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Autore: _ayachan_    21/11/2007    3 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-20

Capitolo ventesimo

Strascichi




«Com’è possibile che dopo una settimana sia ancora impossibile vederlo?!»
Naruto sbatté con forza le mani sulla scrivania ingombra di Tsunade.
L’Hokage, con una guancia appoggiata alla mano e due occhiaie lunghe fino al mento, gli restituì uno sguardo seccato.
«Pensi che ce lo giochiamo a carte?» sbottò. «Sono giorni che litigo con quelli del consiglio, e vederti qui a fare queste scene non mi rende certo le cose più facili!»
Naruto si passò una mano tra i capelli, prendendo a camminare avanti e indietro lungo l’ufficio.
Sicuramente avevano piazzato Sasuke in uno scantinato buio e umido, in attesa di giudizio... e lui lo conosceva, sapeva che l’oscurità non gli faceva bene.
«Riesci ad avere un briciolo di fiducia in me?» chiese Tsunade stancamente. «Sai che sto facendo tutto il possibile per affrettare le cose...»
«Però...» Naruto si fermò, e si appoggiò alla scrivania. Crollò la testa. «Maledizione!»
L’Hokage sospirò.
«Cambiando argomento... ho saputo che la squadra medica non riesce a spiegarsi come tu possa controllare Kyuubi» disse piano.
«E chi se ne frega!» scattò lui. «A quello ci penso io! E’ ovvio che quattro dottori idioti non riescano a capire cosa c’è che non va: tutto va
«Tra i ‘quattro medici idioti’ ci sono anche Sakura e Shizune, brutto cretino» gli fece notare lei. «E comunque... non è una cosa normale. Il sigillo che ti aveva impresso il quarto Hokage serviva a controllare il potere della volpe; il suo chakra, ma anche la sua capacità corrosiva. Ora che è scomparso, tu non solo dovresti essere completamente sotto il suo controllo, ma dovresti essere letteralmente distrutto»
Naruto rimase in silenzio.
Nel fondo della sua coscienza, sentì mormorare la voce della volpe.
Ah... chissà come avrebbero reagito al villaggio se avessero saputo che lui aveva stretto un patto con Kyuubi... se avessero saputo ciò che le aveva permesso di avere...
«Finché sto bene non ci sono problemi, no?» disse brusco dopo un istante. «Finché la controllo e sto bene, è tutto a posto»
Tsunade sbuffò. «Sei un ragazzino cocciuto!» lo accusò, additandolo. «L’ultima cosa che abbiamo bisogno in questo momento è ulteriori problemi, immagino che tu ne sia consapevole. Perché ti ostini a complicare le cose?»
«Non sto complicando niente!» insorse lui, indignato.
Prima che l’Hokage potesse ribattere, qualcuno bussò con insistenza alla porta.
«Chi è?» chiese Tsunade irritata.
«Sono Shizune!» rispose la voce da fuori. «E’ urgente, un messaggio dalla Pioggia!»
L’Hokage drizzò le orecchie.
Dopo la ‘questione Itachi’, in quel villaggio era rimasta solo Natsumi Muto, la sorella di Haruka... e lei era molto in ansia per quella ragazzina, improvvisamente sola in un paese nemico.
«Entra» disse rapida, gettando un’occhiataccia a Naruto. «E tu vai. La prossima volta continueremo il nostro discorso»
«Ma Sasuke?» insisté lui, piccato.
«Di quello lascia che mi occupi io!»
Naruto strinse i denti, frustrato, e le voltò le spalle di scatto. Mentre usciva, urtò malamente Shizune; non si fermò nemmeno per chiederle scusa.
«Ahi...» fece lei portando una mano al braccio, mentre lui usciva sbattendosi la porta alle spalle. «Accidenti... deve essere proprio nervoso»
Tsunade sospirò.
Oh, eccome se era nervoso... aveva scoperto che Yondaime era suo padre, aveva ucciso l’unico motivo che teneva in vita Sasuke, vedeva Sakura allontanarsi ogni giorno di più, e probabilmente lui stesso non stava bene come diceva.
Se lei fosse stata al suo posto, sarebbe già impazzita.
«Dammi il messaggio» disse tendendo una mano.
Prese il foglio di Shizune e fece scorrere lo sguardo sul codice che ormai conosceva a memoria, ma che adesso era riportato da una mano diversa.
E, alla fine, si lasciò sfuggire una fine imprecazione.
«Merda! Shizune, vai a chiamarmi Kakashi»

