Nero su bianco
La voce di William era nero sul bianco del silenzio. Atona, dal suono ufficiale, come tutti quei moduli in carta stampata che amava così tanto. Non un inflessione, non un sentimento, non un colore che lasciasse intendere il suo stato d’animo. Se aveva un animo.
Però, di tanto in tanto, una tonalità spezzava la monotonia. Che fosse rabbia, o collera, poco importava a Grell, che si beava di quegli istanti, gongolando con aria vittoriosa, perché era stato lui, sempre lui, e soltanto lui a causare quel lampo di colore.
Tuttavia non si riteneva soddisfatto, ancora. Sognava, bramava ardentemente, infatti di tingere quel volto e quella voce vellutata del rosso acceso della lussuria.