare a mani nude.
Davanti a noi un edificio uguale a quello che ci eravamo appena lasciate alle spalle.
«Cerchiamo qualcosa» dissi senza perdermi d’animo.
«Cosa?» chiese Tess senza le stesse intenzioni.
«Qualsiasi cosa che ci possa sorreggere» le risposi cominciando a ispezionare a fondo i lati del vicolo.
Erbacce, un tombino, un topo, una bottiglia vuota.
Una scatola! Di cartone. Non ci avrebbe mai sostenute.
Tornai verso il punto di partenza, scoraggiata.
«Cercavate questa?»
La voce ci fece sobbalzare. Proveniva dall’altro edificio ed era maschile.
Ci ritrovammo entrambe a guardare in quella direzione.
Appena vidi chi ci stava indicando la strada da prendere rivolgendoci un sorriso, non potei fare a meno di fare altrettanto.
«Nick!» esclamai.
«Tutto bene Jess?» mi chiese.
Feci per rispondere ma Tess mi bloccò.
«Ma sì, continuate a urlare. Vi ricordo che stiamo solo cercando di scappare senza essere visti!» disse bisbigliando.
Trattenni una risata e le feci segno di raggiungere la porta che Nick continuava a tenere aperta. Lui lasciò che entrambe entrassimo e poi la richiuse alle nostre spalle.
«Dove arriva?» chiese Tess indicando il corridoio a sinistra con un cenno del capo.
«Dritto dritto al parcheggio» rispose Nick.
«Bene, andiamo allora» dissi esortando il piccolo gruppo.
Tess si incamminò per prima, ma io non la seguii subito. Abbracciai Nick di slancio, stringendomi forte a lui.
«Tutto bene?» mi chiese ancora, accarezzandomi la schiena.
Mi limitai ad annuire vigorosamente, mentre mi lasciavo confortare un po’ dalle sue carezze e dal suo profumo.
«Sarà meglio seguirla, o ci farà diventare delle sottospecie di polpette una volta tornata in forze» dissi alludendo a Tess, sciogliendo controvoglia l’abbraccio.
Lui trattenne una risata.
«Guarda che non sta scherzando» la voce di Tess ci raggiunse dal corridoio di sinistra, così ci affrettammo a seguirla.