Il team Gai era il più unito della Foglia, in quel periodo.
Non c’era giorno che non si vedessero in giro assieme i tre jonin che lo componevano, e spesso anche il loro capogruppo li accompagnava, coinvolgendo Rock Lee in allenamenti sempre diversi e sempre più assurdi.
Facevano una bella impressione, suscitavano sorrisi fiduciosi da ogni parte.
Neji Hyuuga era una garanzia solo per il nome che portava: serio, posato, e straordinariamente forte, era una persona su cui si poteva contare. Rock Lee emanava entusiasmo da ogni poro, sbandierava il suo amore per il villaggio ogni due secondi e spesso aveva momenti di gentilezza inaspettata, che lasciavano piacevolmente stupite le vecchiette che aiutava ad attraversare la strada. Tenten, l’unica ragazza del gruppo, era l’elemento che equilibrava gli altri due, il ponte tra l’euforia e la freddezza. Compensava la sostanziale non eccezionalità delle sue tecniche con un buon cervello e un sangue freddo invidiabile, e trovava sempre un compromesso quando il gruppo si divideva per qualche motivo.
I più maliziosi, al villaggio, insinuavano che avesse una cotta per il facoltoso Neji. E che Rock Lee, come nel più classico dei triangoli, l’avesse per lei.
Poi c’era il maestro Gai, il dodicenne mai cresciuto che li guidava con ‘il furore della giovinezza e la fiamma inestinguibile dell’ardimento!’, l’eterno rivale del pacato Kakashi che spendeva la sua vita nel tentativo di superarlo.
Ultimamente, da quando si erano sparse voci che affiancavano Kakashi a Haruka Muto, l’eroina dell’ultimo combattimento, colei che aveva rischiato la propria vita per salvare quella dei compagni della Foglia, il suo obiettivo non era più soltanto quello di superarlo nel combattimento: ora aveva deciso che doveva trovarsi una donna.
«Se facesse qualcosa per quei capelli, magari qualche povera disperata ci sarebbe anche...» mormorò Tenten irritata, mentre trascorreva la sua seconda ora ferma sul muretto del parco. Le braccia conserte e le gambe accavallate, muoveva ritmicamente il piede e fissava malevola il suo maestro, impegnato in una discussione con una giovane ragazza spaventata.
«Lui conquisterà la donna della sua vita con il fuoco della giovinezza che arde nel suo cuore!» esclamò Rock Lee, infervorato.
«E tu farai la sua fine...» mormorò Neji, scuotendo la testa.
Tenten sbuffò. «Ma insomma, non c’è nessuna missione da fare per noi?!» si chiese a voce alta, esasperata.
«Certo che c’è» rispose una voce divertita alle sue spalle. «Ci sono sempre missioni da fare, ma non quando si ha un maestro come il vostro»
Lei si voltò, seccata, e vide Kiba, Shino e Hinata che sopraggiungevano.
«Cosa vuoi insinuare?» insorse Rock Lee. «Il maestro Gai è il miglior ninja della Foglia dopo l’Hokage!»
«Mh. Si vede» commentò Kiba accennando alla scena che si svolgeva poco più avanti. Il rumore sonoro di uno schiaffo risuonò per tutto il parco. «E mentre voi guardate le nuvole in cielo, i nostri portafogli si riempiono...» ghignò, battendo una pacca sulla tasca rigonfia.
«K-Kiba...» mormorò Hinata, imbarazzata per lui.
«Noi aspettiamo missioni più importanti!» disse Rock Lee, convinto.
«Aha» ribatté Kiba, sarcastico.
«Hn?» fece Neji, fulminandolo con lo sguardo. L’Inuzuka arretrò di un passo. «Insomma, cosa volete?» chiese irritato. I suoi occhi scivolarono su Hinata, e le rivolse un cenno rispettoso; lei ricambiò timidamente.
«Noi... s-stavamo facendo una passeggiata» mormorò la Hyuuga. «Siamo finiti qua per caso»
«Ehi, che magnifica idea!» esclamò Kiba all’improvviso. «Shino, che ne dici di restare con Neji e Rock Lee?»
«Ehi, e io chi sono?» protestò Tenten, mentre Shino inarcava un sopracciglio perplesso.
«Ma sì, ma sì!» continuò l’Inuzuka, gongolante. «Ti lasciamo qui e io e Hinata continuiamo la passeggiata, eh? Guarda, è pieno di farfalle e deliziosi insetti tutti per te! Allora a dopo, ci vediamo!»
Prima che qualcuno potesse anche solo aprire la bocca per protestare, lui prese Hinata per le spalle e la trascinò via, insieme a un Akamaru scodinzolante.
Shino rimase raggelato.
Tenten lo guardò di sottecchi.
«Guarda, forse ti è andata meglio così» disse, cercando di consolarlo. «Piuttosto che reggere la candela a quei due...»
«Come come?» se ne uscì Rock Lee. «Kiba e Hinata? E da quando? Lei non era innamorata di Naruto?»
«Lei se ne sarà fatta una ragione, se non vuole soffrire troppo» commentò Tenten stringendosi nelle spalle. «Ormai Naruto sta con Sakura, lo sanno tutti»
Neji fece scivolare gli occhi su Rock Lee.
Nessuna reazione da parte sua.
Ma allora la sua cotta per Sakura era passata davvero?
«Bah...» fece Shino, offeso, e si sistemò gli occhiali sul naso. «A questo punto me ne tornerò a casa...»
Nessuno tentò di fermarlo. Povero ragazzo.
Mentre lui si allontanava, il maestro Gai tornò dal suo gruppo, con una guancia rossa e dolorante.
«Accidenti... devo affinare la mia tecnica» borbottò contrariato.
«Maestro, consiglio un parrucchiere» suggerì Tenten.
«Cosa? E perché?» chiese lui senza capire.
Neji sospirò.
Talvolta si sentiva un pesce fuor d’acqua, in quel gruppo...
...Ma, d’altronde, non era a suo agio nemmeno tra gli Hyuuga.
Anche se ora i suoi rapporti con Hiashi erano migliorati, l’atmosfera che regnava nella residenza principale era rimasta la stessa. Fredda. Diffidente.
In fondo lui era solo un membro della casata cadetta... come osava essere tanto in confidenza con il capo di quella principale? Come osava allenarsi con lui? Come osava essere più forte di loro?
Si chiese cosa avrebbero detto se avessero conosciuto i piani di Hiashi... e, mentre i suoi pensieri tornavano su quell’argomento, i suoi occhi caddero nel punto in cui era stata Hinata fino a pochi attimi prima.

«Neji... tu cosa penseresti di un capoclan che scegliesse per succedergli non il ninja migliore, ma quello che più gli fa comodo?»
«Come avete detto, padron Hiashi?»
«Rispondimi»
«Beh... lo riterrei uno sciocco»
«Mi fa piacere sentirlo; significa che la pensi come me»
«...Non capisco il motivo della domanda, padron Hiashi»
«Non è importante che tu capisca ora. Limitati a rispondere. Dimmi ancora una cosa: che cosa ne pensi delle tue cugine?»
«Cosa penso di Hinata e Hanabi?»
«Sì. Quale delle due riterresti migliore per succedermi?»
«Beh... Hinata è l’erede... la primogenita. Ma Hanabi è una ninja più forte. Tuttavia... ritengo che per governare un clan non sia necessaria tanto la forza, quanto la comprensione, la capacità di valutazione e la capacità di scendere a compromessi. Personalmente, se fossi in voi e dovessi scegliere, credo che alla fine opterei per Hinata»

«Mh... Però Hinata avrebbe bisogno di qualcuno accanto. Una persona che fosse più severa di lei, che la guidasse e l’aiutasse nel momento in cui si trovasse in difficoltà»
«Indubbiamente le sarebbe d’aiuto»
«Sono lieto di sentirtelo dire. Perché ho pensato a te per questo ruolo»
«Come? Perdonatemi padron Hiashi, ma non credo di capire...»
«Sto dicendo, Neji, che ho intenzione di farti sposare Hinata»

«Ehi, sei tra noi?»
Due dita schioccarono davanti al suo naso, riportandolo bruscamente alla realtà. Tenten, a pochi centimetri dal suo viso, gli gettò un’occhiataccia e sbuffò.
«Guarda che stiamo andando» gli fece notare, accennando a Gai e Rock Lee, già oltre. Per qualche incomprensibile ragione, avanzavano su una mano sola.
«...Arrivo» mormorò, ormai rassegnato.
Si alzò dal muretto e li seguì in silenzio.
Mentre camminava, posò gli occhi sulla schiena di Tenten.
Se lei avesse saputo dei piani di Hiashi... come l’avrebbe presa?