***


Continuammo a seguire Nick per quel corridoio fino ad arrivare davanti all’ennesima porta grigia dotata di maniglia antipanico.
«Era ora! Pensavo non finisse più questo palazzo» sentii borbottare a Tess.
Ci inoltrammo in uno spiazzo semideserto, dove erano parcheggiate tre o quattro macchine. La luce tendente all’arancio dei lampioni illuminava le molteplici colate di cemento che rendevano il terreno un cumulo di valloncelli impervi, dove qua e là era riuscito a farsi strada un filo d’erba sottile.
Non c’era modo di arrivare a quella che riconobbi come la macchina di Kevin senza esporci troppo. Numerose finestre davano su quel versante della strada, e l’area era completamente illuminata.
Improvvisamente ebbi la strana concezione di noi tre come un reperto da museo, in bella vista sotto gli occhi di tutti, con luci potenti puntate addosso in modo che possano vederti meglio. L’unica differenza era che non c’era alcun tipo di vetro infrangibile a proteggerci da eventuali ditate esterne, anche se nel nostro caso parlare di ditate mi sembrava alquanto riduttivo.
Costeggiammo il muro fino alla scala esterna e ci fermammo a decidere sul da farsi.
«Okay tu vai per prima, Nick ti segue e io vi copro le spalle» disse Tess con estrema risolutezza.
«Come no. Casomai sei tu quella che va per prima Tess» dissi spingendola leggermente in avanti. «È quella grigia sulla destra» le suggerii poi indicandole la macchina che doveva raggiungere.
«Non hai niente da aggiungere?» chiese lei rivolgendosi a Nick.
«Prima le signore» disse lui invitando entrambe ad andare.
«Perché dite così solo quando c’è qualcosa di terribile o di pericoloso in ballo?» protestò lei.
Stavamo per incamminarci e dare inizio alla nostra dipartita, quando sentimmo dei rumori provenire dalla scala antincendio. Qualcuno stava scendendo.
«Correte!»  disse Nick prendendomi per mano, in modo che potessi stare al suo passo.
Avevamo fatto appena qualche metro quando mi voltai e vidi Tess che arrancava dietro di noi. Per quanto fingesse di stare bene e di essere quella di sempre era parecchio debilitata.
Due uomini arrivarono alla fine delle scale e iniziarono ad inseguirci.
Non ci avrebbero messo tanto a raggiungere Tess.
Lei tossì, mentre l’aria faticava ad entrare e uscire così velocemente dai suoi polmoni.
Si fermò e si inginocchiò a terra.
Capii che non ce l’avrebbe mai fatta. «Scusa» dissi a Nick mentre lasciavo la sua mano e mi precipitavo indietro a soccorrere Tess.
Si era portata una mano al petto, scossa da piccoli tremiti, mentre il suo respiro si faceva più frenetico.
«Va tutto bene» le dissi raggiungendola. «Jess perché sei tornata indietro?» piagnucolò con un filo di voce.
«Senza di te non vado più da nessuna parte» dissi facendole passare un braccio attorno al mio collo. Si alzò e riuscimmo a proseguire al ritmo di una specie di camminata veloce.
«Non ce la faremo mai» disse in preda alla disperazione, girandosi convulsamente all’indietro.
Come darle torto, ci avevano praticamente raggiunte.
«Tess, ascoltami: insieme possiamo fare qualsiasi cosa» le dissi ricordandole uno dei motti più frequenti che usavamo quando eravamo bambine.
L’ombra di un sorriso le attraversò il volto prima che i due uomini ci arrivassero alle spalle e ci dividessero con forza.
Io riuscii a rimanere in piedi, scansandomi di lato, ma Tess fini rovinosamente a terra, colpita da un altro violento spintone.
Vidi Joe e Nick correre nella nostra direzione, e io feci altrettanto, cercando di portarmi dietro almeno uno dei due scimmioni.
Cominciai a vagare senza meta per il parcheggio, strisciando e facendomi scudo con quelle quattro macchine che sostavano lì, mentre il più grosso dei due continuava a inseguirmi.
Beh, questa sì che era fortuna.
Mi buttai in un altro percorso tortuoso, mettendo a tacere la milza che si lamentava di essere sottoposta a quello sforzo improvviso, contraendosi come una pallina di carta in un pugno ben serrato. Strinsi i denti e continuai a correre.
Improvvisamente vidi che Tess non giaceva più sull’asfalto sconnesso, ma si stava dirigendo verso la macchina tra le braccia di Joe.
Accelerai il passo, portandomi al mio limite personale di velocità.
Mentre cercavo disperatamente di arrivare alla macchina prima che il mio inseguitore arrivasse a me vidi il suo compagno a terra. In qualche modo Joe e Nick dovevano averlo messo al tappeto.
Ancora pochi metri e sarei stata salva.
Nick mi aprì lo sportello dall’interno dell’auto e qualcuno accese il motore.
Feci per buttarmi sul sedile, pronta per sparire a razzo da quel posto, ma l’uomo che mi inseguiva riuscì a prendermi per un braccio.
Più mi divincolavo e cercavo di allentare la sua morsa d’acciaio, più questa diventava solida.
«Lasciami andare!» sbottai ancora a metà tra il sedile e la strada.
Come se bastasse incoraggiarlo vocalmente per convincerlo a restituirmi il braccio.
«Non hai sentito quello che ha detto?» mi fece eco Nick spuntando dall’interno con un ombrello.
Cominciò a colpirlo con la punta in ogni parte che riusciva a raggiungere.
Certo, non era un coltellaccio stile spada di Sandokan e neanche un revolver, ma come arma fece la sua parte.
Infatti, dopo qualche colpo ben assestato, sentii la presa che aveva sul mio braccio allentarsi. Me lo scrollai di dosso senza esitazione e mi fiondai in macchina mentre Nick e l’ombrello battevano in ritirata e Kevin partiva letteralmente sgommando.
Percorremmo lo sterrato stradone di campagna che conduceva a quel posto, sicuri che nel giro di qualche minuto saremmo stati circondati da una cinquantina di quegli uomini pronti a non farci tornare a casa.
Non avevo la concezione di dove si trovasse quel posto dato che quando ci ero arrivata ero priva di sensi, ma doveva trovarsi una decina di chilometri fuori città.
Non appena cominciai a rivedere le insegne luminose di Los Angeles che contrastavano contro il buio più totale che ci stavamo lasciando alle spalle mi sentii un po’ più tranquilla.
Guardai sul sedile accanto a me.
Tess giaceva tra me e Nicholas, la pelle bianca più pallida che mai, i capelli biondi impastati con qualcosa di scuro che riconobbi essere sangue.
Lui le sorreggeva la testa e le tamponava la ferita che aveva sul retro con una felpa.
«Non ha dato segni di ripresa, non è vero?» chiesi. Sentii la mia voce spezzarsi mentre lo facevo.
Nick in risposta scosse la testa e la guardò, come se si aspettasse che potesse cambiare qualcosa da un momento all’altro.
«Dobbiamo andare subito al St George» dissi preoccupata sporgendomi tra i due sedili anteriori.
«È proprio lì che stiamo andando» mi rispose Kevin senza perdere di vista la strada.
«Poi un giorno mi spiegherete come avete fatto tutti e tre a trovarci» dissi tornando ad accasciarmi sul sedile posteriore.
«Si è trattato solo di essere nel posto sbagliato al momento giusto» mi disse Kevin strizzandomi l’occhio dallo specchietto retrovisore.
«Farò finta di crederci».
 
 


Tu guarda chi ritorna c:
Salve meraviglie, come state? (era da tanto che non vi chiamavo così, vi mancava?)
Non so in che modo ringraziarvi. Voi signore che cliccate il tastino "preferite" e voi altre signore che cliccate il tastino "seguite", state raggiungendo numerelli che mi fanno scappare una lacrimuccia c':
E anche voi signore che leggete e basta.
Mi fate sentire importante c': *la convinzione*
Sì, so che avevo detto quella cosa della OS per il mio compleanno, ma a quanto pare non ci sono riuscita.
P-I-G-R-I-Z-I-A. 8 verticale, ovvero mancanza di volontà in quello sputo di tempo libero che mi rimane per scrivere.
E incapacità di concludere le cose in una volta sola. Sapete che io sono quella che se non trova dieci problemi a personaggio non è contenta, no? c;
Tornando a noi, spero di non aver deluso le vostre aspettative e mi rimetto ai vostri giudizi.
Vi voglio bene, davvero, anche se non conosco la maggior parte di voi.
Perchè con voi sto condividendo un piccolo sogno, vi sto facendo conoscere una parte di me che molta gente non conoscerà mai perchè non avrà pazienza a sufficienza per fermarsi a capirmi.
Ditelo, lo so che vi sentite lusingate dopo questa strabiliante perla di saggezza.
Fuggo prima che finiscano le ostriche.
Un bacione
Miki

   
 
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