«N-Non è stato affatto carino lasciare Shino da solo!» protestò Hinata, quando ormai lei e Kiba erano ad almeno tre strade di distanza.
«Eh? E perché?» ribatté lui allegro. «Era pieno di insetti lì. E poi c’era il gruppo del maestro Gai, non era mica solo!» Akamaru abbaiò, girandogli intorno, e corse avanti ad annusare un angolo. «Oh, io ti devo un takoyaki, vero?» ricordò il suo padrone all’improvviso.
Hinata arrossì bruscamente.
«M-Ma non devi, non è il caso...!» balbettò impacciata.
Perché era finita da sola con Kiba?
Odiava quel genere di situazioni... si sentiva sempre fuori luogo, a disagio...
«Oh beh, già che ci siamo offro comunque!» insisté lui, adocchiando – casualmente – il banchetto dei takoyaki poco più in là. «Vieni!»
La afferrò per la mano, provocando il suo ennesimo arrossimento furioso, e corse fino alla bancarella. Una volta arrivati, Hinata liberò la mano in fretta.
Tsk” pensò lui rendendosene conto.
«Tre porzioni di takoyaki, grazie» ordinò, facendo finta di niente.
Hinata rimase ad aspettare accanto a lui, torcendosi nervosamente le mani, e si rese conto che tutta la situazione era... sbagliata. Che l’atmosfera era sbagliata. Che la sua stessa presenza lì, con lui, era sbagliata.
Kiba prese il cibo che il venditore gli porgeva e gliene tese una parte.
«Tieni. Mangiali, finché sono caldi» le consigliò con un sorriso. «Akamaru, vieni qui! Ne ho presi anche per te!»
Il cane si avvicinò festante, agitando la coda per aria, e Hinata si trovò con un cartoccio di polpette di polipo bollenti in mano e una gran confusione in testa.
«Guarda, là ci sono delle panchine» disse Kiba additando dall’altra parte della strada. «Andiamo a sederci»
«M-Ma...» tentò di protestare Hinata, e ancora una volta restò inascoltata, mentre Kiba partiva da solo, con il preciso scopo di demolire ogni suo tentativo di rifiuto. In un attimo fu dall’altra parte della strada, pronto ad occupare la panchina, e si girò a guardarla.
«Vieni!» la incitò, con il suo miglior sorriso.
Lei arrossì e sospirò, cedendo.
Lo raggiunse, mentre Akamaru si infilava sotto la panchina e divorava i takoyaki che gli lasciava cadere il suo padrone, e si sedette il più lontano possibile.
«Non li hai ancora toccati!» si indignò Kiba, scivolandole immediatamente accanto. «Guarda che si raffreddano!»
Inaspettatamente, si tese su di lei e rubò una polpetta dal suo cartoccio. Hinata si irrigidì quando la testa di lui fu a pochi centimetri dal suo viso, e trattenne il fiato finché non si fu allontanato di nuovo.
«Mh. Sono ancora tiepidi» commentò Kiba sacrificando il bottino della sua azione temeraria, che ovviamente non aveva nulla di casuale, ancora una volta.
Hinata non riuscì ad aprire la bocca per ribattere. Lui lottò con l’istinto di lanciare via i suoi takoyaki e urlarle in faccia che quello era un maledetto appuntamento, e che lui forse non riusciva più a fare il bravo ragazzo. Akamaru leccò coscienziosamente le ultime briciole da terra.
«Senti...» iniziò l’Inuzuka, determinato a imbastire un argomento che fino a quel momento si era guardato bene dall’iniziare. E sul più bello, mentre Hinata gli lanciava uno sguardo spaventato e si faceva un po’ indietro, lui si distrasse.
«Ma quello non è il maestro Kakashi?» chiese basito, vedendolo avanzare lungo la strada accompagnato. «Che ci fa con una donna
Hinata si sentì avvolgere da una sconfinata ondata di sollievo.
Il suo cuore agitato rallentò, ringraziando silenziosamente la causa dell’interruzione di Kiba, e le mani che stringevano angosciate i takoyaki si rilassarono notevolmente.
Per quanto non amasse ammetterlo, sapeva di cosa lui voleva parlarle. Lo aveva intuito, da qualche tempo... e aveva paura.
Non voleva ferire Kiba. Ma non voleva neanche ferire sé stessa.
Era stupido, stupido e masochista... ma lei ancora non aveva occhi che per Naruto. Lui e solo lui.
E, se Kiba avesse parlato, lei temeva che, questa volta, il coraggio per dire no lo avrebbe trovato eccome.
«Aspetta, io quella la conosco» continuò lui, senza accorgersi del suo evidente sollievo. «Fa parte della squadra medica, è una certa Rin... una in gamba»
«D-Davvero?» chiese Hinata, fingendosi interessata al discorso. «B-Beh, ma... è normale. Il maestro Kakashi ha una certa età... E’ ora che si sistemi...»
«Guarda che avrà si e no trent’anni» borbottò Kiba. «Ehi, guarda! Lei sta ridendo! E quella è la risata delle ragazze che ci stanno! Pazzesco!»

«N-Non sta bene spiarli così...» mormorò Hinata, vergognosa. Akamaru tese il muso verso il suo cartoccio di takoyaki. Ma a metà strada drizzò le orecchie, e voltò il muso annusando l’aria. Abbaiò.
«Uh? Che c’è?» fece Kiba, seguendo la direzione dei suoi occhi.
Lungo la strada un’altra donna sopraggiungeva di corsa, trafelata.
«No, non ci credo...» borbottò Kiba accigliandosi. «Ma perché anche l’assistente del quinto Hokage gli corre incontro? Quale trucco usa?»
Hinata decise di cogliere la palla al balzo. Di scatto, gli piazzò i Takoyaki in mano e sfoderò uno sguardo determinato come poche volte le si era visto.
«Non ti preoccupare Kiba, i-il mondo è pieno di ragazze! Anche tu troverai quella giusta!» esclamò convinta, fissandolo dritto negli occhi. «O-Ora devo andare, ci vediamo domattina!»
Sorrise veloce, alzandosi in fretta e furia, e prima che Kiba si riprendesse dallo shock e richiudesse la bocca, lei si era già allontanata.
L’Inuzuka guardò tristemente il cartoccio ormai freddo, e crollò il capo.
«Tieni, Akamaru...» mormorò tristemente, lasciandogli le polpette.
E questo? L’avrà fatto apposta o no?” si chiese, per la prima volta dubbioso.
Hinata, che fuggiva veloce, strinse le mani al petto.
Mi dispiace, Kiba... mi dispiace tanto” disse a sé stessa. “Ma è meglio per tutti e due se non inizi mai quel discorso”
Indietro, mentre né lui né lei guardavano, Kakashi e Shizune avevano lasciato Rin per dirigersi veloci verso il palazzo dell’Hokage...

«E’ un maledetto casino» se ne uscì Tsunade quando entrambi furono nel suo studio. «Riguarda Haruka Muto»
Kakashi si accigliò.
«Prima di tradire la Pioggia, aveva nascosto in casa alcuni importanti documenti che avrebbe dovuto inviarci a breve, documenti che era riuscita a prelevare a rischio della vita quando vi siete incontrati per la prima volta» continuò l’Hokage, rapida. «Il problema è che ora là sono sospettosi, e hanno deciso di rivoltare la casa come un calzino alla ricerca di qualunque informazione compromettente. Noi abbiamo bisogno di quei fogli prima che loro se li riprendano»
«La sorella di Haruka non può fare qualcosa?» domandò Kakashi.
«E’ un miracolo se Natsumi non è sospettata di tradimento insieme a Haruka» sbottò Tsunade. «E in ogni caso una settimana fa hanno dovuto asportarle la milza, ed è ancora confinata in ospedale»
«Quindi devo andare a prendere quei fogli?» chiese lui.
«Esatto. Sei stato in quel villaggio la settimana scorsa, se c’è qualcuno che sa come muoversi in questo momento sei tu»
«Ma avranno aumentato la sorveglianza...»
«E tu sarai solo, senza l’impiccio di tre ragazzini ansiosi. Siete pari»
«Perchè non mandare la figlia dei Muto?» propose Shizune, intervenendo. «E’ rischioso, me ne rendo conto, ma lei potrebbe muoversi ancora meglio di Kakashi...»
«Tu credi davvero che io sia libera di disporre di quella ragazza?» Tsunade sbuffò. «E’ il consiglio che decide come e quando lei si deve muovere. Nonostante le garanzie di Ibiki, loro non sono affatto sicuri della sua buona fede, e la tengono praticamente agli arresti domiciliari. Non accetterebbero mai di rimandarla indietro, neanche per cinque minuti; figuriamoci per una missione così importante»
Shizune corrugò la fronte. «Ma infiltrarsi nel villaggio della Pioggia in questo momento è quasi un suicidio... la settimana scorsa gli abbiamo distrutto un quarto dell’abitato, sono in allarme, hanno triplicato i controlli...»
«E infatti non è un caso che io abbia chiamato Kakashi» ribatté l’Hokage. «Evidentemente ritengo che sia in grado di portare a termine questo compito»
Lui, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, prese la parola.
«Lo farò» si limitò a dire, impassibile.
Shizune serrò le labbra.
«Bene. Allora ti do i dettagli della missione»
Per i dieci minuti successivi, mentre Tsunade spiegava a Kakashi dove e cosa doveva cercare, lei rimase rigida e immobile, in piedi accanto a lui. Alla fine furono entrambi congedati, ed uscirono dall’ufficio insieme.
«E’ una follia» sbottò Shizune non appena furono fuori. «Non riuscirai mai ad entrare nel villaggio!»
«Non pensi di sottovalutarmi un po’?» ribatté lui, vagamente deluso.
Lei, contro ogni sua aspettativa, arrossì.
«Senti... Stai attento» mormorò veloce. E poi, evitando il suo sguardo, si allontanò rapida lungo il corridoio.
Kakashi rimase impalato davanti alla porta.
Ehi, ehi... cos’era quella novità?
Perché da una settimana a quella parte tutte le donne in età da marito avevano iniziato a guardarlo con occhi adoranti? Che diavolo stava succedendo?
La guardia che presidiava l’ufficio dell’Hokage lo squadrò, appoggiata al muro.
«Complimenti per la conquista» ghignò, con un cenno.
Kakashi sbatté le palpebre, perplesso.



Non andava affatto bene.
Così non andava, no.
Per niente.
Fermo sulla sommità di una rampa di scale stretta e buia, Naruto teneva una mano sulla maniglia della porta e lasciava che la luce illuminasse almeno i primi gradini.
Come era arrivato fin lì?
E perché sapeva che quello era il luogo in cui tenevano rinchiuso Sasuke?
Si guardò alle spalle; era in una zona del villaggio che non conosceva bene, davanti a una specie di capanno per gli attrezzi circondato da un giardino selvaggio. Non riusciva nemmeno a vedere la strada, da lì. Il silenzio che lo circondava era totale, interrotto solo dal canto dei grilli e delle cicale, e il suo respiro risuonava in maniera sinistra.
Perché non ricordava come era arrivato lì?
Quale mano aveva abbassato la maniglia che stringeva?
Deglutì, nervoso. Dal fondo delle scale non proveniva un suono, ma soltanto un sibilo di aria fredda e odorosa di muschio. Il cuore gli rimbombava nelle orecchie.
Cosa stai aspettando?” gli chiese la voce suadente della volpe, sussurrando al suo orecchio. “Non volevi vederlo?
Tu... c’entri qualcosa?” chiese lui, la gola riarsa.
Una risata gorgogliò a livello del suo stomaco.
Limitati a ringraziarmi, ragazzino. Non fare domande, se non vuoi risposte spiacevoli
Naruto deglutì a vuoto.
Cosa hai fatto?” insisté, aumentando la stretta sulla maniglia.
Ti ho dato una mano... Una grossa mano. E’ bastato fare le domande giuste alle persone giuste
Davanti ai suoi occhi sfilarono per un istante immagini che non ricordava di aver mai visto: un volto spaventato. Una mano, la sua mano, premuta contro il muro accanto a quello stesso volto. Una minaccia. Il proprio stesso ghigno riflesso negli occhi del ninja che annuiva frenetico. Un ghigno malevolo. E occhi azzurri. I suoi.
«Cosa vuol dire?» chiese a voce alta, con il cuore accelerato. «Cosa sta succedendo? Che diavolo stai combinando?»
Kyuubi ringhiò piano.
Ti facilito le cose” rispose minacciosa. “E faresti bene a dire grazie e basta. Non volevi vedere l’Uchiha? Non lo volevi disperatamente?
Naruto ripensò agli ultimi sette giorni.
Erano successe così tante cose... aveva saputo di suo padre, e Sasuke era tornato... poi aveva detto a Sakura di chi era figlio. Lei aveva spalancato incredula quei suoi occhi verdi, sbalordita, e lui si era offeso per la sua meraviglia. Poi c’erano state le scuse. I sorrisi. Le congratulazioni. Per un giorno avevano dimenticato tutto ciò che non fosse ‘loro’... Ed erano tornati a scaldare quel letto che sembrava tanto freddo.
Non era durata molto.
La mattina dopo Sakura si era risvegliata cupa e taciturna, con la testa tra le nuvole... e lui sospettava che fosse per Sasuke.
Perché lei, in qualche modo... si sentiva in colpa.
Ma non avrebbe saputo dire da dove gli venisse questa consapevolezza, e ogni volta che ci pensava udiva un rumore di fondo che disturbava le sue supposizioni, come un brontolio basso che assomigliava tanto alle fusa di un gatto...
Spalancò gli occhi.
Sentì una risata bassa nel profondo.
«Tu...» mormorò, con voce a malapena tremante. «Che cosa mi stai facendo?»
Ringrazia e scendi questi maledetti gradini...” rispose la volpe. “Non sei qui solo per lei, per dirle che lui sta bene. Sei qui perché anche tu vuoi vederlo. Perché non ti va giù di aver distrutto il suo sogno, e perché ricordi il suo sguardo apatico e vorresti dargli un pugno. Quindi smetti di esitare con un piede su e uno giù, e vai
Naruto esitò.
Da quando Kyuubi lo conosceva meglio di lui stesso?
Deglutì, a vuoto, e poi lasciò la maniglia.
Decise che ci avrebbe pensato dopo.
Ora sarebbe sceso per quelle scale.











Nel prossimo capitolo:

Ansante, Sasuke gettò un’occhiata malevola a Naruto.
«Vattene» gli intimò, distogliendo gli occhi. «Non voglio stare nella stessa stanza in cui sei tu»
Il pugno si abbatté sulla parete accanto alla sua testa, a meno di dieci centimetri di distanza.
Naruto, cui occhi ora erano screziati di cremisi, ringhiò a voce bassa.
«E invece dovrai sopportare la mia presenza ancora un po’» minacciò, mentre frammenti di intonaco si staccavano dal cemento crepato e cadevano a terra frusciando. «Perché tornerò qui ogni giorno, finché non avranno deciso di liberarti... e ti impedirò di lasciarti morire. A costo di romperti ogni singolo osso»













*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore

Ahh, la mia piccola Kyuubi inizia a folleggiare...! XD
E finalmente introduco anche l'argomento Hinata... poveretta, circondata da ogni lato, mira ancora al vecchio obiettivo!
Come avete visto, ho ricominciato a puntare il dito sugli altri ninja di Konoha, che avranno ognuno la loro parte;
per vedere all'opera anche il Team Kurenai, però, dovrete aspettare ancora un po'!
(Ehh, Shikamaru...)

Aggiornamento non rapido come al solito, ma non avendo più internet a casa le cose andranno così da ora in poi.
Dovrete aspettare le vacanze per vedere di nuovo i vecchi ritmi!
Voi non smettete di commentare, comunque, perché troverò sempre il tempo e il modo di rispondervi!

E, a proposito... giusto per tenervi informati... domani ho il primo esame all'università!


Surprise Surprise!
A causa del ritardo, oggi doppio aggiornamento!
Siete gentilmente pregati di lasciare DUE commenti, uno per ogni capitolo
(eh sì!),
in modo tale che io non mi deprima e possa darvi il prossimo sabato!
Ah, le risposte ai commenti sono di là! ^^


Aya
  
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